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Il Presidente (Part 2)


di crigio
17.01.2022    |    4.743    |    2 9.5
"“E’ adesso che viene il bello!”..."
“E hai pure goduto di nuovo!”, si meraviglia il presidente.
“Sì, ma voi no!”, dico io.
“Ci sarà tempo. Adesso riposati un po’”, mi suggerisce Ramon.
“Non ci penso proprio!”, esclamo allora io. “E’ adesso che viene il bello!”. Loro due mi guardano con gli occhi sgranati. Non riescono a credere che dopo quel mio potente e sfiancante orgasmo anale abbia ancora le forze per continuare. Allora, mentre gattono lascivo verso di loro, seduti sul divano, spiego: “Eh sì, perché dopo un orgasmo di quella intensità sono senza più freni e sono completamente aperto”. Con le mani agguanto le loro nerchie ancora tese e le masturbo lentamente. Loro si spalmano sullo schienale e reclinano indietro la testa, abbandonandosi alle mie attenzioni.
“Se lo dici tu, ci fidiamo”, sfiata Ramon.
“Ah, io di certo non mi tiro indietro!”, aggiunge Edo.
Le loro due minchie non ci stanno nella mia mano e, anche se quella del presidente esce fuori più di quella dello stallone, sono entrambe stupende e imponenti. Ho intenzione di giocarci un po’ con questi begli attrezzi e non credo che ai miei ospiti dispiacerà. Visto come si è conclusa la monta con il presidente, ho capito che entrambi stavano recitando una parte. Anche Edo ha voluto essere violento, ma penso che lo facesse perché è così che si eccita. E allora adesso penso io a loro!
Mi lecco il palmo di una mano inzuppandolo di saliva e lo riporto attorno all’asta di Ramon. Poi faccio lo stesso con la mano che avvolgeva la nerchia del presidente. Continuo a masturbarle ancora per un po’ e poi ripeto l’operazione. Li faccio eccitare in modo che i loro cazzi diventino duri come il marmo. Mentre eseguo questi massaggi mugolo e ridacchio come una troietta, ammiccando e dimenandomi.
Quindi, una volta raggiunta la massima tensione, salgo sul divano, scavalco Ramon dandogli le spalle e mi impalo sulla sua stanga.
“AAAAAAHHHHHHH!!!”, sospiro, sorridendo al presidente. Mi sdraio sul corpo dello stallone e comincio a cavalcarlo di gran lena, fino a sbattere letteralmente le mie chiappe contro le sue cosce.
Lui mi afferra le natiche con le mani e agevola il mio movimento. “Oh, porca vacca!”, sbotta, godendosi la mia monta.
Il presidente si sporge in avanti per vedere il cazzo che entra ed esce dal mio culo: il suo spettacolo preferito. “Stia giù, signor presidente, ché adesso vengo da lei!”, e così dicendo, mi sfilo la minchia di Ramon dallo sfintere e, con un movimento rapido, spingo Edo contro lo schienale del divano e mi sfondo con il suo nerchione.
I miei intestini lo ingoiano tutto intero. Non so dove sia arrivato, ma stavolta non fa male per niente. Anzi, il fatto che riesca a prendere un tale attrezzo mi fa sentire invincibile e comincio a scivolare avanti e indietro sul suo ventre facendomelo scorrere lungo le pareti dello sfintere. Inarco la schiena e offro i miei capezzoli grandi e turgidi allo stallone, che subito si avventa su quello sinistro, da sempre il mio più sensibile. Lo lappa saettando con la lingua, lo mordicchia e infine lo succhia come se volesse estrarre qualcosa. All’altro si dedica con due dita, strizzandolo come se volesse staccarmelo. In realtà, non sa che sono le mie zone erogene di massimo piacere, e infatti il mio culo si apre ancora ed è il momento di passare all’azione.
Tiro su le gambe e appoggio le piante dei piedi sulla seduta. Mi appendo alle spalle di Edo e comincio a cavalcarlo come se non ci fosse un domani. Sbatto violentemente le chiappe contro le sue cosce e continuo così per diverso tempo, percuotendomi la prostata col suo martello. Intanto, ammicco a Ramon, facendogli vedere come godo mentre mi scopo un altro cazzone.
“Ah, che bello, sai?”, gli dico, ansimando. “Lo sento tutto! Non so dove è arrivato, ma – CAZZO! – è stupendo! MMMMMMMMM!!!”.
“Che troia!”, mi apostrofa lui e mi sculaccia una chiappa.
“MMMMMM!”, mugolo io, in tutta risposta, e allora anche il presidente comincia a colpirmi le natiche. Poi me le agguanta e me le apre. Con le dita raggiunge la mucosa della rosellina ormai spampanata e la titilla. Sentendola fradicia, sbotta: “Merda se ti bagni! Una vacca imperiale!”. Poi, infilandomi dentro una falange, testa la mia dilatazione ed esclama: “Ma qui ce ne sta anche un altro!”.
“Lei dice, presidente?”, gli chiedo fintamente, con un sorriso birichino. Poi, mi volto verso Ramon e, sorridendo anche a lui, lo invito ad entrare da dietro. Lo stallone per un momento esita, forse non credendo che io ci possa riuscire. Poi, però, la sua libido prevale e si tira su. Io mi sdraio sul presidente e offro le mie terga a Ramon, che sputa nel solco, appoggia la cappella e spinge. La mia rosellina fa gli onori di casa e si dilata ancora per accogliere il nuovo ospite, un cazzo grosso e nerboruto.
“Oh, Santa Madre!”, esclama lo stallone alle mie spalle, mentre la sua minchia sparisce nelle mie viscere scivolando su quella di Edo. Lui ha la visione migliore in questo momento, che è quella di due nerchie belle rigide che mi aprono in due come una cozza. Intanto che la sua verga affonda in me, io sospiro di piacere e reclino indietro il capo cercando le sue labbra. Lui si china e mi bacia, perquisendomi il cavo orale con quella sua lingua invadente ed eccitante. Poi, comincia a svangarmi: dapprima con movimenti lenti, poi, dopo aver capito che non sono un novellino, aumentando la velocità.
Il presidente, nel frattempo, è sempre attaccato ai miei capezzoli. Li sta divorando e non riesce a staccarsi. “Quanto mi piacciono le tue tette! Immagino che… slurp!... ti facciano godere… slurp! Slap!... proprio tanto… L’areola è così grande…!... Slurp!”.
“Oh, sì… Quando mi leccano i capezzoli mi sento più troia che quando mi inculano!”, confesso, anche se non è totalmente vero. Però, questo lo fa andare su di giri e sento che il suo cazzone sussulta, mentre lui si avventa con maggiore veemenza sul mio seno, lavorandolo soprattutto di lingua. Poi, torno a limonare con Ramon, torcendo indietro il collo: la sua bocca, con quelle labbra carnose, e la sua lingua mi accendono tutti i sensi.
“Non ti fa male, vero?”, mi chiede premuroso, cercando di non farsi sentire da Edo, il quale però sente tutto.
“Ma che male! Non senti come gli scivolano in corpo i nostri cazzi?”, gli risponde, e afferra le mie tette, strizzandole con forza per fare uscire fuori le areole e leccarle e ciucciarle con voracità. “Gli stiamo facendo un trattamento coi fiocchi a sta troia! Dovrebbe pagare lei a noi, altroché!”. Il presidente è tornato ad essere il buzzurro di prima: evidentemente, quando la libido prende il sopravvento, si trasforma in un cavernicolo, ma in fondo è un amante attento, come Ramon.
“Ehi, Ramon! Ti ricordi Budapest? Lo facciamo?”, dice d’un tratto Edo.
“Ok”, risponde lo stallone alle mie spalle. Io rimango stranito, finché mi sento tirare indietro e al tempo stesso spingere dal presidente che si alza in piedi reggendo tutto il peso del mio corpo. Mi ritrovo impalato sulle due minchie di questi stalloni che adesso sono in piedi, uno davanti e l’altro dietro di me e, con le ginocchia leggermente piegate, mi pistonano lo sfintere dal basso verso l’alto. Edo mi sostiene per le gambe e Ramon dalle ascelle. Il presidente si avvicina a me e le nostre tre lingue si attorcigliano le une sulle altre. Prima la bocca di Edo, poi quella di Ramon divorano la mia. Anche loro due finiscono per baciarsi. Le loro lingue percorrono il mio collo, una da un lato e l’altra dall’altro, provocandomi brividi di piacere, tanto che mi sgravo. Il mio sfintere rilascia umori che colano giù lungo le aste dei due stalloni, i quali godono anche di questa mia abilità.
“Vorrei che non finisse mai!”, mi sussurra all’orecchio Ramon.
“Ehi, amico! Guarda che non stai mica facendo l’amore! La devi trombare sta troia, capito?!”, lo riprende Edo, che inizia a fottermi con colpi più potenti, costringendo anche l’altro stallone a fare lo stesso.
Il mio piacere aumenta. “Oh, sì! Scopatemi così! Di più! Di più!”, li esorto, mentre metto un braccio intorno al collo di Ramon per reggermi meglio.
“Lo vedi che è troia!”, ribadisce Edo a Ramon.
“Sì, cazzo! Adesso la sfondo!”, aggiunge lo stallone dietro di me ed entrambi mi fottono come degli ossessi. L’orgasmo anale torna allora a fare capolino tra le mie membra. Comincia con un calore che risale dallo sfintere lungo lo stomaco e dapprima detona nel petto, poi sale ancora e mi esplode nel cervello. A questo punto la mia testa si abbandona sulla spalla di Ramon e sono come in trance. Il mio corpo è completamente abbandonato ai loro colpi e quando il calore diventa un fuoco, mi sciolgo in un fiume di umori dal culo e di schiuma dalla bocca. Le pupille esorbitano per l’ennesima volta e onde di piacere mi fanno gemere ad intervalli regolari. Finché un incendio divampa in me ed esclamo: “Brucio… Io brucio…!”.
La schiena si inarca e gli stalloni fanno fatica a reggermi. “Sta fermo! Non fare così!”, sbraita il presidente. Bene o male riescono a tenermi ancora, ma quando la mia mano attorno al collo di Ramon affonda le unghie nella sua carne, il ragazzo urla e perde l’equilibrio. Il suo cazzo scivola fuori e trascina con sé anche quello del presidente, che bestemmia come un dannato. Allora mi adagiano sul divano ed io mi abbandono al mio orgasmo sotto gli sguardi affamati dei miei aguzzini.
Le mie mani corrono in mezzo alle cosce: la mia rosellina pulsa talmente forte che mi sembra voglia esplodere. Poi, uno spasmo mi fa bruciare il petto, e allora le mie mani si portano ai seni: li stringono, li strizzano e li impastano per smorzare quella violenta sensazione. Poi, d’improvviso, le convulsioni tornano nello sfintere e una mano corre giù di nuovo. Mi premo il buco col palmo e lo sento dilatarsi e contrarsi come mai prima. Vomita degli altri umori che mi insozzano le dita. Me le porto alla bocca e le lecco con voluttà ammiccando ai due stalloni. Il sapore delle mie secrezioni mi manda in visibilio e allora mi pianto quasi tutta la mano in gola mentre l’altra la uso per fistarmi il culo.
Edo e Ramon sono sconvolti: non credono ai loro occhi e si menano i cazzi con veemenza, tanto sono eccitati.
“Ma che cazzo ha in corpo sta puttana? Guarda che fa! Ma è normale?”, sbotta il presidente.
“Non lo so… Ma starà bene?”, chiede Ramon intimorito.
“Sì… sì… sto… be…ne…”, singhiozzo, dopo avere estratto la mano dalla bocca, per cercare di tranquillizzarlo. “Sto… mo…lto… be… eeee… eeeeeeeee… neeeeeeeeeeeeeeee!!!”. Quando mi rimetto la mano in gola, però, non mi trattengo più e il mio bacino comincia a percuotere la seduta del divano con spasmi violenti e ripetuti.
“Oh… mio… Dio…!”, rantolo, mentre l’orgasmo raggiunge l’apice. L’ultima contrazione mi lascia sospeso per qualche secondo. Poi mi accascio sul divano. Le mie mani scivolano fuori dai due pertugi e, ormai sfiancato, mi spalmo sul sofà.
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