Gay & Bisex

Roma (1)


di crigio
10.12.2013    |    10.612    |    4 9.6
"Sì…!”, rispondo, col respiro spezzato dalla verga che profana i miei intestini..."
Un weekend di primavera io, Enrico, Knut e Pino decidiamo di partire per Roma. Il tedesco deve lavorare per la sua agenzia in una discoteca del Testaccio e ci invita a trascorrere almeno una serata con lui. Ingresso e consumazione gratis: non possiamo mica lasciarci sfuggire l’occasione!
Dopo la sistemazione in hotel, facciamo un giro per la sempre affascinate capitale. La giornata è stupenda e non vorremmo mai tornare. Knut, però, ci lascia un po’ prima perché deve raggiungere i suoi colleghi per organizzare lo staff. Durante la passeggiata, Pino dice che deve andare a pisciare e allora ci infiliamo in una stazione della metro ed io ed Enrico lo aspettiamo fuori dai cessi. Ne esce dopo un quarto d’ora con il volto paonazzo. Enrico sembra non farci caso, ma io mi avvicino a lui e gli chiedo: “Ma stai bene? Sei tutto rosso!”.
“Sì sì!”, risponde lui, quasi ansimando. “Domani sera i nostri due stalloni avranno di che sfamarsi!”, continua e mi sorride ammiccando. Capisco che nelle toilette ha incontrato qualcuno con cui ci si può divertire parecchio.
Rientrati in hotel, facciamo una doccia, ci rivestiamo e andiamo in discoteca. Knut è fuori dall’ingresso principale: indossa la sua divisa ed ha un auricolare che gli serve per comunicare con gli altri addetti alla sicurezza. Ci fa entrare e da lì si apre un mondo di luci e musica impressionante. Il locale è composto di diverse sale, ciascuna delle quali è dedicata ad un’epoca diversa o ad uno stile diverso. Naturalmente, c’è la dark room, oltre ad un bar e ad un privèe. Qualcuno sta già dimenando il culo sopra e sotto i cubi e devo ammettere che ci sono dei gran bei culi!
Ci lanciamo in pista e Pino non perde occasione di strusciarsi con chiunque, mentre io ed Enrico restiamo a ballare vicini. Poi, andiamo a bere qualcosa e ci sediamo a guardare il biondino che fa la gatta morta, ormai un po’ brillo, finché non lo perdiamo di vista. Dopo circa mezz’ora esce dalla porta della dark, a torso nudo, stringendo la t-shirt in mano. Ci viene incontro e mi accorgo che anche il primo bottone dei jeans è slacciato.
“Sei la solita troia!”, lo apostrofo.
“Beh, anche tu dovresti darti da fare! Non sai cosa ti perdi! C’è di che soddisfarsi là dentro!”. Ovviamente, con queste parole la puttanella mi ha messo una voglia addosso che mi si legge perfino in faccia.
“Ma sì, va’!”, mi esorta Enrico. “Anzi: vengo anch’io! Dai!”, e si alza invitandomi a seguirlo. Apriamo la porta della dark e ci infiliamo dentro. Subito si sentono sospiri e gemiti di ragazzi già in azione. All’inizio è praticamente impossibile distinguere qualcosa e urto contro fianchi e braccia, pesto piedi e do testate contro i muri, finché decido di restare fermo appoggiato ad una parete. Appena entrati, Enrico mi teneva per mano, ma dopo un po’ si è staccato e mi ha lasciato in balia di chissà chi.
E infatti, non passa molto tempo che già una mano mi palpa dappertutto. Probabilmente, è qualcuno che è qua dentro da più tempo e riesce a vedere quantomeno delle ombre. Io devo ancora abituarmi all’oscurità, ma non mi tiro indietro. La mano si intrufola dentro i miei jeans e dentro gli slip: raggiunge il mio cazzo e lo massaggia. Allora, ricambio il favore e scosto il braccio per cercare il pacco dello sconosciuto: col palmo percepisco un rigonfiamento tra le cosce e un tubo che si allunga verso destra. Il primo bottone dei miei pantaloni si apre: la mano scivola lungo il mio fianco e passa a tastare il mio lato B. Un dito affonda nel mio solco e accarezza il mio buco.
Libero la bestia del tipo, la impugno e la masturbo. Mi spinge verso il basso: mi inginocchio e lo spompino. Mi fotte la bocca tenendomi per la nuca. Il cazzo si indurisce e si drizza. Le sue braccia mi passano sotto le ascelle e mi tirano su: mi costringe e a voltarmi, mi cala i jeans e mi allarga il culo. Infila la mazza in mezzo alle mie cosce e inizia a muoversi. Poi, la tira fuori e la indirizza alla mia rosellina, che ha individuato con la punta di un dito.
Divarico le gambe, per quanto possibile con i jeans ancora indosso. Lui spinge. La cappella mi penetra e poi, lentamente, anche tutto il resto dell’asta. Lo sconosciuto si incolla a me e mi sussurra all’orecchio: “Come sei caldo! Mi hai succhiato divinamente! Senti quanto me l’hai fatto indurire? Eh?”.
“S… oh!... sì…!”, rispondo, col respiro spezzato dalla verga che profana i miei intestini.
“Ti piace il cazzo, eh? Si capisce da come lo lecchi! No, non stringere così! Rilassati!”, e mi scuote le chiappe per farle ammorbidire. “Bravo! Prendilo tutto! Così, fino in fondo!”, e inizia a scoparmi facendomi assaporare tutta la sua minchia tosta e nerboruta. Mi porto una mano tra le cosce e la sento vibrare al contatto con le mie dita.
“E’ grosso! MMMMMM!!!”, gemo.
“Sì! Ti piace grosso?”, mi chiede.
“Sì! Mi piacciono i cazzi belli grossi, che mi aprono il culo! Io godo col culo! Godo!”, mugolo, mentre lui continua a scorrermi dentro a ritmo crescente. Piegato contro il muro, mi faccio sbattere come una vacca, senza alcun ritegno, confortato dal fatto che i miei versi si confondono con quelli delle altre troiette presenti nella dark.
D’un tratto, da qualche parte nella stanza una puttanella urla: “MI STA SFONDANDOOOOO!!!”, ed io mi immagino che sia il cazzone di Enrico a trapanarla. Anche se comincio a intravedere qualcosa, non riesco ancora a distinguere i tratti somatici, quindi non so dove sia esattamente il gigantone. “Sì così! Dammelo tutto!!!”, strilla ancora la porca.
“La senti?”, mi sussurra il mio stallone. “Me la sono fatta poco fa. Sta qui dentro tutta la sera a prendersi tutti i cazzi che può. Non ne ha mai abbastanza! Vuoi godere anche tu come lei? Eh?”, mi chiede.
“S… uff!... Sì! Sì!”, ansimo. E allora, mi sferra un colpo secco e incolla il ventre alle mie natiche, iniziando a ravanarmi dentro con la sua mazza. Con la punta raggiunge la mia prostata e me la massaggia, provocandomi un godimento estremo che mi costringe ad emettere degli urletti.
“Sì! Lo sapevo che sei più troia di quella là! Il tuo buco è più accogliente. Si vede che ne prendi tanti! Sentiamo se sei anche bagnata!”, e con una mano viene a toccarmi l’anellino dilatato. “Oh, sì che lo sei! Ma guarda un po’ qua: stai sbrodolando!”, ed è proprio vero, perché sento del liquido scendermi lungo le cosce e le gambe cominciano a tremarmi. La continua stimolazione della prostata mi sta scatenando un piacere profondo.
“WOW! Sei tutta slabbrata!”, sibila ancora, e con due dita mi accarezza il contorno della rosellina.
“Così mi fai impazzire!”, gemo.
“Oh, sì! Impazzisci, puttana! Dai!”, mi insulta lui, e le sue dita e il suo cazzo si fanno più invadenti: mi penetra anche con le falangi e mi scopa in contemporanea. Tira verso il basso spanandomi il buco e mi avvio per la strada del non ritorno. Con l’altra mano scivola sotto la mia t-shirt e raggiunge un capezzolo.
“MMMMM, che bella tettina! Vediamo che succede se faccio così!”, e me la pizzica ripetutamente.
“No! No! Non così! Oddio!”, provo a protestare.
“Perché no? Eh?”, mi chiede, provocatoriamente, ma io non rispondo. O meglio: è il mio corpo a rispondere, perché inizio a sudare e il mio sfintere spinge in fuori e si dilata. Lui se ne accorge: “ Che culo da favola! Senti come si prende tutta la mia verga! E tu stai godendo, vero, piccola? Eh?”.
“Caaaazzoooo, sìììììììììì!!!”, rantolo, in prenda all’orgasmo galoppante.
Poi, quando con uno spasmo gli strizzo il palo, lo sconosciuto soggiunge: “MMMM!!! Ma che vuoi fare? Te lo vuoi mangiare? Eh?”, però non accenna a desistere. Continua a fottermi e ad accarezzarmi il buco e il capezzolo. È tutto avvinghiato a me e mi sta torturando con le sue mani e col suo attrezzo di tutto rispetto.
“Non resisto più!”, sbotto d’improvviso.
“Ehi, ma non devi resistere! Dai, lasciati andare! Di più! Di più!”, e intensifica i colpi nelle viscere e lo struscio del buco e del petto. Una convulsione mi proietta indietro contro di lui: salgo e scendo sul suo cazzone e lo sfintere inizia a contrarsi.
“MMMMMM, che bella ciucciata che mi fai col culo! Dai, godi bene! Fino in fondo! Così! Così!”, mi incita, senza tradire alcun cedimento. Questo tizio ha una resistenza infinita! Di solito, le contrazioni del mio ventre costringono chi mi scopa a sborrare di lì a poco, ma lui non sembra subire questi effetti. Anzi, si preoccupa di farmi sfogare l’orgasmo fino alla fine e mi lavora col cazzo e con le mani solo per quello.
“Oddio! Ma sei fantastico!”, mi complimento.
“E tu sei fradicia! Senti qua!”, e mi dà da succhiare le dita che avevo dentro il culo insieme alla sua mazza. Mi gusto l’aroma dei miei succhi e il sapore forte mi manda in tilt il cervello. Mi irrigidisco e inspiro profondamente. L’odore delle mie viscere mi inebria: mi incendio dentro.
“Merda! Ma sei tutta un fuoco!”, commenta il tipo. “Fallo venire fuori questo calore, dai!”, e, riprendendo a scoparmi sempre più forte, fa liberare il piacere che mi si è accumulato in corpo. Le membra tremano, prima piano, poi in modo sempre più evidente. Punto le mani alla parete e le convulsioni mi fanno spingere più e più volte indietro, facendomi impalare dalla verga dello sconosciuto. I capezzoli mi fanno male da morire, ma lui non smette di titillarmeli.
D’improvviso, il suo cazzo scivola fuori da me: lui mi spinge contro il muro, tenendomi fermo per il collo e mi infila due dita dell’altra mano su per lo sfintere. Inizia a farmi un ditalino potente e profondo: la mia schiena si inarca ed il mio culo si offre allo stallone spudoratamente. Spruzzo umori e mi bagno dappertutto. Poi mi pianta le falangi dentro e le tiene ferme in attesa che mi calmi.
Quando le tira via, sento il suono di un risucchio. “MMMMMM!!! Quanto sei buono!!!”, esclama, mentre mi assapora. Io mi giro, mi appoggio alla parete e mi lascio cadere a terra, stremato.
“Chiudiamo in bellezza, eh?”, fa lui, e d’un tratto due dita mi stringono il naso e devo spalancare la bocca per respirare. Ma subito il suo palo di carne mi affonda in gola e me la fotte violentemente.
“Sì, sì sì! Dai, fammi sborrare, troia!!!”, rantola e, dopo pochi secondi, fiotti abbondanti di caldo e denso nettare mi colpiscono le fauci. Il mio godimento si riaccende: gli impugno l’asta e lo mungo finché anche l’ultima goccia di sperma stilla dal glande.
Poi, gli ripulisco bene il cazzo, lui si china a baciarmi delicatamente le labbra e se ne va.
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