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Sviluppi imprevisti - Barcellona (10)


di crigio
09.01.2014    |    5.402    |    2 8.9
"E infatti, Pino trema di brutto: adesso neanche le sue braccia lo reggono più..."
Senza che neanche lo inviti ad entrare, un ragazzo dalla carnagione bianca e dal pelo rosso si intrufola nella cabina e si precipita addosso a Pino. Si strappa via il telo, infila una mano tra me e il biondino, tenendola sulla pancia di questo, e appoggia l’altra sulla spalla del mio amico. Poi, un movimento secco del bacino e la troietta viene letteralmente impalata. Un brivido gli sale lungo la spina dorsale e, quando arriva al collo, la sua testa sbatte violentemente indietro.
Con le ginocchia un po’ piegate, il tipo inizia la sua monta. È giovane. È forte. È dotato.
“Lo sento… Uff!... Quanto lo sento… oooooohhhhhh!!!”, geme Pino. Poi, uno strattone e il biondino barcolla. Il ragazzo è uscito da lui, ma subito gli rientra in corpo. Gli fa un dentro e fuori da urlo, che accresce il godimento della troietta in modo esponenziale.
“Che ti fa? Che ti fa, eh?”, gli chiedo.
“Mi… fa… morire…!”, mi risponde, perso nella lussuria più totale.
D’improvviso, mi salta tra le braccia: il tipo gli ha assestato un fendente secco e profondo che lo ha catapultato per aria. Un terremoto si impadronisce delle sue membra, ma non è l’unico, perché a quel colpo altri ne seguono di pari se non maggiore intensità. Pino non proferisce parola, non perché non stia godendo, ma perché quei colpi gli spezzano il fiato. Piuttosto, inizia a schiumare dalla bocca, proprio a causa del respiro interrotto: non riesce a deglutire e tutta la bava cola sul mento e si riversa sul suo e sul mio petto.
Un altro affondo e si scuote: con un risucchio raccoglie le sue secrezioni e comincia a gemere di piacere. Il ragazzo cambia ritmo di continuo: è davvero bravo e sono quasi invidioso di Pino. Piacerebbe anche a me farmi sbattere da lui. Lo fisso, nella speranza che capisca quello che penso. Lui alza lo sguardo e ansima, con la lingua penzolante. Mi sorride e continua a fottere la troietta.
“Che c’è?”, mi chiede d’un tratto, in italiano. “Lo vuoi anche tu, eh?”.
Ipnotizzato da tanta foga, annuisco impercettibilmente. “Tranquillo!”, aggiunge. “Dopo do una ripassata anche a te!”, e continua a cavalcare Pino di gran lena. Il biondino comincia a sudare: il suo respiro e cortissimo e gli occhi sono semichiusi, come se fosse in trance. Solo quando una convulsione lo percorre da capo a piedi li riapre di scatto. Il suo stomaco si indurisce: sta spingendo in fuori lo sfintere.
“Brava, troia! Apriti tutta, così!”, lo esorta lo stallone. “Fil! Ric! Entrate, dai!”, chiama, girando leggermente la testa indietro. Un ragazzone alto e sovrappeso si avvicina a noi. Alle sue spalle lo segue un altro tipo della stessa corporatura di quello che sta scopando Pino…
Oh, cazzo! Ma sono uguali! L’ultimo entrato e lo stallone… sono gemelli! WOW!
“Chiudi la porta!”, ordina il rosso ai nuovi arrivati.
“State indietro, stronzi!”, urla il gemello contro gli altri uomini fuori dalla cabina che vorrebbero assistere allo spettacolo e magari anche partecipare. Sbatte la porta e mette il catenaccio.
“Ehi, Ric! Tra poco potrai dissetarti! Sei contento?”, fa lo stallone.
“Certo!”, risponde il ragazzone, con voce incassata.
“Fratello! Vie’ qua! Sostituiscimi, ché c’è un’altra troia che mi reclama!”, aggiunge il primo, e strappa via il cazzo dallo sfintere di Pino. Il gemello si fa sotto, si leva il telo, si sputa sulla verga bella tosta e la pianta in corpo al biondino, riprendendo il ritmo dell’altro. “Tu! Molla la tua amichetta!”, dice quello, e mi afferra per un braccio. Pino cade in avanti, piegandosi a novanta e appoggiandosi con le mani sulla panca. Vengo spinto sulla seduta, un po’ più in là: mi sdraio sulla schiena e le mie gambe si alzano. Lo stallone me le tiene su per le caviglie. “Ric! Dagli una leccatina!”, e il ragazzone si inginocchia tra le mie cosce, affondandoci la faccia in mezzo. Le sue labbra mi succhiano la rosellina come se volessero aspirarmi qualcosa, mentre la sua lingua mi penetra. Non contento, mi impugna il cazzo e me lo masturba. “Sai”, mi fa il rosso. “Ric è una macchina da sesso! Potrebbe succhiare cazzi per ore! Ed è insaziabile: riesce a bere litri di sborra!”.
“Ora basta, però!”, aggiunge poi, rivolgendosi a Ric. “Succhia un po’ me! Fammelo tornare bello duro, ché gli facciamo la festa a queste puttanelle!”.
“Ok, Roby!”, risponde il grassone, e si inghiotte l’asta del suo amico, spompinandola con maestria.
“Bene!”, fa Roby dopo un po’. “Ora fatti da parte!”. Lo spinge via e si avvicina a me. Si piega in avanti e si appoggia con le mani alla panca. Con una si aiuta nella penetrazione del mio buco: punta la cappella e dà un colpo secco. “Cazzo, quanto sei aperta!”, sbotta, testando la mia dilatazione. Con le scopate degli ultimi giorni, il mio sfintere non ha avuto la possibilità di restringersi più di tanto, e questo naturalmente facilita l’ingresso della verga nonostante la scarsa lubrificazione.
Roby comincia a montarmi. “Fratè!”, rantola, rivolto a Fil. “Devi provare anche questa, poi! Ha un buco spettacolare! È bollente e ti fa un massaggio che non hai idea!”.
“Ok, ma non me la consumare! Questa qua me l’hai data quasi scaduta!”, risponde Fil, riferendosi a Pino ormai sbrodolante e sul punto di esplodere nell’ennesimo orgasmo anale.
“Non dire… ah!... stronzate… uff! Anzi: te l’ho cotta a puntino… uff!”, replica Roby, continuando a cavalcarmi. “Ma guarda questa puttanella!”, aggiunge poi, riportando l’attenzione su di me. “Si sgrilletta, pure!”, dice, riferendosi allo strofinìo del buco dilatato che mi sto facendo con le dita.
“Eh!... Mi piace… Godo… mmmmmm… godo di più, così… mmmmmmmmmm!!!”, preciso.
“Lo immagino!”, ribatte lui. “Ma non credo che… uff!... che ce ne sia bisogno. Ci pensiamo noi… mmmmm… a farti godere, troia!”, e, con uno strattone, si riprende il cazzo. Dà una pacca sul culo al gemello e anche quello esce da Pino. Si scambiano il posto.
“Vediamo che cosa intendeva mio fratello!”, mi dice Fil, mentre mi sprofonda dentro. “Oh, merda!”, sbotta. “Ma è un forno! E… e… ma che minchia mi fai??!!”, mi chiede sgranando gli occhi e riferendosi agli spasmi delle mie viscere che gli stanno masturbando l’uccello.
“Hai visto, fratè?”, gli fa Roby. “Avevo ragione o no?”.
“Sì, cazzo! Me lo sta ciucciando col culo!”.
“Ehi, Ric! Vieni a leccarmi le palle, mentre mi fotto questa puttana!”, dice Roby al ciccione, e questo si posiziona tra le sue gambe ed estrae la lingua, ripassandola ben bene sui suoi coglioni. “Aaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhh!!!”, sospira Roby. “Sei sempre il migliore, amico! Il migliore!”, si complimenta.
Poi, alzo lo sguardo verso Pino. Anche lui mi osserva. Mi sussurra: “Non ce la faccio più!”, e, inspirando con un rantolo, spinge le chiappe contro il ventre di Roby. Le sue gambe tremano pericolosamente e la sua schiena si inarca.
“Ma che cazzo fai, puttana! No, non così!”, protesta il rosso. “Così mi fai sborrare, zoccola!”. Con tutta probabilità, lo sfintere di Pino si sarà contratto e avrà stretto l’asta dello stallone in una morsa tale da fargli sentire tutti gli spasmi dei suoi muscoli interni, che gli staranno facendo un massaggio aspirante all’uccello.
“Ah sì!”, s’incazza Roby. “E allora toh! Prendilo tutto, puttanazza!”, e scarica la sua sborra negli intestini del biondino. Avendo capito che cosa sta succedendo, Ric sposta la bocca dalle palle del suo amico alla rosellina di Pino, nella speranza che qualche goccia di sperma coli fuori dall’anellino. Solo che le labbra e la lingua del ciccione che sfiorano il buco della troietta non fanno altro che amplificare e prolungare il suo orgasmo.
E infatti, Pino trema di brutto: adesso neanche le sue braccia lo reggono più. Si piegano e cade con la faccia sulla panca. La sua rosellina si dilata di nuovo e, con grande piacere di Ric, del seme schizza fuori.
“MMMMMMMMMM… slurp!... glough!... gluogh!... slurp!...”, succhia e ingoia il grassone.
“Bravo, amico! Non sprecarne neanche una goccia!”, gli fa Fil, girato verso il fratello, ma al contempo impegnato a fottermi. Una mia convulsione richiama la sua attenzione su di me. “Che c’hai?”, mi chiede.
“Tra poco… vedrai…”, gli rispondo, singhiozzando. Quindi, un altro spasmo mi fa sollevare il petto e spingere lo sfintere in fuori.
“Ehi, amico! Va tutto bene?”, mi richiede Fil, preoccupato.
“BENIIIIIIIIISSIIIIIIIIIIIIIMOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!”, urlo, quando una terza contrazione mi fa stringere il culo intorno alla sua asta.
“’Orcavacca! Me lo sta staccando!”, si lamenta il mio stallone e, a sentir così, Ric abbandona Roby e Pino e si precipita tra le gambe di Fil. Sento la sua lingua guizzare contro la mia rosellina e questa carezza mi costringe di nuovo a rilassare il buco e a spingere. “SBORRO, FRATE’! IO SBOOOOOOOOOOOORROOOOOOOOOOOO!!!”, rantola Fil e il suo cazzo si gonfia ritmicamente, sparandomi in corpo il suo nettare caldo, che, però, defluisce subito fuori nella bocca del ciccione. Non contento, Ric, impugna l’asta del suo amico e me la sottrae, inghiottendola fino alla base. Fil gli prende la testa e gliela tiene incollata al suo ventre. “Bevi tutto, amico! Tutto, così!”, lo incita, e quello non si fa certo pregare.
“Pulisci anche il mio, toh!”, gli fa Roby, che nel frattempo ha abbandonato Pino, che, ormai stremato, è riverso sulla panca in stato di semi-incoscienza. Ric alterna le sue fauci tra l’una e l’altra mazza dei gemelli, lucidandole a dovere.
Quando non rimane più sborra da succhiare, Roby gli fa: “Che c’è? Non sei soddisfatto?”. Lui si guarda un po’ in giro: poi si volta verso di me e, vedendo il mio cazzo in tiro, si alza in piedi, mi scavalca e, inginocchiandosi sulla panca, si impala col mio uccello. Inizia a rimbalzarmi sul ventre pizzicandosi i capezzoli e agitandosi e mugolando come una bagascia. Si muove con esperienza e tutto quel grasso mi fa un massaggio alla verga che mi fa resistere ben poco.
“Che battona che sei, amico!”, lo apostrofano i gemelli, ma lui se ne infischia e continua a cavalcarmi. Infoiato, si china sulla mia faccia e mi fa: “Dammi la sborra, stronzo! Voglio la tua sborra!”. Con queste parole sembra che me la tiri fuori, e un secondo dopo schizzo nei suoi intestini. “Sì, così! Ti spremo i coglioni! Tutti tutti!”, mi fa, e struscia le sue chiappone sul mio ventre, mungendomi con i muscoli del suo sfintere.
Quando smetto di eiaculare, scende da me e, sdraiandosi sulla panca a cosce larghe, si contrae, spingendo e tenendo una mano davanti al suo buco. Come una fontana, il mio sperma spruzza fuori dal suo culo insozzandogli il palmo, che subito si porta alla bocca, leccandolo e succhiandolo con voluttà. Ripete l’operazione una seconda e una terza volta, finché non si svuota completamente. Poi, abbassa le gambe e si accarezza tutto il corpo, contorcendosi come una troiona.
Infine, i tre raccolgono i loro teli ed escono dalla cabina.
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