Gay & Bisex

Roma (5)


di crigio
16.12.2013    |    6.131    |    1 9.7
"Lo gusta con voluttà e l’aroma lo manda in visibilio..."
Stremati per l’orgia, senza neanche cenare andiamo a dormire cadendo in un sonno immediatamente profondo. La camera che abbiamo preso è in realtà una suite con due stanze e un salottino, in modo che io ed Enrico da una parte, Knut e Pino dall’altra possiamo avere la nostra privacy… Anche se, tra noi, parlare di privacy è ormai superfluo…
Mentre dormo beatamente, mi sento scuotere: con una mano caccio via chi mi sta importunando, ma quello non desiste. Sbuffo per il fastidio e bofonchio di lasciarmi dormire, ma vengo strattonato più forte e sento sussurrare: “Dai, svegliati! Ho bisogno di te!”. Giro la testa e mi stropiccio gli occhi: nella penombra distinguo la sagoma di Knut, che mi invita a seguirlo. Ubriaco di sonno, con un movimento automatico mi scendo dal letto, forse preoccupato che sia successo qualcosa. Si dirige verso il salotto e si ferma in mezzo alla stanza davanti al divano. Gli vado incontro e sbadigliando gli chiedo: “Che c’è? Hai qualche problema?”.
“Oh, sì! Ho un grossissimo problema!”, e, quando sono ad un passo da lui, mi attira a sé. Immediatamente, avverto una pressione al ventre.
“Mio Dio, Knut! Ma è enorme! Ma che hai fatto?”, esclamo, mentre il suo cazzo preme contra la mia pancia.
“Io niente! È tutta colpa della vacca di ieri sera. E del suo culone! Non riesco a togliermelo dalla testa… E questo è il risultato!”, conclude, riferendosi alla sua potente erezione.
“… ed è anche duro come il marmo!”, continuo, stringendolo in mano.
“Non riesco a farlo smosciare! E mi fa un male cane!!! Quella troia di Pino non si svegliava, e allora ho pensato che tu… beh… ecco… ti va?”.
“E c’è da chiederlo? Non posso certo lasciarti in queste condizioni!”, ammicco, inginocchiandomi lentamente. Nonostante l’oscurità, la poca luce del primo mattino che filtra dalla finestra mi fa percepire le dimensioni della sua mazza: è impressionante! Ha assunto un diametro mai visto! Provo a prenderlo in bocca, ma non arrivo neanche a metà.
“OOOOOHHHH! Sapevo di poter contare su di te! Uff!”, sospira il tedesco. Lo tengo tra le fauci per abituarmi alla dilatazione e nel frattempo stuzzico il frenolo con la lingua. La verga inizia a pulsare e mi divarica ancora di più la bocca.
“MMMMM!!! Slurp! Che roba, ragazzi!”, sbotto, tirandomelo fuori per ammirarlo. Ma la voglia è tale che lo ingoio di nuovo più che posso. Mi fa eccitare così tanto che raccolgo della bava che cola dal cazzo e mi porto una mano tra le cosce per inumidirmi e stimolarmi la rosellina.
Lo masturbo e lo spompino insieme. “Sì! Sei bravissimo, come sempre! Aspetta: fammi sedere, altrimenti cado per terra!”, e si accomoda sul divano. Mette le braccia dietro la testa e si gode la mia ciucciata. La posizione mi permette di operare qualche variazione: tenendolo dritto con la mano, lo lecco tutto dalla basse fino alla cappella, dove mi fermo per sferzare la punta con qualche colpetto rapido della lingua. Succhio il glande e poi scendo di nuovo fino ai coglioni: qui, titillo lo scroto cercando di andare anche più giù fino al buco del culo. Knut intuisce le mie intenzioni e solleva le gambe: le sue chiappe si spalancano e in mezzo il suo anellino si apre lentamente invitandomi ad assaggiarlo. Do una prima lappata e il tedesco si irrigidisce, inspirando tra i denti. Con la seconda, comincia a contorcersi e a mugolare. Con la terza, la sua schiena si inarca.
“Sì, dai!”, sibila. “Ancora, ancora!”, mi esorta, e allora ci vado giù pesante, aumentando sempre più la frequenza dei colpi. Alzando lo sguardo, vedo il suo cazzo alzarsi ad ogni leccata, finché, ad un tratto, rimane dritto e duro. Più su, il suo viso tradisce una smorfia di dolore: così gonfio deve davvero fargli male e avrebbe bisogno di sborrare al più presto, ma voglio portarlo fino all’estasi e a inizio a dedicarmi con più passione al suo buco. Con la lingua ne percorro il perimetro, piano piano, facendogliela sentire su ogni millimetro della mucosa.
“Sei uno stronzetto!”, mi apostrofa. “Però mi stai facendo morire. Continua, dai!”, e, seguendo il suo consiglio, lo penetro con la punta. La rosellina si apre sotto i miei stimoli: gli rimango dentro e lo perquisisco in lungo e in largo, e lui geme. Mi afferra la testa e inizia a fottersi con la mia lingua.
“Scopami, scopami! Sì, così! Di più, dai!”, ansima. Un’idea mi passa per la testa: il mio cazzo è ormai bello tosto e, sebbene non sia all’altezza di quelli che Knut prende di solito, posso riuscire a farlo godere lo stesso se mi muovo bene. Lo lubrifico con un po’ di saliva e mi alzo. Salgo con le ginocchia sul divano, caricandomi sulle spalle il peso delle sue gambe.
“Che stai facendo?”, mi chiede, ancora ubriaco di piacere.
“Ssssshhhhh!!!”, sibilo, e punto la cappella in mezzo al solco. Sento che le sue labbra si dilatano e risucchiano il mio glande. Lentamente gli faccio inghiottire tutta la mia asta e, a mano a mano che gli scorro dentro, la sua bocca si spalanca per il godimento.
“Non è così che doveva andare!”, prova a protestare.
“Tranquillo! C’è tempo per fare tutto!”, lo rassicuro. Mi chino su di lui e lo bacio appassionatamente, cominciando a muovermi nelle sue viscere.
“Uff! Ti muovi bene! Credevo che fossi bravo solo a prenderlo, e invece…! Sei una continua sorpresa, sai? Sei fantastico!”, si complimenta, e intanto il suo respiro si fa più pesante e la sua pelle si inumidisce. Inizia ad accaldarsi. La mia asta gli percorre lo sfintere in un senso e nell’altro per tutta la sua lunghezza. Durante il lento scorrimento, Knut rantola e mugola: sento che i suoi muscoli interni si rilassano. Lo sfintere si sta allargando e la rosellina si apre sempre più. Il piacere che gli monta dentro lo fa spingere in fuori.
“Sì, stai godendo!”, commento. “Adesso arriverà uno spasmo… Pronto?”, e un secondo dopo, senza che lui mi risponda, il suo corpo sussulta e poi vibra.
“Oh… ca… zzo…!”, esclama, e mi sputa fuori la verga. Scendo dal divano e mi inginocchio tra le sue cosce: il buco e vergognosamente spampanato. Tiro fuori la lingua e lo stuzzico. Ogni sferzata è una scossa per tutto il suo corpo. Si apre ancora: ci infilo due dita e Knut inizia a tremare, forte. Sempre più forte. Il suo cazzo schizza verso l’alto e rimane così per un bel po’. Una convulsione gli fa contrarre lo sfintere e mi strozza le dita. Il suo busto si solleva: ha gli occhi sgranati e la bocca schiumante.
“Tu sei il diavolo!!!”, mi insulta. Mi afferra il polso con violenza e comincia a fottersi con le mie dita come un forsennato. Non contento, si penetra con altre due dita delle sue e comincia a sbrodolare dal culo. Raccolgo quel liquido vischioso e glielo porto alla bocca. Lo gusta con voluttà e l’aroma lo manda in visibilio. Aumenta ancora la velocità del ditalino e apre di più le cosce.
Poi, un’altra convulsione e tira fuori tutte le dita, stringe le gambe e si contorce a destra e a sinistra sul divano, muggendo in preda all’orgasmo anale. È eccitantissimo vedere quest’energumeno sempre controllato e dominante essere in balia di una forza maggiore della sua. E soprattutto, è eccitante il fatto che a scatenargliela sia stato io!
Alla fine, torna supino e rilassa il corpo, stendendosi completamente e ansimando. La sua mazza è ancora bella dura, ma ricade sul suo ventre.
“Bene, adesso è il mio turno!”, dico, e salgo sul divano, impugno la minchia e mi ci impalo. Vedere Knut godere mi ha eccitato tanto che sono tutto aperto. Tuttavia, il suo cazzo e davvero enorme, più del solito, e devo spingere per farlo entrare. D’improvviso sento come uno strappo dentro.
“Oddio! Mi squassa! AAAAAAAAHHHHHH!!!”, urlo, un po’ trattenuto per non svegliare Enrico e Pino. Mi brucia il retto, ma presto il bruciore diventa calore. Mi sento completamente pieno, non solo nel culo, ma anche nello stomaco, nel petto, nella gola. Nella testa.
Continuo a scendere finché le mie chiappe non toccano il suo ventre. A quel punto, Knut sempre ridestarsi dal suo torpore, fa un ghigno preoccupante, mi afferra per la schiena e si alza in piedi. Sistema bene il suo baricentro e poi inizia ad assestarmi i colpi più violenti che abbia mai ricevuto. Mi appendo al suo collo e, fissandolo con aria di sfida, lo provoco: “Sì, stuprami, stallone! È tutto qui quello che sai fare? Dai, impegnati!”, e, in tutta risposta, ricevo un affondo così forte che perdo i sensi.
Mi risveglio dopo qualche secondo, sdraiato sul divano, con Knut ancora dentro di me e che mi sussurra: “Ehi, piccolo! Stai bene?”.
“S… sì…! Che è successo?”, chiedo.
“Sei svenuto. Ho esagerato un po’… Mi hai fatto prendere un colpo, cazzo! Andiamoci più piano, ok?”.
“O… ok…”, rispondo, ancora un po’ spaesato. Sempre chino su di me, riprende a muoversi. Mi bacia e mi accarezza le guance, premuroso. Sembra un’altra persona: non lo credevo capace di simili attenzioni! E tuttavia, il suo palo riaccende il mio piacere, anche se la penetrazione è molto più lenta.
Si sta facendo giorno e la stanza è più illuminata. Adesso riesco a distinguere meglio i tratti del suo volto: mentre si muovo nei miei intestini, le nostre lingue si intrecciano e i nostri fiati si incrociano. Lui mi fissa, intensamente, senza distogliere lo sguardo dai miei occhi. Le sue sopracciglia sono piegate verso il basso alle estremità esterne. Sembra ancora preoccupato.
“Ehi! Guarda che sto bene! Puoi dare il meglio di te, sai?”, lo tranquillizzo.
“S… sì… ok…!”, ma non cambia nulla.
Allora, per risvegliare la sua libido gli propongo: “Voglio che mi vieni in bocca. Voglio godere così, in gola!”, e d’un tratto sento la sua verga riprendere vigore. “Ah! Sì, bravo! Avevi solo bisogno di un aiutino!”, gli sorrido complice. Lui mi passa le braccia sotto e mi stringe forte, affondando la faccia nel mio collo.
Sembra diverso. Che cosa è cambiato nei pochi secondi in cui sono stato privo di sensi? Non capisco…
Sto per chiederglielo, quando ricomincia a fottermi. “Oh, sì! Così così così! Cazzo cazzo CAZZOOOOOO!!! Io gooooodooooo!!!”. Il mio bacino inizia a sbattere contro la seduta e la sua minchia si gonfia.
“Ecco… arrivo… oooo… oooooo… oooooooohhhhhh…!”, rantola e con uno strattone tira fuori il cazzo, mi monta sul petto e mi sprofonda tra le fauci. Agguanto l’asta e la mungo con energia. Non appena il primo fiotto mi colpisce il palato, inspiro per gustarne il sapore e l’aroma mi va dritto al cervello. Mi ubriaca. Mi inebria. Il secondo schizzo mi arriva dritto in gola: lo inghiotto e un calore mi invade il petto. Sento i capezzoli inturgidirsi e poi spingere in fuori. La peluria delle gambe di Knut me li stuzzica e amplifica il mio godimento.
Impugno la mazza anche con l’altra mano e la masturbo come un ossesso: spalanco la bocca e tiro fuori la lingua, in attesa del terzo fiotto che giunge presto, lungo e abbondante. Ingoio tutto e non ragiono più: ho i brividi; la testa mi pulsa e mi scoppia; sono un fuoco!
Infoiato all’inverosimile, prendo a spompinare la cappella, cercando di estrarre fino all’ultima goccia di quel succoso nettare. Knut si contorce per il mio violento massaggio: i suoi coglioni sono ormai del tutto scarichi, ma io ne voglio di più.
“Oh, merda! Non è possibile! Non… è… possibile…!”, singhiozza, e qualche secondo dopo spara dell’altro seme.
“Sì… glough!... slurp!... sapevo… slurp… che… gluogh! MMMMM!... ce… gluogh!... n’era ancora… MMMMM!!! Slurp! Slurp!”, dico, mentre succhio e inghiotto la sua calda sborra.
Quando non ne può davvero più, mi strappa via il suo membro e si abbandona sul divano. “Due volte!... Uff!... Due… volte… mi hai fatto… venire…!”, ansima.
Poi, si volta dall’altra parte, si tira su e, dirigendosi verso camera sua, dice con voce strozzata: “Va’! Torna da Enrico, ora!”.
Seguendo il suo consiglio, torno a sdraiarmi accanto al mio amore che, girato di spalle, sussurra: “Ti ha fatto godere bene?”.
“Ma allora non dormivi!”.
Si gira verso di me e continua: “Mi avete svegliato voi, con i vostri gemiti!”.
“Notando il suo sguardo accigliato, lo sfotto: “Non sarai mica geloso!”.
“Io?! Di quello lì??!! Mai!!!”, e mi abbraccia, mi bacia e mi palpa una chiappa.
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