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Gay & Bisex

Veglione di Capodanno (2)


di crigio
07.11.2013    |    8.526    |    3 9.3
"Mi volto per vedere quanta gente c’è nella stanza, ma sono talmente tanti che non riesco a contarli..."
Mi giro e mi rigiro sul letto accarezzandomi il buco e leccandomi le dita sporche di sperma, quando mi sento afferrare le cosce. Un energumeno biondo, senza neanche guardarmi, mi divarica le gambe e mi impala con la sua mazza. Un gesto secco e preciso e mi ritrovo con un palo conficcato nello sfintere. Mi stantuffa per una decina di volte a ritmo sempre più intenso e crescente e poi si tira fuori, osservando la mia rosellina dilatata. Poi, di nuovo con un colpo rapido, torna dentro di me e riprende a pistonarmi a testa bassa come prima. Riesce e mi guarda ancora.
Continua così per un po’: mi usa come un buco da riempire, senza curarsi di me, ma solo per il suo piacere. D’un tratto, mi molla le gambe, che ricadono lungo la sponda del letto, mi tira per i capelli e mi affoga col suo cazzone. Intanto, mi strizza un capezzolo rantolando come un porcone.
Dopo essersi goduto un po’ le mie fauci, mi rispinge sul letto, mi rialza le cosce e torna a lavorarmi gli intestini. Quattro, cinque, sei, dieci colpi sempre più forti e poi il vuoto, mentre le mie membra cominciano ad essere scosse da un altro orgasmo. L’energumeno mi spinge le gambe di lato, facendomi capire che devo mettermi prono. Mi tira su e mi fa posizionare a pecorina. Sale in piedi sul letto e si accovaccia sulle mie chiappe, affondando la verga nel mio buco vergognosamente aperto. Si piega in avanti e con una mano mi spinge la faccia sul materasso. Mi fotte pesantemente: le molle del letto cigolano pericolosamente, ma lui non sembra preoccuparsene. È un animale infoiato e mi sta scopando divinamente. Le pareti dello sfintere mi stanno regalando un piacere crescente.
Il biondone estrae il cazzo e mi penetra con tre dita, rigirandole brutalmente. Poi torna dentro di me col suo affare e riprende a trivellarmi, quasi cercasse il petrolio. Quindi, mi cinge con un braccio e, insieme, cadiamo su un fianco. Mi solleva una gamba e riprende a scoparmi. L’animale che è in lui viene fuori con maggiore evidenza: inizia a fare versi strani e incomprensibili, mi morde la spalla e il collo, allunga un dito verso il mio buco e prova ad infilarmelo dentro, alla fine riuscendoci. Sono completamente in balia di questo instancabile porcone, e più mi fotte più ne voglio.
All’improvviso cambia ritmo: non più diversi colpi sempre più veloci, ma affondi penetranti e cadenzati che mi arrivano alla bocca dello stomaco. Ognuno di quelli mi provoca una scossa al ventre che risale fino ai capezzoli, indurendoli, e fino al cervello. Allungo una mano per accarezzarmi e sfioro anche il suo membro, ma lui s’incazza.
“Non toccarmi, puttana!”, e mi dà una sferzata col bacino che mi scatena l’orgasmo.
“Ooooohhhhh… Oooooohhhhhhh… OOOOOOOOHHHHHHHHHH!!!”, mugolo, emettendo un lamento che aumenta progressivamente di volume.
“Finalmente! Guardati vacca! Stai sbrodolando dal culo! Che troia che sei!”, mi insulta, tirandomi per i capelli e costringendomi a fissare il mio riflesso nello specchio dell’anta dell’armadio di fronte. Mi vedo tutto sudato e in preda a convulsioni, infilzato da un palo di carne. Quello spettacolo mi fa sentire ancora più puttana e allora alzo la coscia e mi struscio contro il corpo del mio stallone, gemendo e chiedendogli più cazzo.
“Ne vuoi ancora, eh? Così… così…?”, mi sussurra, colpendomi con maggiore forza le chiappe.
“Sì, sì! Tutto! Tutto! Dammelo tutto! MMMMMMMMMMMMM!!!”, e la mia immagine allo specchio inizia a vibrare e a contorcersi, sbava dalla bocca e diventa sempre più liquida.
“Ragazzi, venite a vedere!”, urla d’un tratto l’energumeno e la camera si riempie velocemente di maschi eccitati e curiosi. Mi scrutano, commentano e incitano lo stallone a darci dentro. Raccogliendo i suggerimento dei presenti, il biondone mi infila due dita nel culo ancora rigonfio del suo cazzone; mi tortura un capezzolo; mi affoga in gola con la mano; mi violenta a più non posso.
“Dove la vuoi la sborra, eh?”, mi chiede uno.
“Sparagliela tra le chiappe, dai!”, fa un altro.
“Ma no! Meglio nelle orecchie!”, aggiunge un terzo.
“E perché non nel naso?”, chiede provocatoriamente un quarto.
“Allora? Dove la vuoi?”, mi sussurra il tipo che mi sta fottendo. “Hai sete?”, mi chiede poi.
“Sì! Sì! Tanta sete!”, sibilo io, e allora lui esce dal mio corpo ed io mi giro sulla schiena. Lui si inginocchia accanto alla mia testa, me la torce e mi strozza con la sua mazza.
“Ecco che arriva! Bevila tutta, mi raccomando!”, mi ordina, mentre gli altri ragazzi fanno il tifo. Qualcuno mi allarga le cosce e mi penetra: non ha resistito, evidentemente, allo spettacolo e vuole scaricarsi i coglioni nelle mie viscere.
Pochi secondi ed entrambi i miei pertugi vengono inondati di sperma. Il mio gozzo sale e scende in gola mentre ingoio il nettare del biondone. Ricevo il seme dell’altro tipo nel culo, che però è stracolmo per quello riversatomi dagli altri ragazzi in precedenza, tanto che cola fuori lungo il mio solco. Dopo essersi svuotato, scende dal letto e se ne va, ma un altro prende subito il suo posto, mentre io mungo il cazzo del biondone.
Ormai sono tutti talmente eccitati che non si preoccupano di me: vogliono godere e abusano del mio corpo per raggiungere il loro scopo. Quando l’energumeno mi abbandona, il tipo che mi fotte mi fa girare a pecorina, si posiziona sotto di me e mi fa impalare sul suo affare, cominciando ad assestarmi fendenti profondi. Da dietro sento la pressione del petto di un altro ragazzo che punta la cappella al mio buco e spinge. Sono così lubrificato da tutto lo sperma che ho ricevuto, che anche la seconda verga mi scivola dentro con facilità.
“Ma sei senza ritegno, brutta zoccola!”, mi offende il tipo che mi sta sopra, e inizia a scoparmi senza pietà. Dopo un paio di minuti viene rantolando. Tira fuori il cazzo e subito qualcun altro prende il suo posto. Mi volto per vedere quanta gente c’è nella stanza, ma sono talmente tanti che non riesco a contarli. Quando mi rigiro, un grassone inginocchiato sul letto mi riempie la bocca col suo palo. Un altro si mette alla mia destra e mi costringe a masturbarlo. Alterno i due cazzi tra le mie fauci; quelli nel culo si gonfiano per l’incipiente orgasmo. Si scaricano nei miei intestini e poi il tipo che mi sta sotto mi spinge di lato per liberarsi.
Mi ritrovo di nuovo sulla schiena e, nel delirio del godimento mai cessato, vedo una figura familiare sovrastarmi: è il ragazzetto dalla terza gamba che, con un filo di voce, mi chiede: “Posso… ancora…?”. Per tutta risposta, io spalanco le cosce e lui capisce che lo sto invitando a scoparmi una seconda volta. Nonostante sia ormai dilatato a dismisura, quell’obelisco di carne fa sempre un certo effetto. A mano a mano che entra, la mia schiena si inarca e, quando arriva in fondo, il mio busto schizza verso l’alto e mi aggrappo alle sue spalle. Gli pianto le unghie nella pelle e, mentre lui si muove dentro di me, la sborra cola fuori inzuppando le lenzuola. Ricado sul materasso e il piccoletto si carica le mie gambe e mi cavalca. Gli agguanto le chiappe e accompagno il suo movimento. Adesso che sono completamente sbragato, riesco a prenderlo tutto e la cosa mi eccita da morire!
I due tipi inginocchiati sul letto si rifanno sotto, si masturbano sulla mia faccia e si svuotano i coglioni nelle mie orecchie, nelle mie narici e sulle mia labbra. Quando anche lo stalloncino sta per venire, la sua mazza si gonfia lacerandomi lo sfintere e poi spara un getto lungo e abbondante che mi disseta gli intestini. Prima che schizzi di nuovo, mi estraggo il cazzo e me lo ingoio per quanto possibile, ricevendo il resto della sborra dritto in gola. È così tanta e così buona che il mio cervello va in brodo di giuggiole e godo di bocca.
Qualcuno mi afferra per i capelli, mi fa scendere dal letto e inginocchiare a terra. Rapidamente vengo ricoperto dallo sperma che tutti gli altri presenti mi schizzano addosso. Me lo spalmo dappertutto, lo bevo, lo assaporo. Più di un tipo si fa ripulire il cazzo infilandomelo in bocca. Non capisco più niente e, soprattutto, non vedo più niente: la sborra mi cola sugli occhi impedendomi di guardarli. Me la levo con le dita, che succhio avidamente, e riesco a vedere solo che escono dalla camera, scherzando tra di loro.
Infine, stremato mi accascio sul pavimento.
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