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Gay & Bisex

Tutto dentro! (Enrico) (1)


di crigio
05.03.2017    |    15.825    |    8 8.7
"Si tuffa sul suo collo e lo lecca; poi gli addenta un lobo e gli infila la punta della lingua nell’orecchio..."
Faccio le scale salendo i gradini a due a due con la sacca in spalla. Ho il fiatone, ma non vedo l’ora di riabbracciare Giò. Dopo una settimana fuori tra allenamenti, partite e clienti tra i più strani che abbia mai incontrato, mi conforta pensare di tornare a casa.
Sul pianerottolo prendo la chiave dalla tasca esterna del borsone e la infilo piano nella toppa. Voglio fare una sorpresa al mio boy. So che a quest’ora è già rientrato e che probabilmente sta guardando un film sdraiato sul divano, con i piedi stesi sul pouf, magari sgranocchiando qualcosa.
All’ingresso, lascio andare lentamente il mio bagaglio sul pavimento e allungo il collo verso il soggiorno. Non vedo nessuno e il televisore sembra spento. Aguzzo l’udito: subito niente, poi dal fondo del corridoio mi giungono suoni di voci, senza che riesca a distinguere le parole. Faccio qualche passo verso la camera da letto e quei suoni si fanno più chiari. Non vengono pronunciate parole, ma sembrano più che altro mugolii e lamenti.
La porta è socchiusa: mi avvicino e il riflesso nello specchio dell’armadio mi rimanda un’immagine inequivocabile. Giò è a pecorina sul letto, appoggiato sugli avambracci, e si agita e geme di gusto. Il suo viso inebetito dal piacere, ha gli occhi e la bocca socchiusi con la lingua che penzola giù sul mento e un filo di bava che scende sino al lenzuolo. Anche sotto le narici è lucido di muco e tutto il corpo è imperlato da goccioline di sudore. La pelle d’oca testimonia il grado di eccitazione che lo domina, anche se non riesco a capire che cosa gliela stia scatenando. Lo spiraglio aperto sulla camera non mi permette di vedere oltre i suoi fianchi, e allora spingo la porta con due dita sperando che non cigoli. Ricordandomi di aver lubrificato i cardini la settimana scorsa, ringrazio il cielo mentre lo spettacolo si allarga sulla figura di un uomo inginocchiato a terra dietro il mio boy, intento a grufolare tra le sue chiappe, proprio come un maiale in cerca di ghiande tra le sterpaglie in un bosco.
L’uomo è brizzolato e sul suo labbro superiore troneggia un paio di folti baffi dello stesso colore, come posso notare quando di tanto in tanto stacca la bocca dal solco di Giò. Si tuffa come un ossesso sulla rosellina vogliosa della troia e la divora letteralmente, provocandole scosse di piacere. Giò torce il collo indietro per incrociare lo sguardo del suo stallone e, sfoggiando la stessa espressione rimbambita di poco fa, annuisce, così incitando l’uomo a continuare il suo lavoro di lingua. Adesso le mani del mio boy stringono il lenzuolo e lo sollevano: l’intensità della penetrazione orale deve essere aumentata e sta amplificando le reazioni del suo corpo.
I baffi dell’uomo sono imbrattati di saliva e di umori: quando si stacca dal culo della troia se li asciuga col polpastrello del pollice che subito succhia assaporandone l’aroma, per poi gettarsi nuovamente a capofitto nel suo piatto preferito. D’un tratto si alza in piedi e, senza che io riesca a vedere che cosa ha tra le gambe, affonda completamente nello sfintere di Giò, il quale spalanca gli occhi e smette di respirare per qualche secondo. Il lenzuolo ora viene davvero sradicato da sotto il materasso e la gola della puttanella si gonfia come se qualcosa la stesse attraversando. In realtà, sono i suoi intestini ad essere violati, ma la risposta delle sue membra è tale da farmi pensare che l’uomo debba avere una dotazione niente male. D’altronde, se così è, è anche stupefacente che Giò la riceva senza manifestare alcun dolore o quantomeno fastidio.
Mi affaccio ancora di più oltre la porta cercando di non farmi scoprire, in modo da poter vedere il cazzo dello stallone una volta che lo estrarrà dal buco del mio boy. Non devo aspettare molto e, dopo poco, il tipo si fa indietro.
Rimango senza fiato: ci vuole qualche secondo prima che la mazza venga completamente fuori. È lunga e grossa come non ne ho mai viste prima. O meglio, se devo proprio fare un paragone, sembra estesa almeno quanto quella del nostro amico turco Faruk, ma più spessa. E, nonostante l’età dell’uomo, anche particolarmente dura. Forse è il culo accogliente e famelico di Giò che lo eccita, ma sta di fatto che l’asta si erge verso il culo del mio boy, curvandosi leggermente all’insù, pulsando dalla base alla punta dove svetta una cappella turgida e purpurea, luccicante degli umori secreti dalla mucosa dell’ano di Giò.
Lo stallone agguanta i fianchi della troia e prende la mira: con un colpo da maestro perfora la rosellina esperta della puttana, che guaisce come una cagna in calore e vomita bava dalla bocca. Poi, assestandosi bene sulle gambe, inizia a scoparla con movimenti lenti e cadenzati, forse per paura di fargli male, con quell’arnese spaventoso che si ritrova. Ma la troietta non sembra provare dolore, ma solo tanto piacere, tanto che si volta di nuovo indietro e rantola: “Tutto dentro, dai!”.
L’uomo, esortato da tanta sfacciataggine, aumenta la frequenza e l’intensità dei colpi. Comincia a sentirsi il suo ventre sbattere contro le natiche burrose del mio boy, che ondeggiano sotto le percosse dello stallone. Altre volte la gola di Giò si gonfia e rimette saliva, mentre evidenti tremori scuotono le sue membra da capo a piedi.
“Sei grande!”, si complimenta l’uomo. “Nemmeno mia moglie riesce a prenderlo tutto intero!”. Giò si passa una mano sotto la pancia e tra le cosce. Raggiunge lo scroto dello stallone e gli soppesa i pesanti coglioni che scendono giù lungamente come le palle di un toro. Dondolano con ampio movimento mentre la troia viene fottuta a dovere e devono contenere un gran quantità di seme, cosa che deve rendere molto felice il mio boy che è un profondo estimatore delle sborrate abbondanti.
Il cazzone viene estratto di nuovo e l’uomo torna ad inginocchiarsi dietro Giò ed a tuffare la faccia tra le sue chiappe fradice. Il mio boy si dimena e scuote il culo contro il muso dello stallone che, infoiato da come la puttanella si dà a lui senza remore, gli schiaffeggia le natiche lasciandoci sopra il segno del palmo. Poi, si scosta e tira fuori la lingua: quindi, trafigge la rosellina e gli pratica un dentro e fuori che sconvolge il cervello della troia. Giò raglia ad ogni penetrazione e struscia il petto contro il lenzuolo stimolandosi i capezzoli duri e ormai estremamente sensibili.
Senza alcun avviso, l’uomo balza sul letto e si accovaccia alle terga del mio boy. Indirizza la sua proboscide al buco e la viola con forza. Violenta il mio boy senza alcun riguardo e gli lancia improperi di ogni sorta. Si tuffa sul suo collo e lo lecca; poi gli addenta un lobo e gli infila la punta della lingua nell’orecchio. Tutto questo mentre il suo bacino colpisce pesantemente quel culo voluttuoso e il glande martella la prostata martoriata di Giò.
La ghiandola del mio boy starà producendo più secrezioni che mai, che io vedo solo in parte uscire dal suo anellino slabbrato. Le dimensioni della nerchia sono tali da impedire l’espulsione di tutti quei liquidi, che, rimanendo nello sfintere, lo lubrificano ben bene e agevolano lo scorrimento della minchia.
“Dai, porcona mia! Godi! Così, dai!”. L’uomo incita Giò a non trattenere il suo piacere, anche se non ce n’è bisogno. Probabilmente, anche questo eccita lo stallone, che vuole vedere la sua preda reagire apertamente alla poderosa scopata che gli sta regalando.
L’uomo tira fuori il cazzo con uno strattone e si porta dietro anche la mucosa dello sfintere di Giò. Il buco si apre vergognosamente e rimane così per qualche momento. Poi lo stallone si impugna l’asta e la pianta nuovamente nel budello della puttana, che rantola di godimento. Una mano di Giò agguanta dietro una chiappa dell’uomo e, a mo’ di scudiscio, incita il ritmo dello stantuffo. “Sì, tutto dentro! Tutto dentro!”, geme il mio boy, che inarca maggiormente la schiena per favorire gli affondi di quella mazza da paura.
“Sei fantastico, cazzo! Non ho mai goduto tanto!”, bofonchia l’uomo. “Mi fai sborrare così, merda!”, si lamenta poi, e rallenta l’andirivieni. Questo, tuttavia, non ritarda l’orgasmo, forse per il massaggio che i muscoli interni di Giò gli stanno comunque praticando. “Ti inondo! Sei pronto?”, chiede lo stallone.
“Sì! Sì! Allagami tutto! Riempimi di tanta sborra!”, implora il mio boy, sboccato come una bagascia. L’uomo ringhia e le sue chiappe si stringono forte. Giò si irrigidisce e subito dopo trema tutto e per l’ennesima volta vomita bava dalla bocca, mentre le sue pupille esorbitano oltre le palpebre. Gorgoglia e scuote le chiappe: la nerchia viene sputata fuori e una cascata di sperma scorre giù per il suo scroto creando una pozza sul lenzuolo. La verga ancora dura dello stallone sprofonda di nuovo nel budello e lo fotte per qualche altro secondo. Quindi, si ritrae e smonta dal letto. Raccoglie i suoi vestiti e li indossa velocemente.
Prima che esca dalla camera, mi nascondo oltre l’angolo del corridoio. L’uomo corre all’ingresso ed esce sbattendo la porta. Un verso come di un maialino sgozzato mi giunge dalla stanza da letto. Ritorno sull’uscio e sbircio ancora. Giò si è girato supino e tiene le gambe sollevate e spalancate. Le mani stringono il lenzuolo e la rosellina è spudoratamente spampanata. La testa del mio boy sbatte a destra e a sinistra e il suo petto si solleva facendo staccare la schiena dal letto.
D’improvviso, un’ingente quantità di sborra viene espulsa dal budello e una mano di Giò corre a raccoglierne un po’ per cibarsene. Infatti, subito dopo il braccio pende sul suo capo e dalle dita stillano gocce di seme dello stallone che spariscono nella gola assetata della troia. Poi sono le stesse falangi ad essere inghiottite e succhiate fino a che non rimane neanche la minima traccia di sperma. Salvo riportare la mano al culo per recuperare altri succhi e ripetere l’operazione di pulizia. La terza volta, essendo la rosellina priva di secrezioni, il mio boy si penetra sfacciatamente con tre dita: ravana all’interno del suo sfintere e, quando la estrae, la sua mano è tutta lorda dell’estratto di coglioni dell’uomo.
Gli occhi di Giò si illuminano di libidine non appena vedono le falangi lucide: si viola il cavo orale con le dita chiuse a cuneo e si scopa fino in gola. Si strozza e tossisce e il suo bacino comincia a sbattere contro il letto. Poi punta i piedi e lo solleva, restando teso per quasi un minuto. Infine cade giù e si strofina contro il lenzuolo per smorzare il godimento a tratti ancora presente.
Mentre lo guardo calmarsi, mi rendo conto di avere le mutande bagnate. Cazzo, mi sono sborrato addosso!
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