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Lui & Lei

Il toscano di Cecina


di cuckold211
05.04.2018    |    9.825    |    5 7.6
"In un momento in cui i nostri sguardi si incrociarono, mi fece l'occhiolino: cosa avrà voluto comunicarmi, mi chiesi? Forse il suo compiacimento nel vedermi..."
La storia che andrete a leggere era sepolta nella mia memoria ed a farla emergere ha avuto merito il racconto dell'utente del sito nick Ilda2 dal titolo "Accadrà domani", cui rinvio e invito a leggere.
Le vicende che vado a narrare, come le altre assolutamente reali, risalgono agli anni '80 e, cronologicamente, sono successive, ai miei racconti dai titoli "Il mio amico Michele" e "Quella volta con Emma e Teo".
Con mia moglie Loredana avevo instaurato un ottimo rapporto di coppia, fatto di tanto amore non avulso da tresche trasgressive che, come il sale o pepe nelle minestre, servivano a tenere alto il desiderio dell'una per l'altro e che, di tanto in tanto, amavamo cogliere.
Non eravamo nuovi allo scambio di coppia, anzi... nel corso di vari festini, cui avemmo modo di partecipare, conoscemmo e frequentammo diverse coppie che, come noi, amavano l'erotismo sobrio, senza eccessi o implicazioni pericolose.
Come è ovvio, però, la nostra voglia di trasgressione si evolveva suggerendo fantasie sempre più ardite o vagheggiando il coinvolgimento di persone troppo vicine al nostro ambito parentale o amicale.
Spesso, infatti, durante gli sfrenati momenti di sesso tra noi, veniva nominata la figura ed il personale di Liana, cognata di Lory, moglie del fratello, e tirata in ballo proprio da mia moglie. Sembrava, infatti, che l'idea che la cognata potesse scopare con me, riconosciuto "porco" per antonomasia, eccitasse la mia Lory in maniera esagerata, quasi come una cuckold al femminile.
Non ero informato se le cognate avessero parlato fra loro; se, in particolare, Liana sapesse che permettevo a Lory di scopare con altri maschi, ma a me la cognata piaceva, me la sarei scopata più che volentieri e la cosa eccitava al massimo la fantasia di mia moglie.
Si era d'estate, non ricordo con precisione se del '85 o '86, e fummo invitati a trascorrere una serata al "Music on the rock" di Positano, dove suonava dal vivo una band, i cui componenti erano amici di mio cognato, anch'egli professionista in quel campo.
Appena giunti al locale, fu naturale che egli passasse a salutare gli amici, i quali lo vollero tra loro per divertirsi a far musica ed improvvisare come ad essi piaceva.
Io, quindi, ero rimasto a far da cavaliere sia alla mia lei che a mia cognata Liana.
A Loredana non parve vero che potessi approfittare dell'occasione per flirtare con Liana e così ci lasciò a ballare, mentre lei si guardava intorno.
Io non potevo correre il rischio di farmi vedere dal cognato, mentre gli insidiavo la moglie, per cui le mie avances erano limitate a carezze non tanto esplicite per chi guardava, ma certamente univoche per la diretta interessata, tant'è che mi disse:
"Ti sapevo "porco", ma non credi di esagerare, qui dove c'è tua moglie e mio marito?"
"Liana cara, il problema, per me, non è mia moglie, con la quale ho un rapporto di assoluta liberalità, quanto piuttosto tuo marito, che temo possa essere geloso"
"Non più di tanto" rispose lei, sbattendo sul mio il suo pube infuocato. Ero preso e perso tra l'odore ed il calore che emanava il suo corpo eccitato.
Guardandomi attorno, vidi che Loredana stava, a sua volta, ballando con un tale, mettendoci una certa passione.
In un momento in cui i nostri sguardi si incrociarono, mi fece l'occhiolino: cosa avrà voluto comunicarmi, mi chiesi? Forse il suo compiacimento nel vedermi fra le braccia di Liana o, piuttosto, desiderava tranquillizzarmi sul fronte della riuscita compagnia per la sua serata?
Inutile dire che il ballo con Liana era divenuto quasi una copula fra soggetti che si desideravano allo spasimo.
I corpi accaldati avrebbero voluto altro, ma non era possibile, così suggerii a Liana di uscir fuori dal locale per ritrovare un minimo di refrigerio.
"Sì - convenne mia cognata - sarà stato lo stesso bisogno che deve aver provato Lory un quarto d'ora fa, quando si è avviata all'uscita con il compagno di ballo".
Quell'affermazione mi scosse e restai sorpreso nel constatare che effettivamente Lory era scomparsa alla vista.
Una volta fuori, guardammo in lontananza alla ricerca di mia moglie, ma, niente, non c'era. Pensai... saranno andati a fare un giro... a prendere un gelato... ma Liana, a quelle mie manifestate ipotesi, mi guardò con un sorriso malizioso e avvicinò le sue labbra alle mie.
Fu un bacio che servì a scaricare di parecchio la tensione accumulata mentre si ballava e... intanto ci si guardava intorno: Lory? Ancora niente.
Era quasi passata un'ora e non la si vedeva... poi... eccola lì: si avvicinava a noi, seguita dal ballerino di prima, a piedi nudi, con le scarpe in mano ed i capelli bagnati.
Il mio sguardo interrogativo la costrinsero a dire:
"Faceva troppo caldo, lì dentro, così abbiamo fatto un bagno..."
Per me fu la rivelazione dell'arcano. A Liana venne spontaneo chiedere: "E i costumi?"
Sapevo benissimo quanto Lory amasse far il bagno nuda... ma quell'uomo, che era lì con lei, se ne sarebbe stato con le mani in mano ad ammirare una donna nuda che faceva il bagno?
Appena vicina, mia moglie ci presentò il tale: Enrico da Cecina. Devo dire che era davvero gentile, dal sorriso sempre stampato in volto e disponibile in tutto; restò con noi per tutta la serata e mi aiutò anche ad asciugare i capelli di Lory con dei tovaglioli di carta reperiti nel locale.
Nell'auto che ci riportava a casa, mia moglie sedette al posto del passeggero, al fianco del fratello, ed io con Liana prendemmo posto sul divano posteriore. Fu quella l'occasione che mi permise di accarezzarle i seni, infilandole una mano nella scollatura, mentre sembrava abbandonata sull'orlo superiore del divano. Le strizzavo e titillavo i capezzoli induriti per l'eccitazione tanto da farle avere un orgasmo, mentre l'abitacolo del veicolo era al buio più totale e la conversazione che mia moglie teneva con il fratello, lo distraeva da ciò che poteva verificarsi alle sue spalle.
Nell'occasione ebbi anche modo di passare un dito tra le labbra della passera di mia cognata, per accertarne l'avvenuto orgasmo e per assaporarne gli afrodisiaci umori.
A casa Lory mi assalì da subito, volendo esser resa edotta di come si era comportata la cognata; le raccontai tutto, ma anche che non avevo potuto osare di più per non mettere in allarme il fratello.
Qualche giorno dopo, avrei potuto coronare la voglia che avevo di Liana, su esplicita sollecitazione di mia moglie, che, con lei, ebbe a dimostrarsi dispiaciuta per non averle fatto compagnia durante la fatidica serata. Non ho mai saputo se le cognate avessero architettato tra loro l'andamento della serata, ma sta di fatto che la mia Lory, nell'occasione, ebbe a catturare i classici due piccioni con una sola fava: 1) aveva fatto sì che potessi gettare le basi per scopare la cognata, fantasia, questa, divenuta quasi un'ossessione per lei; 2) aveva conosciuto quel toscano che, con il suo fare da perfetto gentiluomo, le aveva messo in subbuglio tutto il sangue che aveva in corpo, e questo, infatti, è il racconto che mi fece di quella sera:
"Ballavamo appiccicati l'un l'altra ed egli mi alitava, fra collo ed orecchia, appassionate parole suggerite dal desiderio che aveva di me; lo pregai di astenersi dal baciarmi, per timore che potesse notarlo mio fratello, ma non potevo non avvertire sul mio ventre, quanto quel desiderio fosse possente; poi... il caldo, anzi, più che il caldo di quella sera d'estate, quello che ci sentivamo addosso era il fuoco che noi stessi avevamo appiccato.
Fu allora che pensai alla spiaggia di Fornillo, abbastanza buia ed appartata per dare sfogo ai nostri sensi esacerbati. Così lo presi per mano e, come due innamorati, percorremmo a passo svelto il tratto che ci separava da Fornillo, non senza, di tanto in tanto, fermarci per mangiarci reciprocamente labbra e lingua; giunti sul posto, sotto l'arco esistente sul bagnasciuga, che offre altra intima oscurità, lasciai scivolare di dosso il vestito, che si afflosciò ai miei piedi; lo sai, non indossavo reggiseno, per cui le mie bocce furono immediatamente preda delle mani e labbra di quel maschio invasato; mentre egli era intento a leccarmi i seni, a succhiare i miei capezzoli irti come chiodi, sfilai gli slip restando così completamente nuda ed offerta al suo ardore; alzai una gamba e appoggiai il piede ad una parete dell'arco e gli sussurrai all'orecchio, mordicchiandoglielo "Leccami"; egli si inginocchiò sulla rena e prese a percorrere con la lingua la mia fessura, ormai più che sbrodolante; poi, si rialzò e, mentre mi infilava nella bocca quella lingua intrisa del mio sapore, mi penetrò. Oh, amore, che delizia, che piacere mi ha assalito! Sono stata sua e mi sono donata a lui, quasi fosse il mio reale sposo. Mi ha penetrato con la furia di un animale, ma anche con la tenerezza dell'innamorato: in quel momento avrei potuto giurare che in lui c'erano due persone diverse, che lottavano fra loro, ma la lotta avveniva nel mio nido d'amore, che, a quelle sollecitazioni, profondeva lacrime di gioia e di dolore per addolcire e, nello stesso tempo, tributare onore a quella verga di cui il mio sesso si sentiva la sua più naturale ed autentica guaina, in cui riversare il suo bollente frutto.
Amore, non ti dispiace vero, se ti dico che l'ho tenuto dentro di me diversi minuti dopo la sua esplosione e poi... dritti in mare a rinfrescarci e ripulirci".
Quella confessione, fatta di tanti particolari piccanti, ma anche di tante amorevoli attenzioni a me rivolte, mi stavano portando a concludere l'amplesso, ma lei, da perfetta maliarda qual'è sempre stata, aggiunse:
"No... non godere... prima devi promettermi che mi lascerai andare da lui, per un giorno ed una notte, a Cecina".
Non mi riuscì di trattenermi oltre e le esplosi dentro tutta la lussuria che mi aveva inoculato con quelle parole. "Eccoti qui - aggiunse ancora lei con espressione vittoriosa - devo interpretare la cosa come il tuo esplicito assenso e compiacimento a lasciarmi andare?"
Dopo circa due mesi, o forse più, da quella fatidica serata d'estate e dopo vari contatti telefonici avuti con Enrico, Loredana mi informò che quel sabato sarebbe partita in treno per Cecina, per tornare il giorno dopo in serata.
Mi prese un groppo allo stomaco... finora non era mai successo che mia moglie, il mio tenero amore, si allontanasse da me, per scopare con un quasi sconosciuto... che, però, a lei piaceva, che al solo parlare di lui, le si illuminavano gli occhi, ed io non potevo, non dovevo negarle quell'avventura.
Quando l'accompagnai alla stazione di Napoli, era bellissima: la pelle bianca e soda, le labbra sensuali, quel corpo, dalle gambe perfettamente tornite, lo si poteva indovinare sotto l'abito di satin blu che fasciava le sue forme eccitanti e, in particolare, quel suo seno prorompente (nel profilo non ho foto di Loredana, ma per darvene un'idea, guardate l'avatar di "Ilda2", mia musa ispiratrice).
La salutai dicendole: "Amore, mi raccomando, non pensare a me... godi, godi tanto, approfitta del momento, perché presto finirà..."
"Te lo prometto, amor mio, godrò come una svergognata!" fu la sua risposta.
Vidi partire il treno e con esso quanto di più caro avevo si allontanava da me e, di nuovo, il groppo allo stomaco mi fece dubitare se non fosse sbagliato quello che stavo permettendo e con quel pensiero me ne tornai a casa.
In contrapposizione alla mente, il mio membro, sempre duro ed eccitato, mi diceva che dovevo essere orgoglioso di lei ed amarla ancor più, se possibile, perché lei non faceva altro che assecondare quello che era il mio piacere.
Mi venne di pensare che forse, in quel momento, sul treno, vi era già qualcuno che tentava di sedurla.

(continua)
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