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Gay & Bisex

Piramide umana (Enrico, e poi Giò) (2)


di crigio
25.02.2018    |    5.450    |    4 8.9
"Stavolta la situazione è diversa: la troia addirittura esorta lo stallone a scoparlo e il suo volto tradisce una sensazione di godimento pieno..."
Il riccioluto afferra con violenza il biondo per i capelli e se lo attira al ventre. "Ti ho detto di succhiarmi il cazzo!", sbraita. Quello, intimorito, obbedisce e apre la bocca. L'asta gli invade le fauci e lo soffoca. Lui tossisce e sbava dalla bocca e dal naso. "E tu che hai da guardare, eh?", urla lo stallone verso l'altro moro. Estrae la verga dalla bocca del biondo e con l'altra mano prende la nuca del secondo schiavo e gli sbatte la minchia in gola. Il poveretto ha un conato di vomito, ma resiste aggrappandosi alle natiche dell'energumeno, il quale, sempre stringendo la chioma del biondo, lo spinge tra le sue cosce affinché gli lecchi le palle.
Nel frattempo, Giò rimane riverso sul letto, ancora stravolto dal potente orgasmo e non si avvede di quello che sta succedendo. Le parti si sono parzialmente invertite e ora il padrone è il ricciolone.
Con un spinta irrruente, il porcone allontana il biondo e sbotta: "Spoglialo!", riferendosi al pompinaro moro. Questo sgrana gli occhi, forse immaginando il seguito, ma non può sottrarsi. Il biondo obbedisce da bravo schiavo e leva i vestiti all'altro. Quindi è la volta del primo che, dietro preciso ordine dell'energumeno, deve rimanere nudo.
"Sul letto a pecorina! Tutti e due!", comanda ancora quello. Tentennando, gli schiavi eseguono.
"Ma non sei tu il nostro padrone!", prova a protestare il moro.
"Chi ti ha dato il permesso di parlare, stronzo!", rimbrotta il ricciolone. Lo schiavo trema e si irrigidisce, poi si volta e si inginocchia sul letto. Il biondo fa lo stesso, la faccia atterrita dal suono stentoreo della voce dello stallone. Quindi li lascia lì e si avvicina a Giò. Si china su di lui e gli sussurra: "Padrone, posso scoparmi i tuoi schiavetti? Prometto che poi ritorno da te".
Il mio boy, ripresosi, annuisce sorridendo a mezza bocca. I volti degli altri due sono ancora più sorpresi: non credevano di dover fare quella fine, ma adesso hanno due padroni a cui obbedire e per loro è impossibile sfuggire alla situazione. Allora stanno al gioco e il biondo si gira verso il moro e gli lancia uno sguardo di intesa. Iniziano a limonare, mentre il ricciolone si accovaccia dietro di loro e affonda il viso nel solco del moro. Questo geme e si lascia leccare la rosellina e schiaffeggiare le chiappe. Dopo qualche secondo, il riccioluto passa al biondo e ripete l'operazione. Questo è ancora più troia e mugola e muove il culo come una baldracca, spingendolo indietro per allargare maggiormente le natiche.
"Quanto sei puttana!", lo insulta lo stallone, e giù una sberla sulla chiappa bianchiccia.
"AH!", urla la troia, ma subito segue un gemito di piacere quando la lingua del porcone inizia a titillargli la mucosa. Poi, lo stallone si succhia il dito medio della mano destra e si allunga fino al moro. La infila nel suo solco e fa sparire il dito umido nel suo sfintere. Quello strilla per il dolore iniziale e sgrana gli occhi.
"Cazzo, non sei poi così stretto!", dice il ricciolone al moro. "Di' la verita: lo hai già preso!". Lo schiavo non risponde, ma dall'espressione del volto si intuisce una risposta affermativa. "Non rispondi? Ah, allora ho ragione! Che puttana che sei anche tu! Vorrà dire che inizierò da te!", e si alza in piedi e si sputa sull'asta ancora dura. Spalma ben bene la saliva e infila la minchia tra le chiappe del moro. Con le mani gli tappa la bocca e poi dà un colpo di reni secco e improvviso. Lo sguardo dello schiavo si fa più che atterrito: dopo un istante di silenzio, dalla sua gola esce un urlo come di un maiale sgozzato.
"E' grosso? E' grosso?", gli chiede il biondo, non badando alla sofferenza del poveretto. Il cazzo lo ha penetrato completamente in un sol colpo e adesso il ricciolone sta strusciando il ventre contro le sue chiappe per farsi largo nello sfintere.
"Mmmmm! Come sei stretto! Allora non ne hai presi tanti!", commenta lo stallone mentre si fa un po' indietro per poi affondare nel corpo della troia.
Per quanto la scena sia eccitante, Giò ha pietà del moro. Allora scivola a sessantanove sotto di lui e comincia a lappargli la rosellina violata e martoriata. Quello sembra rilassarsi un po' e anche l'energumeno ci va più leggero. Si muove avanti e indietro lentamente e lo schiavo pare apprezzare la cosa. Le mani del ricciolone gli liberano la bocca e adesso dalla sua gola esce un mugolio di piacere.
"Com'è? Com'è?", gli chiede il biondo, curioso e impaziente che arrivi il suo turno.
"Tranquillo, stronzo! Ce n'è anche per te!", lo insulta il porcone ed estrae con uno strattone la verga dal culo del moro, il quale urla di dolore. Giò si solleva per dargli sollievo con la lingua e quello pare rilassarsi un po'.
Intanto lo stallone si sposta di lato, dietro il biondo. Si bagna di nuovo l'asta e la punta al buco di questo, che si prepara al meglio per ricevere quel po' po' di roba. In verità, non c'è un modo di prepararsi se non sei allenato e il povero schiavo viene travolto da un dolore lancinante non appena l'uccello lo squarta. Strilla e sbraita come una donnicciola. Con una mano protesa indietro cerca di scacciare il suo aguzzino, ma quello è più forte e, arpionando la vittima per le spalle, lo tiene stretto al suo ventre.
Allora la compassione di Giò si estende anche al povero biondo: scivola via dal moro e si infila sotto l'altro, iniziano lo stesso lavoro fatto col primo. Lo schiavo sembra acquietarsi: forse la rosellina si rilassa e il cazzone gli scorre meglio nello sfintere.
"Oh! Ma è enorme!", rantola non appena riprende fiato. Quindi, dopo averlo fatto assaggiare anche a lui, il ricciolone estrae il suo arnese e torna dal moro. Lo penetra lentamente, ma poi comincia a fotterlo di gran lena. Stavolta la situazione è diversa: la troia addirittura esorta lo stallone a scoparlo e il suo volto tradisce una sensazione di godimento pieno.
Un paio di minuti e il ricciolone è di nuovo fuori, ma, invece di tornare a scopare il biondo, monta sul letto per farsi succhiare da quello. "Ti piace il sapore del tuo compare, eh?", gli chiede e la troia annuisce gustandosi gli umori del moro. "Ora facciamo lo stesso con quell'altro!", aggiunge e, sceso dal letto, inizia a scopare il biondo per poi farsi spompinare dal moro. Anche questo apprezza il sapore del suo amico e ciuccia l'asta incavando le guance, mostrando di provare un gran piacere.
"Padrone, scusa se ti sto trascurando", dice d'un tratto a Giò, "ma questi due si meritavano una lezione!".
"Hai ragione, non preoccuparti. E comunque, sembra che gli piaccia! Però adesso passiamo al livello superiore". I tre uomini non capiscono e si guardano con occhi interrogativi. Il biondo e il moro si chiedono che cosa ci può essere oltre quello che hanno già subito. Hanno preso un cazzo fuori misura nel culo e questo è più che sufficiente per loro. Cosa dovrebbe essere questo "livello superiore"!
Io so benissimo a cosa sta alludendo Giò: è un piccolo diavolo e, d'altronde, avendo a disposizione uno stallone come il riccioluto, non si può non sperimentare anche altro.
"Chi vuole iniziare?", chiede il mio boy rivolgendosi al moro e al biondo. I due si guardano senza capire.
" A fare che, padrone?", chiede il primo.
"Niente domande! Dovete solo obbedire, o l'avete dimenticato?".
"No... no... certo padrone...". Quindi, si scambiano un'altra occhiata e poi il biondo si offre.
"Bene!", fa Giò, soddisfatto. "Sdraiati qua!", e lo fa stendere sul letto, mettendosi poi a pecorina sopra di lui. Gli fa sollevare le gambe e vi intreccia le sue in mezzo. Poi si gira verso il ricciolone e gli ordina di scopare alternatamente lui e il biondo.
"E io che faccio?", chiede il moro.
"Aspetti il tuo turno!", risponde scorbutico il mio boy. "Comincia da lui!", ordina poi allo stallone e, mentre questo penetra il biondo, lui lo limona e si struscia sul suo corpo. Quando il cazzo gli entra dentro, il biondo sospira. Giò gli massaggia il petto e gli scava le fauci con la lingua. Poi scende giù lungo il collo e arriva al capezzolo sinistro: lo lecca e lo mordicchia. Poi lo succhia voracemente strappando dei gemiti alla sua vittima. Quindi torna su e lo bacia con passione mentre le dita continuano a torturargli l'areola. Il respiro del biondo si fa più affannoso: ad un capezzolo Giò aggiunge l'altro e con l'altra mano glielo solletica insistentemente.
Il ricciolone esce dal biondo e si infila nel mio boy che mugola di piacere come una troia in faccia al biondo. "E' proprio grosso, non è vero?", gli chiede e quello, col viso paonazzo, annuisce. Intanto, continua a strofinare il suo petto contro quello del biondo facendogli sentire il calore del suo corpo e insieme le sensazione che gli provoca avere quella michia nello sfintere. Le membra di Giò, infatti, tremano e queste vibrazioni si trasmettono allo schiavetto che freme di desiderio e di libidine.
Quando lo stallone estrae l'uccello da lui, il mio boy prende una mano del biondo e se la porta alla rosellina ancora aperta facendogliela assaggiare con i polpastrelli. Intanto, la verga penetra di nuovo la povera troia che viene sopraffatta da sensazioni attraverso più canali: il tatto delle dita sul buco di Giò; il gusto delle labbra del mio boy contro le sue; la voce che gli chiede insistentemente che cosa sta provando e se gli piace; gli odori di umori, sperma e sudore che si diffondono nella stanza; la vista di Giò che gode mentre viene scopato dal ricciolone.
Tutti questi stimoli lo dominano e me ne accorgo dal suo petto che si gonfia e si sgonfia a frequenza via via crescente. "Ho caldo", confessa d'un tratto.
"Dove?", gli chiede Giò.
"Qui...", sussurra, indicandosi il torace con l'altra mano.
"Bene", chiosa il mio boy, e poi si volta verso lo stallone e gli ordina di non risparmiarsi. Il corpo del biondo viene allora sbattutto ripetutamente dal bacino del ricciolone e Giò si avventa sul capezzolo sinistro della troia. La mano che stava esplorando il buco di Giò risale e il biondo abbraccia il mio boy. Adesso è lui che si struscia contro il corpo del suo padrone: lo cerca e si alimenta delle sue sensazioni oltre che delle proprie. Il capo del biondo si reclina indietro e punta contro il letto. Le palpebre si chiudono per poi riaprirsi e mostrare le pupille completamente esorbitate.
"Ci siamo!", sentenzia Giò, staccandosi solo un attimo dall'areola. "Arriva!".
"Arriva... che cosa?", chiede il moro che, inginocchiato in un angolo del letto, assiste alla scena. Giò alza lo sguardo verso di lui e sorride furbescamente. Anche l'energumeno sembra chiedersi di cosa parli il suo padrone, ma è più che altro concentrato a scopare il biondo. Probabilmente, quando prima ha fottuto Giò non ha capito che cosa ha provato realmente il mio boy e adesso si interroga sul vero significato delle sue parole.
"Che mi sta... ooooohhhhh!!!... succedendo...???", chiede il biondo tra accenni di conati, rigurgiti e tremori improvvisi. Si strofina il petto con una mano, poi se la porta al collo. "Non... respiro... ooooooooooohhhhhhhhhhh!!!", rantola. Si irrigidisce e inarca la schiena. Schiuma dalla bocca e emette muco dal naso.
"Oh, merda!", impreca il ricciolone. Lo sfintere del biondo si starà stringendo intorno alla sua asta e le contrazioni gliela staranno pompando.
"Resisti tu!", gli ordina Giò. "Mi servi anche per quell'altro!", aggiunge indicando il moro, che è attonito e tremolante sempre nello stesso angolo del letto.
"Ma che gli state facendo...?", chiede spaurito come un pulcino bagnato.
"Sta' tranquillo: tra poco lo scoprirai", gli dice Giò, sghignazzando. Poi, all'improvviso il biondo inizia a tremare. Le sue membra sono sopraffatte da un terremoto interno che presto diventano vere e proprie convulsioni. A scatenarle è anche il fatto che Giò è tornato a stimolargli i capezzoli, uno con la bocca e l'altro con le dita. Le braccia dello schiavo si aprono e si agitano in aria, come a cercare un qualche appiglio. Uno spasmo violento lo fa sobbalzare sul letto e allora anche il ricciolone si spaventa.
"Ma che cazzo...?", sbotta.
"Tranquillo, tranquillo! E' tutto calcolato!", lo rassicura Giò. "Sta godendo come mai prima d'ora! Dopo ci ringrazierà". E, a conferma delle sue parole, le pupille tornano a colorarsi e il petto a pompare aria, mentre dalla gola viene fuori un gemito di godimento che farebbe raggiungere l'orgasmo alla più frigida troia del mondo. Le gambe si stringono forte intorno ai fianchi di Giò, salvo poi essere spalancate di colpo dall'ennesimo spasmo.
"ODDIIIIIIIIIIOOOOOOO!!!", miagola con voce stridula. Richiude le gambe e si contorce contro il corpo del mio boy. Il cazzo del ricciolone viene espulso da un'altra contrazione e la troia infila le braccia sotto la pancia di Giò fino a raggiungere la propria rosellina. "MMMMMMM! Quanto mi sento vacca!", confessa, e il mio boy sorride dandogli una leggera sberla in faccia.
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