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Gay & Bisex

Passeggiata nel parco (3)


di crigio
19.09.2013    |    8.865    |    2 9.0
"Lo sai che sono un gelosone! Come posso farmi perdonare?”..."
La mattina dopo dei miagolii mi svegliano. “Merda!”, penso. “Ci mancava pure la gatta in calore!”.
Poi aguzzo l’udito e capisco che quei rumori provengono dalla stanza accanto. Mi alzo e, dirigendomi verso il bagno, lancio un’occhiata alla porta socchiusa della camera di Pino e vedo il mio amico sul letto sovrastato dal corpo di un energumeno che gli sta masticando un capezzolo. Passo oltre ed entro in bagno.
“Cazzo!”, mi dico. “Ma non è ha mai abbastanza!”. Piscio e scarico l’acqua, rendendomi conto troppo tardi che lo scroscio potrebbe essere sentito da Pino. E infatti, un attimo dopo lui mi chiama: “Giò! Vieni qui, dai!”.
Esco dal bagno e mi avvicino alla camera di Pino. Busso: “Avanti!”. Entro. “Amico, guarda chi è tornato!”, mi fa Pino.
Il tipo sopra di lui si volta. Ma è Knut! “Ehi ciao! Ma quando sei arrivato?”.
“Ciao, Giò. Sono rientrato mezzoretta fa”.
“Ma che ore sono?”, chiedo io.
“E’ quasi mezzogiorno”, risponde Pino.
“Cazzo! Scusa, amico! Ieri sera dovevo essere è proprio distrutto!”.
Pino mi lancia un’occhiataccia: non vuole assolutamente che Knut sappia quello che è successo Con Dmitri al parco. Io capisco al volo e taccio.
“Sì, Pino me l’ha detto che ieri sera ve la siete spassata alla grande! Ti è piaciuta la discoteca? Io lavoro lì, sai?”.
“Sì, bella musica”, rispondo, cercando di non tradirmi, mentre Knut si è già rituffatto sull’aureola di Pino, mordicchiandola rudemente. Poi gli infila la mano tra le cosce e lo penetra con due dita. “MMMMM, come sei largo! Sei già così eccitato?”.
“Merda!”, penso. “Se ne accorgerà?”, mi chiedo. Poi Knut si blocca e si volta verso di me. “Ehi, Giò! Perché non vieni qui a lesbicare con la mia troietta? Mi piace molto vedervi avvinghiati!”.
“O… ok”, balbetto. Lui si scosta e io mi sdraio su Pino. Cominciamo a limonare, mentre Knut si inginocchia dietro di noi e ci ravana i culi. Infila le sue dita sia dentro di me che dentro Pino. Di colpo si ferma, le tira fuori, smonta dal letto e come una furia comincia a vagare su e giù per la stanza, sbraitando: “Cazzo! Che avete fatto ieri sera, ché siete dilatati come due trafori, eh! Puttane!”.
“Sta’ calmo amore”, ribatte subito Pino. “Ma che t’incazzi a fare! Te lo spiego subito”. Io cerco di non tremare: quello è capace di staccare il collo a tutt’e due se scopre la verità!
“Sai, al ritorno dalla discoteca ci annoiavamo e allora ho detto a Giò che tu hai una bella collezione di giochini e… beh… ne abbiamo approfittato. Abbiamo goduto come due vacche, vero Giò!”.
“Oh sì!”, aggiungo, cercando di essere più convincente possibile. Che poi non è mica una bugia!
“Naturalmente, poi li abbiamo lavati e puliti bene, perché so che non ti piace che rimangano sporchi”, prosegue Pino.
Knut sembra calmarsi, si sdraia sul letto accanto a Pino e lo bacia chiedendogli scusa, piagnucolando come un bambino. “Mi dispiace di avere pensato male di te, amore. Lo sai che sono un gelosone! Come posso farmi perdonare?”.
“Beh, magari facendoci godere come si deve… Sai quella roba posticcia ieri sera non ci ha soddisfatti molto…”, ammicca il biondino.
Fiuuu!!! Se l’è bevuta!
“Allora continuate a strusciarvi, ché io mi metto comodo sulla sedia a guardare lo spettacolino”, dice Knut.
Mentre lui si accomoda, noi riprendiamo a baciarci e a contorcerci l’uno su l’altro. Ogni tanto lanciamo uno sguardo voglioso all’energumeno e a poco a poco il suo cazzone si indurisce fino a diventare bello dritto e tosto.
Di colpo Pino mi spinge via, facendomi quasi cadere dal letto, allarga le cosce, si bagna il buco e implora Knut: “Dai, amore! Vieni a sbatterti la tua troietta!”. Quello non si fa pregare e, saltando sul letto, si carica le gambe del suo ragazzo sulle spalle e lo perfora con un solo affondo. Il corpo di Pino sussulta, squarciato dalla verga di Knut, e quando ricade lui mi guarda con un’occhiata di intesa. Sta elaborando un’altra sceneggiatura! Vuole giocare con quello stallone! Bene, non mi farò certo pregare!
Mentre l’energumeno violenta Pino con la foga di un animale, io scendo dal letto, vado verso la parete, ci appoggio le mani e mi piego a 90 gradi. Alzo una gamba e la appoggio sulla sedia. Poi, protendendo e agitando il culo, richiamo l’attenzione di Knut: “Ehi, stallone! Guarda cosa ho qui per te! Vieni a prenderlo! È tutto tuo!”, e mi afferro una chiappa e me la schiaffeggio, eccitando Knut.
Lui, si volta di scatto e, ancora ansimante, si sfila da Pino strattonandolo e corre da me. Piega un po’ le ginocchia, si afferra il cazzo e mi impala, sbattendo con forza il suo ventre contro le mie chiappe. Con movenze da troia, stacco una mano dal muro e gli cingo il collo, attirandolo a me per baciarlo. Così, mentre mi fotte come un forsennato, io gli pianto la lingua in gola, aumentando la sua libidine.
“MMMMMM, che stallone che sei! E che cazzo grosso! Non me lo ricordavo così!”, lo incoraggio, e i miei complimenti sulla sua dotazione lo fanno infoiare ancora di più.
“Amore!”, lo chiama Pino, d’un tratto. “Ma cosa fai? Io sono qui che ti aspetto!”. Knut si gira verso Pino e vede che è sul letto a pecorina che dimena il culo. Con la bava alla bocca, esce da me dilaniandomi per la velocità del movimento, salta sul letto, si accovaccia dietro il biondino, si piega in avanti appoggiandosi sulle mani e infilza Pino con un colpo secco. Quello viene proiettato in avanti e caccia un urlo profondo di dolore e godimento insieme. Knut lo trivella come se cercasse il petrolio e intanto io monto sulla poltrona, appoggio i piedi sui braccioli e le mani sullo schienale rivolto verso l’alto, e così, in posizione da granchio, attiro nuovamente l’attenzione dello stallone: “Ehi! Ma ne hai ancora per molto lì? Lascia perdere quella mezza calzetta e vieni a farti una vera vacca!”.
Lui si volta: è sempre più gasato. I suoi occhi sono rossi e la sua bocca schiuma. Abbandona Pino e si butta addosso a me, stringendomi con forza e attaccandosi ad un mio capezzolo. Sembra che voglia staccarmelo, mentre struscia la sua cappella contro il mio buchino. Io muovo il culo in modo da farlo entrare e dopo qualche secondo sta pistonandomi nelle viscere. Le mie gambe si agitano in aria scomposte e sono sorretto praticamente solo dalle mie mani e dall’asta di Knut piantata in corpo.
La voce di Pino lo distrae di nuovo: “Amore! Ma cosa c’è qui? Oh! Ma è un culo!!! Ed è tutto per te!!!”. Knut sguscia via ed io cado seduto sulla poltrona. Pino e appoggiato al muro in piedi sul letto col culo in fuori. Knut gli va alle spalle, gli afferra i fianchi e gli assesta un colpo da paura. Il corpo di Pino viene sbalzato in alto e scosso nel profondo; le sue unghie si piantano nel muro e lui rantola: “Oh… oh… oh, sì amore! Sì, sì, sììììììììììììì!!!!!!!!!!!!”, e gode sbattendo la testa in tutte le direzioni. Le sue gambe non lo reggono più, ma rimane in piedi solo grazie ai colpi inferti da Knut. Poi si avvinghia all’energumeno, cingendolo con le braccia e con le gambe, mentre quello continua a percuoterlo col suo ventre. Quando Knut ne ha abbastanza, lo lascia cadere sul letto, si avventa su di me, mi afferra di peso e mi scaraventa sul materasso. Mi allarga le cosce e mi lacera lo sfintere. Mentre mi fotte come un ossesso. Pino, ancora tremante, mi monta su e comincia a limonarmi.
Improvvisamente, il mio buco si libera e subito dopo Pino viene proiettato in avanti. Le sue convulsioni ripartono più sconvolgenti di prima: “Cazzo, Giò! Io gooooodooooooo!!!!!!”.
A vederlo così in fregola anche il mio orgasmo comincia a farsi sentire ed esplode quando di nuovo Knut mi perfora l’intestino. “Oh, merda! Scopami, scopami, SCOPAMIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!”, urlo, e l’energumeno mi dilania senza risparmiarsi.
Poi, mi strattona, salta sul letto, intrufola la sua mazza tra le nostre bocche e, mentre io la lecco da sotto, Pino se la ingoia. La verga si gonfia ritmicamente. Knut ansima come un cavernicolo. Pino inghiotte voracemente e poi apre la bocca facendo colare della sborra lungo l’asta. Non appena arriva alle palle, io la succhio rumorosamente e la assaporo con gusto. Knut si ribalta sul letto ed io e Pino ci scambiamo il sapore dello stallone con un profondo bacio.
Rigirandosi sul letto, Knut bofonchia: “Mio Dio, mi avete succhiato anche l’anima! Siete proprio due vacche!”. Poi si siede sul letto, si alza in piedi e, uscendo dalla camera, aggiunge: “Credo che lo pensi anche Dmitri…”.
Io e Pino ci guardiamo basiti.
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