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Gay & Bisex

Doppia gangbang (1)


di crigio
05.10.2013    |    19.420    |    1 9.5
"Si inginocchia tra le gambe del quarantenne e gli ingoia la verga, allungando le mani su quelli che gli stanno ai lati per masturbarli..."
“Ciao, puttanella!”. È Pino.
“Ciao, troietta!”.
“Ho saputo la novità!”.
“Che novità?”.
“Di te ed Enrico, intendo! Ho parlato con lui e mi ha detto che state insieme”.
“Eh, sì! Quel ragazzone mi ha fatto capitolare”.
“Sono contento per voi. Siete due bravi ragazzi. Ascolta: ho voglia di cazzo… eheh!”.
“E chiami me?! Knut non ti soddisfa abbastanza?”.
“No, non hai capito: ho voglia di tanti cazzi, tutti insieme!”.
“Mmmm, se ti conosco bene hai già in mente qualcosa”.
“Mi conosci bene. Dunque, tu sei mai stato al blind party?”.
“Sì, una volta”.
“Allora, pensavo di fare una cosa simile, ma non alla cieca. Io conosco lo staff che seleziona i ragazzi che frequentano il locale e chiederei loro di trovarci un certo numero di stalloni che abbiano determinati requisiti che noi indichiamo. Direi al massimo una quindicina, che dici?”.
“Azz! Quindici?! Non sono tanti?”.
“Scusa, ma al blind party ti avranno scopato in più di quindici, sicuramente!”.
“Sì, forse hai ragione. È che, detto così, il numero fa un po’ impressione”.
“Vedrai che bella impressione ti faranno quei bei cazzoni su per il culo…!”.
“Puttana!”.
“Troia! Allora, che dici? Faccio partire la macchina?”.
“Ok. Ma quali dovrebbero essere i requisiti?”.
“Pensavo: età compresa tra i 18 e i 50 massimo e ben portati; bella presenza (ma tanto quella verrà valutata dallo staff); maschili e dotazione non inferiore a venti centimetri…”.
“Venti centimetri!!! Cioè, da venti in su?! Senza limiti?”.
“Tesoro, ma a chi vuoi raccontarla! Dai, che non vedi l’ora di prendere un'altra mazza da trenta!”.
“Ma vaffanculo!”.
“Allora: siamo d’accordo?”.
“S… sì. Credo di sì”.
“Ah, naturalmente Knut ed Enrico saranno nel locale per vigilare. Sai, qualcuno potrebbe fare il furbo o andare fuori di testa. Non vogliamo problemi, ma solo divertirci. E comunque all’ingresso del locale c’è sempre il buttafuori”.
“Sono d’accordo!”.
“Allora ti tengo aggiornato e ti faccio sapere la data. Ciao!”.
Quando vedo Enrico gli racconto tutto, ma ovviamente ne è già al corrente. Pino glielo aveva anticipato quando si sono sentiti.
“Non vedo l’ora di vederti manovrare quindici cazzi: sono già eccitato!”.

Dopo una settimana Pino mi richiama per darmi la data e dirmi che lo staff è riuscito a trovare solo dodici persone che corrispondono alle nostre richieste.
“Direi che sono abbastanza, no?”, chiedo.
“Amore, non sono mai abbastanza! AHAH! Ma sì, dai! Allora ci vediamo lì. Ciao”.

La sera concordata io ed Enrico andiamo al locale. La vigilanza all’ingresso è curata da Igor, che, riconoscendomi, mi saluta con affetto.
“Te lo sei fatto?”, mi chiede Enrico, sospettoso.
“Ovvio che sì!”, gli rispondo sfacciato, e lui mi sorride dandomi una pacca sul culo.
Il locale è come lo ricordavo: divanetti appoggiati alle pareti e tavolini sparsi per la sala. Al centro la pista da ballo e in fondo un bar. In realtà, però, la nostra serata si svolgerà nel privée, un locale più piccolo al piano di sopra.
Quando entriamo, Pino e Knut sono già lì.
“Ciao, amore!”, mi saluta Pino. Anche Knut si avvicina e ci dice di non preoccuparci di nulla. Lui ed Enrico saranno i nostri angeli custodi.
Io e Pino siamo vestiti allo stesso modo: shorts a fil di chiappa e canottiera aderente.
Dopo circa mezzora i nostri stalloni iniziano ad arrivare. Alla fine posso verificare che il più giovane ha intorno ai 25 anni e il più vecchio una quarantina e che tra loro ci sono due neri. Tutti hanno un abbigliamento che mette bene in evidenza i loro fisici atletici: sarà stato richiesto da Pino e dallo staff.
I tipi si accomodano sui divanetti e, quando ci sono tutti, Pino apre le danze. Ci posizioniamo al centro della sala e cominciamo a lesbicare per eccitare i presenti. Mentre le nostre lingue si aggrovigliano, lanciamo loro sguardi lussuriosi. Qualcuno si tira già fuori il cazzo e si smanetta. Allora Pino mi spinge via e si avventa su uno di quelli per iniziare a spompinarlo. Si inginocchia tra le gambe del quarantenne e gli ingoia la verga, allungando le mani su quelli che gli stanno ai lati per masturbarli. Un quarto tipo si alza e gli massaggia il culo, infilando la mano negli shorts per cercare il buco e Pino geme di godimento.
I nostri stalloni sono equamente divisi nella sala. Sei da un lato e sei dall’altro. Perciò, quantomeno all’inizio, io e Pino ce li dividiamo in parti uguali. Inoltre, abbiamo preso l’impegno di passarci i più interessanti: fondamentalmente, quelli col cazzo più grosso o che scopano meglio.
Mentre Pino è impegnato con la sua pompa, io vado nella direzione opposta e mi concentro su quello che sembra il più giovane. Mi piace stuzzicare i ragazzini inesperti!
Mi inginocchio tra le sue cosce e divoro il suo cazzo barzotto. Lui si irrigidisce e il suo corpo vibra per l’improvviso contatto con le mie fauci. Intanto, due mani mi palpano le chiappe, poi scendono sulla patta dei miei shorts e me la aprono. Con un colpo secco ho il culo scoperto ed una lingua mi sta già perlustrando la rosellina.
Il cazzo nella mia bocca prende vigore e aumenta di dimensioni. Allungo le mani ai lati e, come Pino, inizio a masturbare altri due ragazzi.
Dall’altro capo della sala arriva un urlo: è il mio amico, che, mentre sta ancora ciucciando il cazzo del quarantenne, viene sbattuto in culo, a pecorina, dal tipo che prima lo palpava. Il ragazzo che mi lecca il buco si accorge della mia distrazione e mi fa: “Che c’è? Sei invidioso? Allora perché non ti impali sul cazzone che hai appena svegliato?”, e, girandomi di nuovo verso il ragazzino, impallidisco nel vedere un palo di una lunghezza esagerata. Come ipnotizzato, salgo sul divanetto e mi accovaccio su sto obelisco. Il ragazzino trema di piacere; il tipo alle mie spalle mi toglie la canottiera e mi strizza i capezzoli, poi torna giù a leccarmi la rosellina dilatata. I due stalloni ai lati si chinano sulle mie tettine e le triturano con i denti ed io continuo a rimbalzare sulla mazza del venticinquenne. Gli prendo la faccia tra le mani e dolcemente lo bacio.
“Ti piace il mio culo, tesoro?”, gli chiedo.
“S… sì! E’ così caldo!”, mi risponde ansimando. “E a te piace il mio cazzo?”, mi chiede a sua volta.
“Oh sì! E’ grosso. E duro!”.
“Adesso però ti piacerà di più!”, e, assumendo un’espressione più maschia e sfacciata, si appoggia con le mani sulla seduta e comincia e sferzarmi lo sfintere con affondi potenti. Poi rotea il bacino e mi ravana dentro. Altro che inesperto! Io pianto le unghie nelle sue spalle e godo sonoramente. “Non è più bello così?”, mi chiede.
“Oh sì, sì, Sììììììììì!!!!”, urlo in preda alla lussuria. Lui mi sferra un ultimo colpo e si abbandona sul divanetto ed io su di lui. Due mani, forse le sue, mi divaricano le chiappe. Il mio buco si bagna e qualcos’altro spinge per entrarmi dentro.
Alla mia destra manca un ragazzo: è quello che mi sta aprendo il culo. La cappella entra. La mia rosellina si spampana. La mia bocca si spalanca e i miei occhi si sgranano. Il secondo cazzone scorre sul primo e il ragazzino sotto di me mi sussurra: “Era questo che volevi, no?”.
“Oh, oooooohhhhhh sìììììììììììììì!!! Gooooodooooo!!!”, urlo e, mentre mi dimeno per il piacere, la mia testa si volta in direzione di Pino. Il mio amico è inginocchiato a terra, impalato su un cazzo e incaprettato da dietro da un altro stallone e intanto sta continuando a spompinare il quarantenne. Il suo corpo sembra scuotersi: credo che gli stia arrivando il primo orgasmo anale. E infatti la sua schiena si contrae ritmicamente ed emette un lamento che presto diventa un urlo straziante.
L’andirivieni nel mio sfintere mi fa spostare di nuovo l’attenzione su di me: “Sì, datemi sti cazzi! Ancora, ancora!”, rantolo. Giro la testa per baciare il ragazzo sopra di me e il mio sguardo va in fondo alla saletta, dove Knut ed Enrico parlottano in piedi con i due neri. Strano! Non mi sono accorto del loro allontanamento dal gruppo!
“Toh, puttana!”, mi insulta il venticinquenne percuotendomi la bocca dello stomaco con la sua mazza. Quest’ultimo affondo mi scatena un calore nelle viscere. Poi il tipo alle mie spalle estrae il suo cazzo con uno strattone e subito si fa sotto un altro stallone che mi penetra con un colpo secco. Allora il calore comincia a diffondersi per tutto il ventre. Un brivido sale lungo la schiena. Il mio corpo trema e lo sfintere si contrae.
Il ragazzino non capisce cosa succede e se la prende con il nuovo entrato. “Stronzo, che fai! Non stringere così che mi fai sborrare!”.
“Ma non sono io!”, ribatte quello. “E’ questa troia che sta giocando col culo!”.
Gli occhi mi rientrano nelle orbite, la mia bocca schiuma e un terremoto ci scuote tutti e tre. “Amico, non sta giocando! Gli sta venendo un infarto!”, dice il ragazzino, spaventato.
“No… oooo… oooooohhhhhhhh… non è un… uff!... infarto! Io godooooooooooo!!!!!!”, riesco a dire prima che l’orgasmo esploda in tutta la sua potenza. Il mio culo spompa i due cazzi. Il venticinquenne mi schizza dentro bestemmiando. L’altro, invece, riesce a tirarsi fuori prima di venire. Il mio ventre divora la mazza del ragazzino e lui si dimena cercando di sfuggire alla stretta. Nonostante le sue palle si siano svuotate completamente, le mie contrazioni continuano a risucchiargli anche l’anima.
Solo quando mi calmo un po’ riesce a spingermi via e a spostarsi sul divano. Si guarda il cazzo per verificare che sia tutto a posto: forse ha paura che gliene abbia mangiato un pezzo.
Io, invece, sono a pecorina appoggiato al bracciolo del divano ancora scosso dagli spasmi. Un cazzo mi sfonda e le convulsioni si riaccendono. Un’altra verga mi affonda in gola. Enrico, in piedi di fronte a me, ma lontano nella sala, mi osserva preoccupato. Sa, però, che sto godendo come una vacca e mi strizza un occhio.
Un altro cazzone si affianca a quello che ho in bocca e i due si alternano tra le mie fauci, mentre i muscoli del mio sfintere strizzano il palo che mi penetra e lo fanno schizzare nelle mie viscere.
“Oh, troia! Svuotami tutto!”, rantola lo stallone alle mie spalle, e mi stantuffa con colpi profondi in coincidenza dei fiotti di sborra. Poi uno strattone e lo sperma mi cola giù per le cosce.
Ma un altro cazzo è già pronto a farsi strada in me: una spennellata alla rosellina, un colpo deciso e il mio sfintere è di nuovo bello pieno. Questa penetrazione la sento più delle altre: forse la verga è più adatta al mio condotto rettale e adesso godo davvero come una puttana. Mi dimeno sinuosamente e mugolo di piacere, mentre succhio avidamente le due mazze davanti a me.
Poi, un altro urlo straziante viene dall’altra parte della saletta. Volto lo sguardo e Pino è impalato a cosce larghe su un tipo seduto sul divanetto, forse il quarantenne, mentre un altro lo sta sbattendo da sopra. Si accorge che lo scruto e il suo viso fa capolino oltre la spalla dell’energumeno che lo dilania: mi fa la linguaccia e l’occhiolino, poi urla di nuovo. Afferra una chiappa del suo stallone e lo incita: “Sì, dammi il cazzo, così, così!”.
Uno dei due tipi che sto spompinando mi richiama all’ordine quando mi affonda il suo palo in gola. Ho tanta sete e allora decido di farne venire almeno uno nella mia bocca. Quindi, stringo gli addominali, trattengo il respiro, mi affondo la cappella in gola e inizio a stringerla con la glottide.
“Ehi, troia, ma vuoi che ti venga in gola, eh?”, mi chiede il tipo. Io alzo gli occhi e annuisco e dopo qualche secondo le mie fauci vengono innaffiate da calda e densa sborra che inghiotto avidamente. Il sapore e l’odore mi ubriacano di desiderio e le convulsioni, mai cessate, mi sconvolgono tutto il corpo. Il culo ciuccia il cazzo che mi sta sbattendo e lo costringono ad esplodere.
Quando anche quest’altro stallone si è svuotato le palle dentro di me, mi rigiro sul divano e, a cosce aperte, mi accarezzo la rosellina lorda di sperma. Allora l’altro tipo che stavo spompinando si carica le mie gambe sulle spalle e sprofonda nelle viscere. Io ormai sono in fregola e mi comporto come una troia navigata.
“Ah! Come sei duro, bel porcone! Dai, dammi il cazzo, dai!”, lo incito.
Per un momento guardo oltre lui e Pino è ancora a cosce larghe e cavalcato da due cazzoni. Intanto, però, ne masturba energicamente altri due e tiene la bocca spalancata in attesa che quelli schizzino il loro succo. Il primo lo fa subito e Pino si precipita a ripulirlo ben bene. Dopo anche l’altro lo disseta a dovere, mentre il suo corpo è di nuovo scosso e i due tipi che lo scopano svuotano i loro lombi nei suoi intestini.
“Che cazzo guardi, troia?”, mi richiama il mio stallone.
“Te, tesoro!”, lo adulo io. “Dai, fammi sentire quanto sei maschio!”, e, non gliel’avessi mai chiesto, inizia a dilaniarmi. Mi sbatte come un ossesso e, quando è tutto dentro di me, strofina il suo ventre contro le mie chiappe, ravanandomi lo sfintere. Questo massaggio mi tocca qualche nervo e gli spasmi ricominciano stavolta più rapidi e potenti di poco fa.
“Allora, va bene così maschio o di più?”, mi provoca il tipo. Uno spasmo e inarco la schiena. Un altro e il mio busto schizza in alto contro di lui. Gli pianto le unghie nella schiena, lui mi solleva e mi fotte in piedi mentre sono avvinghiato alle sue spalle.
“Di più, di più!”, gli chiedo. Il mio buco è spalancato e la posizione favorisce l’apertura. Non sono mai stato scopato così prima e il piacere è estremo. La verga sprofonda completamente in me e sento sbattere le sue palle contro le mie chiappe. Lui si avventa contro un mio capezzolo e lo tortura. Allora non ci vedo più: le mie contrazioni gli masturbano il cazzo e gli succhiano la sborra dalle palle. Due tre fiotti e lo stallone non si regge più sulle gambe. Mi lascia cadere sul divanetto, la sua mazza schizza fuori dal mio sfintere e fiotta un lungo e abbondante rivolo di sperma per tutto il mio corpo fino al mio viso. Con la lingua lecco quella intorno alla bocca.
La mazza continua a eiaculare e allora mi metto seduto e la ingoio più che posso cercando di prendere tutto il nettare che può darmi.
“Sì, cazzo, sì! Bevi tutto! È buona, vero! È tanto buona!”, rantola lui, mentre le sue palle più si svuotano più sborra producono. Che meraviglia! Non ne ho mai bevuta tanta! È così calda e saporita e godo ancora e ancora.
Mentre lo stallone stramazza sul divano e io mi asciugo le labbra col dorso della mano, vedo Pino gattonare verso di me col culo per aria. Mi inginocchio e gli vado incontro. Quando le nostre bocche si incontrano iniziamo a limonare e le nostre lingue si scambiano i nettari di cui sono sporche. Poi ci mettiamo a sessantanove, io sotto e lui sopra, e ci ripuliamo le roselline.
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