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Gay & Bisex

Bordello (5)


di crigio
22.11.2015    |    8.313    |    2 9.4
"“Guarda come me l’ha fatto diventare duro, amore!”, dice Paride a Gino, e subito la troietta geme di piacere..."
Mi prende per mano e mi trascina verso il centro della stanza. “Puoi rifarti con lui”, dice Gino all’ultimo arrivato. Questo mi viene vicino col cazzo moscio e dondolante. Mi mette una mano pesante sul culo e mi palpa sfacciatamente una chiappa.
“Sembra bello. Spogliati!”, mi ordina. Allora, visto che sono stato chiamato in causa, decido di fare impazzire tutti e tre gli stalloni. Mi volto di spalle e mi levo la maglia. Poi, mi slaccio i jeans e li abbasso lentamente, scoprendo piano piano il mio culone burroso. Paride e il suo compare, sdraiati sul letto, esplodono in espressioni di stupore e di complimenti, mentre l’uomo che mi sta accanto mi infila una mano tra le natiche e mi fruga senza alcun rispetto. Due dita mi spariscono in fretta nello sfintere, approfittando della mia dilatazione, procuratami dalle precedenti penetrazioni. Con l’altra mano, il tipo si smanetta il cazzo per farlo tornare duro.
“Ci penso io”, gli sussurro, girandomi e inginocchiandomi ai suoi piedi. Lo ingoio in un sol boccone e lui sussulta.
“Succhiacazzi di merda!”, sbotta quello, insultandomi mentre reclina la testa indietro. Colto di sorpresa dal mio affondo, le sue mani si stringono in pugno e si irrigidisce tutto. Anche la sua verga riprende vigore in fretta e mi invade le fauci, tanto che, quando raggiunge le sue massime dimensioni, faccio fatica a contenerla. Mi muovo avanti e indietro e mi strozzo, sputando muco dal naso. Tuttavia, non desisto e i due porconi stesi sul letto cominciano a masturbarsi, eccitati dalle mie pratiche. Con la coda dell’occhio vedo che, invece, Gino si è seduto su una poltrona e ha spalancato le gambe, appoggiandole sui braccioli. Si sputa su una mano e poi va ad accarezzarsi la passera, mentre si gode la scena che mi vede protagonista.
“Amore, ma la conosci questa vacca?”, chiede Paride a Gino.
“Sì”, risponde questo. “Potrei dire che è un professionista del sesso. Con lui mai nessuno è rimasto insoddisfatto”.
Alzo lo sguardo e vedo l’uomo che sto spompinando sorpreso dalle parole del trans. Poi, si esalta e mi afferra la testa tra le mani, iniziando a scoparmi la gola come un forsennato. A tratti soffoco, ma, stringendo l’addome, riesco a resistere ai suoi colpi profondi. Lui, invece, si ritrae dopo poco: ha voluto strafare e ha rischiato di sborrare di nuovo troppo presto.
Il suo cazzone adesso si staglia davanti al mio naso, duro, pulsante e lucido della mia bava, mentre lui ansima per lo sforzo e per l’orgasmo incipiente che è riuscito a controllare per puro miracolo. Innervosito dalla sua scarsa prestanza, mi prende per il collo e mi spinge contro il letto. Mi fa mettere a pecora e affonda la faccia tra le mie chiappe. Con la lingua ci sa fare, ed il mio corpo risponde positivamente alle sue attenzioni. Davanti a me troneggiano le minchie ormai dure di Paride e del suo amico: mi allungo un po’ e inghiotto quella dell’amante di Gino, mentre con una mano raggiungo l’altra e la masturbo. La bocca dell’uomo mi scalda velocemente e rispondo aumentando il saliscendi sul ventre dell’altro stallone.
“Avevi ragione, amico! È proprio un gran succhiacazzi!”, esclama Paride. Gino, intanto, è ancora sulla poltrona e adesso ha un dito in fondo alla fregna e si sgrilletta lentamente. I suoi occhi sono sgranati, per non perdersi nulla della scena che sto dominando. Ogni tanto il suo corpo sussulta per il godimento, ma non esplode ancora.
D’un tratto, il mio culo prende aria: l’uomo ha smesso di lavorarmelo. Lo sento alzarsi in piedi e sputarsi sul cazzo. Un attimo dopo spinge contro la mia rosellina e la grossa cappella la varca senza fatica.
“Merda! Sto attraversando il traforo del Monte Bianco!”, mormora, rantolando alle mie spalle. La sua mazza che mi trafigge mi fa vomitare la nerchia di Paride e tremare tutto. Lo stallone che stavo succhiando salta giù dal letto e va verso il suo boy alla poltrona, mentre l’altro tipo si fa sotto per farsi spompinare a sua volta.
“Guarda come me l’ha fatto diventare duro, amore!”, dice Paride a Gino, e subito la troietta geme di piacere. Lo stallone gli è affondato dentro e, appoggiandosi ai braccioli della poltrona, comincia a sbatterlo di gran lena.
Le mani di Gino corrono alle chiappe toniche di Paride e le stringono. “Oh, sì amore! Sbattimi così! Quanto sei grosso! MMMMMMMM!!!”.
“E’ tutta colpa del tuo amico, cazzo! Mi ha fatto impazzire con quella bocca a ventosa!”, risponde Paride, affaticato dalla monta.
Nel frattempo, il tipo alle mie spalle ha raggiunto la mia prostata e sta iniziano a muoversi dentro di me. La sua enorme minchia scorre avanti e indietro nelle mie viscere e mi stimola le pareti dello sfintere. Ci preme contro così tanto che riesco a sentire persino le grosse vene che lo sormontano. La scopata accentua la mia voglia, che si traduce in una più intensa aspirazione del cazzo dell’amico di Paride, il quale si lamenta con voce tremante: “Piano, stronzo! Fa’ piano, altrimenti ti sborro in bocca! Prima voglio scoparti anch’io, capito?”. Lo guardo e annuisco, stringendo di meno con le labbra. Lui si sdraia e si rilassa.
D’improvviso, mi svuoto: scarico un effluvio di umori dal ventre e lo stallone, avvertendone il calore, sbotta: “Mi ha cacato il cazzo, sto puttanone!”. Quando, però, indietreggia, si accorge che non è merda quella che gli ho regalato, ma il prodotto del piacere che lui mi sta regalando. “Oh! Ma… stai godendo?!”, mi chiede incredulo.
A rispondere è il mio corpo vibrante, che comincia ad avere un principio di orgasmo anale. La sua nerchia mi apre talmente tanto che la dilatazione mi fa iniziare a godere. La mia vista si annebbia e l’amico di Paride mi appare evanescente. Ho quasi la sensazione di svenire, se non fosse che l’energumeno dietro di me mi molla un colpo profondo che mi risveglia dal torpore. Alzo la testa e inarco la schiena per lo spasmo improvviso provocato da quella martellata alla mia prostata. Un fuoco risale lungo la mia colonna e raggiunge in un instante il mio cervello, dove mi esplode in una vampata dirompente.
Tutto il letto trema e il mio sfintere si spalanca all’inverosimile. “Tira fuori il cazzo, ora!”, urla Gino, rivolgendosi allo stallone che mi sta scopando. D’un tratto i miei intestini si liberano di quel grosso corpo estraneo, proprio un attimo prima che i muscoli del mio culo si contraggano e lo stritolino, magari mungendolo e costringendolo a sborrare.
“Ma questo culo è vivo!”, ansima lo stallone, ammirando l’aprirsi e il chiudersi della mia rosellina a causa delle convulsioni che mi dominano. Mi accascio sul letto tra le gambe dell’amico di Paride, aspettando che l’orgasmo anale si esaurisca. Quando finalmente succede, questi mi invita a salirgli sopra e ad impalarmi sulla sua mazza, ormai svettante come un obelisco.
L’orgasmo ha reso il mio buco morbido e gli umori che ho secreto agevolano la penetrazione. “Sei un forno, tesoro!”, mi sussurra l’uomo, che comincia a ondeggiare il bacino, mentre le sue mani mi massaggiano le chiappe.
“Vuoi scoparlo anche tu, amore?”, chiede Gino a Paride, mentre ha ancora dentro la sua possente virilità.
“Magari! Ma… tu?”.
“Oh, non preoccuparti! Troverò un diversivo!”, e, con la coda dell’occhio, vedo che i due si scollano e Paride monta sul letto alle mie spalle. Intanto, l’uomo che prima mi ha ripassato ben bene mi compare davanti. Anche lui sale sul letto e mi offre da succhiare il suo nerchione palpitante. Mentre lo inghiotto, scorgo Gino abbandonare poltrona e andare verso la porta della camera: con le gambe divaricate, alza le braccia e le appoggia agli stipiti. Qualche secondo dopo, il buttafuori di turno (Igor deve essere andato via) gli si pianta davanti e gli infila una mano tra le cosce. Deve averlo invitato ad avvicinarsi con qualche moina e quello non ha resistito. Quando due dita dell’energumeno gli affondano nella vulva, Gino si irrigidisce e geme. Il ragazzo inizia a sditalinarlo e il corpicino del mio amico vibra di piacere, mentre le sue mani stringono forte gli stipiti. Solleva una gamba per aprirsi di più, rischiando di cadere per la violenza con la quale le convulsioni lo scuotono. Il buttafuori, allora, gli cinge la vita e lo sorregge, così incollando il proprio corpo al suo. Questo deve eccitarlo parecchio, perché tira fuori le dita dalla passera del trans e si slaccia velocemente i calzoni. Un rumore di cinghia mi fa capire che si sta sfilando la cintura. Poi si apre la patta e si smanetta un po’ il cazzo. Quindi, dà un colpo secco di reni e affonda nella vagina del mio amico.
“Oh, quanto sei maschio!”, rantola Gino, aggrappandosi al collo dello stallone.
“Wow, Paride!”, esclama l’uomo su cui sono impalato. “La tu amichetta è proprio troia!”.
“Certo che lo è! Non l’avevi ancora capito?”, risponde l’altro, che è ancora alle mie spalle. “Vediamo se anche questa lo è abbastanza!”, aggiunge, e sento il suo enorme glande premere contro la mia rosellina, già violata dalla mazza del suo amico.
Di colpo vomito la verga che sto succhiando e protesto: “No… coff!... E’ troppo…!”. Ma non faccio in tempo a completare la frase che ho già mezzo cazzo di Paride che mi scorre nello sfintere sopra quell’altro che già mi invade.
“No, non lo è!”, mi sibila lo stronzo all’orecchio, chino sulla mia schiena. “Vedi che non è troppo?”, e continua a spingere finché non è tutto dentro di me anche lui.
Intanto, urla femminili entrano dalla porta: Gino viene sbattuto a ripetizione dal buttafuori, che probabilmente ha fretta di venire perché deve tornare a sorvegliare il piano. Il trans è ormai in groppa allo stallone: le sue gambe cingono la vita dell’energumeno e il suo corpicino sobbalza per i colpi potenti che quello gli inferisce. “Godo… godo…!”, singhiozza Gino, mentre i due cazzoni che mi riempiono si muovono avanti e indietro nel mio budello. La fregna del trans sputa una spremuta di umori e anche il cazzo del buttafuori. La troietta viene lasciata cadere a terra in ginocchio e lo stallone si afferra l’asta e se la smanetta velocemente. Dopo pochi secondi schizza sul viso del mio amico tra/quattro volte. Quindi, si rimette l’arnese nelle mutande e si allontana, abbandonando la puttanella sull’uscio, appoggiata allo stipite, col viso impiastricciato di caldo e succoso nettare.
“Ragazzi, non ce la faccio più!”, si lamenta l’uomo che sto spompinando. “Sta vacca succhia come una sanguisuga!”, continua e, rapida, una scarica di sperma mi colpisce la gola. L’uomo rantola e si accartoccia su se stesso, per poi rialzarsi ed imprecare alla luna, mentre altri schizzi mi irrorano le fauci. Quando si svuota i coglioni scende dal letto, raccoglie le sue cose e, salutando i suoi compari, se ne va.
Subito, il tipo che mi scopa da sotto, mi prende la faccia tra le mani ed inizia a limonarmi, scavandomi nella bocca con la lingua alla ricerca del seme dell’altro stallone. Lo raccoglie e se lo beve, inspirando di piacere. Allo stesso tempo, sento il suo cazzo ingrossarsi ritmicamente e lui emette dei gemiti lamentosi. Un improvviso calore mi invade lo sfintere: sta sborrando e le pareti del mio culo devono cedere altro spazio a quel nerchione che si gonfia e si sgonfia più e più volte.
“Merda, amico! Così fai venire anche me!”, mugola Paride e altro fuoco si aggiunge al precedente. Le due mazze respirano nei miei intestini e mi massaggiano internamente le viscere. Ovviamente non riesco a restare indifferente a questo pompaggio incessante: il mio ventre si fa molle, i miei capezzoli si induriscono istantaneamente e il mio cervello va in brodo di giuggiole. “Senti qua come gode, la troia!”, aggiunge Paride, ancora in preda al suo orgasmo.
“Sì! Ci sta mungendo i cazzi col culo! Altro che professionista!”, ribatte l’altro, che mi spara gli ultimi fiotti in fondo alle budella.
Quindi, Paride si accascia su di me e lo sento ansimare con affanno, mentre le due verghe si ritirano lentamente e anche le mie membra ritrovano pace.
“Rivediamoci, ok?”, mi sussurra il boy di Gino all’orecchio, senza farsi sentire dagli altri.
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