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Ancora la signora "perbene"


di cuckold211
27.07.2018    |    15.425    |    2 9.9
"La posizione era favorevole anche nel senso di poter titillare il buchetto grinzoso, che si mostrava altero e pulsante, ma che si apriva come un fiore alle..."
La digressione di "Come conoscemmo la signora perbene" si è resa necessaria per far comprendere l'evoluzione, l'escalation del rapporto profondamente trasgressivo di Franco/Liliana.
Erano davvero lontani i tempi in cui Liliana si presentò all'ufficio del marito, recandogli in dono il preservativo pieno a metà dello sperma del maschio che l'aveva chiavata.
Era la prova del suo comportamento fedifrago, ma anche l'adesione alle tesi libertine, cui il marito la voleva partecipe, in forza dell'acclarata sua natura particolarmente disponibile al sesso, quasi una pseudo crocerossina del sesso, perché le bastava percepire il desiderio, che aveva inoculato nel maschio, per aprire le cosce e farsi scaricare addosso quel piacere che sarebbe stato anche il suo.
Non c'erano limiti, non c'erano freni, tranne mantenere, all'interno del contesto amicale o familiare, quel perbenismo necessario a non essere additati come "pervertiti".
Essere scambisti e partecipare a tanti festini, dove succedeva di tutto, era concepito quasi come la normalità di una vita dedita al vizio.
Liliana aveva cominciato con l'adescare per strada ed era arrivata alla "prostituzione" (per modo di dire).
A Milano, nel club prive, si faceva allegramente scopare sia in fica che in culo, regalando infinite gioie al marito Franco, che la vedeva immersa nel piacere, al di là di chi fosse a scoparla, bello/brutto, grasso/magro.
Poi aveva realizzato le fantasie nutrite da sempre: quella di far da nave scuola ad un adolescente, di invogliare la madre (dell'adolescente) a scopare con lei ed il marito, farsi chiavare da un prete.
Dopo la volta dell'avvocato Attilio, che le aveva ridotto il culo al sanguinamento, volle riprovare, per cui fu organizzato, nello studio/casa di Filippo, un festino con la prevista partecipazione di Attilio con la moglie, altre due coppie e diversi singoli con tendenze bisessuali.
Purtroppo, per vari motivi, vennero meno le due coppie e, in verità, avrebbero dovuto rinunciare anche loro, Franco/Liliana, per intervenuti problemi di ciclo, ma non se la sentirono di mandare a monte la serata, per cui si presentarono comunque.
Insomma da Filippo c'erano Attilio e la moglie Marisa, Franco/Liliana e ben cinque singoli.
Liliana fece presente di essere in semaforo rosso, ma la cosa sembrò non preoccupare nessuno, perché, dissero, si sarebbero servito del secondo canale.
Franco si mise ad amoreggiare con Marisa, Filippo si dilettava a masturbare e leccare i falli dei singoli ed Attilio prese subito possesso del culo di Liliana (tempo dopo Franco disse: "Avresti dovuto vedere che scena: mia moglie piegata ad offrire il culo e, poco più giù, era visibile il bianco dell'assorbente".
Attilio uscì dal culo di Liliana senza godere, e subito il suo posto fu rimpiazzato da un singolo, il quale non la mollò finché non le eruttò dentro tutto lo sperma che aveva nei testicoli.
Dopo di lui prese posto un altro singolo e, poiché questi esponeva un bel culetto, Attilio ne approfittò "a trenino".
Insomma quella volta Franco poté assistere da vicino a tutte le inculate cui fu sottoposta la moglie, in quanto, anche se impegnato con Marisa, non si sentiva coinvolto al punto da esser distolto dalla curiosità di vedere come Liliana avrebbe gestito la situazione.
I singoli presenti non avevano ancora esaurito le loro forze con Liliana, quando ne arrivarono altri quattro. Liliana, senza scomporsi, chiese di potersi dare una rinfrescata in bagno, dopo di che riprese il suo posto, fino a sfinire tutti i maschi presenti.
Alla fine della serata furono tutti felici di brindare al secondo canale di Liliana, che aveva ospitato ben undici falli diversi, in non meno di quindici inculate.
Inutile dire quanto di ciò fosse rimasto strabiliato Franco, ma, nel contempo, nessuno poteva essere più fiero di lui: era tangibile l'orgoglio con cui riferiva di quella serata, ma sopratutto di quanto cominciava a gradire nel vedere la moglie alle prese con tanti uomini.
Poi arrivò l'invito di Nino di Villammare, a voler presentare un giovane che, a suo parere, sarebbe stato molto gradito a Liliana.
Fu preso un appuntamento a Policastro e lì, in un bar, davanti a degli aperitivi, avvenne l'incontro.
Effettivamente Liliana se ne sentì subito affascinata, tanto da lasciarsi andare a moine da smorfiosetta, a lasciarsi ammirare a cosce larghe, a ridere piegandosi in maniera tale da offrire alla vista i suoi seni rigogliosi.
In una delle sue aperture di cosce, Franco, che sedeva al fianco del giovane, poté notare che erano visibili ciuffetti di pelo sporgenti sia destra che a sinistra delle mutandine della moglie
Il giovane, fra il serio ed il faceto, non riuscì a nascondere la potente erezione da cui era travolto, per cui ebbe qualche problema quando venne il momento di alzarsi dalla sedia per andar via, tanto da divenir anche oggetto di scherno da parte di Liliana che se la rideva.
Egli riferì a Nino: "Ho una voglia matta di scopare questa donna... ti prego fai il possibile affinché ciò accada".
Avuta l'adesione della diretta interessata, restava da stabilire dove, atteso che era giorno e potevano essere visti.
Nino pensò ad un posto abbastanza defilato dal centro e lì, fra gli alberi, in una radura un po' nascosta dalla vegetazione, fermarono le auto.
Quando Liliana scese dall'auto del marito per salire in quella del giovane, Franco ebbe l'impressione che la moglie avesse assunto le movenze e l'incedere delle "puttane": dov'era finita la sua signora "perbene"? Quella che egli vedeva era una "puttana" da marciapiede, e di quelle che, avendo un'esperienza di tutto rispetto, avrebbe fatto invidia alle più incallite. Quale fu la sorpresa per Liliana trovare il giovane con il membro già estratto dai pantaloni? Non perse tempo... lo accolse subito in bocca.
Mentre era visibile la sua testa andare su e giù con vigoria, fu notato, da Franco e Nino, rimasti a fianco dell'altra auto, il gesto del giovane che, sfilate le mutandine a Liliana, le scaraventò sul retro dell'abitacolo.
La cosa piacque a Franco in maniera esagerata ed avrebbe voluto avvicinarsi di più alla coppia, ma Nino disse: "Lasciala sola, la puttanella, non farle avvertire la tua presenza, darà di sicuro il meglio di sé".
Facile a dirsi, ma Franco, pur annuendo, continuò a guardare ancora più incuriosito.
Fu così che vide Liliana accelerare il ritmo della succhiata, mentre poneva sul viso del giovane la sua fica luccicante dei suoi umori. Notò anche che, forse da lui esortata, infilò un dito nel culo dell'amante (non l'aveva mai fatto, pensò Franco).
Dopo poco seguirono i segni premonitori dell'eiaculazione: il cazzo divenne ancora più turgido nella bocca di Liliana ed il giovane, con un grugnito animalesco, esplose in quella bocca che continuava a pomparlo.
L'uomo era ancora con il viso nel caldo triangolo peloso e non smetteva di abbeverarsi degli umori che abbondanti fuoruscivano dalla fica.
Liliana, con il viso stravolto dal piacere, continuava a scuotere il membro ancora bagnato, che sotto quelle carezze non tardò a riprendere vigore.
A quel punto il giovane usci da sotto il corpo di Liliana e la sovrastò; Liliana spalancò le cosce e gli offrì la fica che desiderava solo di essere riempita.
Il cazzo affondò nella vagina ed un lento va e vieni, impresse un dolce linimento alle pareti esacerbate della donna.
"Ci sai fare!" disse Liliana ed il giovane, stimolato nel suo amor proprio, aumentò il ritmo, fino a chiavarla velocemente.
Liliana iniziò a gridare sotto le spinte sempre più convulse del giovane che manifestava un nuovo spasimo; ella si sentiva avviluppare dall'estasi finché:
"Tieni... tieni... ahhhh.... ti godo in corpo!...." diceva il giovane, cui seguirono le parole della donna "Sì, amore mio! Allagami tutta... Dammi tutto... tutto dentro di me..."
La vagina di Liliana straripava di liquidi; ella aveva goduto così forte da quasi svenire.
Il giovane, però, non si arrese. Girò il corpo di Liliana e appoggiò il membro barzotto tra i suoi glutei, strofinandolo con vigoria.
Quindi, si sentì Liliana esclamare "Ohhhhh... ancora... proprio non potevi rinunciare al mio culetto... ehhhhhhh..."
Quella cavalcata durò davvero a lungo, date le precedenti eiaculazioni del giovane, ma, forse, anche per il tipo di rapporto, non certo usuale, che gli era stato concesso.
Dopo quell'avventura estemporanea, si ripresentò Antonio che non smetteva di lusingare Liliana con mille attenzioni e affermando, senza peli sulla lingua, di essere innamorato e che si sarebbe buttato nel fuoco per lei.
Quante volte Franco dové portargliela a Sapri per fargliela scopare e fu così che, ravvisandone l'opportunità, acquistò la casa di Villammare, che divenne teatro di tantissimi incontri sessuali, sopratutto di Liliana con i vari amanti, ma anche di veri e propri festini cui partecipavano coppie del giro.
Una volta Antonio si lasciò sfuggire di aver conosciuto un diacono, a suo dire, molto porcello e la cosa infiammò la fantasia di Liliana al punto da farle dire:
"Se mi vuoi bene, come dici, devi portarmi questo diacono, altrimenti non voglio più vederti"
Persino Franco restò sorpreso dal tenore minaccioso usato dalla moglie e Antonio, una volta tanto succube di lei, le promise che l'avrebbe fatto.
Tempo dopo giunse la notizia che il diacono sarebbe stato disponibile per quello stesso sabato.
Liliana non era nella pelle; cominciò a prepararsi per presentarsi al meglio e non smetteva di coprire di baci Franco in riconoscenza delle gioie che le consentiva di cogliere a piene mani.
All'arrivo di Antonio a Villammare, in compagnia del diacono, Franco e Liliana li accolsero con tutta l'ospitalità del caso.
Per vero Liliana, in particolare, sembrava un angelo sceso dal cielo: indossava una tunica al ginocchio ed ai piedi, nudi e perfettamente curati, dei "sabot" con tacco medio, che ancor più facevano risaltare la bellezza delle sue caviglie snelle; la tunica, di color pervinca, lasciava libero il collo e le braccia di un candore particolarmente sensuale e, sul petto, presentava uno spacco che, in base ai movimenti che lei faceva, rendeva visibili i seni liberi al di sotto del tessuto; faceva da corona all'ovale del viso, dai tratti finemente modellati e truccati, uno "chignon" di capelli castani ben raccolti, che le conferiva un'aria, al contempo, da ingenua e sbarazzina.
Li fecero accomodare in salotto e Liliana, in segno di riverenza, si inginocchiò sul tappeto dinanzi al diacono, prese tra le sue le mani di lui e se le portò all'interno dello spacco, affinché potesse constatare la turgidità del seni, ma anche quella dei capezzoli irti come chiodi.
Lasciate le mani di lui, le proprie scivolarono sotto la tonaca alla ricerca del fallo, che trovò già ben gonfio e proteso. Liliana subito lo liberò da ciò che lo copriva e portatolo in vista, a mani giunte, prese a baciarlo e leccarlo, con evidente devozione.
Il diacono le sollevò il busto ed estratte le mammelle dallo spacco, prese a succhiare or uno or l'altro capezzolo, mentre lei proseguiva nel movimento di su e giù con le mani sul cazzo lungo e grosso del prete.
Quindi prese la mano destra di Antonio e la portò su quel sesso in sostituzione delle sue, di cui una andò ad impossessarsi di quello di lui. Franco aveva a sua volta estratto il proprio e cominciò a menarlo.
"Avvicinati, mio caro" disse Liliana e glielo prese in bocca.
Chi, in quel momento, fosse entrato nel salotto, avrebbe visto una scena di questo tipo: una donna in ginocchio, con in bocca il membro di un maschio in piedi di fianco a lei e dai seni scoperti e succhiati da un prete; quest'ultimo con il proprio fallo scoperto e menato dalla mano del maschio che gli era seduto a fianco, il quale, a sua volta, era masturbato dalla graziosa mano della donna.
Il prete, eccitato all'inverosimile dalla scena che lo circondava, ma anche dalla deliziosa sega che gli veniva praticata, succhiava con maggior frenesia i capezzoli della donna, finché la collettiva masturbazione divenne sempre più scomposta e si udirono gemiti di piacere provenire, all'unisono, da tutti: dalla cappella congestionata del prete schizzò una notevole quantità di sperma che in parte cadde a terra, ma dell'altro centrò i seni generosi della donna; Franco si contorceva dal piacere, tenendo in mano il proprio cazzo sussultante, e la sborra gli impiastricciò le dita; Liliana, allora, si piegò sul basso ventre di Antonio, abboccò il suo membro e si abbeverò del caldo nettare di lui.
I giochi erano partiti; in quella casa non c'erano più persone ammantate della dignità conquistata in società, ma c'erano tre maschi ed una femmina determinati a cogliere e gustare ogni attimo delle prossime ore, che avrebbero trascorso assieme.
Essi tutti, ormai completamente nudi, si guardavano e si desideravano come bestie fameliche.
Liliana si avvicinò al prete ed egli aspirò il profumo che emanava quel corpo meraviglioso... non riusciva a staccare lo sguardo dal triangolo d'amore che nascondeva, sotto il folto della peluria, le labbra della voluttà.
Di colpo, stando in piedi, afferrò la donna e, sollevatala da terra, la girò a testa in giù, appoggiandosi le cosce sulle spalle, in modo da avere il basso ventre di lei contro il proprio viso, potendo, così, affondare la lingua nel lago di umori di cui quelle labbra erano intrise.
La posizione era favorevole anche nel senso di poter titillare il buchetto grinzoso, che si mostrava altero e pulsante, ma che si apriva come un fiore alle sollecitazioni della lingua.
Liliana aveva, a sua volta, la bocca all'altezza della potente verga del diacono e quale fu la sua gioia nel potersela affondare in gola e gustarsela con arte consumata.
Intanto, sul divano, Franco subiva la "fellatio" di Antonio, che era da lui masturbato.
La testa del diacono sembrava ballare tra gli orifizi di Liliana, perché si muoveva da destra a sinistra, da sopra a sotto; gli occhi erano socchiusi, la respirazione anelante e le dita protese ad aprire le intimità così offerte.
Poi depose il corpo della donna sul tappeto e prese a scoparla con una veemenza incredibile; quella posizione consentì ad Antonio di approfittare della sua bocca, ma il diacono, con un urlo che sembrava più un ruggito, eiaculò dentro di lei, per poi, stendersi di schiena sul tappeto; Franco subito si fiondò sul rivolo di sperma, che aveva fatto capolino dalla fica della moglie, e gliela leccò intensamente; Liliana, sebbene avesse raggiunto già diversi orgasmi, non era ancora soddisfatta e si ritrovò ancora stimolata dall'attività del marito. Così, proseguendo nella "fellatio" al pene di Antonio, prese in mano quello del prete scappellandolo al massimo.
Questi emise un grido di dolore, ma Liliana poté beneficiare di una verga di nuovo pronta per altre battaglie, per cui, fece spostare il marito e si ribaltò sul corpo del diacono, accogliendolo ancora dentro di sé; Antonio dové spostarsi di non più di 20 cm. per ancora godere della sua bocca; Franco cercò di servirsi del culetto della moglie ed era convinto di esservi riuscito perché Liliana emise un urletto di dolore, mentre, in realtà, era entrato anch'egli in fica: fu la prima doppia in fica per Liliana.
Dopo di che le doppie non si contarono più perché il diacono era inesauribile (era giovane ed eiaculò ben dieci volte) e gli altri due, eccitati dall'ardore della donna, non le lasciavano
prendere fiato.
I giochi proseguirono fino a sera inoltrata; poi Antonio riaccompagnò il diacono e Franco e Liliana poterono concedersi il meritato riposo.
Il giorno dopo, con ancora addosso i segni delle intemperanze consumate, Liliana disse:
"Ecco, posso rivestire i panni di signora "perbene" che tutti conoscono".
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