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Gay & Bisex

Knut Bauer e i 40 stalloni (1)


di crigio
04.01.2015    |    10.083    |    1 9.4
"Inserisco la chiave nella piccola toppa e apro lo sportellino..."
Di ritorno dal lavoro, apro il portone e mi avvicino alla cassetta della posta. All’interno sembra che ci sia qualcosa.
Inserisco la chiave nella piccola toppa e apro lo sportellino. Per poco la busta che vi è contenuta non cade a terra. La afferro e mi accorgo immediatamente che contiene qualcosa di rigido. Sembra un cd… Sì, è proprio un cd.
Salgo per le scale e, giunto al piano, apro la porta di casa. Lascio cadere la ventiquattrore sul pavimento, mentre con l’altra mano rigiro la missiva, incuriosito. Vado in salotto e mi accomodo sul divano. Apro la busta e dentro c’è esattamente quello che avevo immaginato, accompagnato da un biglietto.
“Solo per te. Knut”, c’è scritto. La mia curiosità cresce esponenzialmente. Accendo il lettore dvd e inserisco il disco. Prendo il telecomando e digito “play”.
L’inquadratura iniziale riprende un’automobile sportiva che si avvicina. Tuttavia, non arriva oltre la telecamera, perché a qualche metro di distanza comincia a fare le bizze. Il conducente accosta al marciapiede e prova a riavviare il motore, che però non ne vuole sapere di ripartire. Allora, il tipo apre lo sportello e scende: a quanto pare si tratta di Knut, vestito con una maglietta attillata e un jeans che non lascia molto all’immaginazione, sia davanti che dietro. Esamina l’auto con fare nervoso, prende il cellulare e sbuffa: probabilmente ha la batteria scarica. Poi si guarda intorno, adocchia qualcosa e ci va incontro.
Segue l’inquadratura di quello che riconosco essere l’ingresso del bar di Andrea. Knut entra e partono i titoli di testa. Il sottopancia mi dice che il mio amico è il protagonista del film che stiamo per vedere e che il film si intitola “Knut Bauer e i 40 stalloni”.
Mi sento inspirare profondamente di sorpresa: adesso credo proprio che rimarrò incollato allo schermo fino alla fine. La telecamera si sposta sulla sala, vuota, ad eccezione di un tale seduto su uno sgabello al bancone e del barista, entrambi neri. Il primo indossa una canottiera molto scollata che lascia intravvedere i capezzoli, uno, il destro, ornato da un piercing, e mette in evidenza la sua muscolatura debordante. Sotto, un pantalone di pelle tiene a malapena le cuciture, tanto sono grosse le sue cosce. Le grinze nel tessuto mostrano la sua mole possente ed esplosiva.
Il barista, invece, è a torso nudo, come tutti i dipendenti di questo bar sono di solito. Anche lui ha un fisico definito, ma meno prorompente del cliente. Sta asciugando dei bicchiere e, quando vede entrare Knut, gli lancia uno sguardo torvo. Il tedesco si siede al bancone e chiede se può fare una telefonata, dicendo che il suo cellulare è andato. Il barista gli porge un cordless e, quando si rigira, il sottopancia mi rivela che si chiama Olly.
Quindi, la telecamera si sposta sul cliente: anche qui l’inquadratura si trattiene un po’ e un’altra scritta mi dice che l’energumeno è Rico. Knut fa la sua telefonata, chiamando l’assistenza stradale. Poi, ordina qualcosa da bere: mentre tiene il bicchiere, Olly gli versa un drink. Tuttavia, il mio amico pare distratto e il bicchiere si piega di lato e lascia scivolare tutto il suo contenuto sul bancone, fino ad arrivare al braccio di Rico. L’energumeno salta sullo sgabello come una furia e in un attimo è addosso a Knut. Lo afferra per la nuca e gli sbatte il capo sul bancone. Il barista, spaventato, si fa indietro urtando le bottiglie sullo scaffale, che per poco non cadono a terra.
“Che intendi fare, stronzetto?”, urla Rico. “Lo sai che mi ha sporcato?”.
“Ti… ti chiedo scusa… non volevo…”, prova a giustificarsi Knut.
“Non volevi, eh?”, ripete Rico. Poi, rivolgendosi al barista, continua: “Non voleva, dice!”. Quindi, torna a sbraitare contro Knut: “Ora pulisci tutto, chiaro!”, e gli mette il braccio vicino alla bocca. Il tedesco fa uno sguardo interrogativo e sembra non capire. “Devi leccare, signorino! Capito!”. Knut annuisce quel poco che può e poi schiude le labbra ed estrae la lingua raggiungendo l’avambraccio di Rico. “Bravo, così”. Mentre la lingua prosegue il suo lavoro, gli occhi di Knut cercano Olly, come se chiedesse aiuto. Quello, però, rimane al suo posto e sghignazza. Il tedesco, allora, lo squadra da capo a piedi e si sofferma a metà del suo corpo.
“Che c’è?”, chiede Rico. “Che guardi? Ah! A quanto pare, al signorino piace quello che hai tra le gambe!”, sottolinea, seguendo la linea dello sguardo di Knut.
Effettivamente, il rigonfiamento sotto i pantaloni del barista è molto allettante e gli occhi del tedesco, ancora pressato sul bancone, sembrano apprezzare molto. Olly si avvicina e porta una mano al pacco: “E’ questo che ti piace, eh?”, gli chiede. Poi, con entrambe le mani, libera il bottone e abbassa lentamente la cerniera. Sotto non c’è traccia di mutande, ma solo di un salsicciotto nero che si allunga verso sinistra e di cui non si riesce a vedere la fine, almeno finché con due dita non libera anche quello lasciandolo penzolare tra le cosce. A questo punto, gli occhi di Knut si sgranano ancora e non sembra più spaventato, ma piuttosto bramoso di avere al più presto per sé tutto quel ben di Dio.
“A quanto pare, avevo ragione!”, interviene soddisfatto Rico. “Dai, avvicinaglielo alla bocca! Vediamo che fa!”. Olly esegue e sbatte letteralmente quel tronco di carne sul bancone. La cappella arriva proprio alle labbra del tedesco. Rico leva il braccio e la lingua del mio amico adesso lappa la testa di quel meraviglioso cazzone. Le sue labbra si protendono e inghiottono il glande, succhiandolo con voluttà. D’improvviso, si ode un colpo sordo: Rico ha sculacciato Knut. “Che troietta succhiacazzi che sei!”, lo insulta, mentre una sua mano si insinua nei suoi jeans e raggiunge rapidamente il culo. Il tedesco emette un gemito: forse le dita di Rico hanno trovato la sua rosellina.
“Merda! Ma sei un forno!”, sbotta l’energumeno, esaminando con la mano il solco. Con l’altra, abbandonata la testa del mio amico, ormai dedito a ciucciare la minchia del barista, sbottona i jeans di Knut e li tira giù, scoprendo in men che non si dica le chiappe muscolose e rotonde del tedesco. “Wow! Qui c’è da divertirsi!”, esclama Rico, ammirando il culo di Knut, il quale, nel frattempo, si allunga sul bancone per cercare di ingoiare più cazzo che può. L’energumeno si posiziona dietro Knut e si accovaccia, massaggiandogli le natiche: le stringe tra le dita e le divarica. Quindi, vi immerge la faccia in mezzo, iniziando a grufolare come un maiale. Il mio amico, colto di sorpresa, sputa la verga e rantola di gusto, sorridendo ad occhi chiusi per il piacere che sta provando. Olly, però, non gradisce l’interruzione e allora lo afferra per i capelli e gli risbatte in gola il suo attrezzo. Knut non se ne dispiace di certo e riprende a succhiare con avidità. Le sue guance si gonfiano sotto la pressione dello stantuffo: Olly lo sta letteralmente scopando in bocca e le dita del tedesco strette intorno al bordo del bancone dimostrano che sta godendo davvero.
Rico si stacca per un momento dal culo di Knut per riprendere fiato e la sua espressione è chiara: con gli occhi semichiusi e le labbra protese esprime profondo apprezzamento per le doti fisiche del mio amico. Poi, si succhia un dito e lo passa nel solco, strofinando sempre più velocemente. La rosellina di Knut si rilassa e l’energumeno può affondare la falange nel suo sfintere.
“Oooooohhhhh!”, mugola il tedesco, mentre il cazzo di Olly continua a scivolargli dentro e fuori la bocca. La sua schiena si inarca e le chiappe di schiudono ancora.
“MMMMM! Ti piace, non è vero?”, gli chiede Rico, provocatoriamente.
“MMMMMM!”, geme lui, di rimando, annuendo col capo. Il negrone lo interpreta come un incentivo e aggiunge un altro dito. Uno strillo acuto di Knut indica che anche quello è entrato, mentre la bava che gli cola dagli angoli della bocca segnala che il piacere sta aumentando. Lo stantuffo nel culo accelera e il corpo del mio amico comincia a scuotersi: dimena i fianchi e va incontro alle dita di Rico, cercando di procurarsi via via più godimento. Una sua mano abbandona il bordo del bancone e afferra la base dell’asta di Olly. Inizia a masturbarla, mentre la bocca continua a lavorare la parte superiore. Il barista, con le braccia lungo i fianchi e la testa reclinata si bea del servizietto e la sua minchia sembra prendere davvero vigore, adesso.
Rico la guarda e commenta: “Ehi, amico! Sembra che te la stia godendo!”.
“Puoi dirlo forte… mmmhhhmmm!”, risponde quello, tra un gemito e l’altro.
“Se vuoi, puoi fartelo per primo! Secondo me è pronto!”.
“O… ok… uff!”, e con uno strattone sottrae l’asta a Knut, salta il bancone e si porta alle terga del mio amico. Rico, invece, si accomoda su uno sgabello lì a fianco per godersi la scena. Si china sul tedesco e gli sussurra: “Ora il mio amico ti farà provare il vero piacere. Preparati!”, e ride a squarciagola. Le mani di Knut tornano a stringere il bordo del bancone, forse spaventato dall’ingresso di quel cazzone nelle sue viscere.
Il glande sparisce tra le chiappe del tedesco, mentre quelle di Olly si contraggono nel tentativo di penetrare il mio amico. Gli occhi di Knut si sgranano e la bocca si spalanca: sfiata e si abbandona alla pressione di quell’enorme minchia. Man mano che gli entra il corpo il suo capo si solleva e si guarda intorno, quasi cercasse una via di fuga. La corsa della verga sembra non avere fine: Knut inizia a lamentarsi, forse perché l’asta deve aver raggiunto la massima profondità, nonostante Olly continui a spingere. Quando finalmente il ventre del barista tocca le natiche del tedesco, il corpo dello stallone si adagia su quello della troia, si avvinghia a lei e comincia a pistonarla, dapprima lentamente, poi sempre più veloce. L’inquadratura da dietro fa ben vedere il palo d’ebano entrare ed uscire quasi completamente dallo sfintere del mio amico, che bela come una pecora montata dal suo ariete.
Intanto, Rico, seduto sullo sgabello, si accarezza con insistenza il pacco, che si gonfia tanto che deve per forza slacciare i calzoni. Prima il bottone, poi la cerniera, e d’un tratto una proboscide di proporzioni inaudite balza fuori in tutta la sua prorompenza. L’asta è grossa come ne ho viste poche, e termina in una cappella più piccola che impallidisce in confronto alle dimensioni del resto dell’attrezzo. E’ ancora molle, nonostante lo spessore, e penzola tra le gambe dell’energumeno che se lo trastulla senza distogliere lo sguardo dalla scena che si sta svolgendo sotto i suoi occhi.
Olly sembra non avere limiti di resistenza: sta stantuffando gli intestini di Knut da almeno dieci minuti a ritmo costante senza mostrare segni di cedimento. Adesso è perfino salito più su, appoggiando tutto il peso del suo corpo su quello del tedesco. I suoi piedi non toccano più terra e scopa il mio amico con il solo movimento del bacino, che tuttavia è di sicuro effetto, sia per chi guarda che per chi lo subisce. Infatti, quell’“in & out” perfetto che gli sta praticando mi sta eccitando tanto che sento un brivido scendere giù lungo la schiena, fino al mio buchetto, che si rilassa e si dilata. Knut, d’altro canto, gode come una vacca, tanto si agita su quel bancone, chiedendo sempre più cazzo.
D’un tratto, Rico smonta dallo sgabello e si accovaccia dietro gli altri due: toglie le scarpe a Knut e poi gli leva anche i jeans, permettendogli così di divaricare meglio le gambe e ricevere più agevolmente i colpi di Olly. Poi, anche lui inizia a spogliarsi: prima la canottiera, e i suoi pettorali esplodono in tutta la loro potenza davanti all’occhio della telecamera che non risparmia neanche un centimetro di quelle membra appetitose. Quello che poco fa era solo un brivido lungo il mio corpo, adesso è diventato un tremore vero e proprio, se non addirittura desiderio di avere quel colosso tutto per me.
Poi, Rico si sfila i pantaloni, rimanendo completamente nudo. Il cazzo è diventato ormai duro e punta dritto davanti a sé. Dando uno schiaffo su una chiappa ad Olly, gli fa: “Dai, amico! Lasciane un po’ anche per me!”.
“O… ok… uff!”, risponde quello, estraendo lentamente il cazzo dal culo di Knut. Il mio amico sembra in trance: quasi non si accorge che Rico lo sta facendo girare sulla schiena e gli sta aprendo le gambe. L’energumeno gli si mette in mezzo e punta la verga tra le sue chiappe. Mentre lo stallone spinge per entrare, Knut si risveglia e alza il capo, sgranando di nuovo gli occhi. Man mano che Rico gli entra in corpo, il suo busto si solleva, finché con le mani raggiunge le sue spalle. Si aggrappa e con gli occhi quasi lo implora di fare piano. Il negrone, ovviamente, non ne ha la minima intenzione e, anzi, forse non riuscendo ad effettuare la penetrazione, dà un colpo secco, dilaniando l’anellino del mio amico.
Knut lancia un urlo straziante e lascia andare la presa sulle spalle di Rico. Si accascia sul bancone e si dimena cercando di sfuggirgli. Olly, che nel frattempo è tornato dietro il bancone, lo tiene fermo appoggiandogli le mani sul torace, cosicché Rico può sbattersi il mio amico senza curarsi di quello che prova.
“Smettila di agitarti così!”, gli ordina l’energumeno. “Vedrai che tra poco ti piacerà! Tanto è per questo che sei entrato qui, no? Era questo che volevi, PUTTANA!”, gli urla contro, alla fine, assestandogli l’ennesimo affondo.
“No, nooooooooooo!!!!”, protesta il tedesco. Allora, Rico, notando che quello continua a provare dolore, si sputa su una mano e gli massaggia la rosellina martoriata, rallentando per un momento la monta. Knut sembra calmarsi e le urla si trasformano in mugolii e poi in gemiti. Olly, approfittando della testa penzoloni oltre il bordo del bancone, gli dà il suo cazzo da succhiare e così il mio amico sembra cominciare a godere di nuovo.
“Ecco, così, bravo! Adesso possiamo ripartire!”, annuncia Rico, che afferra le cosce di Knut e dà un colpo secco. Il suono del suo ventre contro le chiappe del tedesco fa eco in tutta la sala e arriva forte e chiaro attraverso i microfoni.
Poi, l’inquadratura si allarga e dalla porta del bar entrano due tipi, neri anche questi, in tuta arancione a bande catarifrangenti. La porta che sbatte richiudendosi distrae Rico, che sbraita: “Ma chi cazzo è?”
“Soccorso stradale!”, grida uno dei due. “Chi ha chiamato?”.
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