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Vivere la trasgressione.


di cuckold211
01.02.2017    |    17.589    |    3 9.0
"PREMESSA A chi si accinge a leggere questo racconto, suggerisco di farlo seguire all'altro dal titolo "Quella magnifica puttana di mia moglie, tra..."
PREMESSA


A chi si accinge a leggere questo racconto, suggerisco di farlo seguire all'altro dal titolo "Quella magnifica puttana di mia moglie, tra fantasia e realtà".
L'invito ha un suo preciso scopo: quello di rappresentare al lettore l'intesa, gli stati d'animo e le propensioni dei protagonisti per certe pratiche sessuali.
Le due storie non hanno alcuna connessione tra loro, tranne che i presupposti di intrigo e complicità che animano e sollecitano i protagonisti a vivere nuove piccanti esperienze.
Nel racconto viene citata una coppia, Francesca e Marco, conosciuta in vacanza, che oggi figura su questo sito con il nick "xsolocoppie", cui si rinvia per l'ottimo supporto fotografico e con la quale, all'epoca dei fatti, avemmo il privilegio ed il piacere di condividere momenti di profondo erotismo.



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Io, Loredana, e mio marito Lucio siamo una coppia di scambisti, e, a chi vuol subito, malignamente, censurare il nostro comportamento, dico che ognuno ha il diritto di vivere la propria sessualità come o meglio gli aggrada, senza dover rendere conto a chicchessia.
Ciò premesso, va detto che ci sono donne che amano poco il sesso (ma secondo me è una finzione) ed altre, come me, alquanto esuberanti; per converso, ci sono uomini che sembrano non dar peso al sesso ed altri, come il mio Lucio, autentici "porci".
Ecco... la mia esuberanza mi spinge a ricercare questi ultimi e, devo dire, fui fin troppo onesta ad esortare il mio lui verso una vita libertina, ritenendola decisamente soddisfacente per entrambi.
Questa fu la nostra prima vittoria come coppia, perché avemmo il coraggio di confessare certe nostre predilezioni che, sappiamo bene, fanno a pugni con il concetto di fedeltà che viene promessa con il matrimonio.
Nella mia vita di ragazza adolescente, non so quante porcherie ho immaginato e fantasticato, mentre mi titillavo il clitoride e sognavo di poterle realizzare, un giorno, con la complicità del mio uomo.
Fortunatamente individuai nel mio Lucio, il maschio sufficientemente porco, atteso che coglievamo ogni occasione per amoreggiare (?) o fare sconcezze (?).
Rimasi incinta e lui dimostrò di amarmi infinitamente, portandomi all'altare.
Ero felice di essere amata e scopavamo come ricci, tanto che nel giro di pochi anni, concepimmo due figli.
Inutile dire che il suo amore per me sconfinava anche nella gelosia e, per vero, di questo non ero contenta.
Ho sempre ritenuto e sostenuto che la gelosia sia il tarlo dell'amore, sopratutto di quell'amore che intendevo vivere con lui, privo del senso del "possesso": egli doveva amarmi senza farmi sentire schiava e succube di quell'amore, bensì avendo una concezione e visione di quel sentimento come libertà di potersi abbandonare a certe voglie, quando si presentavano, senza, per questo, sentirsi in colpa ed essere ritenuta adultera.
Naturalmente lo stesso valeva anche per lui ed ecco, quindi, il nostro approdare alla pratica dello scambio di coppia che, comunque, non è privo di inconvenienti.
Si pensi, ad esempio, quando saresti pronta ad accogliere tra le gambe un bel maschio, ma questi ha, purtroppo, una moglie che non solletica per niente la libido del tuo uomo, o viceversa.
Chi pratica lo scambio di coppia, conosce bene questi tipi di inconvenienti. E allora?
Meglio la filosofia cuckold: ognuno è libero di scegliere con chi fare sesso, ma cercando di coinvolgere il partner sia prima, se possibile, sia dopo, raccontando per filo e per segno l'avventura vissuta e se essa abbia avuto il pregio di creare emozioni.
Quell'anno, per la nostra vacanza estiva, scegliemmo la Sicilia, periodo di bassa stagione perché il soggiorno costa meno, ma, e sopratutto, perché si è fuori dalla fiumana di turisti che, tra l'altro, disturbano la privacy di coppie come noi.
Optammo, quindi, per un resort sul mare, nella zona di Pozzallo (Sicilia sud orientale), anche perché era l'unica zona dell'isola che ancora non conoscevamo.
Imbarcammo l'auto su un traghetto che da Napoli ci avrebbe portato a Catania, e da lì avremmo proseguito verso l'ambita meta.
Già il fatto di essere liberi dai figli, lasciati ai nonni, ci rendeva euforici e, a me, moglie libertina, procurava un senso di eccitazione particolare.
Mi guardavo intorno con disinvoltura, sciorinando sorrisi a destra e a manca non privi di una certa civetteria, che non mancò d'essere colta dal personale di bordo, che, ovviamente, ricambiava, offrendo disponibilità e galanteria fuori dal comune.
Naturalmente se quella mia euforia era stata colta da estranei, figuriamoci mio marito, il quale si sentiva particolarmente fiero nel toccare con mano la leziosità profusa da ogni elemento del personale per farci cosa gradita.
Quando ci ritirammo nella nostra cabina per la notte, rimasi sorpresa nel constatare quanto mio marito fosse eccitato. Mi aveva abbracciato da dietro e sentivo premere sui glutei il suo fallo duro come il marmo, e, fra baci e coccole mi disse:
"Ti sei resa conto, vero, che hai portato una ventata di entusiasmo in quanti sono venuti a contatto con noi? Se fossi stata qui da sola, certamente ci sarebbe la fila davanti alla porta della cabina... nessuno ha saputo resistere alla tua sensualità... ti mangiavano con gli occhi".
"E a te è dispiaciuto?" ci dicevamo queste cose, mentre ci preparavamo per la notte.
"Assolutamente no, anzi..."
"Anzi cosa, porcello?... - aggiunse con uno sguardo malizioso - Cosa ti passa per la mente? Dimmi!"
"In verità pensavo, in tutti questi anni trascorsi assieme, non mi hai mai messo un 'cornino'?"
"Ma, amore, di cornini ce ne siamo scambiati tanti, ma sempre rispettandoci e, sopratutto, rispettando la regola di non nasconderci nulla? Quindi, di quali cornini parli?"
Ora eravamo completamente nudi, stesi sul letto, l'uno accanto all'altra, e le parole erano intercalate da carezze e baci.
"No, tesoro" disse Lucio "non intendevo questo... lo so che sei stata leale con me, così come del resto lo sono stato io con te. Quello che intendevo era, piuttosto, la possibilità che tu potessi essere stata oggetto di piacere per qualcun altro, né più e né meno come stasera, in tanti, avrebbero voluto possederti. Lo sai che io parto dal presupposto che nessuno può resisterti e, semmai, qualcuno è riuscito ad averti, senza che tu me ne informassi, perché per te, la cosa, non ha avuto alcuna rilevanza. Vedi, non ti nascondo che, in realtà, mi piacerebbe sapere che qualche cornino me lo hai messo, che ne so, magari quando non eravamo ancora sposati?"
"Che porco che sei!... Ma tu guarda che maiale ho sposato! Consideri cornino anche ciò che è potuto accadere quando ancora non eravamo sposati? Ebbene, se ciò ti piace, ti dico che ero diciassettenne e con i genitori andai alle nozze di zia Caterina. Era d'inverno, nell'hotel del ricevimento c'era il locale "guardaroba" dove tutti gli invitati depositarono i loro soprabiti. Quando vi portai il mio, fui accolta dal sorriso di un bel ragazzo, cui ricambiai oltre che con il sorriso, con uno di quegli sguardi che anche tu conosci. Nell'occasione ero accompagnata a mia cugina Elvira, con la quale ho sempre avuto un rapporto di confidenza e complicità (più d'una volta ci eravamo scambiate confidenze su nostre fantasie, ma anche sul modo di darci piacere), cui feci notare quanto quel ragazzo fosse interessante. Lei non poté non convenire e, sul fatto, cominciammo a costruire delle fantasie. Mentre il pranzo era in piano svolgimento e tutti a tanto impegnati, io presi Elvy per mano, e ci recammo nel guardaroba. Il giovane era lì solo soletto e, appena ci vide, si alzò venendoci incontro. Io dissi ad Elvy di restare lì, nei pressi della porta per avvertire qualora potesse arrivare qualcuno, e, superata la scrivania di ricezione degli indumenti, lo abbracciai e baciai, lasciandolo di stucco per la mia iniziativa. Ripresosi, cominciò a toccarmi dappertutto: avevo una sua mano già dentro gli slip con due dita in fica; io non ero da meno, gli avevo infilato una mano nella patta e lo stavo masturbando alla grande. Da Elvy non proveniva nessun allarme e, quindi, continuavamo indisturbati l'operazione, fin quando lei disse:
"Ehi, ragazzi, ed io?".
Non potevo non darle ragione, così smisi e le diedi il cambio nel fare da palo.
Ricordi che il punto di forza di Elvira è il lato B? Ebbene quella volta aveva un vestito che ancor più evidenziava quella parte, per cui, appena vicina al ragazzo, questi, la girò, la fece piegare in avanti, con le mani appoggiate ad uno stand appendiabito, le sollevò la gonna e, tirando di lato lo slip, la sodomizzò.
Lei emise solo un gridolino, non si oppose e lasciò fare.
Ti chiederai: era già aperta? Effettivamente in una occasione mi aveva confidato che desiderava arrivare vergine al matrimonio, per cui, se le veniva voglia, preferiva la sodomizzazione e, per allenare il buchetto, spesso usava il manico di una spazzola per capelli.
Dopo pochi minuti avevano già finito perché il ragazzo era davvero su di giri e non riuscì a trattenersi oltre. Elvira emetteva sperma dal buchetto e così presi un fazzolettino di carta per tamponare la fuoruscita e ci recammo nelle toilettes, dove avemmo modo di riassettarci.
Ti è piaciuto, porcello?
"Hai capito, la cuginetta - mi venne da dire - Chissà se oggi, che è sposata, gradisce ancora quel tipo di coito?"
"Non farti venire strane idee, perché non penso che lei ed il marito siano una coppia aperta come noi, né ho più ricevuto sue confidenze sul suo menage coniugale. Comunque, tornando a noi, e al tuo desiderio di corna, effettivamente... sì, mi è capitato di mettertele ed ora te lo racconterò.
(continua)
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