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Sviluppi imprevisti - Barcellona (4)


di crigio
27.12.2013    |    5.885    |    2 8.9
"”, protesta Carlo, stringendo le cosce, ma viene subito strozzato dalla mazza di Enrico..."
“Vieni qui, troietta, ché ho voglia di lesbicare!”, dico a Pino. Lui si allontana dal culo di Carlo e sale in ginocchio sul letto. Io sguscio dalle grinfie dell’energumeno e abbraccio il biondino, cominciando a limonarlo e a palparlo dappertutto.
“Che troiette che siete! Adesso vi sistemo io!”, esclama Carlo, e fa per avvicinarsi a noi. Qualcosa, però, lo trattiene: si volta e vede la sua caviglia stretta dalla mano di Enrico. “Lasciami andare, ché voglio fottermi ancora ste puttanelle!”.
“Niente da fare! A te ora ci penso io!”, risponde il gigantone, suscitando una certa sorpresa nel porcone, che rimane a guardare dietro di sé mentre il nostro amico si spoglia.
Enrico si leva la maglia e quello sbotta: “MMMMMMMMMM!!! Sei un bel bocconcino anche tu!”. Via anche i jeans e Carlo inizia a cambiare espressione. Infine, spariscono anche i boxer e l’energumeno appare preoccupato.
“Ch… che intenzioni hai?”, chiede.
“Sta’ tranquillo. Vedrai: alla fine ti piacerà!”, ribatte il gigantone, e in un attimo si accovaccia tra le chiappe del nostro ospite, lappandogliele con maestria.
“Oh cazzo! Voi così mi fate morire!”, mugola. È evidente, già da quando Pino gli ha fatto l’anilignus, che il culo è la sua principale zona erogena. Potrei dire che è più recettivo di me da quel lato lì! E a regalargli tanto piacere è la stimolazione sia delle natiche che del buco. Infatti, Enrico comincia a leccargli quelle meravigliose e muscolose rotondità, facendogli accapponare la pelle. Poi, si dirige verso il solco e ci affonda la faccia. Non appena la lingua sfiora la sua rosellina, Carlo va in estasi: il suo capo si reclina indietro e i suoi occhi e la sua bocca si spalancano, per richiudersi subito dopo, in segno di profondo godimento.
“Non credevo mi potesse piacere così tanto. Nessuno mi aveva mai fatto una roba simile! Ho sempre creduto di essere solo attivo!”, commenta, e intanto si inebria delle attenzione del mio ragazzone.
Poi, punta lo sguardo su me e Pino, che, nel frattempo, stiamo intrecciando le nostre lingue e accarezzando i nostri corpi caldi e sudati. Carlo digrigna i denti anelando a raggiungerci, ma non disdegna le leccate intense di Enrico. È combattuto se rimanere a godersi la bocca del gigantone o tornare da noi per scoparci ancora. Il suo volto sta arrossendo, un po’ per l’eccitazione, un po’ per l’imbarazzo di andare in fregole per quella nuova carezza. Per lui, che fino ad un attimo fa si credeva un gran macho, è difficile accettare questa nuova fonte di eccitazione.
D’un tratto, Enrico gli schiaffeggia le chiappe con forza. Di nuovo la sua testa schizza indietro e gli occhi si sgranano. L’estrema sensibilità di quella parte del suo corpo gli fa sentire il colpo amplificato. Inizialmente, un urlo di dolore esce dalla sua gola, ma un secondo dopo è ancora lì a rantolare come una vacca.
“Ehi, amore!”, faccio notare ad Enrico. “Credo che a questo porcone piaccia lo spanking!”. Allora, il gigantone gli sferra altre due manate pesanti e il corpo di Carlo si irrigidisce e vibra. Il suo cazzo torna dapprima barzotto, poi si inturgidisce e infine si indurisce e riprende il vigore di qualche minuto fa.
“Continua, tesoro! Sta proprio godendo alla grande!”, aggiungo.
“Minchia che lingua!”, esplode l’energumeno. “Sento tanto caldo: sto bruciando!”.
“Sì… slurp!... lo sento… slurp!... slurp!...”, bofonchia Enrico, mentre la sua bocca si ciba degli umori del porcone. Quindi, gli manipola le chiappe e gliele bastona ancora. Le braccia di Carlo si fanno molli e lui cade con la faccia sul letto, protendendo il culo verso il gigantone, che non si lascia scappare l’occasione di insinuarsi più profondamente nel suo buco. Le mani dell’energumeno corrono a cercare la testa di Enrico: la trovano e la trattengono nel solco.
“OOOOOOOO… OOOOOOOOOOOO… OOOOOOOOOOOHHHHHHHHHHHHH!!!”, geme.
Poi, Enrico si sfila dalla sua presa. “Girati!”, gli ordina, imponendogli di mettersi supino. Gli solleva le gambe e gliele apre. “Tienile così!”. Sale sul letto e lo sovrasta a sessantanove. “Adesso succhiami!”.
Carlo si ritrova la verga imponente del gigantone a contatto con le labbra e prova a protestare, ma è talmente su di giri che desiste immediatamente. Schiude la bocca e avvolge la cappella. Enrico, dall’altra parte, riparte con le sue poderose leccate, muovendo piano il bacino per accompagnare il pompino del porcone. Alla lingua aggiunge un dito, col quale prima titilla la rosellina e poi la attraversa lentamente.
“NO!... GLOUGH!... MMMMM!!!...”, protesta Carlo, stringendo le cosce, ma viene subito strozzato dalla mazza di Enrico. Questo, infischiandosene, procede nella penetrazione fino ad affondare l’intera falange nello sfintere. Lentamente le gambe di Carlo si riaprono e lui mugola, iniziando a succhiare il cazzo con più passione.
“Ma che troia!”, commento stupito, rivolgendomi a Pino.
“Già, quasi quanto noi!”, aggiunge il mio amichetto. “Fa finta che non gli piaccia, ma poi gode come una vacca!”.
“Già! Chissà quando Enrico lo fotterà…!”, e, a queste mie parole, l’energumeno mi fissa con preoccupazione, facendo “no” con la testa. I suoi timori aumentano quando il gigantone unisce un altro dito nel suo retto, rigirandoli entrambi in lungo e in largo per crearsi un passaggio per quando finalmente introdurrà il suo affare. Schiaffeggia di nuovo una chiappa: Carlo rantola e poi si rilassa favorendo lo scorrimento delle dita. Enrico ci sputa sopra per lubrificarle bene e accelera il ditalino.
Il porcone ansima e diventa paonazzo: agguanta il cazzo che sta spompinando e inizia a masturbarlo contemporaneamente. Ci si dedica con passione e se lo pianta fino in gola, affogandosi e tossendo.
Un terzo dito si fa strada attraverso il suo anellino. Stavolta non reagisce, ma continua la suzione. Ormai è sulla via del non ritorno e credo che sia pronto per una bella cavalcata. Enrico sembra d’accordo con me, perché smonta da lui, privandolo, con suo enorme dispiacere, del giocattolone, scende dal letto e si posiziona tra le sue cosce. Se le carica sulle spalle e, piegando un po’ le ginocchia, punta la cappella al buco.
“Ch… che stai facendo?”, chiede Carlo titubante.
“Tu cosa pensi?”, lo provoca Enrico.
“N… non l’ho mai fatto…!”, precisa il primo.
“Lo so. Ma ho il fondato sospetto che non ti dispiacerà!”, e il glande allarga l’anellino.
“AH!”, urla il porcone. È un grido poco convinto, di istinto. E infatti Carlo non sente alcun dolore: lo si capisce dal suo volto, dal quale non traspare alcun segno di sofferenza. Lui stesso si sorprende di questo, e lascia che Enrico continui nella penetrazione. A mano a mano che l’asta gli sprofonda dentro, la sua bocca si apre e inspira.
“Oddio! M… m… mi… piace… … credo…”, singhiozza. Enrico sghignazza. Il suo ventre si appoggia alle chiappe di Carlo, che adesso ha tutta la verga in corpo. Questo si tocca tra le cosce, incredulo per il fatto di aver preso il cazzo nella sua interezza.
“Non è possibile!”, sbotta. “Eppure hai un membro bello grosso!”.
“Già! La verità è che sei più troia di quelle due messe insieme, e ora te lo dimostro!”, gli fa Enrico, iniziando a muoversi avanti e indietro. “Lo senti come ti scorre nelle viscere?”, gli chiede.
“S… sì…!”.
“Rilassati!”, e gli schiaffeggia una natica.
“AH! Oh merda! Brucia… brucia… io… mmmmmmmmm… io… IO BRUCIOOOOOOOOOOOOOO!!!”, strilla Carlo e si porta le mani all’interno-cosce, strofinandolo quasi per attenuare il calore che lo sta prendendo. “Ho caldo… tanto caldo…!”, e passa ad accarezzarsi istericamente il petto. I suoi capezzoli sono diventati duri e, ogni volta che li sfiora con i palmi, sussulta e si sorprende. Guarda Enrico, come se gli volesse chiedere che cosa stia succedendo.
Il gigantone, mentre continua ad arargli gli intestini, intuendo la domanda, risponde: “Stai per avere quello che loro due hanno praticamente sempre e ho idea che il tuo sarà particolarmente sconvolgente. Quindi, preparati!”.
“Ma… cos’è?”.
“L’orgasmo anale!”.
“L’or… che??!!... ODDIO!... MA CHE E’?”, chiede urlando, e il suo torace si gonfia e si solleva, mentre la testa si reclina indietro. Approfittando di questa contrazione, decido di fargli un bel regalino. Mi stacco da Pino e, girandomi, appoggio il culo sulla sua faccia, in modo che il mio buco sia all’altezza della sua bocca. Scarico il peso sulle braccia e spingo.
La mia rosellina si apre e un attimo dopo la sborra che Carlo mi ha riversato dentro poco fa comincia a defluire. L’aroma e il gusto del suo stesso sperma gli provoca un altro sussulto. Le sue labbra si incollano al mio anellino e iniziano a succhiare.
Il letto trema: il corpo del porcone sta reagendo alla stimolazione dei suoi sensi. Spingendo con le gambe sulle spalle di Enrico, solleva il bacino. Pianta i talloni sulle scapole del gigantone e lo costringe a affondargli tutta la mazza dentro e a rimanerci. Pino, che non vuole restare senza far niente, si precipita sul suo ventre e inghiotte il suo membro, duro come il marmo, spompinandolo con un unico scopo: farlo esplodere al più presto.
Carlo grufola tra le mie natiche. Le sue mani cercano qualcosa nell’aria. Poi ricadono sul letto e strappano via le lenzuola.
“Merda! È una voragine!”, esclama Enrico. Una convulsione deve aver fatto dilatare lo sfintere dell’energumeno.
“Allora… uff!... sta’ pronto, perché tra poco te lo divorerà!”, lo avverto.
“Lo so… Ecco… ecco… arriva…!”, e il bacino di Carlo sbatte violentemente sul materasso, le sue mani si aggrappano ai fianchi di Enrico e lo costringono ad una penetrazione completa. “Madonna santaaaaaaaaaaa!!! Me lo sta staccaaaaaaaaaaaandoooooooooooooo!!!”, urla il mio ragazzone. I muscoli interni di Carlo gli staranno facendo un massaggio stringente e, vista la recettività del suo ano, deve essere più potente di quello che gli abbiamo mai fatto io o Pino o chiunque altro. “Non resisto… non resisto…! Mi… fa… sbo… rra… reeeeeee… eeeeeeeeeee… eeeeeeeeeeeehhhhhhhhhhhhhh!!!”, e inizia a dare dei colpi cadenzati. Io mi sollevo per vedere l’espressione del volto di Carlo: è ubriaco del suo stesso nettare e quello che Enrico gli sta sparando in corpo sembra amplificare le sue sensazioni.
Toglie le mani dai fianchi del gigantone e va a spingere la testa di Pino per fargli ingoiare completamente il suo cazzo. Il biondino tossisce e vorrebbe alzarsi per respirare, ma il porcone lo trattiene giù e, un secondo dopo, gli percuote il muso col suo ventre. Gli occhi di Pino escono quasi dalle orbite: dai lati della sua bocca cola saliva mista a sperma.
“MMMMMMMMMMMMMMMMMMMM!!!”. Un grido acuto e soffocato riempie la stanza. Il corpicino della troietta viene stravolto da spasmi. Lacrime gli solcano le guance e le narici si inumidiscono di muco.
Quando finalmente Carlo gli lascia andare la testa, si abbandona sul letto dimenandosi come un ossesso in preda all’orgasmo orale.
Dal cazzo del porcone esce ancora della sborra e, sembrandomi uno spreco lasciarlo schizzare a vuoto, mi piego sul suo corpo, lo impugno e lo stringo tra le mie fauci, spremendogli i coglioni fino all’ultima goccia.
“Toh! Pulisci anche questo, amore!”, mi fa Enrico, che, estratta la sua mazza dallo sfintere di Carlo, me la porge perché gliela lucidi a dovere. Mi dedico ai due membri con profonda passione, finché non si sono sfogati del tutto.
Alla fine, esausti, rimaniamo sdraiati sul letto per qualche minuto. Poi, Carlo si alza e va in bagno.
“… e siamo solo all’inizio della vacanza!”, chiosa Enrico, ansimando.
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