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Gay & Bisex

Inatteso risveglio (Enrico)


di crigio
10.09.2017    |    8.785    |    6 9.0
"Mi alzo e, nudo come sono, vado a pisciare..."
Mi sveglio nel mio letto. Accanto a me Giò dorme della grossa. Il mio boy è un fenomeno: al mio rientro stanotte aveva perfino cambiato il letto e ripulito il bagno. Non c'era traccia degli uomini che sono passati in casa. Mi sono steso accanto a lui e sono caduto in un sonno profondo in men che non si dica.
Mi alzo e, nudo come sono, vado a pisciare. Poi mi dirigo in cucina ed inizio a preparare la colazione. Mentre mi allungo per prendere i biscotti in alto nella credenza, mi sento accarezzare i fianchi.
Mi volto. "Buongiorno, amore!", dico a Giò e lo bacio sulle labbra. Anche lui è nudo: non mi risponde e deambula barcollante verso la sedia, con gli occhi ancora socchiusi e cisposi. Apparecchio e gli servo da mangiare. Comincia ad inzuppare i biscotti nel latte ed io mi siedo accanto a lui.
"Allora! Ci siamo divertiti ieri sera, eh?", rompo il silenzio. Giò si stropiccia gli occhi e mi fissa. Capisce che io so che cosa ha fatto l'altra notte. Fa un mezzo sorriso e si tira su. Mi scavalca e si incolla a me, iniziando a strusciare le chiappe sul mio ventre. Raccoglie le mie labbra con le sue e le succhia avidamente. Mi infila la lingua in bocca e la fa roteare lentamente.
Io lo abbraccio e scendo giù con le mani fino ad agguantargli le natiche burrose. Le strizzo e le massaggio, aprendole e chiudendole. Il mio cazzo si e sollevato e mi sparo una spagnola nel solco del suo bel culo morbido. Lui appoggia i piedi sui pioli della sedia e si stacca un po' da me. Con due dita indirizzo la mia verga ormai dura al suo buchetto e lui spinge verso il basso per penetrarsi. Gli entro dentro senza alcuna fatica: la sua rosellina è sbragata dopo aver lavorato tutta la notte.
Sospiriamo all'unisono e Giò scende fino a che le sue chiappe non si appoggiano alle mie cosce. Poi rimane fermo a godersi la dilatazione che la mia minchia gli provoca. Improvvisamente emette un urletto e comincia a tremare. Si stringe forte a me e geme. Del liquido voschioso mi scorre sullo scroto: ha già avuto un orgasmo anale! La sua mucosa deve essere particolarmente sensibile dopo essere stata ripassata da diversi cazzi di ogni spessore e lunghezza.
Esauritosi il godimento, inizia a muoversi ondeggiando il bacino: mi munge l'asta con i suoi muscoli interni e si dimena in preda al piacere. Mi struscia i capezzoli contro il petto e la cosa mi risulta molto eccitante. Mi chino per afferrargliene uno con i denti, il sinistro: lo trituro un po' e lui riprende a tremare. D'un tratto si alza, liberandosi del mio attrezzo e smonta da me. Indietreggia verso il muro con passo pesante e scrollandosi da capo a piedi. Ansima e di tanto in tanto geme. Raggiunta la parete, ci si attacca e ci appoggia i palmi delle mani nervosamente tese. Scivola verso il basso fino a sedersi sul pavimento. Apre le gambe e si guarda in mezzo.
Un urlo straziante riempie la cucina. Il suo viso diventa paonazzo e si sgrava. Una piccola pozza di umori si allarga a terra. Nella stanza si diffonde subito un odore acre: a quanto pare non sono solo suoi umori quelli, ma anche sborra di cui è stato inondato nel corso della notte. Vedendo quel nettare così sprecato si mette in ginocchio e si china sul laghetto: estrae la lingua e con rapidi colpetti raccoglie quell'ambrosia, mugolando e contorcendosi. Dopo aver bevuto tutto, gattona verso di me. Nell'assistere a quella scena la mia verga è diventata di marmo ed è tesa e punta verso l'alto, pulsando sempre più velocemente.
Giò raggiunge le mie cosce e mi fa capire che devo ruotare con la sedia. Si posiziona tra le mie gambe e impugna l'asta con entrambe le mani masturbandomi con una flemma insopportabile. Fatico a resistere all'incipiente orgasmo e digrigno i denti fissandolo. Lui è impassibile: non ha alcuna espressione sul volto. D'un tratto, si avventa sul mio arnese e lo inghiotte tutto in un sol boccone. Io stendo le gambe di scatto e reclino il capo indietro rantolando come una bestia ferita.
"Oh-oh caaaazzoooo!!!", mormoro, e dalla bocca semiaperta esce un rivolo di bava che mi cola giù per la guancia. Il mio boy resta col la mia minchia ben piantata tra le fauci, le labbra incollate al pelo pubico, e comincia uno dei suoi famosi pompini di gola che farebbero godere il più impotente degli uomini. Sento la sua glottide stringersi ed allargarsi intorno al mio glande e solleticarmi il frenulo. Sarebbe davvero impossibile resistere per chi non ha esperienza di questa pratica e anch'io adesso ho qualche difficoltà. Sono stato colto di sorpresa e, inoltre, Giò è diventato ancora più bravo!
Quando capisce che non ne posso più si ritira con un sonoro risucchio e, liberatosi del mio cazzo, sfiata di soddisfazione. Si lecca le labbra per ripulirle della saliva e, con occhi sgranati, ammira la mia poderosa erezione. Allenta le mani e lascia andare la mia virilità. Si sdraia a terra supino e solleva le gambe. Si squarta offrendomi la inebriante visione della sua rosellina che si spampana man mano che le cosce si schiudono. Poi il suo buchino comincia a respirare: si apre e si chiude come se mi stesse chiamando. E allora io corro.
Mi inginocchio tra le sue gambe e centro perfettamente l'apertura. Cado dentro il suo sfintere e lui muggisce. E' morbido, umido e scorro avanti e indietro senza incontrare resistenze. Si avverte un certo sciabordio: la mia asta sta rimestando i suoi umori e lo sperma che ha ancora in corpo.
Mentre sto lì che mi godo quella meraviglia di orifizio, sollevo il capo e riapro fli occhi. Un'ombra si allunga all'ingresso proprio davanti alla porta. Un attimo dopo l'ombra diventa una figura in carne ed ossa: una statua d'ebano, un bronzo di Riace. Un ragazzo nero, bellissimo e completamente nudo. Occhi scuri profondi su sfondo bianco e più sotto una terza gamba come se ne vedono poche.
Mi blocco e mi chiedo "chi cazzo è questo!?". Giò non si accorge della mia incertezza perché continua a godere. Il ragazzo nero ghigna e si avvicina a noi: si inginocchia accanto al mio boy e gli sbatte in faccia il suo favoloso arnese ancora penzolante, sebbene già lungo quanto il mio in erezione. Giò apre gli occhi e sorride al tipo: "Ciao, Jean!", lo saluta e si aggrappa al cazzone tirandolo a sé. Imbocca la cappella e comincia a succhiarla incavando le guance.
"Merda, amico! Non ti è proprio bastata stanotte!", bofonchia Jean. Il ragazzo deve essere un cliente di Giò e deve essere rimasto in casa senza che ce ne accorgessimo.
"Dormito bene?", gli chiede la puttanella. Ridacchia, lasciando per un attimo il palo di carne dello stallone per poi riprenderlo tra le labbra e succhiarlo nuovamente. Ma allora sapeva che lui era ancora qui?
"Sì, grazie per l'ospitalità. Ero troppo stanco ieri sera. Mi hai sfiancato!", risponde quello, ingolando le erre e accentando le finali.
"Figurati!", continua Giò, che sghignazza ancora, tra una lappata e l'altra. Poi si aggrappa letteralmente alla minchia ciondolante e, con un movimento forsennato del capo, inizia a spompinare Jean. Lo stallone spalanca la bocca mentre fissa la troia intenta a lavorargli il cazzo, e respira con affanno. Tiene le mani sui fianchi e rimane immobile: lascia che sia Giò ad occuparsi della sua verga.
Intanto il mio boy si gode la mia nerchia in culo. Una volta capita la situazione ho ripreso a sbatterlo con una libidine in corpo amplificata dall'idea che, dopo tutta una serie di cazzi, Giò si è preso anche quest'altro affare.
"Ehi, amico!", mi fa, d'un tratto, Jean. "Non è male, vero?".
Io lo guardo stranito, poi sto al suo gioco. Lui non sa che Giò è il mio ragazzo: forse pensa che io sia uno dei suoi clienti. "No... no... Proprio niente male...", rispondo, continuando a colpire le chiappe della troia col mio ventre.
"Dopo me lo presti un po'. Lo so che è il tuo turno e avrai pagato, ma ho ancora voglia, eheh!". Quindi, rivolgendosi a Giò, aggiunge: "Naturalmente ti pago gli straordinari!".
"Non c'è problema, amico!", ed estraggo la mia nerchia. "Guarda, è tutto tuo!". Jean sembra stupito dalla mia reazione.
"Grazie, ma non intendevo subito!".
"Tranquillo! Mi eccita guardare", improvviso.
"Ok...", mormora lui incredulo. Sottrae la verga ad un Giò recalcitrante e prende il mio posto tra le sue cosce. Lo penetra e si carica le sue gambe sulle spalle. Poi si allunga appoggiandosi sulle braccia e puntando i piedi. Lentamente precipita nello sfintere del mio boy, il quale si squarta sempre più per favorire l'ingresso del cazzo. Quindi le sue mani corrono alle natiche nerborute dello stallone e questo comincia a muoversi salendo e scendendo con il bacino. Dapprima ricorre ad un andirivieni cadenzato, ma ben presto i suoi colpi si fanno pesanti e possenti. Ogni volta che viene percosso, Giò emette un gridolino. Ha talmente tanta voglia di quel palo d'ebano che le sue gambe sono ormai aperte a spaccata.
"Che troia, merda!", sfiata Jean, affannato. D'improvviso, l'energumeno si accorge di qualcosa e con uno strattone priva la puttana del cazzo. Rimane sospeso sopra il buco, che, con uno spruzzo diffuso, spara una scarica di umori contro il ventre peloso del francese.
"Hai visto come ha goduto?", mi fa Jean sollevando il capo, dopo aver di nuovo infilzato il mio boy. "Sai. Adesso ci stiamo dentro tutt'e due!", aggiunge, strascicando le "c". Quindi, tira fuori la minchia e si alza in piedi. Dice a Giò di metteri a apecorina e si accovaccia alle sue spalle scivolandogli in corpo. "Mettiti dietro di me ed entra da sotto", mi ordina. Io obbedisco: mi inginocchio alle spalle dello stallone e cerco la rosellina del mio boy con il mio glande.
Da questo punto di vista il culo del francese è bellissimo: la mia verga ha un sussulto a quella visione e faccio fatica ad inserirla sotto la sua nello sfintere di Giò. Respiro, mi rilasso e riprovo. Spingo e l'anellino si sgrana. Il mio boy gode e lo stallone dice: "Che ti dicevo? E' larghissimo!". Iniziamo ad entrare ed uscire alternatamente, massaggiando la mucosa ipersensibile della troia che geme ormai senza ritegno alcuno. "Ti piace, puttanella? Ti piacciono due cazzi insieme, eh?".
"Sì... sì... io godo con due cazzi... io godo col culoooooooo!!!", urla Giò in preda all'ennesimo orgasmo anale e, spingendo con i suoi muscoli interni, sputa fuori entrambe le nostre verghe.
Allora Jean decide di optare per un'altra posizione. "Sbattitelo tu ora!", comanda ancora e mi impone di farlo a cucchiaio. Fa sdraiare Giò su un fianco, io mi metto dietro e gli sollevo la gamba con la mia. Armeggio per entrargli in corpo e nel frattempo il francese gli dà il cazzone da ciucciare. Sono così eccitato che prendo Jean in parola e sfondo letteralmente il mio boy. Colpisco ripetutamente le sue chiappe martellandogli la prostata senza sosta. Urla soffocate riempiono la stanza e dopo poco lo stallone rantola. Si impugna il cazzo, masturbandosi come un ossesso, e qualche secondo dopo uno schizzo abbondante e infinito viola le fauci di Giò che, con la lingua penzolante, era in trepidante attesa di quel nettare succulento.
La scena mi fa impazzire ed anch'io devo sborrare. Mi libero dalla morsa dello sfintere di Giò e mi inginocchio accanto alla sua faccia di fronte a Jean. Mi smanetto un po' e poi mi scarico i coglioni tra le sue labbra. Lui accoglie bramoso anche il mio latte e poi impugna entrambe le verghe e le munge lentamente, lappandole e succhiando i glandi che stillano ancora qualche goccia di sperma.
Quando mi riprendo chiedo a Jean: "Ma tu scopi anche le donne?".
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