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Gay & Bisex

Il barista (2)


di crigio
04.07.2014    |    10.272    |    0 9.5
"I loro culi ingoiano quasi completamente le zucchine e poi lo stallone gliele lascia dentro..."
“Non crederai di aver finito, vero?”. Enzo richiama il barista all’ordine. “Vedi di fartelo tornare subito duro, ché qua c’è il mio fratellino che ha tanta voglia di cazzo!”.
“Io… io…”, cerca di giustificarsi quello.
“Io, io che? Ah, vieni qua!”, e il biondino va a prenderlo e lo tira per un braccio. “Inginocchiati, così! Lecca e succhia!”. Lo fa mettere davanti al mio culo impiastricciato in modo che, ripulendomelo, gli odori delle mie secrezioni e dello sperma gli facciano riaccendere l’eccitazione. Nella cucina si sente riecheggiare il suono della sua lingua che mi ripassa la rosellina, nonché lo schiocco delle sue labbra che baciano e ciucciano il mio buchino. Il mio orgasmo anale riprende e dal mio bassoventre parte una spinta. Gli spruzzo in faccia il prodotto dei suoi lombi e questo lo fa incazzare di brutto: comincia a grufolare tra le mie chiappe e a mangiarmi il culo.
“Sì, funziona!”, esclama di soddisfazione Enzo, notando che il cazzo del barista riprende vigore. “Dai, fratellino, preparati, ché tra poco ti sfonda!”, dice a Seby, e quello si rimette a quattro zampe in attesa della monta. Il fratellone strattona lo stallone per un braccio e lo fa alzare, portandolo fino all’altezza del culo di Seby. Vedendo un altro paio di belle chiappe, il barista va in visibilio e punta la nerchia al buco. Spinge e quella viene letteralmente inghiottita nelle viscere del piccoletto. Agguanta i fianchi della troietta e comincia a cavalcarla come un forsennato.
“Oh sì! Così, così! Quanto l’ho desiderato! MMMMMMMMMM!!! Aprimi tutto, dai!”, lo incoraggia Seby, ma il tipo non sembra ascoltarlo. È ormai perso in chissà quale mondo e dominato dalla libido.
Mentre il corpicino del mio amico è sballottato dai colpi di bacino dello stallone, Enzo chiede al fratellino: “Ti scopa bene, tesoro, eh?”.
“Oh, sì! Sìììììììììììì!!!”, strilla, la puttanella, che inizia a muoversi andando col culo incontro al ventre del barista per prendersi più cazzo possibile.
“Pino!”. Enzo chiama il mio amico. “Mettiti sotto Seby a sessantanove e leccalo!”. Il biondino esegue l’ordine e sguscia sul tavolo sotto il corpicino martoriato del fratellino. La sua lingua inizia a percuotere la mucosa della troietta che, stimolata oltremisura, si contorce e lancia degli urletti acuti. Enzo gira intorno al tavolo, ci appoggia sopra i gomiti e prende la faccia di Seby tra le mani. “Godi, tesoro mio! Godi, dai!”.
Gli occhi della puttanella si spalancano e tutto il suo corpicino si irrigidisce, per poi essere sconquassato da convulsioni devastanti, tanto che salta sul piano e le ossa delle sue ginocchia risuonano contro l’alluminio per i potenti colpi che gli dà.
“Sì… go… do… go… do… go… do…”, singhiozza Seby. Poi, le mani di Enzo si spostano sulle sue tettine, ed è il colpo di grazia per la povera troietta. La tenaglie, formate dai pollici e dagli indici del fratellone, dentro le quali vengono strizzati i suoi capezzoli sono la goccia che fanno traboccare il vaso. Un urlo assordante invade la cucina e rimbomba dappertutto. Il barista digrigna i denti con tale forza che mi aspetto che da un momento all’altro gli sanguinino le gengive.
“NO! Non di nuovoooooooooooooo!!!”, protesta. Lo sfintere di Seby gli starà strozzando il cazzo in una morsa stringente, e glielo starà pompando come ho fatto io prima.
“Da… mmi… la… sbo… rra…!”, comanda Seby, volgendo lentamente il capo alle sue spalle. Quindi, contrae le natiche ancora di più e la faccia del barista diventa viola, mentre la sua mascella si abbassa inesorabilmente. Allora, anche le sue chiappe si irrigidiscono e poi si rilassano; si irrigidiscono di nuovo e si rilassano. Si sta scaricando i coglioni nelle viscere della troietta che finalmente sorride di gioia per aver ottenuto quello che voleva.
“Brava la puttanella di casa!”, si complimenta Enzo con suo fratello, dandogli un buffetto sulla guancia. “E a noi adesso chi ci sazia?”, chiede il fratellone, sghignazzando. “Guarda com’è conciato questo qua!”, aggiunge, alludendo allo stato di shock in cui versa il barista. Lui e Pino gli vanno incontro e li schiaffeggiano un po’ per farlo riprendere.
Lui si ridesta e, con un gesto improvviso, afferra i miei due amici per il collo e li spinge sul tavolo. Poi corre verso un bancone della cucina e torna con due zucchine e con una ciotola piena di quello che sembra essere olio. Intinge gli ortaggi nel liquido e poi ordina ad Enzo e a Pino: “Aprite le cosce, ZOCCOLE!”, e, rapido, riempie loro gli sfinteri con quei due dildo.
“Oddio!”, sbottano quasi contemporaneamente, e lo stantuffo che il barista inizia a praticare loro li fa sussultare sul tavolo. I loro culi ingoiano quasi completamente le zucchine e poi lo stallone gliele lascia dentro. Quindi, ne percuote le estremità con due dita e le vibrazioni si trasmettono agli intestini delle due puttanelle, che si contorcono e si rotolano per il godimento.
“Quant’è stronzo…!”, geme Enzo.
“Sì… ah!... proprio stronzo…!”, conferma Pino.
“Ma io volevo il cazzo…!”, piagnucola Enzo.
“Ma perché: non godi così?”, gli chiede Pino.
“Oh, sì che godo! Minchia se godo!”, risponde il fratellone, proprio nel momento in cui il barista ha iniziato a titillare loro la parte superiore della mucosa anale che, tesa dagli ortaggi, regala loro sensazioni amplificate.
“Guardatevi! Siete solo delle puttanelle in calore! Sempre a cercare cazzi! Cazzi, cazzi e solo cazzi! Non è vero?”, li provoca il porcone.
“Sì! Ci piace tanto il cazzo!”, mormora Pino.
“Si vede, troiette! Ma adesso dovete accontentarvi di questi due bei pali che vi trapanano le budella!”, incalza lo stronzo e, spingendo con i palmi delle mani, fa sì che i loro retti ingoino del tutto gli ortaggi. Le zucchine spariscono dentro Pino ed Enzo: solo loro, adesso, possono tirarseli fuori, spremendosi come se stessero defecando. “Dai, ridatemele! ORA!”, comanda il barista, e il primo a sputare il dildo è Pino.
“AAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!!!”, urla Enzo, forse anche di dolore, mentre si comincia a intravedere la zucchina fuoriuscirgli dall’anellino. Poi un’ultima spinta e quella schizza lontano sul pavimento.
“Che brave zoccole!”, si complimenta lo stallone, ridacchiando. Intanto, il suo cazzo è tornato di nuovo duro e, dopo essersi smanettato un po’, si avvicina al culo di Pino e lo impala con un colpo secco.
“MMMMMMMMMM!!! Eccolo, sì!”, mugola il biondino, e si sistema bene sul tavolo per ricevere al meglio la mazza che immediatamente lo pistona a dovere. Il barista lo sbatte per qualche secondo e poi tira fuori la nerchia per passare al buco di Enzo. Anche qui, affonda a fotte per un minuto circa e poi torna dal mio Pino.
Si alterna tra uno e l’altro, stavolta senza mostrare segni di cedimento. D’altronde, dopo aver sborrato due volte di seguito, la terza sarà più dura! E ciò nonostante le due troiette stiano invece godendo come maiale! Si contorcono e incitano il loro toro a montarle e non ne hanno mai abbastanza. Quando il barista estrae il cazzo dal culo di uno dei due, quello risulta tutto impiastricciato di umori, quindi Pino ed Enzo stanno davvero provando piacere, visto quanto sbrodolano. Probabilmente, l’interruzione del coito dopo pochi secondi impedisce a ciascuno di loro di raggiungere l’orgasmo.
E infatti, dopo circa dieci minuti, Enzo protesta: “Merda! Così mi farai diventare isterico! Devo raggiungere l’orgasmo, dai!”, e quando il barista gli riaffonda il cazzo in corpo, lui lo trattiene a sé piantandogli i talloni nella schiena. “Ecco… così… così… sì… sì… sìììììììììììììììììììììì!!!”, sbraita, infine, la puttana, che, lasciando il barista basito, scende dal tavolo e comincia a correre su e giù per la cucina.
“Torna da me, maschione!”. Pino richiama l’attenzione dello stallone, distratto dalla curiosa reazione di Enzo e il barista si rintrufola tra le sue chiappe e lo fotte dando fondo a tutte le sue energie. Raggiungono l’orgasmo insieme: Pino colpisce ripetutamente il tavolo col suo bacino, mentre il barista contrae ritmicamente la schiena mentre il suo archibugio spara le ultime cartucce negli intestini della troia di turno.
“In fondo non sei stato male!”, gli fa Enzo, dandogli un bacio sulle labbra, dopo che ci siamo rivestiti. Quello si abbandona stremato su una sedia e ci guarda uscire dalla cucina, imbambolato, come se avesse avuto una visione.
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