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Gay & Bisex

Big Bang (2)


di crigio
19.06.2016    |    6.295    |    2 9.4
"Quello di Hans, in particolare, non smette di crescere..."
I pollici di Enrico mi solleticano i capezzoli, mentre lui mi sussurra: “Godi, amore! Godi di più, dai!”. Dietro di me, Hans cerca con un dito il mio buco e, una volta che lo ha trovato, ci punta contro il glande. Nonostante il suo cazzo sia sempre moscio, è sorprendente come riesca a mettermelo dentro, considerando anche che il mio sfintere è già occupato dal grosso arnese di Enrico. Eppure, anche la verga del tedesco oltrepassa la mia intimità e scivola sull’altra minchia.
Hans si appoggia alla mia schiena e respira pesantemente al mio orecchio sinistro. Mi dice qualcosa sottovoce nella sua lingua. Non capisco, ma capisco quello che sta succedendo al suo basso ventre e dentro le mie viscere. Sta succedendo quello per cui io ed Enrico siamo arrivati fino a questo punto.
“Ecco, amore! Ecco che inizia a crescere! Lo senti?”, mi chiede il gigantone.
“S… sì…”, singhiozzo. Ed in effetti percepisco l’uccello di Hans allargarsi e allungarsi, dapprima molto lentamente, poi con velocità crescente. Preme contro le pareti del mio sfintere occupando spazi che non sapevo di avere e punta in fondo ai miei intestini superando anche la cappella di Enrico.
“Cazzo, amore! Ma sta diventando enorme!”, mi fa Enrico. “Stai bene?”, mi chiede, poi, preoccupato.
“Sì… per ora sì…”, lo rassicuro, anche se il mio fiato si fa sempre più corto. L’obiettivo è sempre fermo sul mio volto: immagino che secondo Michel e Gerry sia la cosa più eccitante a cui assistere da spettatore, anche perché il cazzo di Hans è nascosto e non lo si può vedere assumere le dimensioni che io sento.
E infatti, oltre a continuare a sbavare dalla bocca e ad avere ripetuti singulti, mi si chiude una narice e poi anche l’altra. Devo respirare dalla bocca e questo mi porta ad ansimare a frequenza sempre più alta. Mi accorgo che Gerry si fa un po’ indietro: capisco il perché con un attimo di ritardo. Oltre alla mia faccia, anche il mio corpo sta rispondendo all’invasione della proboscide del tedesco. Mi si sta accapponando la pelle e le ginocchia mi tremano. Guardo verso il basso: adesso Enrico ha dipinto sul volto un sorrisetto quasi maligno e non smette di stringermi i capezzoli tra pollici e indici. Guardo ancora più giù e le mie gambe si scuotono come se fossero sollecitate da un tappeto vibrante.
I tremori risalgono lungo i miei muscoli: arrivano ai glutei e li sciolgono, rilassandoli completamente. Di conseguenza si allenta anche lo sfintere e sembra che i due cazzi trovino altro spazio dentro di me da occupare. Quello di Hans, in particolare, non smette di crescere.
Poi, le vibrazioni risalgono lentamente la mia schiena e i miei fianchi. Giungono al mio petto e le areole diventano ancora più sensibili alle carezze di Enrico. Le guardo e il mio volto assume un’espressione preoccupata, perché capisco di essere arrivato al punto di non ritorno. D’ora in avanti non sono più in grado di controllare il mio corpo. Le mie braccia, fino a questo momento cadenti lungo i miei fianchi, si sollevano e si abbbattono pesanti sulle spalle di Enrico. Le stringo e pianto le unghie nella sua carne, ma lui non protesta.
Le vibrazioni raggiungono il mio collo: non respiro. Mi si annebbia la vista. Vado in apnea e faccio appena in tempo a sentire la mia testa ricadere di lato.
Mi risveglio con Enrico che mi scuote stringendomi il mento, ma il fuoco che mi invade è già arrivato al cervello. Sgrano gli occhi e spalanco la bocca. Non controllo più la salivazione e sto sbrodolando come un neonato. La mia schiena si inarca all’indietro venendo a contatto col torace di Hans e il mio petto si solleva e si gonfia di un calore che cresce a dismisura. Poi, questo fuoco scende giù e divampa nel mio stomaco: uno spasmo potente, un’esplosione improvvisa detona nel mio bassoventre e il mio sfintere diventa una cloaca. I due stalloni mi precipitano dentro e arrivano dove non so neanche descrivere.
“Adesso, scopàtelo!”, sussurra Michel, e ripete, credo la stessa frase, in tedesco per Hans. Data la sua lunga esperienza, ha capito che, considerate le dimensioni delle due verghe, solo ora che sono all’apice del piacere, i due stalloni possono muoversi dentro di me. Intanto, la mia schiena si piega indietro ancora, tanto che appoggio la nuca su una spalla di Hans. Non deglutisco più e produco una quantità impressionante di bava che sento colare giù per la mia guancia destra. Tutte le mie funzioni primarie sono andate in corto circuito: non riesco neanche più a respirare regolarmente.
Il mio pensiero, anche quello ormai liquido, corre ad Enrico, al fatto che possa essere preoccupato di questa mia reazione che né io né lui abbiamo mai visto. Tuttavia, il fatto che le sue dita non cessano di torturarmi i capezzoli mi fa capire che è assolutamente tranquillo e, anzi, vuole che liberi il mio orgasmo come non ho mai fatto prima.
Come ordinato da Michel, le due nerchie iniziano a scorrermi dentro: le sento strofinarsi contro le pareti del mio sfintere, stimolando ogni più recondita nervatura.
“Go… do…”, riesco a dire ad un tratto, con un gorgoglio nella gola provocato da tutta quella saliva che me la ostruisce.
“Sì, amore! Godi, da bravo!”, mi esorta il mio boy, e le sue parole sono come una scossa per il mio cervello, tanto che un nuovo spasmo (o, dovrei dire, una nuova esplosione) mi fa sussultare sul suo ventre. Sobbalzo e mi libero di qualche centimetro dei loro cazzi, ma, appena ricado giù, quelli mi infilzano ancora per intero.
A questo punto, sono così invasato che perdo ogni inibizione: rialzo il capo e mi asciugo il mento lordo di bava con una mano, che subito mi porto tra le cosce. Raggiungo la mucosa estrusa e me la frullo velocemente, come un ossesso, digrignando i denti e rantolando. Mi porto le dita alla bocca e assaporo i miei umori: il loro afrore mi manda in pappa il cervello, ma riesco comunque a riportare la mano sulla mia rosellina dilaniata e a riprendere strofinarmela come e più di prima.
“Oh, tesoro! Quanto sei porca!”, mi insulta Enrico.
“Sì, sono una porcona!”, replico, senza alcun ritegno, e dopo avverto una sensazione di leggerezza. Mi sgravo e rilascio secrezioni dalle viscere, che vanno a lubrificare le due aste. Queste, subito, iniziano a scivolarmi dentro con maggiore facilità, lubrificate ben bene dai miei umori. Allo stesso tempo, devo appendermi al collo di Hans con l’altra mano: mi sento più debole, come se l’emissione di quei liquidi mi abbia tolto delle energie. Lui lo intende come un avvicinamento languido e allora mi prende per il mento e mi penetra le fauci con la sua lingua, rimestando dentro profondamente, proprio come il suo cazzo sta facendo nei miei intestini.
“Puttana!”, mi insulta, poi, in italiano, con occhi infuocati, stringendomi le guance con forza. Contemporaneamente, mi assesta un colpo di nerchia in fondo alle viscere provocandomi una convulsione improvvisa, cioè una sequenza di spasmi incontrollabili che mi costringono a smettere di stuzzicarmi la rosellina e ad aggrapparmi al suo collo anche con l’altra mano.
Un’altra massa calda mi esplode nel bassoventre e mi fa dilatare lo sfintere all’inverosimile, come prima. I due stalloni, memori delle indicazioni di Michel, ricominciano a fottermi approfittando della mia massima apertura. Per giunta, stavolta Enrico, abbandonando i miei capezzoli, agguanta con entrambe le mani le mie chiappe a le allarga per favorire ancora di più la doppia penetrazione. Io abbasso lo sguardo e lo fisso con aria sorpresa, mentre lui ha ancora stampato sul volto quel sorriso beffardo pieno di libidine.
La sua mossa ha anche fatto sì che i miei umori escano fuori dal mio buco e colino giù per le mie cosce. Adesso si sente nella stanza un suono come di uno sciabordio di acque: sono le due verghe che rimestano nelle mie secrezioni.
D’un tratto, senza alcun preavviso (almeno per me), Hans si fa indietro e mi priva di tutta la sua immensa dotazione. Questo suo gesto si porta via con sé anche il cazzo di Enrico ed io mi sento come svuotato, ma al tempo stesso con una corrente d’aria che mi invade tutto il corpo. Con scatto felino, il mio boy scivola verso l’alto lungo lo schienale del divano e ci si siede sopra, mi afferra per i capelli e mi sbatte in gola la sua nerchia dura e lurida di umori, mentre Hans mi spinge giù la schiena e mi solleva il culo, sferrandomi un affondo di minchia contro la prostata.
“MMMMHHHHMMMMHHMMHMMHHHMM!!!!!!”. Emetto un urlo straziante ma soffocato e le mie pupille sembra che vogliano schizzare fuori dalle orbite.
“Coraggio, amore!”, mi sfotte Enrico. “Non vorrai lamentarti per così poco?”.
“E’… grosso…!”, biascico, liberandomi per un istante della sua verga.
“Ricorda!”, mi dice. “Non è mai troppo grosso!”, e si fa una risatina. “Anche se, devo ammettere, questo lo è davvero!”, aggiunge, poi, proprio quando Hans inizia a praticarmi un dentro-e-fuori da paura, per tutta la lunghezza della sua asta. Quindi, il mio gigantone, appoggiandosi con una mano allo schienale e muovendo il bacino avanti e indietro, mi fotte le fauci, costringendomi a subirlo, visto che, con l’altra mano sulla nuca, mi tiene ferma la testa contro il suo ventre.
Il tedesco si arresta un po’ solo quando vede il mio buco dilatarsi di più e secernere una gran quantità di umori. Poi, però, riprende a stantuffarmi dentro con tutto il peso del suo corpo.
“Oh, amore! Quanto stai godendo!”, mormora Enrico, accortosi del mio sgravarmi.
Ormai sono un colabrodo: emetto umori dal culo, sbavo dalla bocca e sudo come un maiale. Anche dal naso mi esce del muco, a causa della mia respirazione falsata dai continui orgasmi anali. Eppure non ne ho ancora abbastanza e posso continuare a subire le angherie dei miei due stalloni. L’unico momento in cui mi fermerò sarà quando entrambi avranno sborrato.
Mentre penso questo, il mio sfintere si svuota di nuovo. Enrico mi libera e mi volta indietro. Hans sta riprendendo fiato, ma si tratta solo di qualche secondo, perché immediatamente viene a sedersi sul divano accanto a me e mi dà una pacca sul culo per dirmi di montarlo a smorzacandela. Mi fa capire, in particolare, che vuole che mi sieda su di lui dandogli le spalle. Obbedisco e mi impalo sul suo obelisco. Ormai, potrei prendere in culo qualsiasi cosa: e infatti, il suo cazzo mi scivola in corpo con un coltello nel burro. Mi sdraio su di lui, cingendogli il collo con un braccio e comincio a cavalcarlo, aprendo al massimo le cosce. Gerry ci si mette davanti e punta dritto l’obiettivo al mio buco, fradicio e colmo di quel gran pezzo di carne. Enrico, invece, sale in piedi sul divano e mi porge la sua nerchia da succhiare.
Hans, però, non è contento, e si lecca a lingua larga, sfacciatamente, la mano destra che subito mi infila tra le cosce, cominciando a massaggiarmi la mucosa della rosellina. Ogni tanto mi infila dentro due dita per poi riprendere a strofinarmi l’anellino slabbrato.
In tutto questo, adesso riesco ad avere una visione globale della stanza e mi accorgo che Michel è seduto su uno sgabello della cucina, in fondo al loft, da dove non dà più indicazioni. Forse ritiene che ormai la scena abbia preso una piega autonoma che lo soddisfa e vuole vedere fin dove arriviamo. In realtà, guardando meglio, mi accorgo che è eccitato: ha il viso paonazzo e si sta accarezzando il pacco. Anzi, pare anche che si sia accorto che lo sto fissando e, se non erro, mi sta sorridendo.
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