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Gay & Bisex

Giochi interattivi (3)


di crigio
23.01.2014    |    5.849    |    1 9.3
"Mi lecco le labbra con lussuria..."
Il Dio greco si avvicina a me, lentamente, solleva un braccio e mi passa le dita sopra e dietro l’orecchio. Così vicini, riesco a sentire il suo respiro sulla mia faccia e già solo questo mi provoca sensazioni inebrianti. Potrei svenire e lui, forse accorgendosene, mi cinge la vita con l’altro braccio. Mi attira a sé: sento la sua virilità gonfiarsi sotto il telo. Mi annusa e poi appoggia delicatamente le sue labbra sulle mie. Le schiude e avvolge tutta la mia bocca. La mastica: affonda la lingua nelle mie fauci e le perquisisce. Piano si stacca da me e mi fissa. La sua mano scende verso la mia nuca: la stringe e di nuovo mi bacia con passione.
Il suo cazzo sussulta. Le mie ginocchia tremano e lui mi stringe più forte perché non cada a terra. Con le mie mani inizio ad accarezzare le sue spalle: sono enormi. Sentire i suoi muscoli sotto i miei polpastrelli mi eccita tantissimo. I miei capezzoli si induriscono e si impigliano nel pelo del suo petto. Il suo vello me li stuzzica e mi accendo di desiderio. Protendo il culo in fuori e la sua mano scende a palparmelo. Mi stringe una chiappa e poi si addentra nel mio solco. Un dito ci scorre in mezzo e raggiunge il buco. Lo accarezza e una scossa risale dai miei lombi fino al cervello.
Pianto le unghie nella sua schiena e comincio a strusciarmi contro il suo corpo. Queste moine lo fanno andare su di giri.
“MMMMMMMMM!!!”, mugola, mentre continua a limonarmi. La sua nerchia si tira su e adesso punta verso l’alto e preme forte contro il mio ventre. D’improvviso, mi lascia e si scosta un po’ da me. Afferra i lembi del telo e lo tira via, gettandolo a terra. La mia espressione di immenso stupore deve inorgoglirlo molto: dalla peluria del suo inguine si staglia una minchia non molto lunga, ma grossa, potente e vibrante. La cappella è imperlata da una goccia di precum e brilla tanto da attrarmi come un luccichio attrae una gazza.
Mi lecco le labbra con lussuria. Alzo lo sguardo. “È tutto tuo”, mi dice sorridente, con voce profonda. Mi accascio in ginocchio e avvicino il viso al palo di carne. Tiro fuori la lingua e raccolgo la goccia prima che si perda sul pavimento. Avvolgo il glande nella lingua e poi nelle labbra. Sa di buono. L’aroma mi invoglia a succhiarlo e allora le mie guance si incavano. L’energumeno sospira di piacere e poi inizia ad ansimare. Con le mie dita risalgo dalle sue caviglie lungo i polpacci e fino alle cosce. La sua pelle si accappona e il suo corpo vibra. Raggiunte le sue natiche, le agguanto e le stringo: riesco a sentire ogni fibra dei suoi muscoli tendersi ogni volta che la mia bocca ingoia un centimetro in più di cazzo.
Dondolando col bacino, comincia a fottermi le fauci, mentre con le mani si accarezza il suo torso e la sua testa si lascia andare indietro al godimento. Abbandono lentamente l’asta per poi percorrerla con la lingua per tutta la sua lunghezza. Dal frenulo scendo fino allo scroto e quella si impenna. Lecco i coglioni e li ciuccio: prima separatamente, poi insieme. La lingua si allunga oltre il perineo e titilla il buco del culo del mio stallone.
“Oh!”, geme al contatto, e le sue ginocchia si piegano leggermente per favorirmi l’accesso. Torno indietro: un giro di lingua attorno alle palle e su di nuovo lungo la verga. Un’altra gocciolina stilla dalla punta della cappella: protendo le labbra e la succhio avidamente, lanciando un’occhiata lasciva al mio maschione, che, a braccia incrociate, si sta pizzicando i capezzoli. Quindi, mi lascio scivolare ancora la sua asta fino in gola e, via via che mi sparisce dentro, la sua bocca si schiude e i suoi occhi si accigliano. Poi, stringe i denti e inspira forte. Quando le mie labbra raggiungo il suo pelo pubico, emette un rantolo e scuote la testa per smorzare il piacere che gli sto regalando.
La sua pelle inizia ad inumidirsi: approfitto di questa posizione e, aprendo piano la bocca, comincio a praticargli un pompino di gola. Muovo la testa avanti e indietro, dapprima lentamente, poi sempre più veloce, mentre il glande viene stimolato dai miei muscoli orali.
“Oh porca vacca!”, sbotta lo stallone, che, non resistendo al mio massaggio, strattona indietro e mi sottrae il cazzo. Barcolla un po’ e si porta le mani al viso. Si contrae tutto e ricaccia indietro un principio di orgasmo.
“Sei un diavolo!”, aggiunge. Poi, si china su di me, mi afferra il viso tra le mani e mi bacia. “Adesso voglio ricambiare il favore!”, mi sussurra. Mi fa alzare e poi mi invita a sdraiarmi sul letto. Mi prende le caviglie e mi apre le cosce. Si adagia su di me e ricomincia a limonarmi.
D’improvviso, sento un suo dito farsi strada tra le mie chiappe: trova la rosellina e la deflora. La sua bocca abbandona la mia e si dirige verso l’orecchio sinistro: mi succhia il lobo e poi la lingua scende lungo il collo, giù giù fino al petto. Raggiunto il capezzolo, ci gira intorno. Si ferma un momento: quindi, comincia a saettarne la punta. La mia schiena si inarca e le mie mani stringono le lenzuola. La sua falange mi ravana la mucosa anale e intanto la lingua riprende la sua discesa. Attraversa tutto il mio fianco e raggiunge l’inguine. Si insinua nell’interno-coscia e alla fine taglia l’agognato traguardo. La punta titilla l’anellino penetrato e le mie mani strappano via le lenzuola.
Il dito tira verso il basso: la lingua si infila dentro e si contorce per ogni dove. Le labbra si incollano al buco e ciucciano rumorosamente, quasi stiano mangiando un clitoride. D’improvviso, sento come un peso al bassoventre e subito dopo una spinta. La rosellina si spalanca e un sonoro risucchio riempie la stanza.
“MMMMM!!! Glough!... Slurp!... Slurp!... Glough!... Slurp!...”. Il mio maschione si sta gustando le mie secrezioni.
“Sì! Siete bravissimi, cazzo!”, dice la voce metallica, distraendoci per un istante dal nostro piacere. Infine, l’energumeno torna a sdraiarsi sopra di me e a baciarmi.
“Che buon sapore che hai! Fantastico!”, mi sibila all’orecchio, mentre col dito continua a scavarmi lo sfintere. “Ti voglio! Sei pronto?”.
“S… sì…”, singhiozzo. La falange sguscia fuori e viene sostituita dalla pressione del glande contro l’anellino, che voglioso si apre e accoglie quell’albicocca dura e pulsante. La inghiotte e aspira sempre più cazzo.
“Sei… caldo… WOW!”, rantola lo stallone. “E così morbido!... E accogliente!...”. Le mie mani liberano le lenzuola e si aggrappano alla sua schiena. Scendono fino alle sue chiappe e le stringono con forza. Mi squarto e la nerchia sprofonda per intero nelle mie viscere. Il suo bacino comincia a ondeggiare. Mentre mi scopa, pomiciamo e ci accarezziamo. Poi, lui si appoggia sulle mani, si solleva e, guardandomi con complicità, inizia a pistonarmi il culo con sempre maggiore intensità.
“Oh sì! Così! Così! MMMMMMMM!!!”, gemo sotto i suoi colpi.
“Ti piace così, eh? Ti piace… uff!... così?”, mi chiede, premuroso.
“S… sì…! Io godo così!”.
“Sì lo sento che godi! Sei bellissimo mentre godi!”, aggiunge sorridendomi. Poi abbassa lo sguardo sui miei capezzoli e, vedendoli svettanti verso di lui, si precipita a succhiarne uno. Il mio busto si solleva, offrendogli completamente l’aureola che sta torturando. La morde e la tira. E per me è la fine e un brivido violento mi fa accapponare la pelle.
“Tutto bene?”, mi chiede lui, preoccupato.
“Oh sì!”, lo rassicuro.
“Che ti succede? Stai… bruciando…!”.
“S… sì… brucio di piacere…!”, e il mio sfintere si rilassa e la nerchia arriva a colpirmi la prostata.
“Dai, girati ora! Voglio vedere bene il tuo culo!”, mi fa. Estrae la mazza dal mio corpo e mi dà una pacca su una chiappa. Mi metto a pecorina e gli regalo la visione delle mie terga tonde e burrose. “Wow! È favoloso!”, si complimenta lui. Si posiziona bene dietro di me e punta il cazzo nel mio solco. Spinge e ce l’ho di nuovo in corpo. “Voglio farti impazzire di godimento!”, mi sussurra, chinato sulla mia schiena. Quindi, si alza sui piedi e rimane accovacciato alle mie spalle, col suo palo di carne piantato nei miei intestini. Si appoggia con le mani ai miei lombari e inizia a cavalcarmi.
Retto sui gomiti, tutto il sangue mi fluisce alla testa e mi scoppia il cervello. Mi porto una mano tra le cosce: sono inzuppate di umori. Incornicio il cazzo tra indice e medio e lo sento entrare ed uscire da me. Poi, con tre dita premo sul perineo e lo strofino forte, accentuando il mio piacere. Al tatto, avverto la forma della nerchia ogni volta che affonda nel mio sfintere.
“No, non fare così!”, mi chiede lo stallone. Il massaggio e la pressione delle mie dita è troppo per lui. “Cambiamo di nuovo, che ne dici?”, e per la seconda volta mi priva della sua virilità. Si sdraia sul letto e col pollice si tiene la minchia dritta. “Siediti sopra dandomi le spalle!”, mi ordina. Io lo scavalco ed eseguo. Mi impalo e poi mi appoggio indietro sulle mani, tenendo le cosce divaricate. Una sua mano si insinua in mezzo alle mie gambe e con indice e anulare mi dilata la rosellina profanata, mentre il medio la sfrega senza vergogna.
“Questo è davvero troppo!”, dice d’un tratto la voce metallica. “Stiamo arrivando!”.
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