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Gay & Bisex

Battuage (2)


di crigio
04.06.2015    |    7.772    |    1 8.6
"È molto giovane e sembra che indossi una divisa di una qualche scuola..."
Come concordato, l’indomani ci rechiamo al nostro vecchio posto di battuage alla ricerca di troiette che si prestino a farsi sbattere da stalloni in calore davanti ad una telecamera. Parcheggiamo all’ingresso della pineta ed Enrico mi fa: “Non entriamo insieme. Tu, se vuoi, divertiti pure, mentre io cerco delle potenziali puttanelle. Ci troviamo qui tra un paio d’ore, ok?”.
“Va bene”, rispondo, eccitato all’idea che il mio ragazzone possa trovarmi tutto d’un tratto in atteggiamento compromettente con uno o più sconosciuti all’interno di questo posto di perdizione.
Chiudiamo l’auto e ci separiamo. Mi addentro nella boscaglia e trovo un sentiero. Lo seguo, ma per almeno dieci/quindici minuti non c’è traccia di esseri umani interessanti. Solo uomini che non rientrano nei miei gusti e che magari provano ad abbordarmi strizzandosi il pacco o ammiccando con le labbra e con gli occhi.
Non è ancora completamente buio, quindi riesco a vedere le loro smorfie con le quali cercano di irretirmi. Declino ogni invito con la massima cortesia e proseguo.
All’improvviso, sento un rumore di sterpi dietro gli alberi: abbandono il sentiero e raggiungo l’origine di quel ciancicare. Dietro un tronco un ragazzo si sta masturbando mentre guarda fisso davanti a sé, ansimando per la foga e per l’eccitazione. Mi volto e osservo la scena che lui stesso si sta godendo: su una panchina dall’altra parte del sentiero un altro ragazzo si sta facendo spompinare da un uomo intorno alla cinquantina. Mi avvicino al ragazzo e, quando lui si accorge di me, fa per rimettersi il cazzo nei pantaloni.
“No… no!”, sussurro, facendogli capire di rimanere. Lui ci pensa un attimo e poi estrae nuovamente il suo arnese, lasciandolo ciondolare tra le gambe. È molto giovane e sembra che indossi una divisa di una qualche scuola. I calzoni sono classici e con le pince, mentre sopra porta una camicia e un gilet con uno stemma sul cuore. Il cazzo si presenta di dimensioni interessanti, nonostante il mio arrivo lo abbia fatto un po’ ritrarre. Il ragazzo guarda un po’ me, un po’ la scena oltre il sentiero, continuando a respirare affannosamente. Io mi avvicino e allungo una mano sul randello. Al contatto con la mia mano non proprio caldissima, sobbalza e ride imbarazzato. Ricambio il sorriso e lui sembra sciogliersi. Tiene le braccia lungo i fianchi, mentre io mi inginocchio e mi porto la sua minchia alle labbra.
Quando lo sfioro lui sussulta di nuovo e inspira profondamente. Sollevo lo sguardo e mi sorride ancora. Poi, torna a fissare i due tipi oltre l’albero e noto che tira fuori la lingua e si lecca le labbra. Io inizio ad ingoiare la sua verga, ma lui non reagisce e rimane fisso sulla scena: solo il suo respiro si fa sempre più corto. Sento il cazzo ingrossarsi tra le mie fauci e spingere contro i lati della mia bocca: sta assumendo dimensioni veramente notevoli e mi stimola la suzione e la salivazione. Le sue gambe tremano e il suo viso comincia a contrarsi. Vado avanti e indietro col capo e lo pompo lentamente e questo accresce via via il suo piacere.
D’improvviso, si piega in avanti e mi sussurra: “Mi fai venire, merda!”. Si afferra la base del cazzo e cerca di tirarlo fuori: forse teme che potrei non gradire la sperma in bocca, ma non sa con chi ha a che fare. Perciò, trattengo l’asta in bocca e, mentre lui indietreggia, io gli vado incontro, finché un fiotto potente mi colpisce la gola.
“Oh… scusa… scusa…!”, si affretta a dire il ragazzo, dispiaciuto di non aver fatto in tempo a tirarsi fuori. Io alzo gli occhi e, ammiccando, gli faccio capire che era quello che volevo. Allora, lui leva la mano e lascia che io finisca il servizietto. Succhio e inghiotto tutto il nettare e poi gli ripulisco il palo. Stupito per tanta mia prodigalità, si rinfila l’attrezzo nei pantaloni e si allontana indietreggiando e inciampando. Poi, si volta e comincia a correre via.
“Ragazzini!”, penso tra me e me, pasteggiando la sua sborra in bocca, che sa veramente di buono.
Dall’altra parte del sentiero, invece, i due tipi non hanno ancora finito di darsi piacere: l’uomo è sempre inginocchiato a terra e si sollazza con la verga del ragazzo, seduto sulla panchina con la testa reclinata indietro e le braccia aperte sulla spalliera. Decido, spudoratamente, di unirmi a loro. Esco dalla boscaglia, oltrepasso la via e li raggiungo. Loro mi guardano senza sorprendersi troppo e il ragazzo mi invita a partecipare alla pompa. Allora mi genufletto a mia volta e contendo il cazzo all’uomo, che sbuffa un po’. Lo impugno e glielo sottraggo, ingoiandolo con voracità. Il ragazzo si piega in avanti e rantola. Aspiro profondamente, incavando le guance, e lui inizia a tremare.
“Merda! Sei una sanguisuga!”, mi apostrofa, mettendomi le mani sulla nuca e costringendomi a tenere la sua minchia piantata in gola. “Nonnetto”, dice poi all’uomo. “Devi farti insegnare da sto succhiacazzi qua! Uff!”. Quindi, mi prende per le orecchie e mi detta il ritmo del pompino, portando la mia testa su e giù lungo la sua asta. L’uomo, che non ci sta ad essere messo da parte, si concentra allora sulle palle: tira fuori la lingua e le lecca. Il ragazzo allarga le cosce per agevolarlo e, togliendo una mano dal mio capo, la mette sul suo per tenerlo fermo sul suo scroto.
“Dai, succhiate, troie!”, ci insulta. “Leccatemi tutto, dai, che poi vi regalo tanto succo! Vi piace il succo di cazzo, non è vero?”, ci chiede retoricamente e, prendendoci per i capelli, tira in su e spinge in giù, imponendoci i tempi della fellatio. “Chi di voi lo vuole nel culo?”, ci chiede d’un tratto. “Dai, che ce l’ho duro come il marmo, dai!”, continua, ormai ubriaco di godimento.
Io guardo l’uomo, il quale non sembra molto propenso ad accettare la proposta: preferisce continuare ad usare la bocca. Allora mi libero dalla presa del ragazzo, mi alzo in piedi e, con agilità, mi levo le scarpe, i jeans e le mutande. Mi sputo su una mano e poi me la infilo tra le chiappe per lubrificarmi. Quindi, monto sulla panchina e mi metto a cavalcioni dello stallone, il quale si tiene l’asta dritta verso l’alto. Piego le ginocchia e mi siedo sul suo arnese. Mi rilasso e la mia rosellina si schiude. Il glande mi entra dentro e poi tutto il palo mi scivola in corpo facilmente.
“Ma sei tutto aperto!”, si meraviglia il ragazzo. Io gli sorrido e lui mi schiaffeggia una chiappa. “Che troia!”, mi insulta e, spingendo con le mani sulla seduta, inizia a muovere il bacino per scoparmi. Io ansimo per fargli capire che gradisco lo stantuffo e lui ci prende gusto ed intensifica il movimento. “Sì, sei proprio troia! Ti piace il cazzo, vero? Chissà quanti ne prendi!”.
“Sì, mi piace, mmmmmm!”, rispondo, e mi chino per baciarlo, ma lui stacca di colpo una mano dalla panchina e mi copre la bocca.
“Che minchia fai, stronzo!”, si incazza. Mi spinge la testa indietro e comincia a fottermi con più forza. “Io non sono finocchio, capito!”, sbraita e mi dà colpi su colpi in fondo allo sfintere in modo scomposto, tanto che, ad un certo punto, la verga esce fuori. Subito la sento di nuovo spingere contro il mio buchino: forse l’uomo l’ha afferrata per rimettermela dentro. Il ragazzo riparte immediatamente con la stessa foga di prima e la punta del suo randello sbatte ripetutamente contro la mia prostata. Il mio piacere prende corpo e mi lascio sballottare dai suoi colpi potenti. Un brivido risale lungo la mia schiena e si ferma per un momento alla base del collo. Poi, un calore improvviso mi esplode contemporaneamente nel petto e nel cervello: arpiono le sue spalle e le stringo forte, mentre le mie membra si lasciano dominare da un godimento crescente e devastante. Il mio sfintere pulsa e sento anche la rosellina stringersi ed allargarsi attorno all’asta.
“Che cazzo fai, puttana?”, mi chiede, sorpreso, il ragazzo. “Così mi fai sborrare, idiota!”, e le sue mani mi afferrano i fianchi e stringono forte. “AAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHH!!!”, urla d’un tratto, e, nel silenzio della pineta, riesco a sentire il sibilo dello sperma che fluisce lungo l’asta e schizza su per il mio budello.
Avendo capito che il ragazzo sta sborrando, l’uomo estrae in tutta fretta il cazzo dal mio culo. Forse non vuole perdersi neanche una goccia di sperma. E infatti, un attimo dopo lo sento succhiare voracemente alle mie spalle, mentre lo stallone si agita ancora in preda al godimento estremo.
Almeno finché, preso da un raptus di follia, mi spinge di lato, raccoglie le sue cose, dà un calcio all’uomo e se ne va, scomparendo nella pineta.
Io e l’uomo ci guardiamo esterrefatti e poi anche noi ci diamo una sistemata e ce ne andiamo ognuno per la propria strada.
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