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Gay & Bisex

Crociera - I due turchi


di crigio
06.08.2013    |    27.361    |    4 9.5
"Allora cerco di tranquillizzarlo: “Ehi, tesoruccio: vieni qui”, e lo faccio sdraiare su di me per fargli sentire l’odore del mio corpo e la mia disponibilità..."
L’estate successiva agli ultimi eventi decido di allontanarmi dalla città e soprattutto da Andrea. Se non mi vede per un po’ forse trova un altro diversivo e al mio ritorno sarò libero dalle sue grinfie.
Allora chiamo un vecchio amico, Fausto, che mi dice che sta organizzando una crociera nel Mediterraneo occidentale con altri suoi due amici. L’idea mi stuzzica: non ho mai fatto una crociera ed è una vacanza diversa dalle solite, perciò gli rispondo di tenermi in considerazione e di farmi sapere tutti i dettagli. Dopo alcuni contatti, ci si organizza e si parte tutti e quattro insieme.

Al porto di Civitavecchia, in un megatendone, facciamo il check-in, ci consegnano una tessera identificativa e saliamo a bordo. Nei corridoi dei vari ponti incontriamo gente di ogni nazionalità ed anche bei ragazzi molto interessanti, molti dei quali in compagnia di fidanzate o mogli (ma tanto questo non è un ostacolo, penso).
Raggiungiamo le nostre cabine: io sono in coppia con Fausto, mentre nell’altra soggiornano Christian e Fabrizio, i due amici di Fausto. Ci rilassiamo, facciamo una doccia, ci mettiamo su qualcosa di comodo e iniziamo a perlustrare la nave. Il nostro interesse si concentra soprattutto sul settimo ponte, deve c’è la palestra, il centro benessere e la sauna, per cui immediatamente ciascuno di noi sceglie una di queste location per iniziare ad usufruire dei servizi della nave.
Fausto va ad allenarsi in palestra, i ragazzi si fan fare dei massaggi, mentre io mi infilo nella sauna. Prendo un telo, entro, scelgo un armadietto e mi tolgo t-shirt e boxer. Mi avvolgo l’asciugamano intorno alla vita e mi dirigo verso la sauna finlandese.
Appena entrato il calore mi avvolge completamente. Mi accomodo sui sedili di legno e comincio a sudare. Lì dentro non c’è nessuno, al momento, ma dopo cinque minuti entra un ragazzo moro, alto almeno uno e ottanta, leggermente riccio e con gli occhi grigio-azzurri: un gran pezzo di Marcantonio. Lo squadro da capo a piedi facendomi scoprire, ed infatti lui se ne accorge e viene a sedersi accanto a me. Ci presentiamo: lui si chiama Ahmed ed è turco, ma parla bene italiano perché ha studiato a Milano. Il padre è un grosso industriale nel suo Paese e ha potuto permettersi di fare studiare sia lui che suo fratello minore in Italia.
Dopo questi convenevoli, iniziamo ad entrare più in confidenza: io gli chiedo se ha la ragazza e se l’ha portata con sé in crociera, ma lui risponde che non ne ce l’ha, o che comunque non ne ha una fissa. Bene. Mentre mi parla non smette di fissarmi e i suoi occhi mi fanno sciogliere tanto sono affascinanti. Lui si accorge di un mio lieve cedimento e mi chiede se sono sulla nave da solo o in compagnia. Gli rispondo che sono con amici, ma che anche loro sono in giro, non so dove.
“Quindi la tua cabina è libera?”, osa. “Sì”. “Bene”.
Dopo un breve silenzio, aggiunge: “Ti va se ci vediamo da te tra mezz’ora?”. “Ok”, rispondo senza esitare. “Bene… A tra poco allora”, ed esce dalla sauna.
Io mi stupisco un po’ della mia sfacciataggine: mi sono buttato a capofitto in quella situazione senza pensarci affatto. Quegli occhi mi hanno catturato e non ho saputo resistere.
Subito mi riprendo ed esco di corsa dalla sauna: devo fare sapere a Fausto di non venire in cabina per almeno un paio d’ore e devo anche andare a prepararmi. Quindi, dopo avere rintracciato il mio amico, torno in stanza, faccio una doccia e libero gli intestini da ogni residuo, per essere pronto per quello che ha tutta l’aria di essere un vero stallone.
Puntuale, dopo mezz’ora Ahmed bussa alla porta. Apro e accanto a lui c’è un ragazzino che gli somiglia come una goccia d’acqua. “Giò”, mi fa, “questo è il mio fratellino Faruk. Non ti dispiace, vero?”.
“Nnn… no”, balbetto. Lì per lì non so che fare. Faruk è più esile, ma alto come il fratello maggiore. E poi l’idea di scopare con due fratelli è sempre molto eccitante.
Li faccio accomodare sul divanetto e chiedo loro se gradiscono qualcosa da bere. Ahmed però prende in mano le redini della situazione e chiosa: “Andiamo al sodo!”. Io rimango di sasso, ma sono come ipnotizzato dai suoi occhi. Lui si sdraia sullo schienale del divano e divarica le gambe: mi sta facendo capire che devo inginocchiarmi in mezzo alle sue cosce per spompinarlo. Non esito più di tanto, mi accovaccio e comincio a massaggiargli la patta. Abbasso la cerniera e slaccio il bottone dei bermuda. Sotto non indossa nulla e subito si rivela a me un apparato sessuale di dimensioni davvero eccezionali: non mi riferisco solo al cazzo, che ancora moscio ricade sulla sua coscia sinistra, ma anche alle palle, belle grosse e apparentemente piene di tanto succo. Ho la sensazione di avere l’acquolina in bocca e temo di sbavare, ma è solo un’impressione.
Rapito da tanta abbondanza, me ne impossesso con una mano, tiro su il cazzo e avvicino la bocca alla cappella. Inizio a leccarla e a titillare il frenolo già in evidenza (deve essere circonciso). Quindi, comincio ad ingoiare quel ben di Dio, che, ancora a riposo, riesco a prendere completamente tra le mie fauci. Dopo un paio di su e giù, Ahmed comincia ad ansimare e a gemere ed il suo membro sembra avere le prime reazioni: lo sento ingrossarsi nella mia bocca, e allungarsi. Dopo qualche secondo faccio fatica e scendere completamente fino alla base e non capisco perché: non sembrava così lungo! Allora do un’ultima ciucciata e mi stacco dalla mazza del mio stallone: si presenta ai miei occhi una roba di proporzioni indefinibili, non solo perché lunga, ma perché grossa come non è ho mai viste prima. I miei occhi si sgranano, guardo Ahmed che si stampa sul viso un sorrisetto soddisfatto. Probabilmente, quello è l’effetto che il suo cazzone fa sempre a tutti quelli che ci hanno a che fare, e lui ne è consapevole e ben contento. Allora mi afferra la testa e mi spinge verso la sua mazza: “Succhia, troia!”, mi ordina. La spinta è talmente rapida che la cappella mi arriva fino in gola e mi affoga. Io tossisco e sbavo, inzuppando l’asta con la mia saliva.
Intanto, lancio un’occhiata al fratellino, che seduto accanto ad Ahmed si accarezza il pacco con una mano e guardo con estrema attenzione tutta la scena, tenendo la bocca leggermente spalancata e la lingua un po’ fuori: deve essere infoiato!
Allora, allungo una mano e massaggio la patta di Faruk. Al contatto, avverto qualcosa di strano: sento un affare non molto grosso, ma allo stesso tempo non riesco a trovarne la fine. Mio Dio, ma questi due dovevano capitare proprio a me?
Incuriosito, mi sposto verso il fratello minore e gli slaccio i bermuda. Anche lui non ha nulla sotto e appeno sbottono i pantaloncini, il suo cazzo svetta imponente schiaffeggiandomi la faccia.
Porca puttana! Questi sono almeno trenta centimetri! Guardo Ahmed, ed il suo sorrisetto diventa ancora più sfacciato: deve conoscere perfettamente il corpo del fratello ed è soddisfatto della reazione che quel megacazzo suscita, più che se fosse il suo. Al contrario, Faruk sembra quasi imbarazzato: il ragazzino non deve ancora essere ben consapevole della miniera d’oro che si ritrova tra le gambe.
Ipnotizzato da tanta abbondanza, mi precipito con tutto me stesso a succhiarlo. Impresa ardua, naturalmente: non riesco ad ingoiarne neanche la metà, nonostante Ahmed mi spinga la testa perché vada sempre più giù. Anche stavolta, però, mi affogo e tossisco, e Ahmed, forse spazientito, si alza di scatto, mi tira su, e mi lancia letteralmente sul letto. Me lo ritrovo improvvisamente addosso che mi spoglia velocemente: mi leva t-shirt e boxer, mi solleva le cosce e si avventa sul mio buco con la sua lingua.
Io, sorpreso da quel contatto, mi irrigidisco, inarco la schiena e gemo. Con la lingua lappa tutta la mia fessura e cerca di penetrarla con la punta; ci sputa sopra e torna a leccarla pesantemente a lingua aperta. La ruvidezza della superficie del suo organo afferra quasi la pelle del mio anellino sollevandola e lasciandola ricadere quando arriva alla fine. Poi, dà delle sferzate rapidissime, torturandomi l’orifizio anale, che così stimolato inizia a dilatarsi. Lui, prontamente, ci infila un dito ed io, ancora una volta, mi irrigidisco, inarco la schiena e ansimo pesantemente.
Nell’agitarmi sotto i colpi del mio stallone, volto lo sguardo verso Faruk, che, seduto sul divano, si gode la scena, una gamba su un bracciolo e il cazzo puntato al cielo, pulsante, che lui percorre con la sua mano, delicatamente. È davvero impressionante! Spero che non abbiano intenzione di penetrarmi con quella mostruosità!
D’un tratto Ahmed abbandona il mio buco e si avventa sui miei capezzoli, mordendone violentemente uno e strizzandomi l’altro con pollice e indice. Nel frattempo, sento la cappella del suo cazzone strusciarmi tra le chiappe. Quindi, sale su, leccandomi il petto, il collo, l’orecchio destro, la guancia e raggiungendo la mia bocca nella quale affonda la sua lingua in un bacio di tale passione da farmi diventare liquido. Cazzo, questo non me l’aspettavo proprio: la rudezza di quel ragazzo mi aveva fatto credere che non si sarebbe mai abbandonato ad un bacio con un altro uomo, e invece… Io mi rilasso per quel contatto inaspettato, ma lui subito, con una mano, mi apre le chiappe e ci infila dentro di nuovo un dito e poi subito un altro. Io lancio un urlo profondo che rimane soffocato dentro le nostre bocche incollate. Ahmed, invece di stantuffarmi lo sfintere, ci rigira dentro le sue dita, contemporaneamente allargandole: è ovvio che ha intenzione di scoparmi e sa bene che deve aprirmi più che può perché io possa ricevere la sua mazza. E infatti, dopo qualche secondo mi penetra con terzo dito: stavolta il la sua bocca non riesce e coprire il mio grido che si perde nella cabina e forse anche fuori. Lui subito mi tappa la bocca con la mano, per paura che dal corridoio ci possano sentire. Io lo guardo quasi chiedendogli scusa, ma lui non molla la presa dei miei intestini che viola praticamente con metà della sua mano.
D’improvviso estrae le sue dita da me, e il mio buco rimane dilatato per l’eccitazione. Lui subito ci fa colare dentro della saliva, che un po’ viene inghiottita dallo sfintere e un po’ esce fuori. Quindi, punta la sua cappella al mio buco, ma non spinge: la lascia un po’ lì, e quel contatto fa sì che il mio buco non si chiuda. Allora, sparge la sua saliva con la punta del suo cazzo per tutto il mio anellino e grazie a quella carezza il mio sfintere spinge in fuori e il buco si allarga ancora. La mia libidine aumenta. Guardo Faruk che, sempre nella stessa posizione, continua ad accarezzarsi il cazzo, inumidendosi di tanto in tanto la mano, per poi riportarla giù verso la sua meraviglia. Ahmed si accorge della direzione in cui è diretto il mio sguardo: allora anche lui guarda il fratello e gli dice: “Piccolo, adesso guarda bene come si fotte una puttana!”.
Indirizza il glande al mio buco dilatato e spinge. La cappella entra facilmente, come non credevo potesse fare, viste le dimensioni. Rimane così qualche secondo e le pulsazioni di quella pesca stimolano le nervature del mio ano che comincia a contrarsi. D’un tratto, grazie a quelle contrazioni, la mazza di Ahmed viene risucchiata dal mio sfintere, lentamente ma inesorabilmente. Lui non sta spingendo: sono io che lo sto trascinando dentro di me. E allora Ahmed, compresa la situazione, si stampa nuovamente quel suo sorrisetto sulla faccia. Il mio culo ingoia la sua asta fino alle palle. Quando arriva alla fine, Ahmed prova a tirare indietro per estrarla, ma non ci riesce: il mio culo non intende mollarla. Lui si irrigidisce: probabilmente le contrazioni del mio sfintere potrebbero farlo venire prima del tempo e il fatto di perdere il controllo della situazione lo fa innervosire.
Biascica qualcosa in turco e con uno strappo violento tira fuori il suo cazzo da me. Io mi sento lacerato dentro e urlo di dolore. Il mio buco però rimane dilatato a dismisura e lui subito ci sputa dentro della saliva che sembra lenire il bruciore. Quindi, punta di nuovo la cappella e spinge lentamente, entrando fino alla fine; poi torna indietro ed estrae la mazza.
Fa questo movimento più e più volte, torturandomi: l’andirivieni lento di quel cazzone, infatti, mi eccita all’inverosimile, senza però permettermi di esplodere in un godimento completo. Ogni volta che lo tira fuori la mia libidine viene come troncata di netto e lui non smette di levarsi quel ghigno dalla faccia e di provocarmi, sapendo benissimo che cosa sta succedendo al mio corpo. Oltretutto, il mio buco rimane continuamente dilatato e lui, ogni volta che estrae il cazzo, ci sputa dentro, sparge la saliva sull’anello con la sua cappella e poi mi penetra piano piano. Quando arriva in fondo sento un calore prendermi al basso ventre, ma poi si tira fuori e la mia eccitazione viene spezzata. All’ultimo affondo gli afferro le chiappe per cercare di tenerlo dentro di me, ma lui con uno strappo violento riesce ad uscire.
Io sudo e fremo, e lo imploro di scoparmi. Allora lui si rivolge al fratellino, sempre più infoiato, e gli dice: “Hai visto, piccolo, come e quanto si può fare godere una puttana? Adesso però passiamo all’azione. Mi raccomando: sta’ attento, perché dopo dovrai farlo anche tu!”.
Non ho il tempo di riflettere su queste parole, sul fatto che dopo i due turchi hanno intenzione di farmi penetrare dall’enorme spada di Faruk, che Ahmed precipita dentro di me, dilaniandomi gli intestini. Le mie cosce cercano di stringersi, ma lui le tiene aperte con forza e intanto mi sbatte violentemente. Il bruciore iniziale dentro il mio culo si trasforma a poco a poco in calore e poi in eccitazione. Le cosce non si stringono più, ma, anzi, si aprono per ricevere tutta la potenza di quello stallone. Adesso iniziano addirittura a vibrare e poi a tremare: sono sollevate da un bel po’ e quindi indebolite, per cui stavolta l’orgasmo parte da lì. Dalle cosce il brivido risale lungo i fianchi e la schiena. Quando raggiungono il petto i miei capezzoli si impennano duri. Quindi, arrivano alla testa e il mio cervello si fa liquido: non ragiono più, non controllo più il mio corpo che, sferzato dai colpi bestiali di Ahmed, è colto da spasmi violenti che costringono il mio bacino a saltare ritmicamente sul letto. Le mie pupille rientrano nelle orbite e il mio fiato si spezza: vado più e più volte in apnea, mentre il turco non smette di percuotermi lo sfintere. Finalmente, il mio piacere si sta liberando, e con una potenza mai provata prima.
Quando mi placo, Ahmed rallenta i suoi colpi finché esce da me: è uno dei pochi stalloni che è riuscito a farmi provare un orgasmo anale senza restarne coinvolto, cioè senza sborrare a causa delle contrazioni del mio culo. Anzi, sembra bello fresco, lui, mentre io sono stremato ma appagato.

“Allora, piccolo: hai visto come si fa? Adesso è il tuo turno. Mi raccomando: non deludermi!”.
Ora capisco! Praticamente sto facendo da nave-scuola per quel ragazzino, un verginello con un cazzo impressionante che lo imbarazza non poco nell’approccio sessuale. Ho sentito dire che le grosse dimensioni del proprio membro non sono sempre motivo di vanto: a volte possono costituire un freno e inibire la propria potenza sessuale.
Da quello che ho visto, Faruk non ha certo problemi di impotenza: il suo cazzo ha svettato prepotente per tutto il tempo che Ahmed mi ha scopato. Probabilmente ha solo bisogno di un po’ di esercizio per capire come utilizzare tutta quell’abbondanza senza spaventare il partner.
Pur essendo completamente strapazzato, raccolgo le mie ultime energie per iniziare il piccoletto all’attività sessuale: è eccitante sverginare qualcuno!
Faruk salta giù dal divano, con la mazza sempre in tiro, e si dirige, dinoccolato, verso il letto. Io sollevo le gambe in segno di accoglimento e lui si posiziona in mezzo. In tutta fretta, indirizza il cazzo al mio buco ma non riesce a farlo entrare: scivola un po’ a destra un po’ a sinistra. Allora cerco di tranquillizzarlo: “Ehi, tesoruccio: vieni qui”, e lo faccio sdraiare su di me per fargli sentire l’odore del mio corpo e la mia disponibilità. Lancio un’occhiata ad Ahmed per fargli capire che ho compreso la situazione e perché stia tranquillo: adesso ci penso io al suo fratellino.
Afferro la testa del ragazzino e la dirigo verso i miei capezzoli: “Leccali e mordicchiali”, lo incito. Lui tira fuori la lingua e comincia a risvegliare il mio desiderio. I miei gemiti sembrano metterlo a suo agio: dopo aver inzuppato il mio capezzolo destro inizia a torturare quello sinistro: io ansimo e lui si accende ancora di più, visto che il suo cazzo comincia a sobbalzare tra le mie chiappe. Quindi, lo tiro su e gli affondo la lingua in gola. Questo contatto sembra essere il massimo per lui, perché il cazzo adesso punta potente contro il mio buco, pulsando ad elevata frequenza.
“Ora sei pronto: ti aiuto io, non preoccuparti”, e gli afferro la mazza dirigendola al mio ano. Gli dico di spingere e la cappella entra facilmente: col cazzo di Faruk il problema, infatti, non è lo spessore, ma la lunghezza: temo che non riuscirò a prenderlo fino in fondo. Lui però non sembra pensare a questa eventualità e continua a spingere. Io ho ancora la mano intorno alla sua asta e, nonostante la senta dentro di me in profondità, il mio palmo la comprende ancora completamente.
Faruk comincia a godere, e ansima: la sua bocca si dilata e la lingua viene fuori. Un rivolo di saliva cola sul mio petto. Forse capendo di non riuscire ad andare oltre, torna indietro. Quando ho di nuovo solo la cappella dentro, spinge per rientrare, e così lentamente per un po’. Poi il suo movimento diventa sempre più veloce e scoordinato, ma allo stesso tempo efficace e sembra quasi che ad ogni affondo il cazzo penetri sempre più in me. Ed infatti, torno ad afferrarlo con la mia mano e avverto che la parte che rimane fuori è minore.
Oh cazzo! Di questo passo potrei anche riuscire a prenderlo tutto!
Intanto, Faruk aumenta il ritmo e la potenza dei colpi ed io sento nuovamente dilaniarmi dentro come prima con suo fratello. Ad ogni colpo mi viene fuori un urlo e questo sembra eccitare sempre più il ragazzino. Anche sul suo viso adesso si stampa lo stesso risolino di Ahmed: sembra che stia cavalcando un torello in un rodeo. Non ha controllo del suo corpo, ma il movimento del suo bacino raggiunge comunque lo scopo.
Nel frattempo Ahmed incita il fratellino: “Dai, piccolo! Fotti la puttana! Non farti ingannare dalle grida: sta godendo come una vacca e le piace da impazzire! Il tuo cazzone la sta aprendo tutta! Vedrai che cosa le può regalare un cazzo grosso come il tuo! Tra un po’ esploderà, come prima con me! Senti come si apre bene?”.
“Sì, sì!”, risponde lui preso dalla foga, e continua a sbattermi.
Come previsto da Ahmed, il mio nuovo orgasmo anale non tarda a farsi strada, solo che quando il mio corpo comincia a dimenarsi, Faruk sembra spaventarsi e rallenta il suo movimento. “No, no, non fermarti!”, lo imploro.
“Dai”, interviene Ahmed, “non senti che lo vuole? Dagliene ancora! Anzi, fa’ così: appoggiati sulle mani, punta i piedi, caricati le sue gambe sulle spalle e affonda dentro di lui!”.
Faruk esegue alla perfezione i consigli del fratellone ed io non riesco più a capire dove mi stia arrivando: sono in preda alle convulsioni e per il mio sfintere potrebbe passarci un treno che tanto mi farebbe godere comunque. A differenza di Ahmed, però il ragazzino non riesce a non farsi controllare dalle contrazioni del mio culo e dopo un po’ sbotta: “Cazzo, fratello! La troia mi fa sborrare!”, e tira fuori la mazza un secondo prima che il primo fiotto di sperma schizzi potente, innaffiando tutto il mio corpo, seguito poi da altri sette/otto spruzzi di uguale intensità e quantità. Io spalanco la bocca e tiro fuori la lingua per accogliere quanto più seme posso nelle mie fauci.
Contemporaneamente, Ahmed, preso dall’eccitazione, salta sul letto e mi ordina di leccargli le palle, e dopo qualche secondo, col cazzo svettante verso l’alto, spara più e più volte il suo succo, che ricade sulla sua asta e sul mio viso, insozzandolo. Io con la lingua raccolgo più sperma che posso, me lo spalmo sulla faccia con le mani. Poi corro al mio culo, ci infilo dentro due dita lerce di sborra e, mentre mi pistono, mi sparo una sega potente, svuotando finalmente anche i miei lombi.
Una volta calmatici tutti e tre, i due turchi scendono dal letto e vanno in bagno a ripulirsi. Escono, si rivestono e, prima di andare via, Ahemd lancia un pezzo di carta sul tavolino, salutandomi con quel suo sorrisetto sfacciato.
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