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Gay & Bisex

Tutto dentro! (Enrico) (3)


di crigio
13.03.2017    |    11.652    |    12 9.1
"Approfittando dello scroscio dell’acqua, mi incammino verso la camera da letto, ma non faccio neanche due passi che suona il citofono..."
Mentre sono ancora nascosto in fondo al corridoio, Giò viene verso il bagno barcollando. Deve avere le gambe e il culo abbastanza indolenziti, vista la camminata insicura. Approfittando dello scroscio dell’acqua, mi incammino verso la camera da letto, ma non faccio neanche due passi che suona il citofono. Ritorno indietro e Giò fa capolino dalla porta.
“Merda! Sono già qui?”, impreca.
Sono già qui? Chi?
Mentre va verso l’ingresso si asciuga velocemente. “Sì? Sì… sì… secondo piano…”. Corre di nuovo in bagno, lascia il telo e in un attimo è in camera. Due minuti dopo, tre sbarbatelli, uno scuro di capelli e di carnagione, un altro biondo e con gli occhi chiari, il terzo castano con gli occhi scuri, vestiti da cadetti dell’accademia, entrano in casa. Chiudono il portone e chiedono educatamente permesso. Il mio boy li chiama e loro seguono il suono della sua voce. Quando spariscono dalla mia vista, percorro il corridoio e sbircio per l’ennesima volta dall’uscio. I tre ospiti si stanno già svestendo e appoggiando i loro preziosi abiti su delle sedie appositamente preparate da Giò. Hanno tre corpi efebici, ma tra le gambe tre gingilli interessanti, anche a riposo. La troia si inginocchia in mezzo a loro e comincia a massaggiare gli arnesi.
Uno dei tre sembra più sicuro degli altri: forse conosce già il mio boy; lo avrà già scopato in precedenza. Gli altri due sono un po’ intimiditi e rimangono in piedi senza sapere bene che cosa fare o che cosa aspettarsi.
Il primo, invece, quello moro per intenderci, prende Giò per i capelli e lo guida verso il suo cazzo. La puttanella lo ingoia e inizia a spompinarlo. Poi viene strattonato indietro e indirizzato agli altri due.
A turno, ciascuno dei cadetti riceve la sua ciucciatina e il suo massaggio allo scroto. I tre sospirano e si lasciano lavorare, godendosi le attenzioni di Giò. Ad un tratto il moro si china e allunga una mano sul culo della troia.
“Merda! Ma sei larghissimo? Quanti ne hai presi oggi?”, gli chiede.
“Tre… glough!... tre… sì… slurp…!”, risponde il mio boy, ingozzandosi con la minchia barzotta del castano.
“Porco zio!”, bestemmia quello di rimando.
Le tre verghe stanno assumendo dimensioni più ragionevoli, ma la troia ci si dedica per farle diventare belle dure e lunghe. “Fammi vedere!”, ordina il moro, e lo fa mettere in ginocchio sul letto, posizionandosi dietro e agguantandogli le chiappe. Gli altri due si sdraiano e si lasciano succhiare ancora. “Che porco! E’ tutto aperto!”, mormora quello, dando una leccata intensa al solco. “MMMMMM!!! E che buon sapore!”, aggiunge. “Il mio cazzo non lo sentirai nemmeno, visto quanto sei largo! Dovrai prenderci tutti e tre insieme per godere!”.
“Slurp… Glough… Non è una… mmmm… cattiva idea… glough!”, insinua Giò, lappando i due calippo che stringe tra i palmi. E non finisce la frase che il moro si tira su, si sputa sull’asta e inchioda la puttanella con un secco affondo. Giò non si scompone, come era stato previsto, nonostante riceva colpi su colpi dal cadetto. Ogni tanto si volta sorridendogli, mentre bacia il glande di un suo commilitone.
“Cazzo! Sei una bagascia!”, lo insulta quello, che si aggrappa ai fianchi di Giò e lo batte a più non posso. Scendendo con la bocca verso i coglioni del biondo, il mio boy inizia a gemere. La dilatazione non deve essere tanta, ma le martellate alla prostata cominciano a farsi sentire. “Che culo, ragazzi! Dovete vederlo da qua! E’ grosso e burroso! E’ davvero eccitante!”, rantola lo stallone, mentre impasta le natiche voluttuose della vacca. Allora, il castano, incuriosito, smonta dal letto e si mette accanto al moro. Lo spinge via e ne prende il posto. Scivolando nelle intimità di Giò, sospira lungamente e guarda il proprio uccello svanire in quel profondo budello.
“Oh, porca zozza! Ch’è bello!”, gioisce. “E’ così caldo… e morbido…!”.
“Dai, scopami… slurp!”, lo esorta il porcellino, assaporando ogni centimetro dell’asta del biondo. “Tutto dentro, dai!”, insiste, e sbatte il culo indietro contro il ventre del cadetto, che rimane stupito da tanta veemenza.
“Che ti dicevo? Non è eccitante?”, gli chiede il compare.
“Sì, cazzo! E’ meglio di una fica!”.
“Oh! Non venire, eh! Dobbiamo ripassarcelo a dovere!”.
“Tranquillo! Non ne ho la minima intenzione! Me lo voglio godere tanto!”.
“Ehi! Lasciatene un po’ anche a me!”, protesta il biondo, precipitandosi giù dal letto e privando un contrariato Giò del suo lecca-lecca.
“Tranquilla, baldracca! Ti do il mio!”, gli fa il moro, stendendosi davanti a lui. Intanto il castano si tira fuori e il biondo si posiziona alle terga della troia. Armeggia un po’, forse perché fatica a trovare il buco, ma poi infilza il mio boy togliendogli il fiato.
“Merda! Ma è fradicio!”, sbotta.
“Sì, amico!”, gli risponde il moro. “Gode come una femmina. Ma col culo, però!”.
“MMMMMMMM!!!”, mugola Giò. Forse quelle parole del moro hanno acceso una fiamma nel cervello del biondo e il suo cazzo deve aver avuto un sussulto che si è riverberato nello sfintere della troietta. E infatti è lì che agita i fianchi per sollecitare lo stallone a fotterlo. Quello non si fa certo pregare e, aggrappatosi alle spalle di Giò, comincia a percuotergli le chiappe col proprio bacino.
Il castano infila una mano tra le cosce del mio boy, da sotto, e poi la tira fuori. Come San Tommaso non crede a quello che ha detto il moro, ma, una volta ritirato il braccio, deve fare ammenda. Strofina i polpastrelli gli uni contro gli altri e un’espressione di stupore si dipinge sul suo volto. “Che forza, ragazzi! E’ proprio una vacca!”.
Anche il biondo si meraviglia di questa scoperta e, infoiato più di prima, strattona Giò per i capelli, facendolo rovinare a terra. Gli spinge la testa fino al pavimento e poi lo penetra di colpo. Lo scopa come un ossesso per un paio di minuti e poi si fa indietro, trascinando con sé anche la mucosa dell’ano. Tanto che la rosellina del mio boy si spampana e rimane vergognosamente dilatata per alcuni secondi, mentre lui tende le dita come se volesse piantarle nel gres e trema tutto da capo a piedi. Il castano prende il posto del commilitone e, appoggiando il proprio peso sulle terga di Giò, lo monta con gusto. Quando estrae la propria verga dallo sfintere, trascina fuori non solo la mucosa, ma anche degli umori che colano copiosi giù per lo scroto del mio boy.
E’ il turno del moro, che sceso dal letto, si gira al contrario, dando le spalle alla troia, si spinge il cazzo verso il basso e infilza il culo in quella posizione.
“Fico!”, esclama il biondo, mentre il suo amico cavalca la troia.
Quando il moro si sente le gambe pesanti, propone: “Bene! Direi che è il momento di fare sul serio!”, e torna a sdraiarsi sul letto, facendo impennare l’asta. “Impalati qua!”, ordina a Giò, che obbedisce con piacere. Il suo sfintere ingoia la minchia e poi si china sul ragazzo iniziando a limonarlo. Intanto, il moro, non visto dal mio boy, agita una mano per chiamare gli altri due. Il castano monta sul letto e, assestatosi bene, mira alla rosellina di Giò, appoggia il glande e spinge. Scivola sopra l’asta del suo compare e sospira.
Giò si volta indietro, si appende al collo del torello e lo attira a sé. Gli affonda la lingua in gola e gli perquisisce le fauci, mostrandogli tutto il proprio godimento nel ricevere due verghe in culo.
“Hai detto che ne vuoi tre insieme, no?”, si insinua il moro. “Bene!”, aggiunge, e chiama anche il biondo. Questo sale in piedi sul letto e si accovaccia proprio dietro il castano. Armeggia per trovare il buco e lo individua tra i cazzi dei suoi due amici. Spinge e anche la sua asta viene inghiottita dal budello della puttana.
“Cazzo! Ci riesci davvero!”, si stupisce il castano, mentre Giò, ancora appeso al suo collo, geme di piacere verso il suo viso.
“Dai, tutti dentro, dai!”, li esorta la troia, e quelli, alternandosi, gli pompano il buco. Adesso Giò inizia a godere davvero, tanto che torna a voltarsi verso il moro con la faccia sconvolta. Si massaggia il petto per smorzare il godimento che lo sovrasta all’improvviso. Per quanto non siano grossi, tre cazzi in culo si devono sentire comunque, soprattutto perché si muovono a ritmo diverso e sollecitano la mucosa di continuo, non lasciandogli tregua. Il moro, però, non ha alcuna intenzione di fargli controllare la situazione, e così gli afferra i capezzoli tra pollici e indici e glieli strizza a dovere.
Giò gorgoglia e un filo di bava scende giù dal labbro inferiore, mentre le pupille esorbitano. Il castano si tuffa sul suo collo e glielo lecca salendo verso l’orecchio. Gli mordicchia il lobo e gli infila la lingua nel canale uditivo. La pelle di Giò si accappona e lui trema tutto.
“Così, ragazzi! Bravi! La troia sta godendo finalmente!”, mormora il moro. “Facciamola impazzire di piacere!”, e l’esortazione sortisce i suoi effetti, perché tutti e tre accelerano il ritmo dello stantuffo. Il mio boy inspira con un rantolo e poi un lamento appena avvertito esce dalla sua gola. Con passare dei secondi si trasforma in un gemito e infine in un urlo. Si irrigidisce e digrigna i denti. Schiuma dalla bocca e sbava sul petto del moro. Le sue dita affondano nel materasso e tutti i suoi muscoli sono tesi all’inverosimile.
Il moro non smette di torturargli i capezzoli e questo amplifica le sue sensazioni. Si lecca le labbra, come se gustasse qualcosa di veramente buono, ma in realtà è il suo sfintere a gustare tre bei pezzi di carne. E, infatti, per quanto gli è possibile, muove il culo in senso circolare, per sentire le tre verghe in ogni anfratto del suo budello e geme come una gatta in calore.
“Sentitela la puttanella!”, dice il biondo, che comincia ad avere segni di cedimento. I muscoli interni di Giò stanno massaggiando i tre cazzi e i cadetti iniziano ad essere in difficoltà.
“Dove vuoi che ti sborriamo? Vuoi bere? Eh? Sei assetata, puttana?”, gli chiede il castano. Giò annuisce e i torelli che gli stanno dietro si sganciano e scendono a terra. Il moro si sfila e raggiunge i suoi commilitoni. Il mio boy, stralunato, si inginocchia tra di loro e afferra due cazzi tra le mani e il terzo lo inghiotte, pompandolo intensamente. Nella stanza si diffondono urla di piacere e, a turno, ciascuno degli stalloni, si scarica le palle nella gola della troia, che ingoia i loro semi senza perdere neanche una goccia. Quello che gli è rimasto sulle labbra lo raccoglie con le dita, che subito succhia con schiocchi sonori.
I tre cadetti si godono l’estasi dell’orgasmo per qualche secondo e poi si complimentano con Giò. Lanciano delle banconote sul letto e si rivestono.
Una volta usciti, il mio boy si abbandona sul letto e si addormenta.
Io, dopo essermi accertato che stia bene, esco a mia volta.
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