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Gay & Bisex

Piramide umana (Enrico, e poi Giò) (5)


di crigio
12.03.2018    |    3.785    |    2 9.3
"Anche stavolta si fa di lato e cede il posto al suo compare, che si mette esattamente nella stessa posizione..."
(Giò)
"Devo andare anch'io", mi fa il ricciolone.
"Ok". Prima di vestirsi, prende il protafogli dalla tasca dei pantaloni e mi da alcune banconote. Poi prende gli slip e li indossa.
Raccolti gli altri soldi dal letto, sollevo lo sguardo e sulla soglia della camera da letto vedo Enrico.
"Ciao, Amo...!". Mi blocco, pensando che lo stallone è ancora lì presente. "... Amodeo!", concludo, inventandomi un nome lì per lì. Il mio schiavo si volta e vedendo il gigantone lo saluta.
"Scusa. Vado via subito. Sei un cliente, vero. Perdonami, mi sono allungato un po'".
"Tranquillo", gli dico. "Amodeo non ha fretta. Vero?", chiedo ad Enrico, ammiccando perché mi regga il gioco.
"No, assolutamente", risponde il mio boy. "Sono entrato mentre uscivano altri due. Non ti dispiace?", mi chiede.
"Ma no, figurati!".
Poi, rivolgendosi al ricciolone, aggiunge: "Guarda, non c'è bisogno che tu te ne vada. Se vuoi puoi rimanere. Ci divertiamo ancora un po'. Tutti insieme".
Sia io che lo stallone sgraniamo gli occhi: ci guardiamo e ridiamo imbarazzati. "Ma... veramente...", balbetta lui. "Io ne avrei avuto abbastanza per stasera".
"Tesoro", gli sussurro avvicinandomi a lui come una gattina in calore. "Veramente ne avresti ancora, ne sono sicuro".
Lui sghignazza grattandosi la nuca e poi dice: "Mi hai proprio distrutto".
"Che ne dici di andare in bagno a darti una rinfrescata? Pensaci intanto e quando torni mi dici. Ok?", gli propongo.
Lui cincischia un po' e poi risponde: "Ok". Esce dalla stanza e rimango con Enrico.
"Non è vero che sono appena arrivato. Ti ho visto", mormora il mio boy.
"Lo so", rimbrotto. "Ti ho visto anch'io lì fuori dalla porta che ci spiavi". Gli sorrido, lo abbraccio e lo bacio intensamente.
"Sei proprio una vacca", mi insulta e una sua mano scivola lungo il mio fianco raggiungendo le mie chiappe. Ci si infila in mezzo e due dita cercano la mia rosellina. L'accarezzano qualche secondo e poi la profanano. Le falangi risalgono su per il mio sfintere fino alla radice. "Sei ancora fradicio! Che porcone!", aggiunge e stavolta è lui a infilarmi la lingua fino in gola e a succhiarmi le labbra con le sue. Mi incollo al suo corpo e sento un rigonfiamento tra le sue cosce, mentre il suo petto si gonfia e si sgonfia a frequenza crescente. Le mie dita si perdono tra i suoi capelli e poi una mano scende giù verso il suo bacino. Gli impugno il pacco e lo massaggio da sopra i calzoni.
"Da quanto tempo sei così duro?", gli chiedo.
"Da quando ti ho visto a cosce larghe mentre quello stronzo di là ti leccava la passerina e si abbeverava alla tua fonte!". Sta parlando di quasi due ore fa. E' rimasto col cazzo dritto nelle mutande per tutto quel tempo: la libidine gli sarà cresciuta in corpo in maniera esponenziale. Sarà carico come una molla. Appena mi penetrerà mi svangherà di brutto!
Adesso le sue mani premono sulle mi spalle: mi sta spingendo in ginocchio. Gli slaccio la cintura e sbottono i pantaloni. Apro la patta e il rigonfiamento negli slip è inequivoco. Infilo le dita nell'elastico e tiro indietro e verso il basso. Il cazzo salta su dondolandomi davanti al naso. Mi lecco le labbra e poi do una lappata veloce alla cappella. La avvolgo tra le labbra e la succhio delicatamente, assaporandola di gusto. Poi, mi faccio scivolare l'asta tra le fauci e, piano piano, la inghiotto fino alla base. Il glande sbatte contro la glottide che si stringe al contatto e mi provoca un certo piacere. Lui sospira e si china un po' su di me, stimolato da quella mia contrazione.
Lentamente torno indietro e succhio la verga incavando le guance. Con uno schiocco me ne libero e sollevo lo sguardo sorridendo come una troia. Questo lo manda in visibilio: solleva una gamba mettendo il piede sul letto, mi prende la testa tra le mani e mi perfora la bocca col suo poderoso uccello. Inizia a scoparmi la faccia, col ventre che mi sbatte sul naso e la cappella contro la gola, soffocandomi. Io tossisco e sbavo, mentre lui mi insulta chiamandomi "puttana" e "vacca".
Quando con uno strattone mi libera le fauci, con la coda dell'occhio mi accorgo che il ricciolone è sull'uscio che ci guarda, tutto nudo con la minchia che gli penzola tra le cosce barzotta. Percepisco un lieve sussulto e capisco che ha ancora voglia. Con l'indice lo invito ad unirsi a noi e lui non si fa certo pregare. Alla fine si è convinto.
Agguanto entrambi i cazzi e mi ci dedico con tutto me stesso, alternando la mia lingua e la mia bocca ora su uno ora sull'altro. I miei due stalloni mi stanno davanti in piedi, avvinti col braccio di Enrico che cinge le spalle del ricciolone.
"A proposito: come ti chiami?", gli chiedo, abbandonando per un momento le due aste.
"Brando", risponde lui, dopo essersi schiarito la gola, ostruita dal piacere che stava provando grazie al mio pompino.
"Brando. Bel nome!", mi complimento, e mi getto nuovamente a capofitto sul suo uccello, ingoiandolo in un sol boccone.
"Oh merda!", impreca lui, chiudendo la cassa toracica.
"Non è male, vero?", gli chiede Enrico.
"Oh no, per niente?", risponde quello. "Tu l'hai già provato prima?", gli chiede poi a sua volta.
"Oh sì!".
"Per me è stata la prima volta, invece".
"E che ne pensi?".
"Oh... Wow... Ecco...", balbetta.
"Eheh! Sei stato chiaro!", ridacchia Enrico. "Che ne pensi del suo culo?".
"Oh, wow! Riesce a succhiarti il cazzo, lo sapevi?".
"Certo che lo so! E' fenomenale!".
"Allora!", intervengo io. "Vogliamo fare conversazione o cosa?".
"Cosa...", rispondono i sue all'unisono, e scoppiamo a ridere.
"Bene!", aggiungo. Mi alzo in piedi e mi metto a pecorina sul letto. Faccio capire ad Enrico che deve venirmi dietro e leccarmi, mentre faccio salire Brando sul letto affinché continui a spompinarlo. Il suo cazzone è così soddisfacente per le mie mucose orali. Mi dà un piacere come pochi altri uccelli hanno fatto in vita mia. Mi riempie le fauci al punto giusto e mi stimola le ghiandole salivari così tanto che mi dà alla testa.
"Oh, tesoro! Ma che cosa abbiamo qui!", sbotta Enrico non appena mi guarda la rosellina. "Non è più un buco del culo, ma una fica slabbbrata!", e me la schiaffeggia ripetutamente con due dita, che poi infila dentro senza alcun riguardo, provocandomi un moto di piacere.
Io intanto soppeso i coglioni di Brando con una mano e ciuccio metà asta con le mie labbra vogliose, sentendola ingrossarsi via via che la stimolo.
"Mmmmmm! Sono ancora belle piene nonostante tu abbia sborrato come un toro!", gli faccio, ammiccando. Lui ride di nuovo, imbarazzato, per poi piegarsi su se stesso quando ingoio all'improvviso più cazzo che posso.
"Oh, che bocca, padrone!", rantola.
"Basta con questa storia del padrone!", gli dico. "Facciamo che adesso lo schiavo sono io e voi siete i miei aguzzini. Usatemi a vostro piacimento, ok?".
"Ok!", risponde Enrico alle mie spalle, pieno di sé.
"O... ok...", gli fa eco Brando, più intimorito. Un secondo dopo il mio boy è già in piedi che si sputa sulla mano e si lubrifica la minchia. Appoggia la cappella all'ingresso del mio culo e spinge senza ritegno.
"AAAAAAARG! GLOB! GLOB!", urlo e gorgolio, con la verga ormai dura di Brando che mi colpisce in fondo alla gola e mi strozza a causa della spinta di Enrico. Con la coda dell'occhio vedo una mano del gigantone raggiungere un fianco di Brando e sollecitarlo a muoversi nella mia bocca. Enrico mi ha preso in parola e sta esortando il suo nuovo compare a fottermi contemporaneamente. Mi sento some un maialino allo spiedo, infilzato davanti e dietro.
Enrico mi scopa velocemente con mezzo cazzo e poi mi da dei colpi profondi improvvisi che mi colpiscono violentemente la prostata, come è sua abitudine. Il ricciolone invece mi ha preso per le orecchie e mi sta violando le fauci senza un criterio preciso. La sua minchia è diventata enorme, forse perché eccitato dalla visione di me che godo mentre questo mio nuovo cliente mi fotte come un toro.
Poi, quello stronzo di Enrico strattona indietro, strappandomi gli intestini. La mia rosellina rimane spalancata e sento una corrente attraversare il mio sfintere dilatato. Mi prende una caviglia e mi fa ribaltare. Mi ritrovo steso sul letto a cosce aperte. Lui monta sopra e si carica le mie gambe sulle spalle. Armeggia un po' e poi mi infilza ancora, cominciando a montarmi come una vacca.
Brando, dal canto suo, mi scavalca la faccia e mi sbatte il cazzo in gola ondeggiando fino in fondo col bacino. Io tossisco e sbrodolo dalle labbra e dal naso. Sono pieno di cazzo nel culo e in bocca, e quando dico pieno intendo letteralmente ingombro di minchia. Ne sto facendo indigestione e mi sento ubriaco di libidine. Enrico ci sta dando dentro come se non ci fosse un domani e Brando non è da meno.
"Ti piace, eh? Ti piace il cazzo, troia?", mi fa il mio boy, ben sapendo che non posso rispondere. Muggisco per fargli capire che sì, adoro il cazzo, e che con queste due verghe che mi ingolfano gli orifizi godo a più non posso.
D'un tratto, strattona di nuovo strappandomi un urlo soffocato. Brando si volta indietro per capire che succede e gli vengo praticamente sottratto da sotto il ventre. Enrico mi tira per i piedi fino a farmi rovinare a terra. Poi mi gira e mi ribalta con le ginocchia alle orecchie e la schiena contro la sponda del letto. Ho il culo per aria e il gigantone si siede sul materasso e, spingendosi la minchia verso il basso, me la affonda in corpo. Vedo che si guarda nello specchio mentre sale e scende dentro di me. Lo fa per almeno un minuto e poi cede il posto a Brando esortandolo a non risparmiarsi. Quello, abituato ad obbedire, lo fa ancora una volta: il suo uccello si appoggia alla mia rosellina e la schiude. Scorre lentamente giù e arriva fino in fondo. Allora il ricciolone si appoggia con le mani sulle mie cosce e comincia a scoparmi approfittando della mia massima apertura anale. Anche lui si guarda nello specchio dell'armadio e questa cosa sembra eccitarlo, tanto che accelera man mano che mi fotte.
"Così, bravo! Così!", lo incita Enrico, che gli schiaffeggia pure una chiappa come farebbe con un cavallo da spingere al galoppo. "Adesso levati!", aggiunge dopo un po', e lo spinge via. Mi scavalca, stavolta dando le spalle allo specchio e mi penetra. Poi si sdraia sul letto e inizia a sbattermi salendo e scendendo per tutta la lunghezza dell'asta.
"Oddio... Oddio, come godo!", sbraito, e con una mano mi accarezzo il perineo.
"Sì, godi puttana! Godi! Guadagnateli questi sporchi soldi! Godrai tanto che implorerai pietà, troia che non sei altro!". Enrico sembra essere entrato un po' troppo nella parte, anche se devo dire che non mi dispiace.
Anche stavolta si fa di lato e cede il posto al suo compare, che si mette esattamente nella stessa posizione. Il suo arnese, però, è più grosso e mi squarta. Divarico maggiormente le gambe per favorire l'ingresso della verga, ma mi strappa ugualmente un grido. Enrico si inginocchia dietro di me e mi massaggia il petto. "Che c'è? Non ti piace?".
"Oh sì! Mi piace! Tanto!", rispondo. Poi mi stringe i capezzoli tra le dita e li tira verso l'alto, quasi me li volesse staccare.
"Che belle tettine! MMMMMM!!!", mugola e poi si getta sul mio seno sinistro e inizia a mordicchiarlo velocemente. Mi eccita e lo sfintere si rilassa e si dilata.
"Oh sì! Scopami! Scopami ora!", esorto Brando adesso che mi sono aperto. Stringo la testa di Enrico tra le mie mani e la tengo incollata al mio petto. Finché mi tortura l'areola anche il mio culo rimane aperto e può ricevere l'enorme virilità del ricciolone.
Ma Enrico non è soddisfatto e allora allunga una mano sulla mia rosellina e inforca l'uccello. Poi mi solletica la parte alta della mucosa e infine mi penetra con un dito che piega ad uncino tirando per dilatarmi.
"AAAAAAAARGH!". Grido e mi dimeno. Continua a tirare finché non mi abituo e smetto di protestare. Poi estrae la falange e si alza. Mi scavalca e incolla le sue chiappe a quelle di Brando. Spinge giù il cazzo e lo appoggia al mio buco, proprio contro quello del ricciolone. Spinge e il glande mi trapassa.
"No... No... Siete troopo grossi...!", mi lamento.
"Che fai? Così gli facciamo male!", dice a sua volta Brando.
"Non dire sciocchezze! Non hai ancora capito che può dilatarsi all'infinito?", ribatte il gigantone, che infatti riesce ad entrarmi dentro senza alcuna difficoltà. "Hai visto? Dai, scopiamolo! Fottiamo questa baldracca come si merita!", ed entrambi iniziano a muoversi nel mio sfintere.
Se prima mi sentivo pieno di cazzo, adesso non ve lo sto nemmeno a dire. E il calore, il fuoco che mi genera questa doppia penetrazione mi arriva ancora più velocemente al cervello a causa della posizione a testa in giù in cui mi trovo. In pochi secondi aumenta la frequenza della respirazione e mi sento stringere la gola. Mi brucia il petto e i capezzoli sono duri come il marmo e sensibilissimi.
Ho un primo spasmo. "Ecco che gode, la troia! Visto?", fa Enrico.
"Già! Incredibile!", risponde quell'altro col fiatone, mentre continua a sbattermi. I cazzi che scorrono contro le pareti del mio sfintere mi caricano di eccitazione e la libidine monta sempre più. Un altro spasmo mi prende completamente, e poi un altro a seguire. La frequenza delle contrazioni aumenta sempre più fino a diventare una vera e propria convulsione. Mi scuoto tutto e non solo perché sbattuto dai due stalloni che mi fottono senza ritegno, ma anche perché dentro di me ho un'esplosione dietro l'altra che mi sconvolge.
"Al mio tre tira fuori il cazzo, capito?", dice Enrico a Brando.
"Ok. Ma perché...?".
"Fa come ti dico! Uno... due... tre... VIA!", e insieme strattonano verso l'alto. Subito non succede niente, poi, all'improvviso una detonazione nel ventre mi fa aprire la gambe in spaccata e uno zampillo di umori schizza fuori della mia rosellina sparpagliandosi sulle mie cosce, sulla mia pancia e sul lenzuolo.
"Wow! Che meraviglia!", sbotta Brando.
"Già!", conferma Enrico, e senza lasciarmi riprendere mi afferra per un braccio e mi spinge sul letto. "Tu, sdraiati!", ordina al ricciolone. Poi, ancora tremante, mi costringe ad impalarmi sullo stallone. Questa nuova inculata amplifica il mio piacere: sono tutto aperto e l'uccello di Brando mi arriva fino alla bocca dello stomaco. Ma non è finita, perché Enrico mi spinge in avanti e mi infilza a sua volta.
"Oh sì, stalloni miei! Riempitemi di cazzi! Ch'è bello! Quanto cazzo, CAZZO!". Mi ascolto ma non credo alle mie orecchie: la minchia di Brando è spaventosa e quella di Enrico è comunque notevole, ma io chiedo ancora cazzo. Si alternano in fondo al mio sfintere e mi strappano litri e litri di umori che mi colano tra le cosce, lubrificando l'accesso alla fonte del mio e del loro piacere.
"E' fradicio, merda!", fa Brando.
"Sì! Sei pronto a sborrare?", gli chiede il gigantone.
"Quando vuoi!".
"Allora acceleriamo e farciamolo insieme!".
"Ok!", e come richiesto da Enrico aumentano i colpi alla mia prostata. I miei nervi interni sono sollecitati come mai prima d'ora. Mi aggrappo al collo di Enrico e mi volto per limonarci. Questa mossa lo accende e mi stupra il culo. "Così godo, amico!", protesta Brando. "Vengo, cazzo!", e mi affonda in corpo cominciando a scaricarsi i coglioni.
"Sì... anch'io... anch'io... ecco... ecco...!", sospira il gigantone, e sento arrivare anche i suoi schizzi.
Quando li ho spremuti a dovere mi sfilo entrambe le verghe e mi giro a sessantanove sopra Brando, svuotandomi lo sfintere nella sua bocca, mentre ripulisco a fondo i loro cazzi aspirando fino all'ultima goccia di sperma.
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