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Lo sai che non puoi


di cuckold211
01.07.2020    |    6.398    |    11 8.6
"Mi alzo, prendo fra le mani le calze odorandole, accarezzo il reggicalze, avverto brividi..."
Il racconto che leggerete qui di seguito non è mio, perché mi è stato donato dall'amico nick "osservatore53". Egli ha tenuto a precisare che la storia era stata pubblicata su altro sito, ma non aveva ottenuto il favore sperato. Per cui mi ha autorizzato a pubblicarla, dandomi il suo consenso anche ad integrarla o rimodularla secondo i miei gusti. Poiché trovo che essa sia interessante per gli spunti che offre, qui di seguito la riporto nel suo testo integrale, ma, a questa, seguirà una seconda parte dal titolo "Un dejavù" che, partendo dagli stessi presupposti, si sviluppa in maniera diversa. Ai lettori...."l'ardua sentenza".

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Sono passate le tre, quando la sento rientrare. Si è tolta i tacchi, cercando di
non far rumore; entra nella nostra camera e si spoglia lentamente.

Faccio finta di dormire e mi chiedo: come può pensare che io dorma veramente? Sicuramente sa che la mia è solo una finta; avverte che la osservo di nascosto, con gli occhi semi chiusi, mentre si sfila la gonna, togliendosi la camicetta, sgancia il reggicalze, sfilando le calze, senza sganciarle dagli elastici e lasciando il tutto poggiato sulla poltrona in bella vista; lei sa della mia passione per le calze: una volta, scherzando, me le ha fatte indossare; che bella sensazione!

Faccio appena in tempo a scorgere il completo nero, che le ho regalato per il suo onomastico, che scappa in bagno; la sento farsi una doccia veloce.
Mi alzo, prendo fra le mani le calze odorandole, accarezzo il reggicalze, avverto brividi.
Non riesco mai a dormire, quando lei esce con Massimo; da due anni è il suo nuovo amante; lei sostiene che non dovrei pensarci o, perlomeno, cercare di non pensarci.

La sua soddisfazione la noto nel suo sorriso; nell'immaginarmi a casa ad attenderla sveglio, logorandomi e pensandola fra le braccia del suo amante, molto più dotato di me, che la fa godere, quello che io, ormai non riesco più a fare, e per questo la lascio libera fra le braccia di altri.
Daniela ha capito la mia indole e, a modo suo, mi fa godere, umiliandomi e facendomi soffrire; amo questa donna, che mi ama a sua volta.
Quando torna in camera, fingo ancora di dormire; è un gioco con delle regole non scritte; solo un gioco, dolce e crudele, allo stesso tempo.
Amo mia moglie; la vedo nuda e.... bellissima.
Cerca un paio di mutandine ed una maglietta, per venire a sdraiarsi vicino a me, al mio fianco.

Si stende sul letto ed inarca la schiena per infilarsi le mutandine bianche; seduta, si infila una maglietta e, girandosi verso di me, mi sfiora appena la fronte con un bacio.
Fingendo di svegliarmi, mormoro assonnato un "ciao amore ..."
Lei si gira dall'altra parte, sussurrando "dormi amore, è tardi".
"Tardi"?! Serve a sottolineare, forse involontariamente, quello che entrambi sappiamo. Che è stata fino a tardi dal suo amante, come capita spesso.

Il cazzo mi pulsa, le labbra secche, i miei pensieri la vedono che fa godere Massimo con la bocca; l'immagino con la fica piena di sborra, come potrei dormire?!
Mi avvicino a lei da dietro, la bacio sul collo, facendo scivolare la mano, sui fianchi.
Lei si gira, supina "cosa fai amore?"
La bacio sperando di trovare le tracce dell'altro, ma, come sempre, profuma di buono, di quell'ingenuità che, in definitiva, non ha mai avuto.

Mi sorride e la sua lingua accarezza le mie labbra per un secondo.
La mia mano ora è sul suo sesso; l'accarezzo da sopra le mutandine di cotone; lei abbassa il lenzuolo per scoprirsi e allarga appena le gambe.
Si fa ammirare nella penombra, sorridendo e chiedendomi:
"Che c'è, amore?"
Domanda oziosa.
Non rispondo, ma le sfilo le mutandine.
Lei lascia fare, mentre lo sguardo le corre sul mio cazzo che, duro, le sfrega su una coscia.

Mi piego, baciandole l'ombelico, scendo verso il suo sesso.
Lei mormora in tono languido: "dai... smettila; non è il caso".
Il mio cuore accelera; mi alzo mettendomi in ginocchio tra le sue gambe.
Impugno il mio cazzo, mentre mi esce un sommesso,"posso"?
Ecco, è in quell'attimo che il suo sorriso, attraversato da un lampo di dolce perversione, scosta la mano con cui giocava con i suoi capelli sul cuscino e la fa scendere a nascondere e proteggere il sesso; non per pudore, ovviamente, e dice:
"Sai che non puoi".
Mi rendo conto, che è una barriera insuperabile.
Non è finita. Sempre con quel suo sorrisino, che non ammette repliche, Daniela mi dice:
"Lo sai che non mi va di vedere i tuoi spettacolini, amore; vai in bagno...."

Abbasso la testa, come al solito, sconfitto.
Lei torna a distendersi e, inarcando nuovamente la schiena, si rimette le mutandine, mentre emette un sospiro assonnato; io mi alzo e, sempre con il cazzo duro, esco dalla stanza e mi dirigo in bagno; stavo chiudendo la porta, sconsolato, per l'ennesima volta, quando sento la voce di Daniela, che mi informava:
"In bagno ti ho lasciato le mutandine che indossavo stasera, farcite di un pensiero per te, anche da parte di Massimo.... puoi annusarle e leccarle, amore".


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