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Mia moglie la dà facile.


di cuckold211
12.09.2023    |    2.682    |    6 9.8
"Al che, lui, alquanto deluso, risponde che doveva pensarci, perché era preoccupato su quel tipo di gioco: non era certo di poterlo portare a termine, ..."
Ancora una storia degli amici siciliani.

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Un venerdì sera, un ragazzo del gruppo volle raccontare un'avventura avuta con la moglie anni prima.

Sono Tony di 38 anni e mia moglie è Francesca di 35. Sono alto m. 1.85, mia moglie 1.75: a detta di tanti siamo una bellissima coppia, abbiamo 2 bambini, che sono la luce dei nostri occhi
Siamo entrati in questo gioco, senza capirne il vero funzionamento, ma siamo entrambi molto complici ed il nostro scopo sarebbe quello di avere un amico fisso, che giochi con noi. Non ci piace andare nei prive'.
Non siamo su nessun sito di incontri, ci siam fatti degli amici tramite altri amici.
Io e Francesca ci eravamo conosciuti ai tempi del Liceo; ci siam messi assieme e, fra noi, oltre ai baci, siamo arrivati solo a qualche sega e qualche ditalino.
Dopo qualche anno che eravamo assieme, lei si invaghisce di un tipo un po' più grande: il solito bulletto, mezzo delinquente e la nostra storia finisce lì.
Avevo cambiato pure scuola, quando un giorno, dopo qualche anno, la ritrovo per caso in una libreria: lei aveva un ematoma sullo zigomo sinistro. Quando ci siamo rivisti, ci siamo salutati come vecchi amici, senza nessun rancore sul come era finita la nostra storia.
La invito a prendere qualcosa al bar e, dopo un po' di chiacchiere senza senso, lei comincia a raccontare di sé, che la storia con quel ragazzo era finita e che l'ultimo ricordo lo portava ancora con sé, facendo riferimento a quel gonfiore nero che aveva sul viso.
Mi racconta che era un tipo violento ma, fortunatamente, se ne era liberata.
In quel momento, fui assalito dalla voglia di abbracciarla e mi accorsi che, nonostante tutto, ero ancora innamorato di lei.
Non voglio, né devo bruciare le tappe, così ci lasciamo con la promessa di risentirci e, magari, andare a mangiare qualcosa assieme.
Dopo qualche ora, mi perviene un messaggio da un numero sconosciuto. Era lei che aveva cambiato numero e mi aveva comunicato il nuovo numero, aggiungendo che non mi aveva mai dimenticato.
Cominciamo a scambiarci messaggi; ci incontriamo di nuovo e, senza dir nulla, ci abbracciamo e baciamo. Noto in lei un modo molto più esperto nel baciare con la lingua, al punto da farmela arrivare in gola: non era più la ragazzina inesperta che avevo conosciuto a suo tempo, adesso era una donna.
In quel periodo usavo l'auto di mio padre: ero neopatentato e non avevo la possibilità economica di comprarne una nuova.
Dopo un paio di giorni, uscimmo; la portai fuori a cena e, dopo, mi fermai in un parcheggio. Lei sembrava un'affamata di cazzo. Dopo due soli minuti che ci eravamo fermati, mi aveva già abbassato i pantaloni e preso il cazzo in bocca, come la più esperta delle puttane.
Io son rimasto di sasso: non riconoscevo più la mia Francesca di una volta, quella ragazza che per farglielo prender in mano, dovevo pregarla allo sfinimento.
In quel momento, mi venne di immaginar lei che succhiava il suo ex e fui preso da una eccitazione pazzesca. Il cazzo mi era diventato di pietra e lei, con una mossa da gazzella, si sfila il perizoma, mi sale sopra e, mentre mi bacia, dirige il cazzo in figa, cominciando a cavalcarmi.
Non ho capito più nulla. Nella mia mente avevo immagini dell'altro al posto mio; quasi lo vedevo come se la scopava, come la istruiva e, quando lei capisce che son quasi giunto al punto di non ritorno, salta giù, lo riprende in bocca ed ingoia tutto ciò che le spruzzavo in gola.
Il cervello mi stava scoppiando fra gelosia ed eccitazione, il cazzo mi era rimasto duro anche dopo aver sborrato; lei mi guarda, mi sorride, quindi si rituffa con la bocca e tiene a precisare che a lei piace lasciar sempre tutto ben pulito.
Ero sbalordito: come poteva esser cambiata così, in un solo anno? Tutto questo cambiamento aveva portato anche a me alla scoperta di qualcosa che non capivo: l'eccitazione che mi assaliva nel pensare a lei con l'altro. Era qualcosa di veramente da non credere, per me che ero geloso anche se solo lei salutava un amico.
Adesso, invece, mi eccitavo pensando che un coglione qualsiasi ne avesse fatto una troia.
Dopo qualche paio di mesi che stavamo assieme, un sabato, in discoteca, mentre eravamo lì, intravedo lui in mezzo alla calca di ragazzi.
Il cuore comincia a battere, non per paura, non lo temevo come uomo, ma, forse, per il solo vedere l'uomo che si era scopato e fatto diventar troia la mia ragazza: era come se l'avessi mandata a scuola di sesso da lui.
Lei, appena si accorge che c'è lui, mi guarda e mi dice che, se ne ho fastidio, possiamo andarcene. Io la rassicuro e le suggerisco di aver un comportamento indifferente, di ignorarlo, ma avevo notato anche un cambiamento di espressione nel suo viso.
Mentre balliamo, mi abbraccia forte, come a volermi comunicare "tienimi stretta, non lasciarmi andare".
In quel preciso momento ho capito che lei, forse, lo desiderava ancora, magari per pura passione o semplice voglia di sesso.
Dopo un po' mi accorgo che si scambiano occhiate e lei non sembrava più la stessa. Era diventata elettrica, mentre ballava si dimenava quasi cercando di attirar l'attenzione.
In quel momento, non so cosa mi prende e, pian piano, mi dileguo, facendo in modo che lei non si accorga nemmeno della mia assenza.
Lui, pian piano, le si avvicina ed io mi gusto la scena, senza far trapelare nulla; vedo che si scambiano qualche parola, nel mentre lei si gira a cercarmi con lo sguardo; vedo che mi scruta da lontano, mi avvio fuori pista, dirigendomi al banco mescita. Mi siedo su uno sgabello, il cuore mi va a 1000, ma anche l'eccitazione era al massimo; mi giro per guardare se ci sono altri sviluppi e non l'ho più vista per circa mezz'ora, quando cioè me la ritrovo di nuovo accanto.
Non se n'era accorta, ma aveva uno schizzo di sborra sul vestito; appariva sconvolta in volto ed io non so cosa mi abbia preso: l'ho tirata a me e l'ho baciata in bocca. Lei non voleva, ma io ho insistito: la sua bocca aveva un sapore particolare.
Le dico che ho voglia di lei, così usciamo e, quando siamo in macchina, nel posteggio della discoteca, ci abbracciamo e baciamo. Lei si alza il tubino, mi sale su e spostando un po' le mutande, si infila il mio cazzo in figa. Mentre la sto scopando, la guardo e le chiedo:
"Sei andata a fargli un pompino, eh porca? Ma non è un problema: ti amo ancora di più".
Lei mi guarda per un lungo attimo e poi si lascia andare ad un pianto dirotto. Non completiamo la scopata, lei si ricompone e mi dice, piangendo:
"Scusami, non so come sia successo, ma quando l'ho visto e mi ha detto che mi aspettava dietro il posteggio, non ho capito più niente".
L'ho rasserenata dicendole:
"Ok, va tutto bene. Voglio solo sapere: cosa rappresento per te?"
Lei mi risponde che mi ama, che vuole una vita con me, ma che è anche sessualmente succube di lui".
Nessuno aggiunge altro per una decina di minuti, poi sono io a parlare e le dico che mi sta capitando qualcosa che ancora non capisco, ma che mi eccita molto. Parliamo per più di due ore, in macchina, s'erano fatte le tre di notte, quando l'ho riaccompagnata a casa. Appena arrivato nella mia, cominciamo a chattare e, per messaggi, mi faccio raccontare tutti i dettagli del pompino. Come ovvio, va a finire che ci eccitiamo e ci masturbiamo ciascuno per fatti suoi.
Per più di 15 giorni, i nostri discorsi furono incentrati tutti su quell'episodio trasgressivo; scopavamo come pazzi, mentre lei mi raccontava tutto quello che faceva con lui; gli schiaffi che riceveva mentre era a pecora col cazzo dentro; di quanto lui fosse dotato; di come gli avesse imposto di bere la sborra; ogni racconto suscitava tanta di quell'eccitazione che eravamo costretti a farla sbollire con una furiosa scopata, finché, un giorno, lei mi fa leggere un messaggio di lui, con cui le proponeva di vedersi ed usarlo come amante, senza alcun legame, solo sesso.
Fra di noi si era creata una interessante complicità; parlavano già di un futuro assieme, di creare una famiglia e, quando abbiamo letto il messaggio, siamo rimasti a guardarci perplessi.
Da un lato avevo voglia di digliene quattro e mandarlo a quel paese, ma, dall'altro, si faceva sentire la forte pressione dei nostri sensi eccitati. Lei mi guardava e stringeva le gambe, mentre, a mia volta, era evidente la protuberanza nei pantaloni. Entrambi non trovavamo il coraggio di prendere una decisione; guardavamo quel telefono con le farfalle nello stomaco ed il cervello che stava per scoppiare, finché fui proprio io a rompere il ghiaccio e le dico che, se vuole, può incontrarlo e chiarire i diversi punti che ci vedono coinvolti. Le raccomando di non far parola sul fatto che so, di modo che possiamo chiudere quel gioco quando vogliamo, paventando la possibilità che altrimenti sarebbe stata costretta a riferirmi tutto, con le conseguenze che ne potevano scaturire a seguito della mia posizione di fidanzato geloso.
Lei mi guarda atteggiando il volto ad un sorriso: le brillavano gli occhi e subito risponde che sarebbe stato meglio se si fossero visti per discutere. L'appuntamento fu fissato l'indomani mattina, alle 10:00, nel parcheggio del centro commerciale. Lui, in quel periodo, aveva una golf. L'indomani mattina, Francesca gli manda un messaggio, con cui precisava che lo voleva vedere, prima di avventurarsi in un nuovo rapporto.
Quando vidi come si era abbigliata per quell'incontro, al solo vederla, il cuore mi si è fermato: forse è stato in quel momento che ho capito davvero quanto l'amassi
Aveva indossato una gonna a portafoglio di nabuk alla zingara, con sopra una camicia bianca, che lasciava intravedere un reggiseno bianco, merlettato. Ai piedi dei sandali tacco 12, capelli ricci neri, che le coprivano mezzo viso, una borsa a sacca ed occhiali da sole: un abbigliamento che non avevo mai visto.
Devo aver assunto un'espressione da ebete, perché, gratificata, mi ha baciato, mi ha guardato negli occhi e mi ha detto:
"A lui è così che piace vedermi vestita".
Quindi l'aveva fatto per lui? Nel momento dell'abbraccio, non ho avvertito, sotto la gonna, alcun segno di indumento intimo; non potevo crederci: sarebbe andata da lui, senza indossar le mutande?
Dopo qualche ulteriore raccomandazione su cosa dire, sale sulla sua Ypsilon e va all'appuntamento. Io comincio a girare come uno scemo, senza meta: guardavo ma non vedevo nulla, avevo la mente altrove.
Dopo circa un paio d'ore, mi perviene un messaggio con cui mi informava di essersi liberata e stava tornando. Le dico dove mi trovavo, lei arriva, io salgo sulla macchina e andiamo a mangiare qualcosa assieme. Quando son salito in macchina, mi son accorto subito che qualcosa era successo: era un po' trasecolata. Ci siam fermati in una paninoteca e, appena scesi, l'ho abbracciata, lei ha ricambiato e mi ha detto:
"Ma... mi ami davvero?" Per risposta l'ho baciata in bocca, infilando la lingua più in fondo possibile, poi le ho risposto: "più della mia vita".
Lei mi guarda e mi annuncia:
"Ho scopato con lui". Anche se me l'aspettavo, questa notizia mi arriva ugualmente come un pugno nello stomaco, ma, senza lasciar intendere nulla, le chiedo:
"Se l'hai voluto, va bene così! L'ha fatto senza violenza? Per quanto riguardano i miei sentimenti verso di te, non è cambiato nulla, anzi..."
Dopo aver mangiato un panino, ci rimettiamo in macchina e ci fermiamo in un parcheggio, dove lei, molto più rilassata, mi racconta che, dopo essersi visti, lei è salita sulla sua auto e, in primis, ha posto come limite invalicabile la nostra storia: non voleva perdermi per niente al mondo, che, adesso, stavamo progettando una vita assieme e, in tutto questo, lui non doveva esser d'alcun intralcio. Dopo che lei aveva finito di parlare, lui, con il suo solito sorriso beffardo, l'ha tirata a sé e le ha infilato la lingua in bocca; poi le dice:
"Sta tranquilla, voglio solo fottere con te" mentre la bacia, si apre i pantaloni e tirato fuori il cazzo, con prepotenza le abbassa la testa e glielo ficca in bocca. Lei perde tutta la sua determinazione e si lascia andare ad un pompino da infarto. Quando lui sta per sborrare, lei sa bene che deve stringere le labbra attorno alla cappella, per non fargli sporcare i pantaloni, altrimenti si sarebbe arrabbiato. Sempre col cazzo in bocca, ingoia tutto e poi lo ripulisce; lui distende il sedile e, dopo che si è tolto del tutto i pantaloni, le ordina di cavalcarlo. Quando lei gli sale sopra, lui s'accorge che non ha le mutande e le dice compiaciuto:
"Brava, vedo che non ti sei scordata chem quando vieni da me, devi esser pronta".
Dopo che se l'è chiavata per una buona oretta, la gira e le sborra sulla figa, poi annuncia che, la prossima volta che si vedranno, la porterà, come al solito, nella casetta in campagna, per poi riportarla al parcheggio.
Quando lei finisce di raccontare, eravamo entrambi al massimo della libidine e, senza dir niente, mi tuffo in mezzo alle sue cosce a leccare quella fica travolgente. Tutto si conclude con un 69 nei sedili posteriori.
La nostra storia andava avanti così: lei si vedeva con lui, ma, pian piano, gli incontri cominciarono a diradarsi, finché è finita del tutto.
Noi ci siamo sposati e, ogni tanto, ricordavamo quell'esperienza con una certa nostalgia. L'adrenalina e l'eccitazione che avevamo prima, dopo sposati, è venuta meno. Siamo caduti in una noia bestiale: si faceva sesso meccanico, più per bisogno fisiologico. Francesca, intanto, diveniva ogni giorno più bella e non le mancavano gli elementi che le facevano la corte, ma lei era come addormentata, non c'era più.
Un giorno, mentre eravamo in giro al centro commerciale, entriamo in un negozio di abbigliamento. Il titolare, un bel tipo sui 50 anni, brizzolato e con un fare da imbonitore, ci convince a comprare dei capi: un vestitino per lei, che era un amore vederglielo addosso, ma aveva bisogno di esser accorciato di un 10 centimetri; era sotto il ginocchio, ma lui è stato così convincente che Francesca si è decisa a dirgli:
"E dai... va bene, lo prendo! Ma me lo fa accorciare lei?"
Vedevo Francesca coinvolta a parlare con lui, sciorinando un'espressione abbastanza allegra. In quel periodo, avevamo anche preso in considerazione l'ipotesi di andar a visitare qualcuno dei club frequentati da tanta gente, per renderci conto di persona in cosa consistesse, se ne valesse la pena. Ovviamente, sia io che lei aprivamo spesso dei siti, da cui ci documentavamo su questa vita trasgressiva, ma non eravamo abbastanza convinti. Era quasi come se nulla ci intrigasse per davvero, ma, al vederla ridere e scherzare con quello del negozio, mi sembrò come se una scintilla stesse per appiccare un fuoco.
Ormai il tempo di quando lei scopava col suo ex, era passato da molto e, quando se ne parlava, non suscitava più nessuna emozione. Entrambi eravamo convinti che avessi accettato tutto per non perderla e, quando facevamo sesso, la foga che ci mettevamo era dovuta al semplice possesso, almeno così ci eravamo convinti, dopo aver letto qualche testo di psicologia.
Quando siamo usciti dal negozio, lui ha richiesto il numero di telefono onde avvertire quando il vestito sarebbe stato pronto per il ritiro.
Dopo un paio di giorni, il vestito era pronto; lui chiama mia moglie, informandola che può passare a ritirarlo e lei, senza dirmi niente, va da sola.
Più tardi mi racconterà che lui ha voluto che lo riprovasse e che è stato molto gentile. Nel retro bottega, aveva un camerino con una macchina del caffè ed un divano; ha voluto offrire un caffè a mia moglie, riempiendola di complimenti. Ormai si davano del tu e si son salutati con un bacio sulle guance. Avevano fatto passi da gigante nel feeling che si era creato fra loro e, quando la sera, me lo racconta, mi sale il sangue alla testa per una violenta eccitazione che, da tanto, non si verificava più.
Facciamo sesso, ricorrendo anche al bis, cosa che, quasi mai, era successo.
Passano un paio di giorni e lei mi confida che sta ricevendo su wzp, il buongiorno; che lei gli risponde e così prendono a chattare, finché lui la invita ad incontrarlo.
In quel periodo scopavamo come due fidanzati, inserendo nei nostri amplessi fantasie sempre più perverse, sul tipo che io potessi guardarla mentre scopava con lui, per poi partecipare.
Quando lui le manda il messaggio che intendeva vederla, decidiamo che può andare, ma che deve informarlo che io so tutto e che siamo una coppia aperta; se a lui sta bene, ok, altrimenti non se ne fa nulla.
Quando va all'appuntamento, lei aveva indossato il vestito comprato da lui, che avrebbe voluto incontrarla in un posto più isolato. Lei gli risponde di no, che sarebbe passata al suo negozio, verso la chiusura. Il caffè lo avrebbero preso nel retrobottega. Quando mia moglie arriva, c'era ancora una cliente; la commessa, appena vede la nuova arrivata, la informa che stanno per chiudere e lui, prontamente, invita la commessa ad andar via, in quanto avrebbe pensato lui ai clienti, come anche a chiudere il negozio. Una volta congedata la cliente, lui abbassa la saracinesca e la fa entrare nel retrobottega. Appena entrati, lui cerca di abbracciarla, ma mia moglie si limita ad un saluto, anche se desiderava molto di più. Anche lei era pronta a trasgredire: ormai era un desiderio ricorrente nei nostri amplessi. Mentre si gustano il caffè, lui le manifesta il proprio desiderio di averla; lei gli risponde che è possibile, ma a condizione che io fossi presente, in quanto eravamo una coppia aperta; che sono informato su tutto ed anche sul fatto che lei, in quel momento, era lì.
Lui rimane un po' sorpreso, nel mentre lei, sul divano, accavalla le gambe, offrendo una panoramica più che abbondante delle sue cosce, non senza far intravedere il triangolo bianco delle mutande.
Lui confessa di esser al corrente di coppie aperte, aduse al triangolo, di mariti guardoni, ma mai gli era successo di assumere il ruolo del terzo. Lei si alza e gli dice:
"Pensaci, se ti sta bene, si può provare a metter su un'amicizia particolare".
Quella mossa serve a far capire che è pronta ad andar via, ma lui l'abbraccia e bacia in bocca; lei ricambia e lui si azzarda a dirle che la desidera molto. Lei sorride e gli risponde che anche lei lo desidera, ma che tutto dovrà avvenire alla presenza del marito. Al che, lui, alquanto deluso, risponde che doveva pensarci, perché era preoccupato su quel tipo di gioco: non era certo di poterlo portare a termine, avrebbe potuto bloccarsi, senza riuscire a far nulla. Lei fa spallucce e se ne va, con la promessa di risentirsi.
Lui, nei giorni successivi, cerca di convincerla, con messaggi e chiamate al telefono, a vedersi da soli, almeno le prime volte, per poi, pian piano, entrare nella dinamica del triangolo. Lei si mostrava irremovibile; intanto, più passava il tempo, più desideravamo che questa esperienza si realizzasse, finché lui cede e dice:
"OK, ma ad un patto: dovremo vederci in una casa che ho in campagna: si tratta di una casa isolata".
Noi, per vero, avevamo pensato di invitarlo da noi, una sera a cena, ma, tutto sommato, forse è meglio così. Finora di noi aveva solo il numero di telefono e, forse, era meglio che non sapesse altro.
L'appuntamento fu fissato una domenica pomeriggio, subito dopo pranzo, perché, avendo anche lui una famiglia, era sua abitudine dedicarla a sé, per rilassarsi, senza dara adito a sospetti. L'incontro fu stabilito lungo la strada che conduceva in quel posto; lui passa con la macchina e ci fa segno di seguirlo. Quando arriviamo, di noi tre la più tranquilla era Francesca, perché, in realtà, noi maschi eravamo tesi come corde di violino: io, per la vergogna, avevo quasi perso la parola; lui non osava guardarmi negli occhi.
Ci fa accomodare in una stanza dove figuravano dei divani ed un mobiletto bar. Eravamo decisamente impacciati, comunque, pian piano, ci sciogliamo un po'.
Francesca chiarisce che anche per noi è la prima volta e che non conosciamo l'esito che avrà quella nostra prima esperienza, ma che siamo comunque animati da una grande voglia di provare e, fra un discorso e l'altro, in meno di mezz'ora, mostriamo tutti di esser più rilassati, parlando come vecchi amici.
Lui, rivolto a me, dice che, da quando abbiamo messo piede in negozio, si è sentito subito attratto da mia moglie; io non sapevo cosa dirgli, cosa fare, ma mi viene d'istinto alzarmi ed affacciarmi ad un balconcino, dando loro le spalle. Quel gesto è servito ad infondere nei due una qualche parvenza di intimità, che hanno subito sfruttato: dopo qualche minuto, il silenzio aveva inghiottito ogni cosa. Temevo che, se mi fossi voltato, avrei potuto spezzare l'incantesimo, ma, nello stesso tempo, desideravo vedere cosa stesse facendo mia moglie. Udivo dei mugolii e, quando non ho più resistito, mi son voltato e li ho visti che si baciavano; lui aveva la sua mano tra le cosce di mia moglie e le aveva infilato un dito in figa. Le farfalle hanno preso a farsi sentire nel mio stomaco e le tempie sembravano trasformate in tamburi che battevano colpi a ripetizione. Lui si gira, mi guarda e mi dice, con un sorriso che sa di sarcasmo:
"Se questo è ciò che vuoi, ora potrai vedere come te la fotto".
Francesca aveva appoggiato la testa sulla spalliera del divano e, scivolata un po' in avanti, aveva aperto le gambe per facilitare il lavoro delle dita di lui, che le rovistava la figa. Nel mentre, lui era scivolato in ginocchio fra le cosce di mia moglie, le fa alzare un po' il culo e le toglie il perizoma, per poi tuffarsi con la bocca sulla figa. Ci sapeva fare: vedevo mia moglie alzare al massimo le gambe, premendo il viso di lui contro la sua figa. Dopo circa venti minuti, lui si alza in piedi e lei, prontamente, gli allenta la cintura, gli abbassa pantaloni e mutande: aveva un gran bel cazzo, non troppo lungo, ma abbastanza spesso, e sotto un paio di coglioni molto grossi. Lei si tuffa su quel cazzo, prendendone più di metà in bocca. Entrambi non badavano più a me, era come se non ci fossi; non avevo la forza, né il coraggio di interromperli. Mi gustavo la scena, avevo portato dei preservativi e, quando lui le ha detto di girarsi per scoparla, mi son svegliato e gli ho imposto di indossare il cappuccio. Lui non ha fatto obiezioni e, dopo averlo messo, ha strofinato il fallo sulla figa. Dopo qualche istante, era dentro Francesca, che lanciava un urlo: forse era troppo stretta per quel cazzo che, di diametro, era il doppio del mio.
Lui, incurante della sua reazione, la tiene per i fianchi e comincia a sbatterla.
Dopo i primi potenti colpi, prende il regolare ritmo: se la scopava con più dolcezza, lentamente, facendole gustare al meglio la minchia che la penetrava a fondo. Di tanto in tanto, lui girava lo sguardo verso di me e, facendomi l'occhiolino, mi chiedeva:
"Ti piace?".
Dopo che se l'è scopata a pecora per più di 15 minuti, se ne esce, la fa alzare; le infila la lingua in bocca, le fa alzare una gamba sopra il bracciolo del divano e le infila ancora il cazzo in figa, mentre continuava a baciarla. Lei era partita, non mi vedeva più, collaborava al massimo, finché fu fatta distendere per scoparla a missionaria.
Lei gli chiede di sborrarle in faccia, quando sarà pronto. Lui, dopo circa 20 minuti di chiavata alla missionaria, se ne esce, si toglie il preservativo e si mette a cavallo sul suo seno, segandosi il cazzo. Diversi schizzi le raggiungono la faccia, poi glielo infila in bocca, culminando la chiavata con una gran bella ripulita di cazzo.
Dopo esserci sistemati tutti e tre, ci sediamo e parliamo quasi fossimo amici da sempre.
"Come prima volta, non c'è male; dovremo ripetere l'esperienza".
Mia moglie, andando via, mi guarda, ma non riesce a proferir parola, finché giungiamo a casa, poi si chiude in bagno e si fa la doccia. Sono fiducioso nel dialogo che avremo a sera, a letto; lei mi chiede se mi fosse piaciuto e quando le rispondo di sì, mi abbraccia e tiene a dormi che temeva di perdermi. Le chiedo perché mi dice così e lei risponde che ha provato degli orgasmi mai provati prima, che, nel momento in cui lui ha sborrato, avrebbe desiderato che le venisse dentro, per sentirlo fino al cervello.
Dopo che lei ha finito di parlare, le ho detto, abbracciandola:
"Godiamoci il momento, senza preoccupazioni; vivilo nella maniera che ritieni più opportuno, soprattutto al fine godere e, qualsiasi cosa desideri, realizzala per il tuo piacere e mio".
Lui, l'indomani, le manda il buongiorno e chiede di poter sentire la sua voce. Si parlano al telefono. Dopo mezzogiorno, quando rientro per la pausa pranzo, lei non lo informa che sono presente e mette in vivavoce: lui le chiede se è tutto ok, se io avessi avuto dei dubbi sul cederla alla passione di altri maschi e cosa avevamo fatto o detto, dopo che eravamo andati via.
Lei lo mette al corrente in maniera sommaria, senza scendere nei particolari. Poi lui le propone se fosse stato possibile vedersi da soli; lei, molto determinata, gli dice di no, che, se la voleva, dovevo sempre esser presente anch'io.
Si sentivano quotidianamente, anche in mia assenza e lei mi raccontava ogni cosa.
A volte si dimentica finanche di informarmi e, dopo qualche mese dalla prima volta, ci vien voglia ad entrambi di ripetere l'incontro. Questa volta organizziamo a casa nostra: lui trova un pretesto con la moglie e viene a cena da noi che, ovviamente, ci liberiamo da qualsiasi impegno e ci prepariamo all'incontro.
Francesca di mattina fa un bel giro: parrucchiere, estetista, depilazione e massaggio, che serve a caricarla di libidine.
Poi indossa un completino intimo, molto sexy, nuovo, ed un vestitino a tubino bianco, che metteva ancor più in evidenza lo splendore della sua abbronzatura.
Era da urlo nel suo tacco 12. Quando lui è entrato in casa, gli si sono illuminati gli occhi. Dopo avermi salutato, senza nemmeno guardarmi, saluta lei, mettendole un braccio dietro la schiena e stampandole un bacio in bocca. Lui aveva indosso dei pantaloni di lino color panna ed una camicia scura con maniche rivoltate. Per non far troppa fatica in cucina, Francesca aveva preparato una cena fredda, con del pesce crudo ed un buon vino bianco. Lui si era premurato di portare del gelato.
Mentre eravamo a tavola, si apre il discorso sul nostro gioco trasgressivo; lui ci dice che, in questo periodo, si era molto documentato ed aveva scoperto tutto un mondo, dietro quei giochi. Aveva scoperto siti su cui tante persone erano iscritte e aveva anche avuto modo di conoscere, virtualmente, delle coppie, ma aveva chattato solo con i mariti. Nel mentre, finito di cenare, mia moglie ci invita a spostarci in salotto. Ci trasferiamo lì, lui e Francesca si siedono sul divano più lungo, ma mi accorgo che i dialoghi stavano languendo; allora mi alzo, proponendo un caffè. Mia moglie, con il suo solito sorriso malizioso, mi fa l'occhiolino e mi dice:
"Ci pensi tu, amore?" Io mi alzo e vado, mentre sento lui che sbotta:
"Finalmente, ce n'è voluto per fargli capire di lasciarci soli".
D'improvviso non ho più sentito volare una mosca; son entrato in cucina ed ho atteso un bel po', per rientrare con il vassoio ed il caffè. Quando lo faccio, vedo mia moglie accucciata tra le gambe di lui, intenta a fargli un pompino. Lui era con la testa adagiata all'indietro e, con la mano sulla testa di Francesca, le dava il ritmo alla pompa; lei, quando è in vena, esegue pompini da infarto e, in quel momento, credo che ci stava mettendo tutta la sua bravura.
Si ripete la scena della prima volta, ma stavolta gli permettiamo di scoparsela a pelle. Dopo un po' di cambiamenti di posizione, lei ha voglia di ingoiare tutto e permette di farsi sborrare direttamente in gola; vedevo le contrazioni del cazzo dentro la sua bocca ed i coglioni che, ad ogni schizzo salivano come se stessero sparando, dentro la bocca di Francesca. Lui, in quel momento, le teneva la testa pressata sull'inguine, provocandole anche forme di conati e lacrimazione agli occhi; sul tavolo c'era un bicchiere vuoto, quando lui la lascia, lei sputa parte della sborra dentro il bicchiere.
Non era stata capace di ingoiarla tutta; ora sono entrambi riversi sul divano, distrutti.
Lei gli dice: "Sei un porco, mi stavi soffocando" e lui se la ride, rispondendo:
"Dovevi mandar tutto giù e respirare col naso; se per il futuro farai così, vedrai che ce la farai a bere tutto".
Quando lui va via, mia moglie va in bagno a darsi una ripulita. Non ci ricordiamo del bicchiere con quel sorso di sborra, finché non torniamo sul divano; è allora che vedo lei che lo prende in mano e, dandogli una scossa come a miscelarlo, lo annusa; mi fa salire la voglia nel cervello e mi viene spontaneo dirle:
"Perché non lo finisci?" lei prende il suggerimento come un sfida e lo manda giù tutto d'un sorso. Non resisto più e me la scopo facendole svettare le gambe per aria, sborrando anche l'anima dentro di lei.
Con questo tipo, la relazione è durata quasi un anno: in tutto ci siamo visti una decina di volte, poi abbiamo cominciato a frequentare un prive', dove abbiamo conosciuto delle coppie e, in breve tempo, siam divenuti elementi esperti del giro, conoscendo sia singoli che coppie, con cui sfogare la nostra perversione.


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