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I peccati della signora "perbene" 5 - II parte


di cuckold211
16.07.2018    |    8.519    |    1 9.9
"Vede? - così dicendo appoggiò una mano sui pantaloni di Franco..."
L'ADOLESCENTE
A volte Liliana, mentre era in casa da sola, intenta a riordinare, andava con la mente alle sue varie avventure.
Da un lato era contenta di aver acquisito un congruo numero di esperienze, ma, nel contempo, nutriva, in fondo al cuore, un rimpianto inespresso: quello di essere rimasta solo un labile ricordo nella memoria dei suoi amanti occasionali.
Ecco affiorare il supremo egoismo femminile, che vorrebbe afferrare tutto nella vita e non perdere nulla. In poche parole, la totale libertà e, insieme, la persistenza nella mente degli altri, eppure... a parte quelli che erano stati come meteore, c'era chi, come Michele, Rosario, Antonio, Attilio, il prete, Simone, erano profondamente invaghiti di lei e, addirittura, alcuni avrebbero voluto sottrarla al suo Franco.
Essi, di tanto in tanto, facevano visita a Liliana durante la mattinata, sapendo che il marito era al lavoro e poter, così, soddisfare, oltre gli istinti primordiali del sesso, quella parte sentimentale che riempie di orgoglio sia chi dà che chi riceve.
Non era neanche raro che, mentre uno di quegli amanti era da Liliana, ne giungesse qualche altro e quella meravigliosa femmina era lì ad accoglierli entrambi, senza alcuno scrupolo.
Ma Simone... chi era Simone?
Era il figlio adolescente, forse 16enne (?) della signora Anna, che occupava l'appartamento al piano sopra il suo e, a fronte strada, aveva un terrazzino di fianco.
Liliana si era accorta che, quando usciva sul proprio terrazzo, vuoi per sciorinare il bucato su uno stendino rivolto proprio verso quello della signora Anna, o per spazzare, o anche solo per affacciarsi sulla strada sottostante, Simone la osservava con cupidigia ed ella, stuzzicata nella sua civetteria, per provocarlo ancor più, avendo i seni liberi sotto il camicione, spesso faceva in modo che il ragazzo glieli potesse guardare per bene ed a lungo.
Una volta il ragazzo, eccitato all'inverosimile, osò tirar fuori dai pantaloni il pene (e che pene!), masturbandosi davanti a Liliana (tempo dopo saprà da Anna che più volte era stata costretta a ripulire il terrazzo dallo sperma del figlio).
Inutile dire che, da quel momento in poi, Simone aveva invaso la mente di Liliana, tanto più che tra i suoi sogni figurava proprio quello di poter fare da nave scuola, di guidarlo per mano e trasformarlo in maschio sicuro delle sue doti, che erano davvero tante e lodevoli: un ariete selvaggio, ostinato, duro, resistente, caldo, dolcissimo, prepotente, tenero, affascinante.
Furono queste le considerazioni che Liliana ebbe a fare la prima volta che, incontratolo sul pianerottolo, se lo portò in casa.
Poco dopo era in ginocchio, davanti a lui, e ammirava, con sorpresa felicità, quel membro che sembrava aver assunto proporzioni gigantesche.
Egli, dall'alto, vide le mammelle libere di Liliana sotto il vestito e gli sfuggì di dire:
"Quante seghe mi son fatto sulle tue tette!" e lei "Ti piacciono proprio, vero? Vieni con me... potrai godertele quanto e come vorrai".
Così dicendo lo condusse in camera, ove fu nuda in un battibaleno.
Il giovane la imitò e, un po' vergognoso, si mostrò nella sua completa nudità.
Appena le fu accanto, diresse la sua attenzione verso le mammelle frementi; la bocca si spalancò sui capezzoli, evitando di prenderli fra le labbra, per consentire alla lingua di guizzare velocemente attorno alle areole.
Liliana dovette, quindi, prendere atto che l'atavica voce della carne aveva infuso in Simone una precisa intuizione sui preliminari del piacere: stupende sensazioni la avvolgevano e travolgevano, mentre scosse di libidine le attraversavano il corpo, concentrandosi sulla sua femminilità, che emetteva oscenamente vischiosi umori.
Dopo interminabili minuti, in cui le mani del giovane la percorsero tutta, Liliana avvertì la cima del punteruolo farsi spazio fra la peluria ed affacciarsi all'ingresso della vulva anelante.
"Mi fai morire - disse Liliana - presto, dammelo tutto".
Perciò, con impeto, sollevò il bacino, riuscendo ad assorbire la sommità del pene nel condotto più che accogliente della vagina: il glande urtò disordinatamente contro le pareti e le mucose esacerbate, finché l'intero tronco aderì completamente alla matrice lubrificata, schiacciandosi contro l'utero.
"Che bello!" ebbero ad esclamare entrambi contemporaneamente.
Liliana tremando, abbracciò il ragazzo con il massimo trasporto, cercandogli la bocca, succhiandogli la lingua, mentre le gambe andavano a cingergli le reni; si dimenava come un'ossessa, Liliana, e gli mordeva le labbra, folle di felicità.
Da quella volta il giovane puledro non perse occasione per presentarsi in casa di Liliana ed affondare nelle sue intimità.

La cosa non sfuggì alla mamma che, incontrata Liliana in ascensore e ricevuto l'invito a prendere un caffè da lei, espresse certe sue considerazioni: si complimentò, innanzitutto, sulla tonicità del suo corpo e di come i suoi seni stessero su, sebbene privi di reggiseno; che certamente suo figlio era stato conquistato da quelle meraviglie per averlo sorpreso a masturbarsi sul terrazzo, guardando lei, intenta ad innaffiare le piante; poi si vedeva costretta a dover ripulire tracce spermatiche che imbrattavano pareti, pavimento e ringhiera del terrazzino, finché... come per magia, più niente... cosa sarà cambiato?
Infine, bevendo il caffè, concluse: "Spesso, la notte, la sento, signora, e penso che lei è fortunata ad aver un marito così esuberante. Purtroppo il mio dorme ed io, turbata dai vostri gemiti, resto tutta la notte a girarmi nel letto, senza poter prendere sonno".
In effetti le sedute di piacere di Liliana e Franco, non più di due a settimana, in quanto ricorrevano a godute fuori casa, erano vere e proprie orge, durante le quali la coppia raggiungeva più d'un orgasmo.
"Cosa ne pensi, Franco - chiese Liliana - quella donna... non è triste saperla insoddisfatta? dev'essere libidinosa... la invitiamo qualche sera?"
In realtà, nella mente di Liliana, al di là del proprio sogno inconfessato, aveva preso corpo lo scopo di zittire la donna a proposito del figlio, coinvolgendola in qualcosa di moralmente censurabile.
Fu così che, una sera, la invitarono a prendere il caffè da loro.


LA SIGNORA
Era una signora bionda, magra e lunga, con una pelle chiara e le efelidi sul viso. Prese il caffè seduta sulla poltrona di fronte al divano dove erano Franco e Liliana.
"Sai, Franco, che noi diamo scandalo? - disse Liliana - Mi diceva la signora che qualche volta sente i nostri gemiti d'amore. Vero, cara?"
La signora arrossì violentemente; non si aspettava evidentemente che Liliana fosse così diretta e parlasse di certe sue confidenze così, con lei presente, davanti al marito.
"Sa di chi è colpa, signora? - proseguì Franco - La colpa è di mia moglie che è una donna troppo sensuale, per non farsi desiderare da morire".
"Cara - riprese Liliana - non creda. Si è sempre in due a far l'amore. Vede? - così dicendo appoggiò una mano sui pantaloni di Franco.
"Vede? Il mio uomo è sempre così. Franco, dì la verità che sei eccitato! Eccolo qui........., eccolo qui il mio maschiaccio!"
Liliana fece seguire alle parole i fatti: aprì la patta dei pantaloni e faticò ad estrarre il pene già duro di Franco; la signora Anna, la bionda, lo eccitava; quelle efelidi erano il segno di una pelle sensibile; quegli occhi quasi sbarrati, che adesso guardavano la verga, avevano qualcosa che turbava.
Liliana, molto sfrontatamente, si accucciò a leccare il cazzo in modo che Anna vedesse chiaramente tutto.
Ella esitò qualche attimo, poi, presa a sua volta, di fronte a Franco divaricò pian piano le cosce e sollevò la sottana.
Aveva mutande nere che risaltavano sulla pelle bianchissima. Le scostò con la mano e rese distintamente visibile il lungo taglio, leggermente sporgente, della sua fica.
Cominciò ad accarezzarsi mormorando: "Magnifico, come siete belli... che porcelli che siete!"
Liliana smise di leccare Franco: "Cara - disse - anche tu sei bella e piaci a mio marito... vieni, vuoi leccare un po' il suo cazzo?"
Anna si alzò dalla poltrona e si avvicinò a loro senza abbassar la sottana e senza togliere la mano di tra le cosce.
Si accovacciò vicino a Liliana, che le offrì il membro di Franco, già bagnato della sua saliva.
"Tesoro - disse Liliana alla donna - leccalo pure che, sono certa, ne hai tanta voglia".
"Sì - disse la bionda, ormai senza più alcun ritegno - ne ho tanta voglia... amo il cazzo più di qualsiasi cosa al mondo".
"Leccalo, mia cara, leccalo quanto vuoi, tieni. Potrai venire quando vorrai da noi: sarai la nostra amante e noi ti ameremo".
Così dicendo le sfilò le mutandine nere, le allargò bene le gambe e cominciò a leccarla, lentamente.
La bionda emise un gemito, baciò Franco ancora per qualche istante, poi guardò, con occhi sbarrati, quella donna, la moglie di Franco con la testa stretta fra le sue cosce.
"Tesoro, tesoro, amore caro - sussurrò Liliana - sei stupenda ed hai un sapore dolcissimo".
Liliana estrasse il viso e rivolta a Franco gli disse: "Ora tocca a te... falle sentire il tuo cazzo dentro la fica... dalle quei piaceri che dai anche a me... falla esplodere".
Franco si distese sul divano ed Anna lo cavalcò, mentre Liliana, con le labbra ancora bagnate dagli umori della donna, prese a baciarla intensamente.
Il corpo di Anna fu colto da intensi fremiti... era tutto un tremore quasi avesse brividi di freddo, mentre sentiva quel membro affondare tra le sue mucose febbricitanti ed, allo stesso tempo, succhiava dalla bocca di Liliana quello che era il suo sapore.
Erano due donne che si amavano, si stringevano i seni l'una contro l'altra, si baciavano, si accarezzavano come amanti, si mormoravano parole d'amore.
A Franco, quale strumento per solleticare ancor più la loro cupidigia, non restava che ammirarle nelle loro effusioni.
Vennero tutti e tre contemporaneamente, urlando.
Non è possibile descrivere con parole adatte quella scena meravigliosa, fatta di un erotismo più unico che raro.


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