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Gay & Bisex

Scambio di coppia (2)


di crigio
07.12.2015    |    6.943    |    5 9.5
"“Oh, porca vacca, amore! Sei sempre il migliore!”, si complimenta il tedesco, lasciando che il morone si trastulli con la sua prorompente virilità..."
Una volta che le mie membra si sono acquietate, mi giro e mi siedo sulla poltrona, respirando ancora affannosamente. Juan ed Enrico sono seduti uno accanto all’altro sul divano di fronte: si stavano godendo la scena del mio dirompente orgasmo anale. Il cazzo del mio gigantone è dritto verso l’alto e pulsa ad alta frequenza. Quel porcone di Hektor ha risvegliato le mie voglie più nascoste e, nonostante abbia appena goduto come rare volte prima d’ora, scivolo giù dalla seduta e gattono verso il mio boy. Mi arrampico sulle sue gambe e mi accovaccio sul suo ventre. Gli afferro la verga e lascio che il mio sfintere la ingoi per intero. L’orgasmo mi ha reso così morbido e largo che potrebbe passarci anche un treno.
“Amore, non sei mai stato così caldo!”, mi sussurra Enrico.
“Ho goduto proprio tanto, sai? Ti è piaciuto guardarmi?”, gli chiedo, quasi stia cercando il suo perdono per aver provato piacere davanti ai suoi occhi, ma grazie alle pratiche esperte di un altro uomo.
“Oh, sì! Ho il cazzo duro come il marmo! Non senti?”.
“Certo che lo sento!”, gli rispondo, iniziando a muovermi avanti e indietro, strusciando le mie chiappe contro il suo bassoventre.
“Non è mica finita, porcellina!”. La voce maschia di Hektor alle mie spalle rompe il nostro idillio. Mi volto, tra il terrorizzato e l’incuriosito, e vedo che fa cenno a Juan di alzarsi. Non l’avevo notato prima, ma anche il morone ha una dotazione interessante. Lo scorgo girarmi dietro e accovacciarsi alle mie terga. La pressione del suo glande contro il mi buco già profanato mi fa capire quali sono le intenzioni dei nostri ospiti. Allora, abbandono ogni resistenza e mi piego in avanti su Enrico, offrendo il mio desiderato deretano a Juan.
“Sì, sei proprio una gran puttana!”, mi apostrofa Hektor, notando come mi rendo disponibile. Spingo in fuori e il mio anellino cede anche alla seconda penetrazione. La nerchia del sudamericano scivola sopra quella di Enrico e presto arriva in fondo al mio sfintere. I due stalloni, allora, iniziano a muoversi alternatamente dentro di me, regalandomi e regalandosi un intenso piacere.
Hektor gira di là dal divano e me lo ritrovo davanti. Si china su di me e mi sussurra all’orecchio: “Hai due grossi cazzi su per il culo, porcona! Ci avresti mai creduto?”. Lui non sa che io sono un veterano della doppia penetrazione (e anche della tripla, se devo dirla tutta!). “Ti piace, non è vero?”, mi chiede.
“Sì… mmmmmm… adoro avere cazzi in culo!”, rispondo da gran maiala quale mi sento. Allora, lui, gasato dalle mie parole, si tira su e mi sbatte sul naso il suo minchione, costringendomi a succhiarlo. Io spalanco le labbra e lo inghiotto in un sol boccone. Lui sussulta e mi dà della “troia”. Mi prende per i capelli e mi fotte le fauci con violenza.
“Toh! Toh, puttana! È questo che vuoi, no?”.
“MMMM… glough… MMMMM… slurp…!!!”, muggisco, aspirando e masticando quella meravigliosa asta. D’un tratto, però, lui me ne priva, e la fa scivolare accanto alla mia guancia. Subito sento un risucchio e con la coda dell’occhio vedo che è finita dritta nella bocca di Juan, il quale, mentre continua a muoversi dentro di me, comincia a spompinare il suo compare con voluttà e dedizione.
“Oh, porca vacca, amore! Sei sempre il migliore!”, si complimenta il tedesco, lasciando che il morone si trastulli con la sua prorompente virilità. Per non essere da meno, io allungo il collo e, tirando fuori la lingua, lecco le palle dello stallone, che, sorpreso da questa doppia stimolazione, si irrigidisce tutto e inspira a denti stretti. “Merda! Siete due diavoli!”, ci schernisce.
Poi, al mio orecchio destro arrivano le parole sibilate di Enrico: “Lo so che lo vuoi di nuovo”. Abbasso lo sguardo e gli sorrido. Quindi lui aggiunge: “Allora prenditelo!”.
Senza farmelo ripetere, torco il busto e spingo via Juan. Mi alzo un po’ e mi sfilo il cazzo del mio gigantone dallo sfintere. Scendo dal divano, ci giro intorno e afferro Hektor per un braccio, trascinandolo verso la poltrona. Lo faccio sedere sopra e poi mi volto di spalle. Monto sulla seduta e prendo la sua nerchia, indirizzandola al mio buco. Piego di più le ginocchia e la faccio entrare in me, sospirando sempre più man mano che quello mi affonda negli intestini. Quindi, mi sdraio sul petto dello stallone e, facendo perno con i piedi, inizio a cavalcarlo, sbattendo le mie chiappe burrose contro il suo ventre piatto.
“Merda, amico!”, fa il biondone, rivolgendosi ad Enrico. “Mi avevi detto che era troia, ma non pensavo così tanto… AH!”, e, nel frattempo, una sua man raggiunge la mia rosellina, cominciando a sfregarla, e l’altra il mio capezzolo sinistro. Il mio boy deve avergli detto sicuramente che quello è il più sensibile: non può essere solo un caso che ogni volta si attacchi a quella che è forse la mia zona erogena preferita. Queste carezze, ben presto, cominciano a farmi soffrire piacevolmente. Hektor se ne accorge e dice: “Ci hai provato a fregarmi, ma invece sono io che frego te!”, e intensifica le carezze al perineo e all’areola.
Il mio sfintere ha un primo spasmo. “Sì, dai, mungimi la minchia!”, mi esorta lo stallone. E allora ne segue subito un altro. “Così, bravo!”. E poi un altro ancora, e quindi diversi a ruota. “Juanito, questo tu non riesci a farlo!”, continua, parlando al suo compare. “Mi sta pompando il cazzo col culo… mmmmmmmm!!!”. Nonostante goda, però, non sembra cedere. Non ne vuol sapere di venire e, anzi, la sua verga diventa sempre più tosta, ma non pulsa come sarebbe normale nel caso stesse per sborrare. Lascia che io mi crogioli nel mio secondo orgasmo anale e poi, all’improvviso, mi spinge in avanti. Il suo cazzo mi sguscia fuori, mentre lui mi prende per il collo e mi sbatte contro il divano. “Apri le cosce, baldracca!”, mi insulta. “Adesso voglio divertirmi io!”. Poi, rivolgendosi ad Enrico: “Fa’ lo stesso anche tu con la mia troia!”.
Mi prende le caviglie e mi squarta; piega le ginocchia e, accostandosi alla seduta, punta la minchia alla mia rosellina. Dà un colpo di reni e in un attimo ce l’ho tutta dentro. Mi contorco per il dolore, che in verità dura solo pochi secondi, quindi inizia a percuotermi la prostata col suo enorme randello. Scuotendo la testa alla mia sinistra vedo che Juan si è messo nella mia stessa posizione, ma è lui a reggersi le caviglie e ad aprirsi al mio ragazzone, il quale, prese le misure, precipita nel budello del morone con un profondo sospiro di godimento.
Juan, che finora era stato praticamente in silenzio, comincia ad esortare Enrico a fotterlo. Dalla trance in cui mi trascina la monta incessante di Hektor, riesco a sentire il sudamericano dire ansimando: “Dai… scopami, bel maschione! Dammi tutto il cazzo! Lo voglio, il tuo cazzone! Per favore, fottimi… così… così… cosììììììììììì!!!”. Sembra improvvisamente impazzito. Forse quella è la sua posizione preferita, l’unica che lo fa godere veramente; o forse sta recitando al solo scopo di eccitare il mio boy. In ogni caso, il risultato viene raggiunto, perché Enrico ci dà dentro come poche volte l’ho visto fare: appoggia tutto il suo peso sulle cosce spalancate del troione e, puntando i piedi a terra, sbatte ripetutamente e a fondo il suo bacino contro le chiappone rotonde di quello.
Intanto, il mio orgasmo, mai cessato in realtà, riprende vita. Sento uno sciabordio di umori nel culo ed Hektor, non pago di vedermi perdere il controllo, si getta sul mio petto e addenta il mio solito capezzolo sinistro.
È la fine. Lo sfintere si dilata di colpo e la verga mi arriva dove non avrei mai pensato fosse possibile. Hektor mi rimane dentro e mi ravana le viscere col suo potente attrezzo. Mi solletica ogni centimetro delle pareti rettali e si gode la mungitura che i miei muscoli interni gli stanno praticando.
“Dai, continua… ché ti inondo… slurp!”, biascica, tutto intento a torturarmi l’areola. “Ti allago di sborra… mmmmmm!... Te ne do tanta che non ne hai mai vista… slurp!... Ti riempio come un cannolo…!”, e d’un tratto un fuoco mi esplode dentro. Stavolta, però, non è il mio corpo a surriscaldarsi, ma il bollente nettare del mio stallone a invadermi come una colata lavica. Lui si scolla dal mio seno e, rimanendoci chino sopra, schiude lentamente la bocca e diventa paonazzo, quasi violaceo. Mi aspetto che da un momento all’altro esploda, tanto cambia colore velocemente. Dalle fauci gli cola della bava che si infrange sul mio torace. Poi, alza lo sguardo sul mio viso ed emette un urlo spaventoso. Mi spara dentro fiotti su fiotti di seme, mentre continua a penetrarmi con violenza.
Poi, le sue braccia cedono e mi cade addosso come un macigno, pur muovendosi ancora nel mio sfintere. Rallenta piano piano e, d’improvviso, diventa premuroso: “Hai goduto bene, piccolo?”, mi chiede.
Io annuisco imbarazzato, mentre lui mi fissa dritto negli occhi e mi dà dei rapidi baci sulle guance. “Sei stato bravissimo!”, si complimenta infine.
Da queste inaspettate attenzioni mi distraggono i rantoli di Juan che, nel frattempo, senza che me ne accorgessi, ha cambiato posizione. Si è messo a pecorina, sempre sul divano: certamente vedere il bel culone da dietro deve essere molto più arrapante per Enrico, il quale, d’altronde, sta godendo come un porco. È aggrappato ai fianchi del troione e lo sta martellando con tutto se stesso. Quello geme, lo esorta e si dimena come una vaccona navigata. Quindi, il mio boy tira fuori il cazzo e schizza più volte sulla schiena e nel solco di Juan; poi si riafferra l’asta e gliela risbatte in corpo, scaricandosi completamente i coglioni nel budello del sudamericano.
Infine, si lascia andare sul divano. Juan si precipita su di lui e, tirando fuori la lingua, lecca via i residui di sperma dalla peluria e dal cazzo del mio gigantone, assaporandoli con gusto.
La verga di Hektor, intanto, si ritira e mi scivola fuori dal culo. I nostri due ospiti, sazi di piacere, ci chiedono dov’è il bagno e vanno a darsi una ripulita. Enrico mi viene vicino e mi chiede se sono rimasto soddisfatto.
“E me lo chiedi?!”, rispondo, stupito.
“Allora replicheremo presto!”, chiosa.
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