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Puttane! (6)


di crigio
30.06.2014    |    6.943    |    0 9.6
"Grugnisce e pronuncia parole sconnesse, tremando sotto gli spasmi dell’orgasmo, finché, con un tonfo assordante, si accascia sul pavimento, respirando..."
Sono sdraiato sulla schiena, ancora bendato, con le ginocchia piegate, e sento lo sperma dei due stalloni colarmi lungo il solco. D’un tratto, le mie caviglie vengono strette con forza e vengo squartato.
“No! No! Aspettate! Non ce la faccio…!”, protesto, ma le due mani non mi mollano. Anzi, mi tirano verso il bordo della seduta e avverto una palla dura e calda premermi contro il buco. Lo attraversa e sono colmo di roba.
Un glande di proporzioni spaventose mi allarga l’anellino come mai prima e il resto del palo si fa strada per prendere posto dentro di me. Con le mie dita mi tiro i lembi della mia rosellina per agevolare la penetrazione, ma il risultato è scarso. Riesco solo ad attenuare l’attrito, ma non ad eliminarlo. Il cazzone prosegue comunque la sua corsa, facilitato dalla sborra degli altri due maschioni che fa da lubrificante naturale.
“Oddio, ma sei enorme!”, esclamo. “Non puoi essere vero!”.
“Sì, amore”, mi conferma Enrico, di nuovo accanto a me da qualche parte. “E’ tutto vero. Ed è tutto tuo! Guarda!”, e con un gesto rapido mi leva la benda. La luce improvvisa mi abbaglia. Strizzo gli occhi, ma faccio fatica a vedere bene. Scorgo solo una montagna che si muove lentamente davanti e sopra di me, scura e ansimante. Lentamente riacquisto la vista e la montagna diventa un manzo moro, peloso, muscoloso e infoiato, sudato, che respira a denti stretti mentre si muove avanti e indietro dentro di me. Sposto lo sguardo verso il basso e dal suo ventre parte un affare grosso quanto una lattina di birra che, quando viene estratto per metà, rimane sempre grosso quanto una lattina di birra. È tutto un pezzo: leggermente curvo all’insù, ma di spessore perfettamente omogeneo. Ne impugno la base per verificare che sia reale e lo sento pulsare nel mio palmo. Solo per un attimo, perché subito dopo mi sparisce in corpo.
Torno a fissare l’energumeno e ho un sussulto: “Cazzo!”, penso. “Ma questo è il tipo che prima ha sfondato Marco sul palco!”. Allora, scosto un po’ il capo e guardo alle sue spalle, dove, in piedi, completamente nudi e con le verghe penzolanti e gocciolanti, ci sono gli altri due stalloni che ci hanno deliziato con la loro performance più o meno un’ora fa.
“Sì, tesoro! Sono proprio loro!”, mi sussurra Enrico, leggendomi nel pensiero. “Non potevo privarti di tanto piacere. Sapevo che li desideravi e così ho chiesto ad Andrea di prestarmeli per un po’. Solo per te!”. Mi volto e il mio gigantone è a pochi centimetri dal mio viso, sorridente e contento del fatto che il suo regalo mi abbia, e mi stia facendo ancora, godere tanto. Poi, l’andirivieni nel mio retto richiama la mia attenzione: sposto lo sguardo sul mio culo e i miei occhi si sgranano e la mia bocca si spalanca. Alzo gli occhi: l’energumeno e totalmente coinvolto dalla monta. Ha gli occhi chiusi e mi fotte senza fretta, facendomi sentire ogni singolo millimetro del suo obelisco di carne. I suoi addominali sembrano scolpiti nel marmo, tanto sono contratti. I suoi capezzoli, completamente inturgiditi, puntano dritti e minacciosi verso di me.
D’un tratto, il cazzone scivola via e una corrente d’aria fredda mi invade. Lo stallone si sdraia su un fianco sul divano e batte il palmo sulla seduta invitandomi a raggiungerlo. Mi stendo anch’io davanti a lui, sul fianco: mi prende una coscia e me la alza. Quindi, si stringe la nerchia e me la infila di nuovo in culo. In questa posizione gli altri maschioni ed Enrico, che nel frattempo si è spostato dal divano e ha raggiunto gli altri due, si possono godere appieno lo spettacolo della mia rosellina spampanata, violata e ripassata da quell’aratro che è la minchia che mi entra ed esce dallo sfintere. Con un braccio mi appendo al collo dello stallone e, girando il capo, inizio a limonarlo, strusciandomi contemporaneamente contro il suo corpo allo stesso ritmo della scopata.
Poi, lui si ferma e mi cinge la vita: con un colpo di reni si solleva lateralmente e si mette a sedere. Mi ritrovo a smorzacandela sopra di lui con le gambe piegate e i piedi appoggiati sulle sue ginocchia. Adesso la visione della mia fregna bagnata e piena di cazzo è ancora più completa.
“Che meraviglia!”, sbotta uno dei due maschioni di fronte a me, che subito si porta una mano all’inguine e si strofina la nerchia. La impugna e inizia a masturbarsi. Il suo compare che gli sta accanto fa lo stesso ed entrambi cominciano ad ansimare per la rinnovata eccitazione. Anche loro mi offrono uno spettacolo degno di nota ed accrescono la mia libido, tanto che il mio sfintere si rilassa e spinge in fuori sputando il cazzo dell’energumeno. I muscoli del mio ventre continuano a simulare l’espulsione di qualcosa e il mio buco si apre a dismisura. Non lo controllo e i due stalloni in piedi impazziscono.
“Io non resisto più!”, dice uno, la cui verga è tornata dura e grossa come un tronco di pino. Mi corre incontro e mi deflora.
Io sono ormai così preso dal mio piacere che mi lascio andare completamente. “Sì, bel maschione!”, lo esorto. “Dammi sto cazzo! Come sei duro! E grosso! MMMMMMMMMMMM!!! Lo sento! Lo sento tutto!”, gemo, e lui si infervora e intensifica la monta. Poi, il divano si muove: ai miei lati due paia di gambe mi fanno capire che Enrico e l’altro tipo ci sono saliti sopra. Qualcuno mi strattona per i capelli e, reclinando il capo, mi ritrovo le loro mazze penzolanti sulla mia faccia.
“Succhia, troia!”, mi ordina lo stallone alla mia destra. Guardo un attimo Enrico dall’altra parte e lui annuisce sorridendo. Allora, schiudo le labbra e ingoio la biscia del porcone. Il mio sfintere si svuota, ma un secondo dopo è di nuovo pieno dell’affare dell’energumeno che mi regge. Sputo il cazzo che sto succhiando e guardo il tipo davanti a me, dall’alto verso il basso fino al suo ventre.
“Penso che ci stia anche il tuo…”, gli sussurro occhieggiando, e non faccio in tempo a finire la frase che lui è già tornato dentro di me, scivolando sopra la minchia del suo compare.
“Ragazzi, che puttana! Sei una PUTTANA!”, mi apostrofa, mentre io mi giro a succhiare la verga di Enrico.
“Sì… glough!... scopati sta… glough!... puttana… slurp!... slurp!...”, lo incito, sbrodolando dalla bocca per il gusto che mi dà la nerchia del gigantone.
“E’ troppo, merda! È troppo!”, si agita lo stallone sopra di me, ed estrae il cazzo e inizia a schizzare contro il mio buco. Grugnisce e pronuncia parole sconnesse, tremando sotto gli spasmi dell’orgasmo, finché, con un tonfo assordante, si accascia sul pavimento, respirando sonoramente. Io mi porto una mano tra le chiappe e mi spalmo la sua sborra dappertutto accarezzando contemporaneamente la mazza dell’energumeno che ho ancora in corpo. Poi, il tipo alla mia destra mi dona il suo seme e, in ultimo, anche Enrico si svuota i coglioni sulla mia faccia.
Il divano vibra di nuovo e stavolta è tutta colpa dello stallone che sto montando, il quale ha iniziato a perforarmi la rosellina dal basso verso l’alto per la voglia improvvisa di sborrare pure lui. E non ci vuole molto: l’asta si gonfia all’improvviso e mi lacera l’anellino. Quindi, spara diverse cartucce di sperma e mi riempie del frutto dei suoi lombi.
“Tornate dentro, baldracche!”. Sbraita una voce nel corridoio, e la tenda si apre all’improvviso ed Enzo, Seby e Marco si precipitano nella stanza ruzzolando sul pavimento, forse spinti da qualcuno là fuori. Subito Enzo alza la testa e vede il mio culo lordo di umori e di sborra.
“MMMMMMMMMMM!!! Che piatto appetitoso!”, esclama e, gattonando, corre verso di me. La sua bocca si incolla al mio solco e lo lecca da cima a fondo ripulendolo di tutte le secrezioni di cui è sozzo. Seby e Marco, invece, salgono carponi sul divano, ai miei lati, e mi leccano via lo sperma che mi ricopre la faccia, mentre altri maschi riempiono la stanza e si posizionano alle loro terga, si smanettano i cazzi e glieli piantano in culo.
“Merda, Enzo!”, mormoro al mio amico. “Se continui così mi fai godere ancora!”.
“Ma è quello… slurp! MMMMMMMMMMM!!!... E’ quello che voglio, troietta!”, mi schernisce lui, e si rituffa sulla mia fregna, slinguazzandola come un forsennato.
“NO! Lì NO! NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!”, urlo e mi agito in preda ad una convulsione improvvisa e violenta. La lingua del biondino ha centrato il mio punto debole e, tra l’altro, a quella si sono aggiunte le dita dell’energumeno che mi sta ancora sotto, le quali mi tengono aperte le labbra della fregna agevolando l’anilingus di Enzo. Intanto, anche le bocche di Seby e di Marco sono passate dal mio viso ai miei capezzoli: li succhiano e li mordicchiano e tutto il mio corpo viene devastato da spasmi e contrazioni.
“OH COME GOOOOOOOOOOOOOOOODOOOOOOOOOOOOOO!!!”, rantolo, e dalla mia rosellina spampanata uno spruzzo di sperma e umori infradicia la faccia del mio amico che, ubriaco di quegli aromi, si getta a capofitto sulla mia mucosa grufolando dentro come un maiale. “Lasciatemi, vi prego, lasciatemi!”, imploro, ma le mie cosce si serrano d’un tratto e il capo di Enzo ci rimane imprigionato in mezzo. Lo trattengo contro di me nonostante vorrei che smettesse di leccarmi. Solo l’esaurirsi dell’orgasmo mi fa rilassare le gambe in modo che il biondino si liberi e si allontani da me, respirando nuovamente a pieni polmoni.
Mentre cerco di riprendere le forze, un inno si leva nella stanza. Tutti i presenti intonano “PU-TTA-NE! PU-TTA-NE! PU-TTA-NE!”, e infine un applauso e dei fischi mi perforano le orecchie facendomi venire dei capogiri.
Svengo e il resto me lo racconterà Enrico.
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