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Gay & Bisex

La gogna (1)


di crigio
04.03.2014    |    11.703    |    0 9.5
"Pino, allora, si tira su e corre verso il vetro per raccogliere il seme che sta colando fino a terra, strusciandosi e contorcendosi per smorzare il suo..."
“Venite al locale stasera”.
Proprio così. Non una domanda, ma un’asserzione. Quasi un’imposizione. È il solito Pino, che non chiede se abbiamo impegni: semplicemente ordina agli altri cosa devono fare e si aspetta che lo facciano senza attendere alcuna risposta.
Infatti, pronunciata la frase, mette giù il telefono.
“Chi era?”, mi chiede Enrico.
“Pino…”, lo rendo edotto.
“E che voleva?”.
“Indovina?”.
“Stasera al locale!”, butta lì il gigantone.
“Bravo!”, mi complimento, ironico, e scoppiamo in una grassa risata.

Parcheggiata l’auto, ci dirigiamo verso l’ingresso. Knut si occupa della sicurezza e fa entrare a gruppi gli uomini e i ragazzi in coda. Quando ci vede, ci saluta sbracciandosi, forse in modo esagerato. Enrico rimane sulle sue, mentre io lo bacio sulla guancia.
“Passate di qua!”, ci sollecita sganciando il cordolo che delimita la fila. Il mio ragazzone gli lancia un’occhiataccia e passa oltre.
All’interno del locale c’è già molta gente e la musica è a palla. Noto qualcosa di diverso: Sulla parete di fondo un’enorme vetrina separa la pista da ballo da un’altra stanza che vi sta dietro. Una gogna di legno di noce è posta al centro della grande teca e qualcuno vi è imprigionato, i polsi e il collo incastrati nei tre buchi. È biondo e pallido, o forse sono le luci molto intense a renderlo bianco come un cencio.
“Ma è Pino!”, esclama all’improvviso Enrico. Stringo gli occhi e fisso meglio il protagonista della scena: è vero, è il nostro amichetto!
Cerchiamo di farci largo tra la folla e ci avviciniamo al vetro. Quando il biondino si accorge di noi alza la testa, per quanto possibile, e ci sorride. Io lo saluto con la mano e gli faccio “ok” col pollice in su. D’un tratto, le luci nell’altra stanza si abbassano. Un’ombra spunta dalla quinta di sinistra. Presto, la sagoma scura si trasforma in un corpo in carne ed ossa, più carne che ossa. Uno scimmione peloso e massiccio si avvicina minaccioso a Pino. I capelli unti cadenti sul viso e il vello sul petto lo rendono ancora più inquietante. Due anelli ai capezzoli e uno al naso lo fanno apparire truce e pare avere brutte intenzioni.
In sala si leva un brusio di sorpresa e orrore. I ragazzi accanto a me si urlano all’orecchio che non si farebbero toccare da un tipo così neanche per un milione di dollari. L’espressione di Pino si trasforma: le reazioni del pubblico lo fanno preoccupare ed io non so se correre nel retro per liberarlo o lasciare che lo spettacolo vada avanti. Tutto sommato sono incuriosito: quell’orribile energumeno dovrà pur avere qualche qualità!
Enrico, invece, è più istintivo: spinge per andare a soccorrere il biondino, ma la folla che si accalca per vedere quello che succede gli impedisce di procedere. Lo afferro per un braccio e gli dico di stare calmo. Vediamo come si sviluppa la situazione: semmai interverremo dopo.
Lo scimmione arriva alle spalle di Pino, si volta verso il pubblico e, veloce, sparisce verso il basso. Un attimo dopo il volto del biondino si contrae e si arrossa. Gli occhi si sgranano e la testa si agita: prova a voltarsi, ma il giogo gli impedisce un movimento completo. Cerca comunque di vedere chi è il suo stallone girando il più possibile gli occhi, ma, a quanto posso capire, non ci riesce. Allora si volta nella nostra direzione e ci interroga con lo sguardo, ma nella ressa in cui siamo stretti non riusciamo a fargli capire nulla. Poi, i suoi occhi si chiudono leggermente e sospira: sembra che stia iniziando a godere. Quindi, un sussulto fa balzare la gogna: l’energumeno deve aver toccato un punto nevralgico dell’ano di Pino. Il nostro amico si lecca le labbra e si abbandona alle attenzioni del suo boia.
La bocca del biondino si apre e si chiude ritmicamente: pare che stia emettendo degli urletti, ma naturalmente non riusciamo a sentirli. All’improvviso, lo scimmione riappare: ha tutta la faccia impiastricciata di saliva, che rapidamente si asciuga col dorso della mano. Quindi, si rituffa sulla sua vittima, che reagisce contorcendosi e respirando pesantemente. Quel mostro d’uomo sarà pure orrendo, ma, a quanto vedo, deve sapere il fatto suo. Ormai conosco bene Pino e le espressioni del suo viso mi fanno capire che sta godendo tantissimo.
E infatti, riapre gli occhi e mi cerca. Quando mi individua, mi fa un sorrisetto impertinente da gran troia. Avevo ragione: l’energumeno gli sta lavorando il culo ben bene e continua il suo anilingus ancora per qualche minuto. Alla fine riappare in tutta la sua orripilante mole, si pulisce di nuovo il muso con il braccio e poi sputa verso il basso. Probabilmente si sta lubrificando il cazzo.
Non mi sbagliavo, perché, con un colpo di reni potente, infilza la puttanella, che, colta di sorpresa, tira su la testa e spalanca la bocca, rimanendo immobile per qualche secondo. L’affondo deve avergli spezzato il fiato e, quando riprende a respirare, il capo si abbatte verso il basso. Poi, risale lentamente e come se pulsasse: gli occhi e le labbra si divaricano ad ogni afflusso di sangue al cervello, finché il suo sguardo si volge nuovamente verso la platea, quasi a cercare aiuto. Allora, la bocca si serra e le guance si gonfiano. Le pupille sembrano voler esplodere fuori dalle orbite e il colorito si fa paonazzo. Le mani si chiudono a pugno e le unghie si piantano forte nei palmi.
D’improvviso, comincia a vibrare: la testa si scuote e gli occhi rientrano nelle palpebre. La mascella si abbassa di scatto e la gola si gonfia: sta urlando, ma la musica e il brusio della folla presente non ci permettono di sentire. Mi pare di scorgere una lacrima sgorgargli da un occhio e rigargli la guancia, mentre, dall’altra parte, un rivolo di bava cola dall’angolo della bocca. Infine, la testa e le mani ricadono esanimi lungo la parete della gogna, ma lo scimmione non smette di cercare il proprio piacere e continua a sbattere la troietta, incurante delle sue condizioni.
Enrico scalpita e vorrebbe raggiungere il suo amico per sottrarlo a quella tortura, ma stringendogli ancora il braccio, gli ricordo che per Pino non è certamente uno sprovveduto.
“Vedrai!” gli urlo in un orecchio. “Tra poco si risveglierà e godrà come una porca!”. Lui mi guarda perplesso, ma sembra tranquillizzarsi.
Neanche a dirlo, il biondino rialza il capo ed il suo volto si illumina di estasi. Un sorriso ebete e gli occhi semichiusi mi fanno capire che anche stavolta ho avuto ragione. Il suo corpo sta iniziando a regalargli un crescente godimento e dal movimento delle labbra capisco che sta incitando il suo stallone, il quale ribatte insultandolo e percuotendolo col suo ventre. Dopo diversi colpi, lo scimmione si ferma, strattona indietro e sparisce di nuovo dietro Pino. Immagino che abbia ripreso a lavorargli il buco del culo e a dissetarsi con gli umori della troietta. E infatti, quando si rialza, si lecca le labbra e i baffi con un movimento ampio della lingua, ridendo di gusto. Si sputa sul cazzo e impala per la seconda volta il mio amichetto, ricominciando a montarlo di brutto. Si piega in avanti e si appoggia sul giogo. Messosi così comodo, inizia a cavalcare Pino come un ossesso. I suoi capelli ondeggiano in ogni direzione e la sua faccia si arrossa sempre più. Mentre fotte il biondino, sbraita qualcosa: credo “puttana”, “troia”, “vacca” e robe simili. Tutto il peso di quella montagna di lardo contro il culetto pallido della troietta deve essere terribile, sebbene l’effetto sarà assicurato. La prostata del mio amichetto sarà martellata in modo costante e a confermarmelo è la libidine che traspare dal suo volto.
Lo scimmione pistona lo sfintere di Pino senza risparmiarsi: si guarda il bacino per vedere entrare ed uscire il suo cazzo dalla rosellina. Poi, si stacca dalla gogna e si rimette dritto. Dà qualche altro colpo e poi si fa indietro. Uno schizzo lungo e abbondante di sborra parte da qualche parte oltre il corpo del mio amico e si infrange contra la vetrina. Non appena si rende conto di che cosa si tratta, Pino sgrana gli occhi, estrae la lingua e cerca di allungarsi per raccogliere quel nettare. Le sue intenzioni vengono mandate in fumo dall’ennesimo affondo dell’energumeno che gli ripianta in corpo la sua mazza facendolo sobbalzare per lo choc. Con altri colpi di ventre, lo stallone si scarica completamente le palle nelle viscere della sua vittima. Quindi, si scosta e, allungandosi sulla gogna, fa saltare un perno liberando così il mio amico. Pino, allora, si tira su e corre verso il vetro per raccogliere il seme che sta colando fino a terra, strusciandosi e contorcendosi per smorzare il suo piacere.
Un sipario che si chiude ci annuncia che lo spettacolo si è concluso. Ci infiliamo tra i ragazzi tarantolati e, scostando una tenda, entriamo nel retro. Lo scimmione ci corre davanti tagliandoci la strada, probabilmente diretto ad una toilette per darsi una pulita (sic!). Prendiamo la direzione opposta e, dietro un’altra tenda, troviamo il nostro amico riverso su un divano, contratto all’inverosimile e tremante.
Non appena vede Enrico, gli sussurra: “Aiutami, ti prego! Quello stronzo mi ha lasciato a metà… Devo godere…!”. Allora, il gigantone, che sa esattamente cosa fare, si apre la patta e si tira fuori il cazzo. Se lo mena un po’ finché diventa duro. Poi si avvicina a Pino e gli divarica le gambe, strette l’una contro l’altra nel tentativo di controllare l’eccitazione. Non appena le cosce si schiudono, il biondino respira profondamente e solleva la testa verso Enrico, che, puntando la nerchia tra le sue chiappe, lo impala con un colpo di reni.
“Oh sììììììììììììììììì!!!”, rantola la troia.
“Va bene così, piccolo?”, gli chiede premuroso lo stallone.
“Più forte… più forte…!”, lo esorta Pino, e la mazza inizia ad entrare ed uscire dal suo sfintere con maggiore velocità. "Cazzo, sì! Così… così…! Ecco che arriva… mmmmmmmmmmmm… che meraviglia… aaaaa… aaaaaaaaahhhhhhhhhh!!!”, ed esplode in un orgasmo potente che lo fa irrigidire ad intervalli regolari, mentre il suo bacino salta in su più e più volte. “Grazie, amico… grazie…”, aggiunge il biondino con un filo di voce quando ormai il suo piacere si è consumato. “Ti meriti una ricompensa”, e, con scatto felino, si sfila la minchia dal culo e si inginocchia ai piedi di Enrico, ingoiando tutta l’asta. Il gigantone sussulta per la sorpresa e rimane senza fiato. La troietta succhia e masturba la minchia, mostrando tutta la sua brama di sborra. Gli occhi non si staccano un momento dal ventre del suo stallone, intenti a cogliere l’attimo preciso in cui l’attrezzo si gonfia ed è pronto a sparare il suo seme.
“Ma sei proprio affamato… oooooo… ooooooooooohhhhhhhhhhh…!”, bofonchia Enrico, che pochi secondi dopo esplode tra le fauci del nostro amico. Il gozzo nella gola di Pino sale e scende e non si perde neanche una goccia del prezioso nettare del gigantone.
Dopo averlo munto a dovere, si alza e viene da me. “Scusa, ma ne avevo proprio bisogno”, mi dice, e mi bacia facendomi assaporare l’aroma del frutto dei lombi del mio ragazzo.
Un grido straziante proveniente dalla vetrina ci distrae. Lo scimmione deve aver trovato un’altra vittima.
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