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Crociera (6° parte) - Il ritorno


di crigio
22.08.2013    |    5.121    |    2 9.8
"Quando lui comincia a mugolare per l’arrivo del suo orgasmo, nonostante il mio corpo sia in preda agli spasmi, raccolgo le ultime energie e, rapidamente, ..."
È l’ottavo e ultimo giorno di crociera. Io e Fausto ci svegliamo che la nave è già attraccata. Siamo tornati in Italia e tra un po’ torneremo anche alle nostre attività abituali.
Prepariamo le nostre valigie e le lasciamo fuori dalla porta della cabina, secondo le istruzioni che ci hanno ripetuto ogni benedetto giorno attraverso il televisore.
Dopo aver fatto colazione, ci troviamo sul ponte 4 con Fabrizio e Christian pronti a sbarcare.
Una volta dentro l’ascensore, Fabrizio dice che deve tornare subito su perché ha dimenticato la scatoletta delle lentine nel cassetto del comodino. Fausto si offre di accompagnarlo.
Intanto, io e Christian ci mettiamo in coda per uscire: siamo d’accordo di ritrovarci nell’hangar in cui saranno accatastati i bagagli.
Mentre aspettiamo, Christian osa: “Sai, non c’è stato modo di parlare da soli dopo l’altro giorno… e… ecco… volevo solo dirti che… ehm… sei stato pazzesco… ecco… te l’ho detto…”.
“Grazie. Anche tu sei stato bravo. Se non avessi eseguito alla perfezione quello che ti avevo chiesto, prendendo anche qualche iniziativa che mi sorprendesse, non avrei mai raggiunto l’orgasmo”, e lui sorride, arrossendo un po’ per l’imbarazzo.
“Beh, io non mi riferivo solo a quello che è successo dopo, ma anche a ciò che hai fatto provare a Fausto. Sai, da quel momento in poi si è disinibito tantissimo e adesso il sesso tra noi tre è diventato fantastico!”.
“Lo credo bene… Ah, eccoli!”, e, raccolti i nostri bagagli, andiamo via.

Una settimana dopo il ritorno a casa, mentre sono al lavoro ricevo un sms da Andrea: “Stasera vieni a casa mia”.
Cazzo! Ma allora non si è dimenticato di me! Gli rispondo con una scusa: “Stasera non posso. Ho già un impegno”. E lui: “Non era una richiesta, ma un ordine”.
È sempre il solito! Vabbè, andiamo a vedere che vuole!

Alle 21 arrivo sotto casa di Andrea, suono il citofono e lui apre il portone. Salgo le scale: la porta è socchiusa: entro.
“Ehi, sono io, Giò! Dove sei?”, chiamo. Non risponde, ma sento un vociare venire dal soggiorno: mi sembra il televisore. Mi dirigo in quella direzione e, avvicinandomi, riesco a distinguere meglio i suoni. Sembrano dei gemiti. “Ma che fa st’imbozzato? Si spara le seghe davanti ai film porno, pure??!!”, penso. “Ehi amico, ma possibile che non hai trovato nessuno che ti faccia ‘na pompa staser…?”. Non finisco la frase, perché, entrato nella stanza, vedo che il televisore nuovo cinquanta pollici di Andrea trasmette le immagini di me che mi monto a smorzacandela il cazzo dell’austriaco conosciuto sulla nave una settimana fa. Sono immagini riprese da una telecamera fissa posizionata proprio di fronte al letto della mia cabina.
Sono allibito! Ma com’è possibile? Da dove viene quel video???
Abbasso lo sguardo: Andrea è seduto sul divano che si gode quelle scene. “Ehi, Giò! Sei un attore porno fantastico! Perché non ci ho pensato prima? Dovrei trovare una casa di produzione di film per adulti e proporti come nuova star!”.
“Ma da dove cazzo viene sto video???”, urlo, preso da rabbia, vergogna e nervosismo insieme.
“Ehi, ehi! Non gridare, sai!”, e si volta verso di me, con aria da sbruffone. “Allora: ti ricordi di Fabrizio? Una pertica di ragazzo totalmente imbranato, che ho capito anche che non ti è piaciuto molto, ma allo stesso tempo un genio incompreso: è solo un ragioniere, ma pare che brevetti delle invenzioni tutte sue. Tra queste c’è anche una futuristica telecamerina inserita all’interno di un bottoncino, che si può nascondere dovunque e può memorizzare fino a quattro ore di video. Ed è azionabile a distanza con un telecomando…”.
Fabrizio? Imbranato? Non mi è piaciuto molto? Telecamera? Memorizzare? Telecomando?
Tutte queste parole mi frullano in testa mentre la mia rabbia continua a montare. “Che… ch… che vuol dire che Fabrizio non mi è piaciuto molto? Come fai a saperlo?”, gli chiedo, temendo di conoscere già la risposta.
E infatti lui aggiunge: “Beh, vedi, questo non è l’unico video che quella telecamera ha registrato. Ho immagini di te che ti fai scopare da ben undici stalloni! Ma ti rendi conto? Undici in sette giorni!!! Sei sorprendente!!! E ti sei pure fatto la vacanza praticamente gratis! Quant’è che hai guadagnato? 800 Euro, giusto?”, sussurra con tono ironico.
Paonazzo per la vergogna, dopo quell’ultima frase, gli chiedo: “Ma quando è successa questa cosa? Come è stata possibile?”.
“Ah, ma come sei curioso! Va bene, ora ti racconto. Allora: quando Fausto mi ha chiamato due settimane fa…”.
“… Fausto ti ha chiamato?? E perché?? Non eravate in rotta voi due??”.
“Sì, ma qualche giorno prima di partire per la crociera mi ha chiamato dicendo che era in fregola e non riusciva a trovare nessuno che lo soddisfacesse. Così, gli ho procurato quei due tronchi di ragazzi di Christian e Fabrizio. Quando poi, dopo un paio di giorni, mi richiama per ringraziarmi, tra una cosa e l’altra viene fuori che tu l’avevi chiamato per andare in vacanza con loro e allora mi si è accesa una lampadina: ma stai a vedere, ho pensato, che la mia puttanella si vuole liberare di me!”. Mi si avvicina con occhi spiritati: “Non era così, vero?”.
“N… no, certo che no…”, mento, balbettando, per paura della sua reazione.
“Appunto! Non era possibile! Comunque: in cambio del favore che gli avevo fatto procurandogli ben due stalloni, gli chiedo di tenerti d’occhio durante la crociera e di riferirmi tutto, ma proprio tutto quello che tu avresti fatto. Lui mi risponde che avrebbe potuto fare molto di più e mi rivela che, conoscendo Fabrizio, è venuto fuori che è proprio un genio dell’elettronica e che sarebbe stato molto più eccitante se si fosse potuto registrare quello che avveniva nella cabina della nave. L’idea mi stuzzica molto e gli lascio carta bianca. Come puoi vedere, ha più che mantenuto il suo impegno!”.
Dopo una breve pausa, mentre io sono esterrefatto dal suo racconto, aggiunge: “Ah, naturalmente so anche dell’ufficiale conosciuto in discoteca, ma di quello non ho il video perché ti ha sbattuto nel suo alloggio!”.
Ma cos’è? Un agente segreto? Mi sento come in prigione. Mi manca l’aria. Devo andare via da lì!
“Ehi, ma dove vai? Non ti va di rivederti mentre ti fai ravanare il culo da cazzi di ogni dimensione? Guarda qua!”, e pigiando un tasto sul telecomando appaio io in preda agli spasmi mentre Ahmed mi tortura il culo. “… e qua!”, un altro tasto e ancora io a cosce larghe penetrato dalla mazza di Christian e soffocato dalle palle di Fabrizio. “… e per finire il mio preferito!”, ancora un tasto e appare l’orgia con la quadra di calcio a 5, in particolare la scena finale di me e Pino che ci facciamo sbattere alternatamente dai pali di Ahmed ed Enrico.
A mano a mano che lui cambia scena, come ipnotizzato, giro intorno al divano e mi ci accascio sopra. Andrea si siede accanto a me: “Allora? Non è eccitante rivedersi? Sei davvero bravo, cazzo! Forse quel biondino – si chiama Pino, giusto? – ti batte, però sei stato veramente troia!”.
Mi volto verso di lui, attonito e mi accorgo che ha il cazzo fuori dai boxer, completamente in tiro. “Hai visto che effetto mi ha fatto guardare che ti fai fottere da tutti quei maschi. E il cazzo di Enrico? Dio! Ma come hai fatto a prenderlo? WOW! Grande! Adesso, però, sei tornato da me ed è arrivato il mio turno”.
Io, sconvolto da tutte quelle informazioni inaspettate capisco troppo tardi che cosa vuole dire. Infatti, Andrea mi afferra il capo e me lo spinge con forza sul suo cazzo. Le mie labbra chiuse sbattono contro la sua cappella. “Dai, apri la bocca e succhia! Non fare la preziosa proprio con me, dopo che ti sei fatto aprire il culo praticamente da chiunque!”. Chissà come, lui riesce a farsi strada tra le mie fauci. Non sono molto presente: faccio ancora fatica a capire come non mi sia accorto di niente.
Poi un flash: mentre Andrea mi soffoca col suo cazzo, mi torna in mente il momento in cui, dopo l’orgasmo provato con Fabrizio, Christian e Fausto, mentre lentamente perdevo i sensi, ho percepito delle parole. Cos’ha detto Fabrizio? Oh sì! “Cazzo, Andrea aveva ragione! Sei proprio una gran troia!”.
E poi: quando stavamo sbarcando, Fabrizio ha detto di aver dimenticato la scatola delle lentine in cabina. In realtà andava a recuperare la telecamera, lo stronzo!
E ancora: quel cambio repentino di atteggiamento dei tre durante la nostra orgia: più timido mentre scopavano Fausto, più sfacciato quando fottevano me. E che stronzo Christian, quando nell’hangar, mentre aspettavamo Fabrizio e Fausto, mi ha fatto credere che davvero gli era piaciuto scopare con me! Serviva solo ad evitare che io tornassi coi miei pensieri a quella serata e magari, ricordando quelle parole smozzicate che avevo percepito mentre svenivo, potessi scoprire la loro tresca con Andrea.
Dio, che ingenuo che sono!
“Dai, concentrati! Dove hai la testa? Mettici più passione, troia!”, impreca Andrea, mentre mi affonda in gola sollevando il bacino dal divano ritmicamente.
La mia rabbia si trasforma in orgoglio: “Ah sì?”, penso, “E’ questo che vuole? E allora questo avrà!”.
Agguanto la verga di Andrea con una mano e, succhiandola con estrema passione, gli sparo contemporaneamente una sega veloce e stringente. Lui sussulta, sorpreso da quel cambio di ritmo: “Ecco così, bravo!”. Poi, di colpo, abbandono il suo cazzo, e con la bocca fradicia di saliva, gli stampo un profondo lingua-in-bocca, massaggiandogli le palle. La sua mazza vibra e punta in alto. Torno ad ingoiarla fino in fondo e lui ha un altro sussulto: “Oh cazzo!”, sospira. Lo estraggo dalle mie fauci sbrodolanti e poi di nuovo lo ingoio tutto intero. E così su e giù per un po’, finché non lo sento vibrare per un principio di orgasmo.
Allora, lo abbandono di nuovo e Andrea protesta: “No! Dove vai? Non smettere proprio ora!”.
Senza parlare, mi alzo in piedi e mi spoglio, poi salto sul divano dandogli le spalle e gli sbatto il culo in faccia, imponendogli di leccarmi il buco. Mentre lui grufola tra le mie chiappe, io mi sputo sui palmi e mi chino per fargli una sega a due mani. Il bacino di Andrea sobbalza e lui mugola qualcosa. Quando il suo cazzo ricomincia a vibrare, lo mollo di colpo. Lui protesta ancora, ma non riesce ad articolare nessuna parola, avendo la bocca stretta tra le mie natiche.
Poi la sua mazza torna ferma, io mi inumidisco di nuovo i palmi e ricomincio con la mia doppia masturbazione a piene mani. Andrea, stavolta, cerca di fregarmi e di raggiungere l’orgasmo muovendo il bacino contemporaneamente al mio massaggio. Ma non ci riesce, perché, non appena il suo cazzo inizia a pulsare, lo mollo e, per stare sul sicuro, gli do una strizzata alle palle facendogli male.
“AHI! PUTTANA!”, mi insulta lui, tirando indietro la testa e uscendo dalla morsa delle mie chiappe.
Ne approfitto e, con estrema rapidità, mi sputo su una mano, mi spalmo la saliva sul buco, ci infilo due dita per dilatarmi. Poi, tenendomi le natiche allargate, precipito col culo sulla verga di Andrea, impalandomi.
“OOOOOOOOOHHHHHHHHHHH!!!!”, geme lui, stavolta vibrando con tutto il corpo. Subito mi sdraio sulla sua pancia e sul suo petto, mi avvinghio con le braccia al suo collo e mi struscio contro di lui, aggiustandomi il suo cazzo nello sfintere con un movimento rotatorio del bacino. Quindi, inizio a colpire violentemente e a ritmo costante il suo ventre con le mie chiappe, sbattendomi la sua verga.
“Oh, merda! Ma sei diventato un professionista!”, mi sfotte Andrea, e si fa fare da me, abbandonandosi sul divano.
Non appena avverto le prime vibrazioni del suo corpo e le pulsazioni del suo cazzo, sollevo di scatto il bacino estraendomi la mazza dal culo.
“Ma porca vacca! Ma stasera che t’è preso? Vuoi farmi godere o no?”, rimbrotta Andrea. Io non replico, mi alzo in piedi sul divano, mi giro verso di lui e di nuovo mi impalo accasciandomi sul suo ventre. Afferro lo schienale del divano e, agitando il culo come un ossesso, gli pratico una masturbazione rettale da troia navigata.
È chiaro che mi sto ispirando ad Ahmed e alle torture alle quali lui mi ha sottoposto quando voleva insegnare al suo fratellino come si eccita e si scopa una puttana, portandomi fino all’esasperazione. Ed infatti, di nuovo, non appena Andrea reclina la testa in segno di avvicinamento dell’orgasmo, mi sollevo sulle gambe lasciando ciondolare nell’aria la sua verga ricoperta dei miei umori. Stavolta si incazza di brutto e mi schiaffeggia, ma io gli sorrido beffardo e non rispondo.
Purtroppo, però io non ho sicuramente la stessa resistenza e la stessa esperienza del turco in pratiche di questo genere, per cui, quando per l’ennesima volta mi infilzo con lo spiedo della mia vittima, i primi segni di un orgasmo anale si fanno sentire nel mio sfintere.
“Cazzo!”, mi dico, “No, no! Devo trattenermi più a lungo che posso! Lo devo fare impazzire sto stronzo!”, e cerco di pensare ad altro, mentre rimbalzo energicamente sul suo ventre. Lui mi mette le mani ai fianchi, accompagnando il mio movimento e forse anche per trattenermi giù al momento di esplodere. Ma io lo colgo di sorpresa e, ancora una volta, gli tronco l’eccitazione.
Anche le mie gambe, però, cominciano a tremare e temo che al prossimo affondo dovrò cedere alla mia libidine. E infatti, appena ripiombo su Andrea una scossa mi sale lungo la schiena fino al cervello.
“No, non così!”, mi rimprovero, e rimango in quella posizione giusto il tempo dell’inizio delle contrazioni anali, in modo da sovraeccitare Andrea. Quando lui comincia a mugolare per l’arrivo del suo orgasmo, nonostante il mio corpo sia in preda agli spasmi, raccolgo le ultime energie e, rapidamente, mi alzo, smonto dal divano, mi inginocchio tra le sue cosce e, afferrando a piene mani la sua mazza, inizio a masturbarlo selvaggiamente, fiondandomi con la bocca a succhiare voracemente la cappella.
I nostri corpi tremano all’unisono. Quando il suo cazzo si ingrossa in segno di esplosione del primo fiotto di sperma, stacco le mani ed ingoio la mazza per tutta la sua lunghezza. Le mie guance si gonfiano e, ad ogni schizzo di sborra, il mio gozzo risale in gola mentre inghiotto fino all’ultima goccia.
Le palle di Andrea si svuotano completamente nel mio esofago ed io, ancora in preda alle convulsioni, prendo a spompinarlo per ripulirlo: “Oh, basta, basta per carità!”, si lamenta lui. Ma io, finché il mio corpo non smette di scuotersi, sembro non essere sazio, e quasi vorrei staccarglielo quel cazzone!
Poi, un’ultima scossa: la mia schiena si inarca e sono costretto ad abbandonare la verga. Un grido smorzato. La mia testa sbatte violentemente indietro, il mio sfintere si dilata tanto che sento dell’aria entrarmi dentro. Poi si restringe di colpo. Dalla mia bocca spalancata sbavo saliva e sborra. Alcuni ultimi scossoni e stramazzo a terra, su un fianco, rantolando.
Mi rotolo un po’ sul pavimento, leccando e raccogliendo con le mani la poltiglia che mi insozza il mento, che ingoio avidamente.
Con le ultime forze che mi rimangono, mi alzo a fatica, raccolgo i miei vestiti e, mentre li indosso, chiedo ad Andrea: “Che hai intenzione di farne di quei video?”.
“Niente”, risponde lui, quasi sorpreso della domanda.
“Sarà meglio!”, ribatto, e, con le gambe ancora molli, esco dalla stanza e dall’appartamento, sbattendo la porta.
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