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Gay & Bisex

Happy birthday, Mr President (Part 2)


di crigio
01.02.2022    |    3.524    |    3 9.0
"Subito l’africano mi incula di nuovo e, approfittando della rinnovata lubrificazione, inizia a fottermi di gran lena..."
Lui si blocca, spalanca gli occhi e si guarda intorno. I tre ragazzi promessi dal mio boy sono sulla soglia della stanza. Nel tragitto da casa alla sauna Enrico mi ha fatto vedere delle loro foto e mi ha detto i loro nomi, quindi io adesso li presento al presidente.
“Loro sono Amir, Pedro e Furio: i miei tori per questa serata in cui sarò una vacca obbediente. Tutto per lei!”. Mentre i ragazzi si avvicinano, le sventole che pendono dalle loro cosce dondolano a destra e a sinistra. Il presidente è esterrefatto e si starà chiedendo come farò a prendere certi calibri, ma al tempo stesso lo vedo eccitato al solo pensiero. E anch’io mi figuro già quelle mazze nel mio corpo e la mia rosellina pulsa di desiderio.
Gli stalloni salgono sul letto e Amir e Pedro si mettono ai miei lati, mentre Furio alle mie spalle. Iniziano a massaggiarmi ed io mi struscio contro di loro. Afferro gli arnesi di Amir e Pedro e li masturbo lentamente, mentre limono prima uno e poi l’altro. Dietro, intanto, Furio mi lecca il collo e mi fa sentire tra le chiappe tutta la sua virilità.
Amir è di carnagione olivastra e, mi ha detto Enrico, è di origine nordafricana. Pedro viene dai caraibi, mentre Furio è italiano. Il primo è più asciutto; il secondo ha un fisico più morbido ma comunque definito; il terzo è ben scolpito. Ovviamente, la parte più interessante è quella che hanno tra le gambe e, se dovessi scegliere, andrei in crisi. I due cazzi che sto masturbando stanno già crescendo nei miei palmi, ma quello alle mie terga non rimane certo indietro. Lo sento spingere contro una natica e la cosa mi invoglia a strofinarmi con più foga su di lui.
“Sì, puttanella! Massaggiami sto cazzo!”, mi insulta Furio. Io torco il collo e vado a limonare anche con lui. Mi afferra per il mento e mi infila tre metri di lingua in gola.
“MMMMMMMM!!!”, gemo, e nel frattempo Amir e Pedro mi strizzano le tette e si attaccano ai capezzoli con le loro bocche voraci. “MMMMMMMMM!!!”, mi lamento di nuovo, stavolta ancora più forte.
“Sì, dai! Fatela godere, sta troia!”, li esorta il presidente. I due stalloni ai miei lati sembra che abbiano delle ventose: mi ciucciano i seni come se volessero staccarli, e Furio non è da meno con quelle labbra che avvolgono completamente le mie. Le loro mani mi strizzano le tette e le lingue mi solleticano la punta delle areole: inspiro profondamente e mi irrigidisco, spingendo il culo indietro verso il ventre di Furio. La sua verga dura si infila nel mio solco e comincia a farsi una spagnola tra le mie chiappe. L’asta struscia contro la mia rosellina e mi accende tutto.
Poi, lo stallone italiano decide di cambiare scena: si allontana da me e si sdraia sul letto, fronte al presidente, invitando i suoi compari a fare lo stesso accanto a lui. Allora Amir e Pedro mi abbandonano per obbedire all’ordine. Io mi volto e mi chino a pecorina, offrendo a Edo la vista del mio culo rotondo e del mio buco rosa. Impugno il cazzo di Furio e ne ingoio la cappella, succhiandola avidamente. Con l’altra mano agguanto l’uccello teso di Amir alla mia sinistra e lo masturbo allo stesso ritmo del pompino che sto praticando all’italiano.
Anche Pedro però richiede le mie attenzioni e mi afferra il braccio sinistro facendomi staccare la mano dal cazzo di Furio per portarla attorno al suo. Nel frattempo, una mano dello stallone italiano si posa sulla mia nuca e mi costringe ad affondare maggiormente nella mia gola. Allora, stringo lo stomaco e rilasso il collo; prendo un bel respiro e mi precipito sul suo ventre. La mia bocca e le mie guance si dilatano a dismisura: sgrano gli occhi e tossisco.
Con la coda dell’occhio noto che il presidente si è spostato un po’ per vedere meglio il mio pompino a Furio. Con il gozzo gonfio della grossa cappella dello stallone, lancio un’occhiata languida a Edo che si passa una mano sul volto paonazzo. Con un sonoro risucchio rilascio lentamente l’asta. Mi lecco le labbra e poi mi ingozzo nuovamente con quell’obelisco, stavolta piantandomelo completamente in gola.
“Oh… cazzo…!”, sbotta Furio, piegandosi in avanti. “Senza fondo proprio… Uff!”, aggiunge.
“Oh, sì!”, conferma il presidente. Non contento, inizio anche a muovermi in su e in giù stringendo il glande con la glottide.
“Oh, merda!”, esclama ancora l’italiano, che mi afferra per i capelli tirandomi in su. “Fermo… fermo…!”, mi supplica. Con il viso fradicio di bava e ansimante, lo guardo soddisfatto e lui mi schiaffeggia dandomi della troia succhiacazzi. Poi vedo che Pedro alla mia destra si accomoda meglio, invitandomi a dedicarmi a lui. Allora mi piego sulla sua verga e titillo il frenulo con la punta della lingua. Lui inspira a denti stretti, serrandoli quando avvolgo delicatamente la cappella tra le labbra e la succhio aspirando intensamente. Con un lieve mugolio scendo lungo l’asta facendola aderire bene alle mie fauci e umettandola con tanta saliva. Sento che il cubano si irrigidisce e vedo che afferra le lenzuola come se volesse strapparle.
Mantenendo una forte suzione, gli pratico un pompino con rotazione del capo mentre salgo e scendo. Dopo qualche secondo di saliscendi, lo lascio andare con uno schiocco delle labbra e un sospiro di appagamento. Lo provoco leccandomi le labbra e poi gattono verso Amir, impaziente di subire lo stesso trattamento. Stavolta parto dalle palle: do una lappata fugace e poi scorro velocemente la minchia dalla base alla punta e, una volta arrivato in cima, la inghiotto tutta in una volta. Lo stallone impreca nella sua lingua e reclina il capo rantolando. Le sue mani mi stringono il capo e mi tengono fermo col cazzo ben piantato in gola. Inizia a sussultare con bacino scopandomi la bocca.
“Troia!”, mi insulta, strascicando la erre alla francese. Poi mi strattona verso l’alto e mi viene incontro per baciarmi profondamente. Quindi si alza in piedi sul letto e, sempre tenendomi la testa, mi viola le labbra con la sua nerchia e mi fotte le fauci. Io sbavo e tossisco. Inspiro e mi lascio stuprare, emettendo suoni gutturali e sonanti risucchi. D’un tratto, mi getta via con un sacco dell’immondizia, spingendomi verso destra, dove c’è già pronto Furio a riservarmi lo stesso trattamento. E mentre l’italiano mi sbatte la sua minchia in gola, Amir ha già affondato la sua faccia tra le mie chiappe per divorarmi la rosellina.
Istintivamente, mi aggrappo ai fianchi dello stallone italiano e gemo. Gli occhi iniziano a lacrimarmi e assumo un’espressione piangente, come se chiedessi pietà. La lingua dell’africano mi lavora la mucosa con sapienza, dapprima lappandola con tutta la sua ampiezza e poi spingendo per aprirsi un varco. Quando ci riesce, affonda in me e si allarga nuovamente, rovistando in ogni angolo del mio sfintere là fin dove riesce ad arrivare. Le mie unghie si piantano nella carne di Furio e i gemiti si tramutano in un vero e proprio pianto di lussuria.
“Che c’è? Eh? Che c’è? Nessuna pietà, puttana!”, mi insulta l’italiano, che continua a soffocarmi col suo poderoso arnese, almeno finché non cede il posto a Pedro.
Lo spagnolo, infatti, è lì dietro pronto a sostituirlo e, non appena Furio si scosta, mi afferra per i capelli, mi piega indietro il capo e sputa nella mia bocca aperta. Poi mi costringe ad ingoiare il suo cazzo e mi detta il movimento del capo venendomi contemporaneamente incontro col bacino. Intanto, alle mie spalle Amir si è tirato su e mi sta infilando il cazzo tra le chiappe. Furio è lì ad aiutarlo: mi tiene il culo aperto e sputa sull’asta del suo compare e nel mio solco per lubrificarmi. L’africano fa scivolare l’asta su e giù per inumidirla bene e poi sento il suo glande premere contro il mio buco. Mi rilasso e la rosellina si schiude, accogliendo quella grossa ciliegia.
Lo stallone fa un verso di soddisfazione: finalmente è dentro di me! Si appoggia ai miei fianchi e inizia a scorrermi lungo lo sfintere. Sempre più centimetri riempiono le mie viscere e, con un cazzone infilato in gola e un altro che si sta facendo strada nei miei intestini, mi sento così troia che comincio a contorcermi e a miagolare come una gatta in calore. Furio continua a sputare tra le mie chiappe per agevolare il lavoro di Amir e nel frattempo commenta quello che sta succedendo.
“Oh, come entra bene! Guarda come scivola, cazzo! È tutta aperta, sta puttanella!”. Con un dito spalma la saliva tutta intorno alla mucosa e tenta anche di penetrarmi spingendo sopra l’asta dell’africano. Probabilmente pensava di non riuscire ad entrare, e invece il mio buco lascia passare anche la sua falange. “Ma porca troia!”, sbotta. La tiene lì qualche secondo e poi la tira fuori, mentre l’uccello di Amir termina la sua corsa. Adesso sento i suoi peli pubici solleticarmi le natiche e un attimo dopo il suo ventre incollarsi a me. Lui sospira come se avesse terminato di compiere un’impresa titanica: rimane piantato in me per qualche secondo e poi comincia a muoversi lentamente avanti e indietro, sempre respirando pesantemente.
Finito il lavoro di assistenza, Furio si sposta davanti e, insieme a Pedro, mi offrono le loro nerchie da leccare e succhiare. Mi alterno sulle due aste passando dallo scroto ai frenuli, per poi ingoiarli e spompinarli con voracità. Il sonoro risucchio della mia saliva fa eccitare il presidente che, ormai incollato a noi, commenta la scena.
“Li prendi proprio bene i cazzi! Guarda come li gestisci bene tre cazzi in una volta! Ti piace succhiare, eh? E quello nel culo… Dio! Guarda come scivola bene!”.
“Sì, guardi, monsieur le president!”, gli fa Amir. “Guardi come entra bene! È tutta aperta la troia! Guardi!”, e tira fuori la verga per mostrare a Edo la mia dilatazione.
“Merda! Che meraviglia di buco!”, sbotta lui, e ci sputa dentro. Subito l’africano mi incula di nuovo e, approfittando della rinnovata lubrificazione, inizia a fottermi di gran lena. “Sì, così! Alla troia piace forte! Sbattila come un tappeto!”. Il presidente esorta Amir ad intensificare la scopata e lui non si lascia certo pregare.
Poi, Pedro si sposta di lato e mi sottrae il suo arnese. Mi gira intorno e prende il posto dell’africano alle mie spalle. Il cazzo che avevo in corpo sguscia fuori e mi sento all’improvviso vuoto. Lo spazio occupato da quel blocco di carne viene però subito riempito da un nuovo obelisco, stavolta latino.
“Oooohhhh… oooohhhhh… oooooooooohhhhhhhhhhhhhh!”. L’ingresso della seconda minchia mi strappa un gemito di piacere che il presidente non manca di evidenziare.
“Ma sentitela, la puttanella! È il cazzo che vuole, altroché!”.
“Sì… glough!... il cazzo… cough!... Voglio… slurp! Slurp!... voglio il cazzo!... mmmmmm!!!”, rispondo tra una ciucciata e un colpo di tosse. Nella mia bocca il cazzo di Pedro è stato sostituito da quello di Amir, che mi fa assaporare gli aromi delle mie viscere. Intanto, il cubano si mette subito all’opera senza risparmiarsi e mi scopa come se non ci fosse un domani. Il suo ventre sbatte con violenza contro le mie chiappe, che sobbalzano percosse da tale impeto. Poi, Pedro si incolla a me e inizia a fare dei movimenti circolare, come se ravanasse per cercare qualcosa nei miei intestini. Così facendo, il suo cazzo mi stimola ogni anfratto dello sfintere e, quando trova la prostata, la sollecita e mi provoca brividi di godimento.
Con la coda dell’occhio cerco il presidente e, dopo avere sputato l’uccello di Amir, mormoro: “Godo, signor presidente! Io godo, sa?”.
“Oh, lo vedo, troia!”, ribatte lui, che nel frattempo si è accomodato contro lo schienale della poltrona mettendo in mostra l’alabarda che si impenna dalle sue cosce. La visione di quell’attrezzo poderoso mi fa sgravare.
“Mierda!”, esclama Pedro.
“No, tranquillo! Non è merda!”, lo schernisce Edo. “La puttana sta sbrodolando di piacere!”.
“Sì, mi bagno tutto!”, sospiro dando una lappata al glande di Amir, per poi afferrarlo con le labbra protese e giocarci, per la gioia del presidente.
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