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Gay & Bisex

Calabria (4)


di crigio
16.10.2013    |    10.295    |    1 9.8
"Il mio buco è diventato una parte estranea al mio corpo: non lo controllo più..."
Lo spettacolo che mi hanno offerto i miei quattro amici mi ha eccitato da morire, ma devo aspettare che i due stalloni si riprendano prima di chiedere loro di scopare anche me. Allora, nel frattempo, facciamo un bagno e ci stendiamo al sole.
All’improvviso il cielo si oscura… No, un momento!
Apro gli occhi e un’ombra lunga mi copre per intero. Stringo gli occhi e appare alla mia vista una montagna di muscoli. Sporgo un po’ la testa e dietro quello ci sono altri tre energumeni di pari proporzioni. Mi volto verso i miei amici con sguardo interrogativo. Quando incrocio gli occhi di Pino, lui mi fa: “Ah, scusa! Ho dimenticato di dirti che avevo chiesto ai quattro tipi che mi hanno scopato di venire a trovarci quando si fossero ripresi, ché c’era una troia più troia di me che voleva essere saziata…! Ho fatto male?”, mi chiede, con tono retorico.
Torno a guardare i quattro tipi e rispondo: “No, per niente! Anzi!”. Allora il primo mi carica di peso sulla sua spalla e mi porta dietro il masso, seguito dai suoi compari. Impaziente, allungo le mani sulla sua patta e scarto il pacco, tirando fuori un cazzo moscio ma bello cicciotto. Il tipo mi fa scivolare un po’ in basso e mette una mia gamba sull’altra sua spalla. Tenendomi con un solo braccio, tira via il mio slip e scopre le mie chiappe. Ci affonda in mezzo il suo grosso pollice e mi penetra. Io, invece, ingoio il suo uccello e comincio a pomparlo.
Un altro energumeno si porta alle mie spalle e infila il viso là dove il primo ha il dito, e inizia a leccarmi. Così a testa in giù, con un cazzo in bocca e due stalloni che mi fanno il culo, il sangue mi va velocemente al cervello. La mazza che sto succhiando diventa presto dura e si incurva verso l’alto. Allora l’energumeno mi lascia andare a terra in ginocchio, mi sfila il costume e effonda la faccia nel mio solco, mangiandomi la rosellina. Sollevo la testa per il godimento e un altro cazzo mi riempie la bocca.
Con la coda dell’occhio vedo i miei quattro amici seduti su un telo poco distante che si godono lo spettacolo. Secondo me non resisteranno a lungo senza mettersi le mani addosso l’un l’altro!
“Succhia, troia! Vediamo se è vero che sei più brava della tua amichetta!”, sbotta il tipo che mi lavora le fauci.
“Io invece voglio vedere se ha una buona mano!”, fa un terzo, e insieme al quarto stallone si mettono ai miei fianchi e mi costringono a masturbarli. Io, non contento, sputo il primo cazzo e mi avvento su quello alla mia sinistra. Il tipo, sorpreso, sussulta non appena lo ingoio. Poi un colpo secco e il mio sfintere si dilata e si riempie. Vengo spinto in avanti e il cazzo davanti a me mi finisce in gola, strozzandomi. Tossisco e sbavo, ma, vendicandosi, lo stallone mi comincia a scopare la bocca senza aspettare che mi riprenda.
Inarco la schiena più che posso per ricevere bene il cazzo nel culo e intanto passo a succhiare quello alla mia destra, ma il tipo che mi sta fottendo si solleva sui piedi, mi afferra la testa e me la pianta nella sabbia, iniziando a cavalcarmi come un ossesso. Poi, sento che sotto il suo cazzo, un altro cerca di farsi strada dentro di me: spinge e il mio buco si spalanca.
“Oh, ma come siamo aperte”, fa il nuovo entrato e le due verghe scorrono una sull’altra nelle mie viscere.
“Oh sì… ppuuu… pppuuuu… scopatemi… cough… cough…!”, provo a incitarli, ma la sabbia mi finisce in bocca e nel naso. Allora vengo strattonato per i capelli e una mazza mi finisce dritta in gola. Il tipo che mi ha penetrato per primo estrae il cazzo, mi scavalca e si fa da parte. L’altro assume la sua posizione: si alza sui piedi e mi scopa dall’alto in basso. Sotto, invece, si insinua il quarto stallone.
“Oh… oooohhhh… oooooooooohhhhhhhh… com’è grosso questooooo… mmmmmm…!!!”, gemo. Deve avere una circonferenza esagerata, perché mi sento lacerare l’ano. Il tipo che mi scopa da sopra intrufola una mano tra le mie cosce e mi massaggia il culo dilatato.
“Secondo me ce ne sta anche un altro!”, mi sussurra all’orecchio. Lo stallone dal cazzo enorme si tira fuori e viene a farsi succhiare sostituendo quell’altro, che invece si sdraia sotto di me e spinge il suo membro nel mio sfintere. Dietro si apposta il primo energumeno, il quale inserisce la sua mazza curva tra quelle dei suoi compari, aprendosi un varco.
“Ma che cazzo fate… slurp… cough… cough… AAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH!!!”, urlo, ma il mio anello si dilata come non credevo possibile nemmeno io e accoglie anche il terzo membro dentro di sé.
“Hai visto che ce ne stava anche un altro?”, fa l’ultimo arrivato. È l’inizio di un viaggio mentale e fisico unico. Il mio buco è diventato una parte estranea al mio corpo: non lo controllo più. È spalancato a dismisura e tre cazzi che si muovono a ritmo e in sensi diversi uno dagli altri mi mandano in orbita. Il tipo che mi scopa da sopra mi sussurra all’orecchio: “E proprio vero che sei più vacca della tua amichetta! Con lei non siamo riusciti a farlo!”, e con la coda dell’occhio vado a cercare Pino che, com’era ovvio che accadesse, sta spompinando Knut, mentre Fabio è chinato sul cazzone di Enrico. Il mio amore sembra allibito: non capisco se quello che sta guardando lo eccita o lo sconvolge. Il suo cazzo sembra dire che gli piace vedermi così aperto e violentato, ma ho quasi paura di conoscere il suo pensiero.
Le tre mazze continuano a lavorarmi bene. Il tipo sotto di me mi ciuccia un capezzolo e mi strizza l’altro con due dita. Mi porto una mano al culo e toccare quelle tre verghe e sentire la circonferenza che ha assunto la mia rosellina mi fa impazzire.
“Ti piace sentirti così aperta, eh?”, mi fa il tipo sotto. “Dai, facci vedere come gode una puttana!”, e quella stimolazione verbale mi fa salire un brivido lungo la schiena che, quando arriva alla testa, mi stordisce. La mia bocca si spalanca e il cazzone davanti a me me la riempie di nuovo. Lo succhio avidamente e il mio sfintere comincia a pulsare. Lo stallone dal cazzo curvo, stretto in una morsa tra gli altri due, rantola e schizza il suo seme nelle mie viscere, ma, vista la dilatazione, non riesco a trattenerlo e cola tutto lungo le mie cosce e sull’asta dell’energumeno sdraiato.
Non appena il tipo che ha sborrato si tira fuori, il mio buco si contrae e strozza le altre due verghe. Un terremoto mi scuote da capo a piedi.
“Puttana! Ma che cazzo stringi!”, urla quello che mi sta sopra.
Mi attacco al cazzo che ho in bocca e lo masturbo energicamente, leccando il frenolo. I tre esplodono tutti insieme, regalandomi una quantità indicibile di sperma. Inghiotto voracemente quello sputato dall’enorme mazza nella mia mano, mentre sento gli altri due riscaldarmi le viscere. Quando tutti si sono svuotati le palle, riprendono i loro costumi e mi abbandonano sulla sabbia in preda ad una coda di orgasmo.
Mentre si allontanano, uno dice agli altri: “Ragazzi! Puttane così sono rare! Molto rare! Che spremuta di coglioni che m’ha fatto! Uff!”, e i suoi compari se la ridono.
Io continuo a contorcermi a terra: con una mano mi accarezzo la rosellina spaventosamente aperta. Schiudo leggermente gli occhi e mi appare il viso di Enrico. Poi sento una voce che dice: “Amico: ora o mai più!”. Il mio ragazzone si sdraia sulla sabbia e mi tira sopra di sé. Due mani mi tengono le cosce divaricate e il suo cazzo mi si intrufola dentro.
“Oh, amore! Che stallone che sei!”, sibilo. Poi un’ombra mi ricopre. Guardo sopra di me e Knut è a un centimetro dal mio naso. D’improvviso qualcosa scorre sopra la mazza di Enrico. Il mio retto è stracolmo di pezzi di carne e il mio corpo ricomincia a vibrare, poi a tremare e infine a sussultare.
“Oh, merda! Così mi fate morire!”, ansimo, mentre loro mi scopano molto lentamente. Uno entra e l’altro esce e poi viceversa. Knut ha un ghigno di soddisfazione stampato in volto: chissà da quanto tempo voleva farmi una doppia penetrazione, ma sapeva che il suo cazzo era troppo grosso. Adesso che ha visto che riesco a prendere anche tre cazzi insieme non è si è lasciato sfuggire l’occasione.
I sussulti diventano spasmi: schizzo in alto e mi avvinghio al tedesco. Poi uno scossone mi separa da lui e mi fa ricadere sul petto di Enrico.
“Oddio! Le convulsioni! Le convulsioni!”, urlo, e il mio bacino sbatte in su e in giù, prima verso il ventre di Knut poi su quello di Enrico. Loro non cambiano ritmo e continuano a fare aumentare il mio desiderio.
“Dovete scoparmi! Forte! ORA!”, ordino, ma Knut, sempre con quel suo ghigno, mi sussurra: “No, no, puttanella! Non sai quanto ho aspettato questo momento! Adesso il tuo culo si aprirà ancora…”, e infatti, per effetto di una convulsione, il mio sfintere spinge in fuori e si dilata.
“OOOOOOOOOHHHHHHHHHHHHH!!!”, gemo.
“… e rimarrà così finché lo decideremo noi”. Quel lento massaggio che mi stanno praticando i loro due cazzi non permette al mio orgasmo di esplodere definitivamente e, come prevedeva Knut, il mio buco non smette di aprirsi. Comincia a farmi male la pancia.
“Oh no, vi prego, vi prego! Basta così!”, imploro.
“Basta? Eh? Basta?”, mi provoca il tedesco.
“Sì, sì, basta, per favore!”.
“Non lo so… Io posso continuare così per tutto il tempo che voglio. E tu Enrico?”.
“Oh, anch’io!”, risponde quello stronzetto del mio amore.
“Allora aspettiamo ancora un po’…”, aggiunge Knut.
“Oh no, nooooooooo, noooooooooooooooooooo!!!”. Provo a raggiungere il mio buco con una mano, ma Knut me lo impedisce.
“No no no, troietta! Devi morire di piacere!”.
D’un tratto, tra il caldo e l’enorme eccitazione, perdo i sensi e mi accascio sul corpo di Enrico. Mi risveglia un dolore al petto: Knut mi sta dilaniando un capezzolo.
“Che fai? Ci abbandoni proprio adesso?”, mi stuzzica. “Pensi che sia abbastanza? Eh?”.
“Oh sì… abbastanza…”, ansimo.
“Ok”, e la sua cappella colpisce la bocca del mio stomaco con violenza. Un formicolio mi prende le gambe e le braccia. Le mie mani cercano un appiglio: pianto le unghie nella sabbia e poi nei fianchi di Knut.
“Che stronzo!”, rantolo. “Adesso ti sistemo io!”. Il mio sfintere si contrae rapido e strizza i due cazzoni.
“Tu non sistemi proprio nessuno! Ormai conosciamo i vostri giochetti!”, e con uno strattone tira fuori la sua mazza. Poi Enrico mi solleva un po’ e fa lo stesso. Il mio buco si apre di nuovo. Knut ci precipita ancora dentro e, tenendosi per le mie spalle, mi scopa a più non posso. Quindi, estrae il suo palo, agguanta quello di Enrico e me lo pianta in corpo. Anche il gigantone mi trivella a fondo per poi abbandonarmi. Allora Knut mi penetra con la mano e, trovata la mia prostata, la massaggia rigirando il pugno nelle mie viscere. Il mio cazzo si impenna di colpo e gli occhi di Knut si accendono, mentre si lecca le labbra con lussuria.
Velocemente, estrae la mano, mi infila il cazzone di Enrico, sale sopra di me e si impala sulla mia asta.
“Ah… ah… ah! Però! Uff! Niente male per una puttanella!”, geme mentre mi cavalca.
Io non ne posso davvero più e dopo un minuto esplodo in tutte le direzioni: schizzo nelle viscere di Knut e sbrodolo sulla mazza di Enrico, sbavando e contorcendomi. I miei umori solleticano la verga del gigantone che spara il suo nettare in fondo ai miei intestini. Knut si alza e mi pianta il cazzo in gola, dissetandomi col suo seme e poi costringendomi a ripulirgli sia l’asta della sua sborra, che il buco del culo della mia.

Durante il viaggio di ritorno Fabio non fa che ringraziarci per la bella ed eccitante giornata e complimentarsi con noi per la nostra abilità.
“Teniamoci in contatto: non si sa mai che mi trasferisca al nord per lavoro, un giorno…!”.
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