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Gay & Bisex

Incontro al centro commerciale


di crigio
03.12.2013    |    18.067    |    5 9.7
"Lui si aggiusta i gioielli strizzati dal tessuto dei calzoni ed io impazzisco di desiderio..."
È la mattina di un sabato di inizio autunno e, aprendo l’armadio, mi rendo conto di dover rinnovare il guardaroba.
Faccio la doccia, colazione, mi vesto ed esco, diretto al centro commerciale. Il parcheggio è ancora semivuoto: i negozi hanno appena aperto. “Meglio così!”, penso. “Ci sarà meno confusione e avrò i camerini tutti per me!”.
Comincio ad aggirarmi per i corridoi del centro dando un’occhiata alle vetrine. Mi colpisce una felpa su un manichino ed entro. La commessa sta servendo un ragazzo: mi accoglie e mi dice di chiedere se ho bisogno di qualcosa. Scosto le grucce per esaminare bene i capi e, individuata la felpa, la prendo e mi dirigo verso le cabine di prova. In realtà ce n’è una sola ed è occupata proprio dal tipo di prima. Nell’attesa, mi do un’occhiata allo specchio, mettendomi davanti il capo scelto.
D’un tratto, lo sguardo mi cade oltre la mia figura riflessa, sulla tenda del camerino leggermente scostata. Dentro, il ragazzo si sta levando i calzoni per provarsi un paio di jeans. Sotto indossa un boxer che gli segna perfettamente le natiche sode. Le cosce sono muscolose e pelose. Lui è abbastanza alto, tra il muscoloso e il robusto.
Nell’infilarsi i pantaloni, perde l’equilibrio e, saltellando su una gamba, si gira verso la tenda. Si accorge che lo sto spiando, ma sposta subito lo sguardo. Infila anche l’altra gamba nei jeans e li tira su. Allora noto il rigonfiamento della sua patta: i boxer mettono in risalto un apparato genitale di tutto rispetto. Il cotone leggerissimo e bianco fa intravedere la sagoma del cazzo e del glande, mentre, più sotto, lo scroto dà alla mutanda una forma perfettamente rotonda.
Nell’alzare i jeans, abbastanza stretti, il suo pacco rimane incastrato nella cerniera: lo lascia così per un po’ e solleva di nuovo gli occhi verso di me; poi li tira in avanti e si abbottona. Anche così, però, la bozza del suo inguine si vede in tutta la sua protuberanza e, anzi, è ancora più eccitante. Lui si aggiusta i gioielli strizzati dal tessuto dei calzoni ed io impazzisco di desiderio.
Poi, apre la tenda e viene fuori, per guardarsi allo specchio della cabina da un maggiore distanza.
“Che ne dici?”, mi chiede. “Non sono troppo aderenti?”.
“N… no… no…”, rispondo io, imbarazzato e sorpreso per il fatto che si sia rivolto a me. Ma mi riprendo subito e approfitto della situazione. “L’importante è che rimanga spazio dietro”, e infilo la mano nei jeans per controllare che non siano troppo stretti.
“E qui, invece?”, mi chiede lui. Faccio scorrere la mano tra la sua pelle e il pantalone portandola sul davanti, dove lui mi ha indicato. Le mie dita sfiorano i suoi peli pubici.
Immediatamente arriva la commessa che chiede al ragazzo come va, e faccio appena in tempo a tirare via la mano e allontanarmi. Chiacchierano un po’ e poi lui va alla cassa a pagare, mentre io entro nel camerino per provare la felpa.
“Mi piace. La prendo”, faccio, alla fine, alla commessa. Pago e vado via.
Il corridoio si è riempito di gente e, soprattutto, di ragazzini che corrono per ogni dove. Devo pisciare e cerco i bagni. Entro e mi dirigo verso gli orinatoi. Dopo pochi secondi qualcuno viene a svuotarsi la vescica nella tazza accanto alla mia: alzo lo sguardo ed è il tipo del negozio, che tira giù la lampo ed estrae la minchia per pisciare. Naturalmente ne approfitto per dare un’occhiata e mi scappa un sospiro di meraviglia per le dimensioni di quel cazzo che pochi minuti prima avevo solo potuto immaginare. Lui sorride e, approfittando del fatto che siamo soli, mi chiede: “Ti piace?”.
Io mi guardo intorno e poi rispondo: “Oh sì!” e, spudoratamente, allungo la mano per impugnarlo. È grosso e, già così, moscio, mi riempie tutto il palmo.
La porta del bagno si spalanca di colpo: tiro via la mano e il ragazzo si riabbottona, sussurrandomi: “Seguimi!”. Mi ricompongo ed esco dalla toilette dietro di lui. Percorre tutto il corridoio ed esce dal centro commerciale. Nel parcheggio si ferma davanti ad un’auto, si volta e mi fa: “Vienimi dietro con la tua macchina!”. Velocemente, raggiungo il mio mezzo e andiamo via.
Dopo alcuni chilometri, si ferma sotto un palazzo in periferia. Mi accosto al marciapiede. Lui scende. Scendo anch’io. Lui si incammina. Io lo seguo. Infila la chiave nella toppa di un portone e lo tiene schiuso. Allungo il passo ed entro nell’androne. Saliamo per le scale. Al terzo piano sceglie un’altra chiave e apre la porta di un appartamento. Lo seguo dentro e lui chiude l’uscio alle mie spalle. Entra in una stanza, il soggiorno, si stravacca sul divano, si sbottona la patta e mi dice: “Datti da fare!”.
Ipnotizzato, mi inginocchio tra le sue cosce e mi chino a leccargli il pacco attraverso il cotone dei boxer. La mia saliva li inzuppa e la sagoma del suo membro si intravede ancora di più. Stringo l’elastico delle mutande, lo sollevo e lo tiro verso il basso. Il suo cazzo riposa barzotto sulle palle. Ho l’acquolina in bocca. Estraggo la lingua e lecco tutta l’asta più volte. Quella reagisce pulsando e sollevandosi lentamente. Si ingrossa e si allunga. Sembra chiedermi di ingoiarla e non mi faccio certo pregare.
Schiudo le labbra e avvolgo la cappella. Il tipo sospira, apre le braccia e se le porta dietro la nuca. Mi concentro sul prepuzio, succhiandolo e titillandolo con la punta della lingua. La verga si allunga ancora e si stacca dallo scroto, iniziando ad impennarsi. Scendo a lappare i coglioni gonfi e lui allarga di più le gambe per agevolarmi il lavoro. Davanti ai miei occhi l’asta raggiunge la massima estensione e vibra. La agguanto e la masturbo delicatamente, accarezzando il frenolo col polpastrello del pollice. Il respiro del ragazzo si fa più pesante e più corto. La mia lingua sale lungo tutto il palo di carne e, arrivato in cima, lo inghiotto, sbattendomelo fino in gola.
Il tipo trema, reclina il capo e sbuffa. Suggendo la mazza in modo stringente, torno su e la mollo con uno schiocco. Dondola e pulsa. Lui se la guarda strizzando gli occhi e digrignando i denti. La mangio di nuovo e scendo fino al ventre. Sento il glande colpirmi la glottide e allora apro leggermente le labbra e trattengo la cappella nella gola. Vado su e giù a ritmo crescente e poi mi stacco sbavando sul cazzo. Lui si afferra il cazzo e lo strozza per trattenere l’orgasmo.
“Ma che mi hai fatto!”, rantola, meravigliato e infoiato. Quando si calma, gli scosto la mano e ripeto il mio pompino di gola. Le sue mani percuotono la seduta e la stritolano. Con i denti gli mordo l’asta per arrestare la sua eccitazione e poi lo osservo mentre si contorce per il piacere.
Gli slaccio le scarpe e gli sfilo i pantaloni e i boxer. Lui si toglie la maglia, rivelando un fisico un po’ appesantito, ma da gran toro. Allora, mi avvento di nuovo sul cazzo e comincio a pomparlo a dovere. Mi riempie la bocca completamente e il suo aroma mi stimola le papille gustative. Sento fuoriuscire del liquido prespermatico e lo assaporo. Lo prendo in mano e tiro su il prepuzio, strizzando il glande per avere altro precum. Una gocciolina compare sulla cappella e la lecco via, gustandola e inghiottendola avidamente.
Quindi, con un colpo secco mi pianto il palo in gola e il tipo fa un balzo sul divano, sorpreso da quell’affondo. Lo succhio per un po’ voracemente e poi lo abbandono. Mi alzo in piedi, mi giro di spalle e mi sbottono i jeans. Li abbasso chinandomi in avanti e offrendo al torello la visione delle mie chiappe. Guardando attraverso le mie gambe, noto che sia lui che il suo cazzo apprezzano molto: sulle labbra del tipo leggo un “Wow!” di meraviglia, mentre la sua mazza schizza su, dura.
Mi rialzo e mi levo la maglia. Poi, piano piano mi sfilo gli slip. Mi piego un po’ e le chiappe si divaricano.
“Dai, vieni qua!”, mi chiama. Mi volto e salgo sul divano. Mi sputo su una mano, piego le ginocchia e mi lubrifico il buco. Mi abbasso ancora e la sua cappella strofina contro la mia rosellina. Tengo il suo cazzo fermo alla base e spingo. Sento il mio anellino aprirsi per lasciar passare il glande. Mi fermo così.
“Prendilo tutto, forza!”, mi esorta lui, ma io rimango in quella posizione torturandolo con lievi strizzatine dello sfintere. “Che stronzo!”, sbotta.
Allora, mi rilasso e risucchio dentro l’asta lentamente. Quando le mie chiappe toccano il suo ventre, lui punta le mani sulla seduta e comincia a muoversi, dapprima ondeggiando il bacino, poi dandomi dei colpi secchi e sonori al culo.
“Lo senti, eh? Lo senti?”, mi chiede ansimando.
“Sì… sì… è grosso…!”, rispondo gemendo. Mentre continua a fottermi, tira su il collo e mi bacia. Rimbalzo su di lui e limoniamo.
“Ti piace?”, mi sussurra.
“Oh sì! Io godo col culo!”, rantolo. Poi mi abbraccia, si alza tenendomi il cazzo piantato in corpo e mi lascia cadere dolcemente con la schiena sul divano. Si carica le mie gambe sulle spalle, si appoggia sulle mani e riprende scoparmi in questa nuova posizione.
“Sì, godi! Godi! Sei caldo! Sei… uff!... bollente!”, mi fa. Mi porto una mano tra le cosce, sul buco dilatato, e inizio a strofinarlo. Il piacere si amplifica. Lui tira fuori la lingua e mi titilla un capezzolo. Il calore che ho dentro comincia a venire fuori: la mia pelle si imperla di sudore e il mio respiro diventa affannoso. Il suo cazzo mi pistona per tutta la sua lunghezza e, quando arriva in fondo, mi percuote la prostata regalandomi sensazioni inebrianti. Mi contorco e mugolo come una gatta in calore.
“Sì, dammelo tutto, dai!”, lo incito e i colpi si fanno più pesanti.
“Sei morbido! Sei… ah! Ah! Ah!... sei bagnato…!”, sibila. Poi, d’improvviso, con uno strattone estrae la verga, mi fa girare a pecorina, mi dilata le natiche e mi sprofonda dentro. La vista del mio culo aperto dal suo palo deve eccitarlo parecchio, perché inizia a darci dentro di brutto. Tenendomi per i fianchi, mi sbatte il bacino contro le terga e contemporaneamente mi attira a sé. La mazza raggiunge i meandri più profondi delle mie viscere e i muscoli dello sfintere cominciano a contrarsi.
Si china su di me e mi sussurra all’orecchio: “Dove la vuoi? In culo o in gola?”.
“In gola… aaaaahhhhh!!!... in gola… sì… sìììììììì!!!”, lo imploro, ormai al culmine del godimento.
“Guarda che ne faccio tanta, però!”, aggiunge.
“MMMMMMM!!! Meglio! Sìììììììììì!!!”, rispondo, dimostrandogli quanto sono troia. Dà ancora qualche altro colpo e poi, con movimenti rapidi, sguscia fuori, mi fa mettere seduto sul divano e mi monta sopra. Mi pianta il cazzo tra le fauci e, diventando paonazzo, grugnisce e sborra. Così sdraiato, mi gusto la poppata e ingoio fino all’ultima goccia. Poi, gli stringo l’asta e la mungo per avere altro latte caldo e denso. Lecco il glande sporco di sperma e raccolgo il seme caduto sul mio petto. Mi succhio le dita e poi me le infilo in culo, iniziando a sditalinarmi. Lui se ne accorge: scende dal divano e aggiunge due dei suoi salsicciotti. Sono grossi, e anche molto esperti. Mi scava dentro come se cercasse qualcosa. Poi mi sputa sul buco e mi stantuffa.
“Godi così? Eh?”, mi chiede.
“Sì, sì! Non smettere! Più forte, più forte, dai!”, lo incito. Il mio bacino si solleva, si irrigidisce e infine sbatte violentemente contro la seduta. Una volta. Due, tre, quattro. E poi ancora e ancora. Tiro fuori le mie dita e lui si china a leccarmi l’anellino, succhiando i miei umori. Sfila le sue falangi e me le mette in bocca.
Poi, si sdraia su di me e mi bacia delicatamente, mentre con le dita torna ad accarezzarmi il buco.
“Sei una bomba! Mi piaci un casino! Ci rivediamo, vero?”, mi chiede.
“Certo!”, rispondo, ancora in preda al piacere.
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