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Gay & Bisex

Battuage (1)


di crigio
30.05.2015    |    12.226    |    6 9.4
"“La mia puttanella!”, mi insulta..."
Un brivido mi corre sulla pelle. Un lieve tocco di polpastrelli mi fa vibrare e rilassare al tempo stesso. La stanchezza dovuta all’intensa seduta di sesso al locale di Andrea (o dovrei dire di Enzo e Seby?) mi ha a malapena permesso di arrivare a casa e stravaccarmi sul letto.
Credo di essermi addormentato subito, nonostante in macchina abbia ricevuto un messaggio di Enrico che mi diceva che stava per rientrare. Non ce l’ho fatta ad aspettarlo: sono crollato. E adesso un sogno bellissimo mi sta portando sulle nuvole. Mi sento leggero come l’aria e queste carezze impalpabili mi fanno stare davvero bene.
Sarà il vento o sarà qualcuno che mi massaggia dolcemente? Avverto un solletico nell’interno cosce a istintivamente allungo una mano per grattarmi. Poi, sprofondo di nuovo nel soffice abbraccio del materasso. Ora sento ancora quel leggero tocco: sale fino al mio solco, si insinua nelle pieghe delle mie natiche e raggiunge la mia rosellina. Mi fruga le parti più intime e cerca di farsi strada dentro di me. La dilatazione provocatami dai tre cazzi che ho preso stasera agevola il passaggio di ben due dita. Nessun dolore: solo una piacevole sensazione.
Poi, un altro contatto su una spalla: due labbra carnose e morbide mi sfiorano e sento il fiato solleticarmi. Un altro brivido mi scuote e il mio bacino si solleva spontaneamente, consentendo l’apertura delle chiappe. Le falangi affondano completamente e scorrono avanti e indietro, impudenti. Immagino Tony nell’atto di violarmi il buco del culo, mentre con l’altra mano si masturba in attesa di penetrarmi col suo bel cazzone.
“MMMMMM!!!”, mugolo nel dormiveglia, e mi contorco come una gatta in calore. Poi, le dita si ritraggono ed io sollevo ancora il bacino come se non volessi mai liberarmi di quegli intrusi. Mi ritrovo a culo per aria con la faccia schiacciata sul letto: nel solco un grosso corpo estraneo seguito da un’oggetto umido e saettante.
“OOOOOOOOOHHHHHHHHHH!!!”, gemo. Una lingua esperta mi fruga l’anellino e cerca di introdursi nella mia mucosa. La rosellina cede e i nervi dello sfintere mi regalano vampate di piacere. Un brivido più forte dei precedenti mi sveglia. Giro il capo ed Enrico è lì alle mie spalle.
“Ciao, amore!”, mi saluta, sorridendomi con gli occhi. “Sono contento che stasera ti sia divertito”, aggiunge, ammiccando al mio buco aperto e pieno di sborra.
Ricambio il sorriso e gli porgo meglio il culo affinché continui a leccarmi. “Allora non ne hai avuto abbastanza!”, mi provoca. Io sorrido senza commentare le sue parole: la mia disponibilità parla da sola. Anche le sue dita tornano a farsi sentire: sotto la lingua si infilano di nuovo in me e ravanano in lungo e in largo raccogliendo il seme che Rico, Tony e Paolo mi hanno sparato in corpo. Enrico le estrae e me le porta alla bocca. Le succhio con voracità, mentre lui mi stuzzica insistentemente le rughette dell’ano.
L’aroma forte di quei tre nettari mischiati tra loro mi manda in visibilio e dal ventre spingo improvvisamente in fuori. La rosellina si spalanca e la lingua viene letteralmente inghiottita. Raggiunge anfratti forse mai perlustrati da quell’organo prima e il godimento è esplosivo. Pianto le unghie nel lenzuolo e lo tiro via. Con un altro spasmo l’anellino si stringe attorno alla lingua e la trattiene: altra scarica di piacere e struscio il petto sul letto per smorzare le ondate di calore che mi pervadono.
Enrico strappa indietro e si riappropria del suo organo. Sento che sale sul letto: un rumore di cinghia e poi un palo caldo, duro e largo si insinua nel mio solco. Armeggia un po’ e la sua nerchia mi trapassa. Poi si appoggia sulle mani e punta i piedi rimanendomi dentro solo per metà. Il mio sfintere comincia a pulsare e ad adattarsi alle dimensioni della sua verga. La pompa e ne vuole sempre di più. Lui se ne accorge e allora inizia a muoversi, salendo e scendendo nel mio budello con una flemma e un controllo da professionista del sesso qual è. Dopo due o tre affondi, la sborra dei tre stalloni inizia a colarmi fuori, giù per le cosce.
“Oh, stasera ti sento proprio tanto vacca, amore!”, mi sussurra Enrico, infilandomi una mano tra le gambe e raccogliendo di nuovo lo sperma che ho accumulato. Per la seconda volta me lo porta alla bocca e al naso e me lo spalma su tutto il muso, facendomi assaporare gli effluvi di quelle sostanze inebrianti. Quindi, mi mette le dita in bocca facendomele ripulire una per una.
“Chi è che ti ha riempito così, eh? Dimmelo, dai!”, mi chiede sibilandomi all’orecchio.
“Sono stati in tre… ah!”, rispondo, sfacciato, cercando di rimuovere dalla mia mente che anche Andrea mi ha scopato.
“Tre!!?? Che troietta, il mio piccolo amore!”, mi apostrofa affettuosamente. “E dove li hai presi?”.
“Da Andrea… ah!... al bar…”.
“E com’erano? Molto grossi, immagino, visto quanto sei largo!”.
“Oh, sììììììììììì!!!!... mmmmmmm… il primo era enorme… e nero…!”.
“Wow! Era da un po’ che non prendevi un cazzone nero! E com’è stato!”.
“Stu… uff!... pendo!”, singhiozzo a causa del colpo profondo che mi inferisce il gigantone.
“E gli altri due?”.
“Li conosci…”.
“E chi sono?”.
“Tony e Paolo… mmmmmm!... E li ho presi insieme!”, aggiungo per provocarlo. E infatti il suo cazzo si gonfia improvvisamente, dilatandomi ancora.
“La mia puttanella!”, mi insulta. Poi mi chiede, sorprendendomi: “Stanno ancora girando i provini lì al bar?”.
“Sì… Ma tu che ne sai?”, gli chiedo.
“C’ho preso parte anch’io la settimana scorsa!”.
“Davvero! E perché non me l’hai detto?”.
“Credevo di averlo fatto. Forse l’ho scordato, dato che poi sono partito e ci siamo visti poco. Mi sono fatto dei culetti e delle boccucce niente male, sai? Anzi, a questo proposito mi hanno chiesto di procurargli altre troiette. Allora ho pensato una cosa: che ne dici se da domani andiamo a fare un po’ di battuage, come ai vecchi tempi, per trovare dei protagonisti per questi video?”.
La proposta mi appare dapprima insolita, ma poi, col suo cazzone su per il culo e l’eccitazione che mi monta in corpo in modo esponenziale non posso che rispondere: “O… ok… mmmmmmmmmm!!!”.
“Brava la mia porcellina! Vedrai che ci divertiremo! Ma dimmi: come sono stati Tony e Paolo? Ti hanno fatto godere?”.
“Sì… sì! Erano su di giri… ah!... Enzo e Seby sono arrivati a metà serata e il piccoletto si è fatto montare da tutti e quattro gli stalloni neri lì presenti!”.
“Quattro!!! Non era uno solo?”.
“Quello che ha scopato me! Ma per i provini ce n’erano altri tre!”. Taccio volutamente su come sono venuto a conoscenza dell’esistenza di un set nel locale di Andrea: se Enrico sapesse che Knut mi ha mandato un film porno e che mi ha invitato ad andare al bar, e in più che abbiamo anche scopato, potrebbe perdere le staffe.
“Cazzo! E quella piccola vacca si è presa quattro minchie nere e grosse?”, mi chiede, conoscendo già la risposta. Anche questa immagine lo esalta, e la sua nerchia pulsa più velocemente. “Prima o poi devo rifarmi quel culetto! Chissà com’è diventato bello!”.
E allora ne approfitto per farlo scoppiare. “Oh, una meraviglia! Cede ormai così facilmente anche alle doppie penetrazioni e gli stalloni resistono con difficoltà al pompaggio che pratica loro con i suoi muscoli interni. Quando Felix e Mario, due degli energumeni, se lo sono fatto insieme, in realtà era lui che dettava il ritmo e decideva quando farli esplodere. I due negroni, alla fine, erano stremati. Pensa, poi, che è riuscito a fare eccitare anche il cameraman, che, dopo le riprese, lo ha raggiunto in camerino e se l’è scopato di brutto!”.
“Oh… merda!”, esclama all’improvviso il mio ragazzone, che, strattonando indietro, mi svuota il budello e si alza in piedi sul letto. Mi afferra per i capelli, mi fa mettere in ginocchio e mi fa reclinare il capo e spalancare la bocca. Con la lingua penzoloni aspetto che scateni il suo orgasmo. Dopo qualche secondo, senza che si tocchi, una cascata di sperma mi finisce dritta in gola. Non viene a fiotti, ma con un unico flusso continuo bianco e denso di caldo e gustoso seme. Lo bevo tutto, ingoiando con avidità, mentre lui si abbandona al piacere con gli occhi chiusi, i pugni stretti e il corpo tremante. Un rantolo gutturale accompagna la lunga e intensa sborrata. L’ultima goccia di nettare non sembra volersi staccare dal glande e quindi allungo il collo e inghiotto mezza asta facendo sussultare il mio stallone. Succhio e aspiro dai suoi coglioni gli ultimi residui di crema. Poi, scendo giù e li titillo per stimolare altra produzione di latte. La pratica sembra sortire degli effetti, perché il cazzo riprende a pulsare. Mi affretto, allora, a riposizionarmi a bocca aperta davanti alla cappella e stavolta uno schizzo potente mi irrora le fauci.
“Che stronzo!”, mi insulta il mio ragazzone, sghignazzando. Di nuovo raccolgo ogni stilla avvolgendo la verga tra le mie labbra e succhiando voracemente.
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