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Un dejavù?


di cuckold211
01.07.2020    |    6.561    |    16 8.5
"Una volta entrata chiesi al dottore dell'amico ed egli non poté che parlar bene di lui..."
Questo racconto, di mia fattura, prende spunto dall'altro con il titolo "Lo sai che non puoi".
Il contesto è lo stesso, ma divergono alla grande le sensazioni ed emozioni, in esse trasfuse.
Chi non avesse letto l'altro, sarebbe opportuno lo facesse, al fine di mettere a confronto stati d'animo diversi.



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Era da qualche giorno che vedevo mia moglie Daniela come assillata da qualcosa.
Ovvio, quindi, che le chiedessi: "Amore, c'è qualcosa che non va?" e lei che rispondeva con frasi evasive: "No, tranquillo, tutto bene".
Poi la sera, a letto, la sentivo particolarmente esuberante e sfrenata.
Era da tempo che eravamo riusciti ad instaurare un rapporto di assoluta sincerità e complicità, per cui, se, alla base poteva esserci qualcosa di piccante, che potesse averla scossa, davvero non avrebbe avuto motivo a nasconderlo.

Il terzo giorno di quel periodo così strano, quando alle 20.00 tornai dal lavoro, Daniela in casa non c'era ed, in cucina, sul tavolo dove era apparecchiata la cena, trovai un biglietto scritto di suo pugno che diceva testualmente:
"Amore, lo sai quanto ti amo, ma sai anche che la nostra complicità ci obbliga ad esser sinceri. Non ti nascondo che sono restata lusingata dal fatto che ti sei accorto della mia agitazione di questi giorni, ed anche dalla maggior eccitazione che provavo a far l'amore con te.
Amore mio, due giorni fa, ero andata dal dentista per la pulizia dei denti e lì ho avuto come un colpo di fulmine: mentre ero in sala d'attesa, è arrivato un amico del dottore, di nome Massimo; eravamo da soli in quella sala ed egli ha preso a corteggiarmi.
Oh, amore, lo so; dirai che mi lascio andare facilmente, ma i modi di quell'uomo, di una cortesia unica ed il rivolgersi a me quasi fossi l'unica donna al mondo, hanno da subito abbattuto tutte le difese che una donna veste come scudo, quando esce di casa.

Egli parlava ed io mi bagnavo: se fosse stato possibile, me lo sarei scopato lì, seduta stante, ma, lo sai, non amo compromettere la mia dignità.
Per interrompere quella serie di emozioni che mi avevano assalito, risposi con topo da signora piccata:
"Guardi che sta rivolgendo la sua attenzione ad una donna sposata, perciò, la prego... non è il caso che lei insista oltre".

Egli, facendo finta di non aver capito, disse:
"Signora, a maggior ragione, quindi, dovrebbe sapere che al cuore non si comanda. Io, entrando qui e vedendola, ho avuto come un DEJAVU': forse lei non crederà a queste cose, ma probabilmente, in una vita precedente, siamo stati "amanti".
Ora non le chiedo di abbandonare suo marito per me, ma perché negarci dei momenti che potrebbero fare la felicità, oltreché nostra, anche di suo marito?

Rimasi allibita da quel diluvio di parole e non riuscivo a connettere per rispondere in maniera adeguata, qualunque cosa; del resto dovevo riconoscere che anche per me quel suo ingresso nello studio, era stato destabilizzante.
Dal portafogli estrasse un biglietto da visita e, porgendomelo, disse:
"Ti aspetto giovedì, alle 20.00, al bar di "porta Nova". Avverti tuo marito che farai tardi. Sono certo che verrai, ma, per favore, qualora proprio non ti fosse possibile, avvertimi al numero di telefono che trovi qui."
Come uno "zombie", presi il biglietto, mettendolo in borsa e, proprio in quel momento il dentista aprì la porta dicendo: "Avanti il prossimo"; poi, vedendo l'amico Massimo, aggiunse:
"Sarò subito da te... servo prima la signora".
Una volta entrata chiesi al dottore dell'amico ed egli non poté che parlar bene di lui.
Oh, amore, era tutto vero; ciò che appresi dal dottore, corrispondeva all'idea che di lui mi ero fatta.
Ora, però, se da un lato ero attratta da lui, per non parlare poi della storia di esser stati amanti in una vita precedente, dall'altro mi sembrava farti un torto non mettertene a parte e, in questi giorni, sono stata molto combattuta tra l'accettare o meno.
Amore mio, perdonerai mai questa tua mogliettina che proprio non vuol rinunciare a quest'avventura? Nonostante la complicità che c'è tra noi, desidero godermi da sola questa storia, che "viene dal passato"? Forse, farò tardi!"

Si stava dissolvendo l'ultimo rintocco della pendola nel salotto che avvertiva che erano le 03.00 del mattino, quando udii la chiave nella toppa della porta d'ingresso.
Finalmente era rientrata: potevo calmare la mia ansia.
Si era tolte le scarpe per evitare il rumore del ticchettio di tacchi e andò in bagno; non sentii il rumore dello sciacquone e la cosa mi incuriosì: cos'era andata a fare ?
Facevo finta di dormire, ma, ad occhi semichiusi, scrutavo ogni suo movimento.
Entrò in camera a piedi nudi e portatasi vicino alla poltroncina si sfilò di dosso l'abitino corto che tanto le faceva risaltare le splendide gambe.
Ora era, praticamente, nuda: non indossava calze, reggiseno e nemmeno slip; mi si avvicinò e, alitandomi in un orecchio, disse:
"Nemmeno se fosse vero, crederei mai che stai dormendo, amore. Non vedevi l'ora che rientrassi, vero? Eccomi, sono qui e sono tutta tua".
Un afrore di maschio, proveniente dal suo corpo, mi invase e quasi mi stordì, per cui l'afferrai per un braccio e la tirai sul letto al mio fianco.

Avrei fatto invidia ad un bracco per come annusavo ogni lembo del suo corpo e, devo anche dire, che di quel corpo nessuna parte era stata risparmiata.
Come ovvio cominciai a baciarle viso, occhi, fronte, orecchie, collo: ovunque sapeva di maschio; avrei potuto giurare che era stata sborrata in faccia: erano ancora presenti tracce asciutte di sperma.
Allora passai ai piedi, quei suoi bei piedini tanto curati che, quando la scopavo nella posizione del missionario, amavo leccare dito per dito; anche lì sentivo l'odore del maschio che l'aveva scopata; forse il "porco" si era fatto segare da quei magnifici piedini, per poi ricoprirli di sperma.
Insomma, senza che lei mi raccontasse niente di ciò che le era stato fatto, avrei potuto ricostruire ogni singola immagine dell'amplesso, seguendo l'odore dello "stronzo".
Inutile dire quando giunsi sui seni, sul pancino, sulle gambe: tutto sapeva di lui, quasi avesse voluto marcare il territorio.
A quel punto Daniela mi si mise sopra con la fica sulla mia bocca, dicendomi: "Succhia, amore, lecca e ingoia... sapessi come me l'ha farcita e non solo questa".
Infatti, mentre ero intento a quell'operazione, che per lei rappresentava il mio completo plauso al suo comportamento da fedifraga, notai che altro sperma le fuorusciva dal buchetto posteriore: anche lì l'aveva presa e lei l'aveva lasciato fare?
A quel punto la mia resistenza era pronta a crollare e, quindi, presi a scoparla con la foga di un toro imbestialito.

Una volta venuto, andai in bagno a lavarmi e lì notai cosa Daniela aveva fatto appena rientrata: lì, per terra, c'erano i suoi slip, pieni di sborra e suoi umori. Li annusai, giusto per distinguere l'odore della femmina, da quello del maschio, ma le ributtai là dove li avevo trovati.
Tornato in camera, il mio amore dormiva della grossa: era proprio stanca, la "guerriera", per aver rinunciato anche ad una rinfrescata.

Il mattino dopo fui svegliato dal rumore dello scroscio della doccia e dal canto allegro di mia moglie; non ci volle molto ed accola lì, preceduta da un profumo di buono, di pulito.
La mia domanda fu automatica:
"Vorrai vederlo ancora?" Al che lei:
"Amore, due cose mi ha chiesto prima di lasciarci: la prima che mio marito dormisse con il profumo delle "corna"... e devi riconoscere che ho rispettato il suo desiderio; la seconda, se e quando ci saremmo rivisti, ma io gli ho detto che il passato è passato ed è meglio lasciarlo lì dove si trova.
Io vivo il presente con un marito che mi adora, senza negarmi nulla, anche per il futuro, vero?" e mi baciò con la stessa passione della prima volta.



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