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Gay & Bisex

Lo stagista


di crigio
24.10.2013    |    15.803    |    3 9.6
"“A che co… oooo… oooooooooooo… ooooooooooooo… OOOOOOOOOOOOOO…!!!”..."
Questa mattina in ufficio arrivano cinque stagisti e il mio capo mi ha già anticipato che uno verrà affidato a me perché gli faccia da tutor. È un ragazzino ventiduenne, che ha appena conseguito la laurea di primo livello e sta studiando per quella magistrale. Si chiama Francesco: è alto quanto me, moro, occhi azzurri, capelli mossi e in disordine, magro e porta gli occhiali. In viso si possono scorgere i segni dell’acne giovanile.
Da quando ci siamo presentati non mi stacca gli occhi di dosso, tanto che mi sento un po’ imbarazzato. Andiamo nella mia stanza e comincio ad illustrargli il lavoro e a spiegargli quali saranno le sue mansioni. Lui continua a scrutarmi, più attento al mio aspetto che alle mie parole. D’un tratto mi interrompe e sbotta.
“No! Non ci posso credere! Ma sì! Sì! Sei proprio tu!”, esclama.
“Chi… chi sarei, scusa?”, gli chiedo.
“Ma certo! Ho visto i tuoi video su internet!”, continua e il sangue mi si gela nelle vene. Mi precipito verso la porta e la sprango. Torno e sedermi alla scrivania e lo fisso, preoccupato ma cercando di mantenere il controllo. Poi, con una certa autorità, dico: “Quindi, hai visto i miei video su internet… mhm… e ti sono piaciuti?”.
“Oh, sì! Sei fenomenale! Sapessi quante seghe mi sono fatto guardandoli!”, risponde spudorato. Poi, ricomponendosi, prosegue: “Scu… scusa… non volevo essere sgarbato! Ma… ecco… da quando ti ho visto in rete, sei diventato il mio sogno erotico. Sei bravissimo!”.
“Grazie. Però, oggi noi siamo qui per lavorare”, lo apostrofo.
“S… sì, certo!”, fa lui e torno a descrivergli la disposizione degli uffici. Ma lui ormai è distratto dalla scoperta che ha appena fatto.
“Dai, andiamo a prenderci un caffè!”, gli propongo, e scendiamo al bar aziendale. Ci sediamo ad un tavolino e lui continua a guardarmi come se fossi un divo, il suo idolo.
“Sai”, mi fa. “Mi sparo almeno tre seghe al giorno vedendo le tue scene. Le ho scaricate tutte! Non avrei mai sperato di poterti incontrare… Cioè… ho fatto delle ricerche e… ecco… sapevo che sei italiano e delle mie parti, ma avevo escluso categoricamente di poterti incontrare… E, invece, eccoti qua!”.
“Già, eccomi qua…”.
“Senti… ehm… cioè… non è che, oltre che attore hard, sei anche un escort… perché… cioè… io ti pagherei!”.
“Per cosa?”, sbotto io.
“Beh, come per cosa? Per scopare, no!”.
“Scopare con te??!!”, sussurro avvicinandomi a Francesco e guardandomi intorno per controllare che nessuno ci ascolti.
“Sì, certo!”.
“AHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!”. Mi esplode spontanea una risata. Questo ragazzetto dinoccolato, impacciato e sbarbatello vorrebbe scoparmi! Ma che sfrontato! “E cosa ti fa pensare che io voglia scopare con te?”, gli chiedo, provocandolo.
“Ma scusa: se ti pago, perché non dovresti farlo?”.
“Perché io non sono un escort!”, gli rispondo freddo e mi alzo. “Dai, torniamo al lavoro!”.
Per tutto il giorno Francesco è deconcentrato. Segue le mie istruzioni di malavoglia e sbuffa. Mi chiedo semmai possa esaudire il suo desiderio: non vorrei che rimanesse deluso. Spesso, quando i sogni si realizzano, non si riesce a provare quello che si immaginava. D’altra parte, lui rimarrà qui solo tre mesi e poi non lo vedrò più: perché non dargli questo contentino? Ma sì, va!
Alle cinque del pomeriggio, mentre usciamo insieme dall’edificio, sul marciapiede gli chiedo: “Che fai stasera?”.
“Boh! Forse altre seghe guardando i tuoi video!”, insiste. Ma allora è un chiodo fisso!
“Ascolta: vivi da solo?”.
“Sì, perché?”.
“Vengo da te alle nove”, e mi dirigo verso la macchina, mentre lui, incredulo e nervoso, biascica parole a caso: “Ok… ok… allora… sì…. a stasera… sì… cioè… a dopo… insomma… ciao… ehm…”, e così via.

L’indirizzo l’ho letto stamattina sulla sua cartella personale, quindi imposto il navigatore e parto. Arrivato, suono il citofono: “Chi è?”. “Io!” e sento un frastuono. Quando arrivo su sta armeggiando col fino della cornetta.
“Eh, scusa. Mi è caduto…”, si giustifica lui. Vive in un monolocale al primo piano: un ingresso soggiorno con angolo cottura, una camera da letto e il bagno. Non ha neanche un balconcino. In soggiorno c’è un divano: mi siedo e lo chiamo con la mano perché venga accanto a me.
“Allora! È da qui che guardi i miei video?”, gli chiedo indicando il televisore di fronte alla seduta.
“S… sì…”.
“E qual è il tuo preferito?”.
“Tutti!”, risponde precipitoso. “Cioè… sì… tutti… ma quello in cui ti infili il dildo nel culo mi eccita più degli altri… sì… ecco…”, balbetta.
“Ah sì?”, ammicco avvicinandomi al suo viso e respirando sulla sua guancia. “Ti piace guardarmi mentre mi apro il culo, eh?”, sussurro mentre lui ha gli occhi fissi a terra e si strofina nervosamente le cosce con le mani. Gli afferro il viso e lo volto verso di me. Incollo le mie labbra alle sue e gliele apro con la lingua. Francesco si irrigidisce e diventa paonazzo.
“Ehi! Sta’ calmo!”, lo apostrofo.
“O… ok…”, sibila lui e torno a baciarlo. Con la mano gli accarezzo il petto e scendo piano verso il suo pube. Arrivato al pacco, glielo strizzo e lui sussulta e si scosta da me.
“Che succede?”, gli chiedo.
“Ecco… io… devo dirti una cosa. Io… ehm… non… non l’ho mai fatto prima…”.
“Sei vergine??!!”.
“S… sì…”.
“Oh, cazzo!”. Adesso mi sento addosso una responsabilità ancora maggiore. Non solo potrei deludere le sue aspettative come idolo, ma anche come partner sessuale. Vabbé, chi se ne frega! Ormai sono qua!
“Dai, non preoccuparti. Ci penso io”, lo rassicuro e gli accarezzo la patta. Mi inginocchio a terra e lo spingo verso lo schienale. Gli sbottono lentamente i jeans e apro gli slip.
Un affare cicciotto e barzotto dorme sul suo ventre. Ogni tanto pulsa, per l’eccitazione incontrollata che domina Francesco. Mi abbasso e lo inghiotto. Lui ansima. Gli sollevo la t-shirt e gli stringo i capezzoli, due puntini casualmente posizionati sui pettorali scarni. Gli succhio il cazzo e quello rapidamente si gonfia, si ingrossa e si allunga.
“Che sberla, figlio mio!”, esclamo estraendomelo per un momento dalla bocca. Lo lecco dalla base al prepuzio, scendo giù a titillargli le palle, salgo fino al glande e gli stuzzico il frenolo. Francesco comincia ad agitarsi un po’ troppo: devo andarci piano, perché non ha mai avuto un contatto con qualcun altro e non sa come controllare il proprio orgasmo. Allora gli strizzo l’attaccatura dello scroto per smorzargli il coito: lui emette un grido strozzato e sembra calmarsi.
Mi alzo in piedi e mi spoglio lentamente. Il suo sguardo è sempre fisso su di me, come ipnotizzato. Dopo essermi tolto la maglia, mi volto dandogli le spalle e, chinandomi leggermente in avanti, mi abbasso i jeans scoprendo le mie chiappe tonde e sode fasciate dal cotone degli slip. Francesco si solleva un po’ e allunga una mano su una mia natica: incredulo, l’accarezza e la palpa. Il suo cazzo svetta pulsante e duro. Piano piano mi libero anche delle mutande e la vista del solco lo manda in visibilio.
“Ti piace?”, gli chiedo.
“S… sì… … Posso…?”, mi chiede e capisco che vuole leccarmi il buco. Io indietreggio e lui affonda la faccia tra le mie chiappe. Allunga la lingua ma lecca a caso: non riesce a trovare subito la mia rosellina. Allora mi allarga le natiche e ci ripiomba in mezzo.
“Oh, eccoti finalmente!”, gemo. Gli afferro la testa con un a mano e la tengo stretta a me. “Dai, muovi quella lingua! Oh, così!”.
Mi spoglio completamente: lo spingo di nuovo verso lo schienale, salgo in piedi sul divano e mi accovaccio sulla sua faccia. “Continua a leccare!”, gli ordino e intanto mi chino sul suo cazzo, massaggiandoglielo con le mani. Ci sputo sopra per lubrificarlo e la sua lingua si muove più rapidamente.
“MMMMMMM, impari in fretta!”, mi complimento. Mi sollevo e lui continua a leccare a vuoto: le sue gote sono porpora. È ubriaco di lussuria. Mi sdraio sul divano, spalanco le cosce e, schiaffeggiandomi il buchino, lo invito a penetrarmi. Lui capisce tutt’altro e si rituffa con la faccia riprendendo a lapparmi.
“MMMMMMMMMMMM, come sei buono! Slurp… slurp… slurp…!”, rantola.
“Adesso smettila di fare la lesbica!”, lo cazzio. “Fa’ l’uomo e fottimi!”, gli ordino.
“I… io…?”.
“Sì. Tu.”, e, tentennante, si alza e accosta il suo bacino al mio culo. Gli agguanto la mazza e la punto al mio buco. “Spingi”, e la cappella entra in me. Francesco fa una smorfia. Gli stritolo le palle e l’orgasmo si arresta.
“Devi controllarti! Adesso inizia il bello! Devi impegnarti per fare godere me, non per venire, ok? Dai, scopami!”. Si appoggia con le mani sulla seduta e comincia a ondeggiare col suo ventre. “Sì, bravo! Oh, com’è grosso! Dammelo tutto!”, e spinge sprofondandomi completamente dentro. Gli stringo le chiappe e gli impongo il movimento.
La sua fronte si imperla. “Sei morbido… caldo… Uff!”, ansima. Affonda il viso nel mio collo e si muove sempre più velocemente. È proprio vero che il sesso e come fare sesso sono insiti nel nostro codice genetico! Questo ragazzino è vergine, ma sta cominciando a farmi godere.
D’improvviso Francesco rantola. Sta per venire. Cerco di raggiungere i suoi coglioni per strizzarli di nuovo ma ci arrivo troppo tardi. Sussulta e sborra. Dopo essersi svuotato si accascia su di me. Poi solleva la testa e mi bacia.
Quando ormai sono rassegnato a dovermi rivestire e andare via, lui ricomincia a muoversi. Allora mi rendo conto che il suo cazzo non si è ammosciato per nulla: è ancora tosto e vibrante. Vedendo la mia espressione sorpresa, mi fa: “Te l’ho detto che, a causa tua, mi sparo almeno tre seghe al giorno, no?”.
“Ma… oh!… tre… uff!… seghe… ah, ah, ah!… di seguito?”, gli chiedo, mentre mi sbatte con maggiore veemenza.
“Sì, di seguito! E ogni volta sono più duro e più resistente!”, risponde e mi ciuccia un capezzolo.
“Oh… oh, che meraviglia!”. Forse, alla fine questo sbarbatello riuscirà anche a farmi avere un orgasmo anale!
Lo spingo fuori da me e mi metto carponi sul divano. Lui si inginocchia dietro e mi monta a pecorina. Mi dà delle sferzate profonde e sento le sue palle sbattermi contro. Lo sperma che mi ha schizzato dentro poco fa lubrifica bene il suo cazzo, che ora scorre facilmente nel mio sfintere. Continua a fottermi per qualche minuto, finché comincia a tremare e di nuovo scarica il suo piacere nelle mie viscere.
Stavolta è più stanco e si mette seduto sul divano. La sua verga non accenna ad abbassare la cresta. Così sporca del suo sperma e dei miei umori è un bocconcino molto appetitoso. Mi precipito a succhiarlo. Francesco di agita in preda agli ultimi spasmi dell’orgasmo e mi dona altre gocce di sborra. Quando l’ho ripulito ben bene, mi ci impalo sopra.
“Adesso è il mio turno! Vediamo se è vero che adesso sei più resistente!”, lo provoco e la stanza si riempie del riverbero dei colpi che le mie chiappe assestano al suo ventre. Sono intenzionato a godere di culo, tanto questo cazzo può restare duro all’infinito. Sento caldo, molto caldo. Sudo. Il mio sfintere comincia a contrarsi. Francesco si accorge che qualcosa sta cambiando.
“E’ l’orgasmo anale?”, mi chiede.
“Bravo! Vedo che mi hai studiato bene!”.
“Dimmi cosa vuoi che faccia. Voglio farti godere tanto”.
“Sbattimi forte!”, gli ordino e, puntando le mani sulla seduta, mi scopa energicamente e, quando la mazza finisce la sua corsa, spinge verso l’alto. Il mio culo comincia a strizzargli il cazzo e lui fa una smorfia, ma vuole resistere il più possibile perché il mio piacere esploda completamente.
La mia schiena si piega lentamente indietro. La mia testa la segue. Le pupille rientrano nelle orbite e comincio a tremare. Una convulsione e la schiena va ancora più indietro. Lo sfintere si spalanca.
“Sei tutto aperto!”, si stupisce Francesco.
“Sì, pre… pa… ra… ti…”, ansimo con un filo di voce, mentre l’orgasmo arriva impetuoso.
“A che co… oooo… oooooooooooo… ooooooooooooo… OOOOOOOOOOOOOO…!!!”. La convulsione che mi fa restringere il culo lo coglie di sorpresa. I miei muscoli gli stanno stritolando, ciucciando e masturbando la verga. I nostri corpi vibrano all’unisono. Altra sborra mi innaffia le viscere e cola giù lungo le mie chiappe e sulle sue palle. Infoiato, mi scopo il suo cazzo agitando il bacino.
“Basta, basta, basta!!!”, mi implora. Lo sto letteralmente mungendo e vederlo così sotto tortura mi eccita da morire. Anzi: voglio vedere se riesco a farlo venire quattro volte di seguito!
Smonto da lui e mi chino a succhiarlo. Con una mano lo masturbo e con la bocca lo pompo. Poi, uno spasmo e il suo bacino si solleva. Un rantolo strozzato e dell’altro nettare fiotta nelle mie fauci. Lo monto di nuovo e, strusciandomi il cazzo tra le chiappe, lo bacio facendogli assaggiare il sapore del suo seme. Mi penetra di nuovo e si muove un po’, ma è stremato e si ferma dopo qualche colpo.
Infine sibila: “Meglio delle seghe… molto meglio…!”.
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