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Vita da MILF - Epilogo


di cuckold211
02.06.2020    |    9.738    |    4 9.8
"Mi trovai davanti un marcantonio che, senza dire perché e per come, prese a limonarmi e toccarmi; poi, aprì il retro del mezzo e mi fece entrare all'interno..."
Racconto ispirato dai ricordi di Gloria, lei di coppia di "milfdiclassecalda".

N.d.a.: Grazie a Gloria e per Gloria, ho percorso le più ardite e conturbanti vicende di una vita dedita al libertinaggio, con la leggerezza di un volo trascendentale. Il percorso è stato lungo e laborioso e, durante la stesura dell'elaborato, ho dovuto ricorrere più volte alla "mano felice", cui fa riferimento Tinto Brass nel suo film "La chiave". Gloria.... che troia, sei ora e sei stata tempo fa! Brava davvero: ce ne vorrebbero proprio tante di "femmine" come te, per rendere il mondo felice, al di là delle brutture che ne minano la bellezza.


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I progressi di mio nipote piccolo erano evidenti e rapidi, sia nello studio che nel sesso, anche perché avevo fatto in modo che una condizione fosse propedeutica all'altra.
Infatti avevo promesso che la zia sarebbe sempre stata benevola nei suoi confronti, purché avesse dimostrato di studiare con impegno.
Insomma, quando veniva a casa, prima valutavo il suo grado di apprendimento nello studio e, quando lo trovavo soddisfacente, come premio, gli facevo uno dei miei soliti pompini.
Diciamo anche che, per stimolarlo ancor più nello studio, gli facevo fare altre esperienze.
Una volta, ad esempio, mi ero tolta le mutandine e, sul letto, stesa su un fianco con lui in posizione inversa alla mia, gli facevo vedere, mentre gli leccavo il cazzo, come una donna provvede al suo piacere.
Lo stavo ancora spompinando, quando me ne venni, e gli chiesi di aprire la bocca. Egli obbedì ed io gli feci leccare le dita ricoperte dei miei umori.
"Oh, zia, che buon sapore... sembra miele" e mi riempì la bocca di sperma.
Dopo di che, aggiunse:
"Ciò che mi hai fatto vedere oggi, una volta l'ho visto fare dalla mamma: lo stava facendo, mentre guardava nella stanza di mio fratello, attraverso la fessura della porta, lasciata accostata".
Il candore del ragazzo mi aveva fornito la risposta alla curiosità da me avuta circa il fatto se il fratello maggiore circuisse la madre.
Certamente il "porco" aveva creato le condizioni per farsi spiare dalla madre, mentre si masturbava ed ella aveva abboccato; per me era chiaro che la scena di mia sorella, inchiavardata da due maschi, aveva lasciato il segno, sia nel figlio, che l'aveva sorpresa, sia nella madre, che se lo sentiva suo complice.
Del resto, soprattutto quando d'estate si andava al mare, avevo notato che mia sorella non si mostrava inibita a farsi veder nuda da quel figlio, mentre si metteva o cambiava costume.
Era, quindi, quasi naturale che il ragazzo, ormai adolescente e poi adulto, potesse sentirsi eccitato da quelle visioni, a parte che, o forse proprio per quello, si trattava della madre.
Tornando al nipote piccolo, ovviamente lo redarguii dicendogli che, come lo aveva fatto con me, non doveva permettersi di riferire ad alcuno né di sua madre, né di ciò che gli insegnavo.

Il fratello grande si era trasferito a Milano per un master e, perciò, almeno su quel fronte, potevo star tranquilla che i fratelli non si fossero scambiate confidenze.
Una volta ricevetti una sua telefonata, mentre aveva i genitori a casa e mi disse:
"Zia, che palle, non ne posso più di esser lontano da te.... sapessi che voglia che ho di svuotarmi le palle con te!"
Gli risposi, mostrandomi adirata, perché qualcuno avrebbe potuto sentir ciò che diceva... ma, infine, lo rassicurai dicendogli che, quando sarebbe tornato ed avesse ancora avuto le palle piene, gliele avrei sgonfiate, bevendo non meno di un litro del suo succo.
Quindi, i nipoti lontani ed io con una voglia da pazzi, non feci una piega quando il "porco" di mio marito suggerì di incontrare dei camionisti, che si erano proposti sul sito. Sì, perché egli, sempre a caccia di maschietti per farmi trombare, si era iscritto a questo sito di annunci erotici.
L'incontro sarebbe avvenuto in un'area di servizio poco distante da noi.
Ci andammo ed io, abbandonati i panni della prof seria e morigerata, mi vestii da "troia" navigata, come si conveniva in quel caso.
Erano in due: il primo, un ragazzo sui 30 anni, l'altro, suo zio, un uomo sulla settantina, ma con un cazzo durissimo, non lungo, ma più grosso di quello del nipote, e, proprio con quest'ultimo me la son goduta alla grande.
Mi aspettavano, ma erano in dubbio che potessi chiavarli entrambi.
Non pensavano che potessi esser tanto troia e così, mentre lo zio mi scopava, il nipote, nudo, lo incitava:
"Bravo, zio, fottila questa "puttana", che è tanto spudorata da farsi condurre dal marito a scopare".
Eccitantissimo! E' vero: mi sentivo davvero una puttana, schiava del cazzo.
Ero su quel materasso all'interno della cabina del tir, con quei bestioni che mi denudarono, palparono e, fatta inginocchiare, mi fecero succhiare i loro cazzi, leccare i loro culi pelosi, mentre, a turno, mi scopavano e mi inculavano.
Non erano in imbarazzo tra loro, tanto da farmi pensare che, niente niente, quei porci si facevano anche tra di loro, così chiamai anche il "cornuto" a partecipare. Mentre ero chiavata, i porci apostrofavano mio marito: "cornuto, che moglie troia che hai", e così, chi aspettava il proprio turno con me, si faceva sbocchinare da lui.
Quella volta fui usata per più di un'ora, e peggio di una "vacca".
Tutti e due i camionisti mi sborrarono nella figa e, tolti loro i preservativi, ripulii con la lingua entrambi i cazzi, poi, rivolta a mio marito, che si ammazzava di seghe, gli feci vedere che svuotavo quei condom nella bocca. Infine, facendogli cenno di avvicinarsi con il dito indice, lo baciai con il tradizionale bacio alla francese, così da poterci scambiare, nelle rispettive bocche, il cocktail di sperma dei due; a quel punto fui chiavata anche dal "cornuto".
Una volta a casa, il porco di mio marito riprese a scoparmi ancora e, una volta goduto nella figa, me la risucchiava fuori e me la sputava in bocca, affinché ce la scambiassimo. Quanto ho goduto quella volta!

Si era vicini alla Pasqua e mia sorella ci invitò a pranzo nella loro casa di campagna: ci saremmo andati ciascuno con mezzi propri.
Allora, mio nipote grande, prima di partire, passò da casa nostra: aveva una voglia di me, fin troppo arretrata; mi riempì di sborra bocca e figa; io e mio marito gli ripulimmo il cazzo con la lingua e, dopo aver fatto un lungo e meticoloso bidet, per eliminare l'abbondante farcitura, indossai le mutande e partimmo per la campagna.
Arrivammo nella casa di mia sorella, soddisfatta di sesso, ma con le mutande fradicie di sborra del nipote... quanta me ne aveva inoculato dentro?!
Le tolsi, riponendole in borsa e mi sedetti a tavola, senza.
Durante il pranzo, notai che il nipotino, il piccolo, più d'una volta, si chinò sotto il tavolo a raccogliere la posata caduta. Ogni volta aprivo le gambe così da fargli vedere la figa nuda. Alla fine del pranzo, tutti uscirono a fare una passeggiata intorno casa; il nipote piccolo era sul divano a vedere la TV, ed io andai in bagno. Avevo lasciato la porta aperta e subito fui raggiunta da mio nipote; chiuse la porta a chiave e, mentre ero seduta sul water per fare pipì, mi si mise davanti e, aperta la patta, mi tappò la bocca con il suo cazzo bello duro.... il ragazzo era cresciuto, non era più timido, aveva imparato ad approfittare delle situazioni e, soprattutto, dimostrava di esser risoluto.
Praticamente ritornai a casa con la pancia piena, non solo di cibo, ma anche di sborra. Mio marito ne fu immensamente contento, tanto da leccarmi dappertutto, per poi scoparmi per bene.
Riandando con la mente alle astuzie messe in campo dal nipote piccolo, immaginavo quelle che, semmai, adottava con le sue ragazzine, se tra esse vi fosse stata una simile a me, nel senso che amava il cazzo.
Perciò la mia fantasia volava sulla possibilità che quel porcello potesse far giocare quella ragazzina con qualche suo amico, proprio come era successo a me con il ragazzo divenuto marito. Ad esempio a scuola, durante l'ora di religione, avrebbe potuto nasconderla con il proprio corpo, per consentirle di far seghe a due o tre suoi compagni di classe, o, sul pullman in gita scolastica, seduti in fondo, a farle da guardia mentre lei faceva bocchini? O, ancora come quella volta che, in un locale lurido e squallido, fui fatta spogliare nuda per far seghe, bocchini e perfino scopare da suoi amici.
Certo che era possibile, perché la vita, o i suoi stadi, si ripetono all'infinito; basta che si verifichino certe condizioni.

Mio nipote grande era tornato alla carica, riproponendomi l'amico marocchino.
Ora, però, ero a conoscenza di qualcosa che poteva tornar utile a fargli realizzare quella che, ero certa, era la sua fissa.
Perciò, alla sua, avanzai una controproposta:
"Dimmi sinceramente: per te, io rappresento tua madre?".
Egli, con le lacrime agli occhi, confessò:
"Zia, allora hai capito? Sapessi quante volte mi sono masturbato pensando a mia madre e, non ti nascondo, facevo anche in modo che potesse vedermi, ma lei, pur osservandomi, perché mi sono accorto che mi spiava, non ha mai fatto un passo verso su di me, né ho avuto il coraggio di farlo io quel passo, cosicché ho osato con te. Ora, però, non vorrei pensassi di averti usata come ruota di scorta, rispetto a lei; sei così simigliante a lei e avere te , è stato come avere lei; sei stata, e sei tuttora, il mio punto di riferimento; altre ragazze? Non le vedo nemmeno, quasi fossero fantasmi; eppure non mi mancano: che dire? Ho il complesso di Edipo?"
"Ma no, ragazzo mio, non masturbarti il cervello con queste idee; se mi riesce una certa cosa, è possibile che abbandonerai per sempre questa fissa. Devi sapere che il sesso è come un tarlo e, se non soddisfatto, ti roderà dentro, perché si trasforma in "repressione". Hai mai sentito parlare di gente repressa? Simili a pazzi, e questo tu lo devi evitare; devi essere come tutti i maschi; devi conoscere una ragazza che ami te ed il sesso, e, soprattutto, sappia dartene a profusione, perché tu sarai per lei e lei per te".

Un giorno telefonai a mia sorella e le dissi:
"Va bene che siamo sposate ed ognuna di noi ha la sua vita, i suoi impegni, ma, possibile che ci vediamo solo in occasione di feste comandate? Se sei da sola, vengo da te e chiacchieriamo un po'... ti va?"
Avuto il suo assenso, la raggiunsi a casa. Dopo poche battute, eravamo a parlare di sesso, come ai vecchi tempi.
Le raccontai di quanto mi sentissi fortunata ad aver trovato un marito innamorato al punto da esser felice quando mi sapeva a scopare con qualcuno; che non frenava per niente le mie voglie di cazzo e, anzi, mi permetteva tutto e di più.
Proseguendo su quel tema, aggiunsi:
"Pensa che quando ero incinta, mi portò da un ginecologo trovato da lui e, in maniera del tutto inaspettata, mi trovai scopata da lui. La cosa ebbe a ripetersi altre due volte e, alla terza, c'era anche un suo amico: insomma, andavo per farmi visitare e mi trovavo scopata, come una "puttana", qualsiasi.
Per fortuna con mio grande piacere e soddisfazione. Una volta, sempre quel "porco" di mio marito, mi portò in un parcheggio per camionisti; era di notte e volle che facessi un giro per il piazzale.
Mi trovai davanti un marcantonio che, senza dire perché e per come, prese a limonarmi e toccarmi; poi, aprì il retro del mezzo e mi fece entrare all'interno.
Appena chiusa la portiera, si accesero le luci e potei vedere che, sul pianale, c'era un materasso ed altri due suoi colleghi. Uno era giovane e carino, l'altro più vecchio d'età, grosso e peloso, il primo di mezza età, comunque tutti e tre con dei bei cazzi.
Sorella cara, non sto qui a dirti cosa non mi fecero, perché è facilmente intuibile. Quando scesi dal mezzo, sembravo ubriaca: ero malferma sulle gambe e sentivo tutti i buchi dilatati e slabbrati, però ero infinitamente appagata. Mio marito mi accolse fra le braccia, come la cosa più preziosa al mondo, e mi riportò a casa, dove, per l'intera notte, mi coprì tutto il corpo di baci e leccate".
Mia sorella seguì attentamente le mie storie ed alla fine esclamò:
"Beh, sorella mia, puoi solo dirti felice per le esperienze fatte, anche se un po' troppo estreme; nei tuoi panni, avrei avuto paura, ma tutto è bene ciò che finisce bene".
Ed io: "Perché dici così, sorella mia; hai forse dimenticato quando, in discoteca, ci facevamo rimorchiare e scopare come pazze?"
"Sì, è vero - riprese - ma allora eravamo incoscienti. Ora non ci è più permesso: ora siamo nell'età della ragione, della pacatezza e non potremmo ripetere quei momenti turbolenti, anche se, devo riconoscere, che invidio questi tuoi slanci, perché non fai niente per reprimerli".
Ecco, aveva detto la parola cardine dell'intero discorso: mia sorella aveva provato lo sconforto della repressione. Perciò ripresi:
"No, mia cara, consentimi di dissentire: è vero che non siamo più incoscienti come una volta, ma... ricordi il "carpe diem" di Orazio? Secondo te, quindi, saremmo nell'età di dover rinunciare ai piaceri della vita? Guarda il tuo corpo, che, in fondo, è simile al mio - così dicendo feci scorrere la zip sul davanti del vestito e mostrai il corpo nudo - ti sembra che non meriti ancora attenzioni dai maschi?"
La vidi turbata ed affondai ancor più:
"No, cara, i nostri corpi urlano ancora la libidine che hanno sempre avuto, perciò non reprimerti e fai vivere quel tuo corpo come io faccio con il mio".
"Ma - tentò ancora di schermirsi - tu hai tanti uomini a disposizione, io chi avrei?"
"Ebbene, mia cara, ti dimostrerò che anche tu ne hai, però devi accompagnarti a me e, come un tempo, potremo ancora recitare: quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia... chi vuol esser lieto, sia, del doman non v'è certezza".
Mi abbracciò e, come un naufrago si aggrappa al salvagente, non smetteva di stringermi e baciarmi.
Con quell'intesa, la lasciai, avvertendola di aspettarsi, quanto prima, una mia chiamata.

Appena a casa, contattai mio nipote il grande e gli dissi di tenersi pronto per veder realizzato il suo sogno; gli dissi anche di poter estendere l'invito all'amico marocchino. Poi telefonai al mio ex compagno di scuola e mandai una mail a mio cugino. In breve ricevetti risposta da tutti e, in particolare, al mio ex chiavatore, chiesi di ricercare una location adatta ad una gang bang.
Sì, perché la mia idea era di condurre mia sorella al festino con il viso coperto da mascherine, per privacy. Una volta sul posto, l'unico che avrebbe riconosciuto sarebbe stato il cugino, ma la cosa avrebbe scongiurato il possibile "impasse", perché a quello avrebbe fatto da contraltare una maggiore sensazione di sicurezza. Per festeggiare l'evento, avremmo stappato più di una bottiglia di prosecco e, quando mi sarei accorta che mia sorella aveva allentato i freni inibitori, avrei lanciato l'idea di un gioco tipo mosca cieca: avrei bendato mia sorella e lei, al buio, avrebbe dovuto tentare di riconoscere chi dei presenti, la baciava e toccava. Solo a quel punto sarebbe entrato in scena il figlio;
io, dopo averla leccata per eccitarla al massimo, mi sarei fatta di lato, per consentire a lui di penetrarla.
La serata si svolse proprio come programmato e, a parte una leggera contrarietà da parte di mia sorella per la presenza del cugino, non obiettò alcunché: lasciò che la spogliassero, che la toccassero, che fosse baciata e leccata da ognuno. Quando la vidi allegretta, per il prosecco bevuto, fu dato inizio al gioco: la bendammo e presi a leccarle la figa (mi riconobbe subito), poi, fra qualche risatina o singulto, tentò di indovinare chi dei presenti le riservava attenzioni. Al quel punto fu introdotto il figlio; io mi feci di lato ed egli la penetrò Riuscì ad emettere i primi mugolii di piacere, quando le posi la figa sulla bocca e le tolsi la benda.
Lì per lì, riuscì a rendersi conto che attorno a lei c'erano tutti i maschi visti prima, aveva me sulla bocca, allora... chi la stava scopando in quella maniera così romantica da farle toccare il cielo con un dito?
Mi tolsi dalla sua bocca ed ella poté vedere il figlio, che, con gli occhi febbricitanti di lussuria, la chiavava con tutto il rispetto, la devozione e l'amore che meritava.
Chissà in quanti, avranno pensato: apriti cielo.... tuoni e fulmini?.... invero era ciò che un po' tutti temevamo. Invece....?
"Amore, figlio mio, vieni dalla mamma, vedrai come saprò coccolarti" furono queste le incredibili parole che pronunciò mia sorella.
Da quel momento in poi, partì l'orgia vera e propria. Ogni donna aveva due maschi a sua disposizione e le doppie penetrazioni non si contarono.
Mio nipote grande scopò la madre in bocca, in figa, in culo, mentre io mi facevo leccare da lui, la figa piena di sborra.
Alla fine, egli, rivolto all'amico marocchino, disse:
"Sì, amico mio, le signore sono sorelle: sono mia madre e mia zia, due grandi "troie"... ma, per favore, che non si sappia in giro?!"


FINE

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