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Gay & Bisex

Pensieri nascosti (1)


di crigio
13.02.2014    |    9.388    |    1 9.7
"Corro in bagno e mi faccio una peretta..."
“Ciao! Allora, ti è piaciuto ieri sera? È stato fantastico, non è vero? Proprio come ai vecchi tempi! Mi hai fatto sborrare come non mi succedeva da tempo!”.
Knut mi telefona in ufficio e mi rovescia addosso tutte le sue emozioni e le sue paure riguardo all’orgia in casa di Enzo e Seby.
“Ti ho fatto male? Dimmelo se ti ho fatto male: sappi che se è successo non è stato intenzionale! Lo sai quanto tengo a te e quanto voglio che tu goda bene? Lo sai, vero?”.
“S… sì, Knut, lo so! Ma io… adesso sono al lav…!”, provo ad interromperlo.
“Non vedo l’ora di scoparti di nuovo, sai? Godo tanto con te! Il mio cazzo diventa duro come roccia nel tuo culo! Mi fai morire!”, prosegue lui, come un fiume in piena.
“Knut! Knut, fermati!”, intervengo a voce più alta. “Magari ci sentiamo più tardi, ok? Ora devo lavorare! Ciao!”, e chiudo la comunicazione.
Dargli troppa retta è pericoloso: è già un tipo ossessivo per natura, ma assecondare le sue manie e i suoi desideri potrebbe fargli credere qualcosa che non esiste.
O forse esiste?
La scorsa notte l’ho sognato: avevo il suo viso a pochi centimetri dal mio e mi sentivo lo sfintere pieno della sua nerchia. L’immagine era così nitida che sembrava reale! Non escludo di avere avuto un orgasmo!
Possibile che anch’io provi qualcosa per lui? Possibile che mi faccia fremere più del mio Enrico?
A questi pensieri, un brivido mi corre lungo la schiena e il mio cazzo ha un sussulto. Sento il buco del culo rilassarsi e dilatarsi e comincio anche ad accaldarmi.
Mi alzo dalla sedia e corro ad aprire una finestra, mettendo la testa fuori. Respiro profondamente l’aria fresca di questo giorno primaverile e raffreddo i miei bollenti spiriti. Un collega bussa alla porta della mia stanza e mi riporta alla realtà degli impegni lavorativi.

In serata torno a casa. Per tutto il giorno la mia mente mi ha fatto brutti scherzi. Sfogliando le pratiche, di tanto in tanto appariva la figura imponente del tedesco con la sua faccia contratta nell’atto di eiacularmi in corpo e solo gli scossoni e i richiami dei colleghi riuscivano a destarmi da queste allucinazioni.
Non posso continuare così: devo soddisfare questa mia crescente voglia, altrimenti rischio di fare qualcosa di cui potrei pentirmi.
Corro in bagno e mi faccio una peretta. Poi torno in camera e mi stendo sul letto. Con le mani mi stringo il petto e mi titillo i capezzoli. La destra scende lungo lo stomaco e si insinua tra le cosce. Il dito medio raggiunge la rosellina e la accarezza, lentamente, più e più volte. Me lo porto alla bocca e lo insalivo. Quindi, me lo rinfilo nel solco e lo strofino con maggiore intensità sul buco. Spingo e l’anellino lo ingoia.
Pollice e indice della mano sinistra strizzano l’aureola e gemo di piacere. Le lecco per inumidirle e torno a torturarmi il capezzolo, che immediatamente si indurisce e viene fuori completamente. Lo percuoto come fosse una corda di chitarra, aumentando via via la velocità.
Intanto, nel culo la mia falange inizia ad entrare ed uscire. Allargo le gambe e spingo in fuori, permettendo così al mio dito di scorrere facilmente. Inarco la schiena e chiudo gli occhi. Il viso di Knut è di nuovo lì: sento il suo fiato sulle mie labbra; vedo il suo sguardo che mi desidera. I suoi muscoli si contraggono mentre mi lavora piano le viscere.
Ho caldo. Brucio. Nel bassoventre si forma una massa incandescente che un attimo dopo sfiata dal culo. Il mio dito si infradicia dei miei umori. Sto cominciando a godere.
Alle allucinazioni visive si aggiungono quelle uditive. “Sei bellissimo! Sei bollente! Che fuoco che hai dentro!”, mi sussurra Knut, che ora si muove più velocemente. Riapro gli occhi e mi rendo conto di aver accelerato lo stantuffo col dito nel mio sfintere. Il ditalino accompagnato da questi pensieri proibiti mi regala sensazioni che non ho mai provato facendo autoerotismo.
Nonostante questo, capisco che non riuscirò mai a raggiungere l’orgasmo: ho bisogno di qualcosa di più consistente. Allora, mi viene in mente che Enrico ha sempre qualche giochino nascosto da qualche parte in casa e allungo un braccio per aprire il cassetto del comodino. Ci infilo la mano e tasto un attrezzo nuovo, che non credo di avere mai visto. Lo tiro fuori: si tratta di un “5 candy balls”. Sono cinque sfere tenute insieme, una di seguito all’altra, da un filo. In coda c’è un anello che serve ad estrarlo. Le sfere hanno dimensioni non indifferenti e sono sicuro che non sarò mai capace di prenderle tutte, ma vale la pena provare, anche perché sto per esplodere dalla voglia.
Prendo anche il lubrificante e lo spalmo bene sulla prima palla. La punto alla rosellina e, con entrambe le mani, me la spingo in corpo.
“Oddio!”, esclamo. È fredda o, comunque, non calda come il cazzo di Knut… o di Enrico… o, beh!, di chiunque altro…! La mucosa dello sfintere avvolge completamente il corpo estraneo e lo fa proprio. Lo riscalda e dopo un po’ quello acquista la stessa mia temperatura interna. Quando mi abituo alla dilatazione, spalmo dell’altro lubrificante sulla seconda sfera e poi me la premo contro il buco. Incredibilmente, la risucchio più rapidamente della prima e di nuovo il freddo del metallo mi fa rabbrividire.
Infilo il dito medio nell’anello alla fine dell’attrezzo e tiro un po’ in fuori. La seconda sfera fa capolino attraverso la mia rosellina e me la tiene aperta. Con due dita dell’altra mano la circondo e la accarezzo. Gioco con la palla facendola entrare ed uscire solo in parte, perché la dilatazione e la contrazione del buco mi regalano un intenso godimento. Dopo un po’, spalmo dell’altro lubrificante sulla terza sfera e provo ad infilarmela su per il culo. Anche questa mi scivola dentro con facilità e si fa largo nelle mie viscere andando a cercare uno spazio non occupato dalle altre due. Lo trova, ma esercita una pressione sulle precedenti che si proietta sulla mia prostata, la quale, colpita a tradimento, comincia a pulsare. La contrazione rispinge in fuori le tre palle, che pur rimangono nello sfintere, iniziando a muoversi avanti e indietro tra l’anellino e la prostata stessa. Si girano e si rigirano stimolando le mie pareti interne e parte un godimento che non riesco più a fermare.
D’improvviso, uno spasmo mi costringe ad espellere una sfera, che subito rimetto dentro. Anzi, approfitto della dilatazione e della maggiore lubrificazione dovuta all’effluvio di altri umori, per infilarmi anche la quarta palla. E a questo punto è il delirio. Le sfere si accavallano, rotolano una sopra l’altra, si spingono a vicenda e mi percuotono la prostata. Il mio corpo autoproduce il proprio piacere, perché gli spasmi fanno spostare le palle dappertutto e queste sollecitano ogni centimetro della mia mucosa, causando l’esplosione di altri spasmi, e così via.
“Oh… godo… godo… godo…!”, sibilo, quasi tra me e me. Istintivamente, stringo le gambe e così, a cosce serrate, le sfere mi sembrano più grandi. Poi, una convulsione mi fa squartare con violenza: piego la schiena sollevando il petto e gli occhi si rivoltano nelle orbite.
Rimango rigido per qualche secondo. Quando mi rilasso di nuovo mi fischiano le orecchie, ma riesco a sentire la voce di Enrico che, rientrato dal lavoro, mi fa: “Ehi, amore! Ma che fai?”.
Ad occhi socchiusi e sbavando, lo guardo e sussurro: “Go… godo… goooo… oooooooooo… dooooooooo…!”.
Lui si avvicina al letto e ci si siede sopra accanto a me. “MMMMMMM! Vedo che hai trovato il giocattolino che ti ho lasciato! Però non lo stai usando bene: hai lasciato una sfera fuori! Se vuoi godere davvero devi prenderle tutt’e cinque!”, mi dice, provocandomi, e afferra l’ultima palla e la spinge contro il mio buchino.
“No… no… nooooooooooooooooo…!”, protesto, ma il gigantone non si fa intenerire e alla fine inghiotto anche quella. Lui tiene la mano davanti alla mia rosellina per evitare che la sputi fuori e così sono costretto a farmi riempire lo sfintere.
“Bravo! Ma che bravo!”, continua Enrico, colpendomi piano il buco del culo. Le percosse si riverberano sulle sfere e quindi sulla mia prostata che ricomincia a pulsare, accelerando sempre più. Il mio ragazzone si inginocchia sul letto e si sbottona la patta, facendo sgusciare fuori la sua bellissima virilità. Me la porge e io abbocco come un pesce all’amo. La succhio con un’espressione di sofferenza sul volto, dovuta alle continue contrazioni che mi devastano gli intestini. Le palle che ho dentro non smettono di rigirarsi e penso che il mio godimento non finirà mai.
Il cazzo di Enrico prende vigore e intanto lui inforca l’anellino alla fine dell’attrezzo e comincia a tirare. Sputo una sfera e mi irrigidisco ancora. Il gigantone tira di nuovo e viene espulsa un’altra palla. La terza segue subito dopo, mentre la quarta e la quinta vengono sputate quasi contemporaneamente. D’un tratto mi sento un vuoto dentro: le sfere mi hanno dilatato a tal punto che ora quasi mi mancano.
Enrico prende il giocattolino e se lo porta al viso. Inspira profondamente l’aroma delle mie secrezioni e poi mangia una palla assaporandole con avidità. La sua nerchia ha un sussulto e si gonfia di colpo tra le mie fauci. Mi strozza e tossisco, sputandola. Senza neanche spogliarsi, Enrico si intrufola tra le mie cosce e mi penetra.
“Ciao, amore!”, mi sussurra. “Mi sei mancato tanto oggi”.
“A… anche tu…”, rispondo con un filo di voce, sorridendogli.
“Da dove viene tutta questa voglia?”, mi chiede.
Tentenno un po’. Poi, trovo una risposta adeguata: “Dal ricordo di te… uff!... che sbatti quella troia di… ah!... di Enzo contro il muro…!”.
“Hai visto come se lo prendeva tutto?”, aggiunge lui, e inizia a muoversi dentro di me. “La prossima volta voglio scoparmi il suo fratellino. Secondo me è ancora più porco di lui!”.
“A… anche secondo… ooooo… me…!”, confermo, sempre in preda agli spasmi dell’orgasmo. Uno più violento degli altri mi fa stringere le gambe intorno alla sua vita e lui si ferma un momento per godersi la ciucciata che i miei muscoli interni fanno alla sua mazza.
“Oh, tesoro! Sei unico, sai! Mi fai morire quando mi succhi il cazzo col culo! E poi sei un ottimo allenamento: sono diventato resistentissimo grazie a te. Posso fottere i miei clienti per ore! E ce ne sono alcuni che sono veramente insaziabili!”, mi racconta, aumentando la velocità della scopata. “Ma nessuno è bravo quanto te!”, mi rassicura infine.
Gli agguanto le chiappe e me lo spingo interamente in corpo. “Ah, lo vuoi tutto, eh?”.
“S… sì…”.
“Bene: e allora eccotelo!”, e mi sferra un affondo devastante che mi scatena una serie di ondate di calore che salgono e scendono rapide lungo le mie membra. Un incendio mi divampa dentro. “Amore, ma è tutto a posto?”, mi chiede lui, preoccupato dall’aumento improvviso della mia temperatura corporea.
“Sììììììììììììììììììììììì!!!”, rispondo con un rantolo cavernoso, e un fiume di umori mi cola tra le chiappe. I movimenti della nerchia vengono agevolati dalla lubrificazione e anche Enrico si scatena. Mi pistona sbragandomi il culo ed io mi sento una vera vacca. Sto sbrodolando e il suo pesante andirivieni fa schizzare i miei umori dappertutto. La stanza si riempie dei miei aromi e il gigantone va in estasi.
Chiude gli occhi e il suo corpo comincia a vibrare. “Dove la vuoi? Dove la vuoi, eh?”, mi chiede.
“In bocca… In bocca…!”, mi affretto a rispondere. Allora lui mi priva della verga con uno strattone, mi monta addosso e me la infila tra le labbra. Rapido, prende il “5 candy balls” e mi pianta una sfera in culo e, mentre lo mungo, me la spinge a fondo.
“Veeeeeeeeeengooooooooooooo!!!”, urla d’un tratto, e un lungo fiotto di sborra mi irrora le fauci. Lo masturbo e gli accarezzo le palle affinché ne sputi dell’altra, e così è: altri schizzi mi dissetano e ingoio tutto con estremo desiderio. Sparati gli ultimi colpi, si abbatte sulla mia faccia. Poi, mi scivola sul corpo e mi si sdraia sopra, limonandomi e accarezzandomi.
“Sei il migliore! In assoluto, il migliore!”, sussurra in stato di semincoscienza.
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