Gay & Bisex

Malta (2)


di crigio
16.05.2014    |    9.281    |    4 9.7
"Saliamo al secondo piano ed entriamo nel loft..."
La scena che ho appena visto mi ha talmente eccitato che ho anch’io voglia di essere sbattuto da un paio di cazzoni. Allora, faccio la doccia e mi vesto. Esco in strada ed entro in un locale proprio sotto l’albergo in cui alloggia la troia che si è fatta sbattere dai due negroni. Mi siedo al bancone e ordino un cocktail. Qualche minuto dopo un tipo dalla pelle scura si siede sullo sgabello accanto a me, chiede qualcosa da bere e poi mi lancia un’occhiata accattivante. Io ricambio e ci salutiamo timidamente.
“Ciao!”, dico io, istintivamente.
“Ah, sei italiano”, mi chiede lui.
“Sì”, rispondo.
“Io ho giocato in una squadra in Italia. Sai, sono un calciatore professionista. Mi chiamo Robert, piacere!”, si presenta, ponendo l’accento sull’ultima sillaba, alla francese.
“Ah! Giò, piacere mio!”.
“Sono qui in vacanza-premio con due miei amici”, aggiunge guardandosi intorno, “che però sembrano spariti da qualche parte!”, e allunga il collo per cercarli. “Ah, eccoli!”, sbotta infine, rivolto verso la porta d’ingresso.
Rimango basito quando nei loro visi riconosco i due energumeni che si sono sbattuti il ragazzo dell’albergo di fronte al mio. I due negroni si avvicinano al bancone e salutano il loro amico, iniziando a parlottare sottovoce. I tre ridacchiano e Robert continua a fare domande, incuriosito probabilmente dall’avventura che gli altri due gli stanno raccontando.
D’improvviso, mi accorgo che ammiccano verso di me. Io distolgo lo sguardo, imbarazzato, ma Robert mi chiama e mi presenta a loro.
“Jean!”.
“Kevin!”.
Stringo le mani di entrambi, mani forti e dalla stretta decisa.
“Anche loro sono calciatori, ma non parlano molto l’italiano!”, tiene a precisare Robert. Io annuisco e torno a bere il mio drink. “Senti…”, soggiunge poi. “Ti andrebbe di uscire da qui? Abbiamo un posticino dove possiamo stare più tranquilli”. Io lo guardo per capire che cosa intenda, ma non è difficile intuirlo. Poi, sposto lo sguardo sugli altri due, che sorridono furbetti. Può darsi che anche loro mi abbiano visto oltre la finestra mentre mi godevo lo spettacolo e, riconoscendomi, abbiano detto a Robert che potrei essere una preda appetibile.
“O… ok…”, rispondo. Sorseggio un’ultima volta il drink, lascio i soldi sul bancone e poi usciamo dal locale tutti insieme.
“Noi alloggiamo lì”, mi fa Robert, indicando un edificio alla fine della strada. Si tratta di un residence e non di un albergo. “Sai, in un appartamento è più facile ospitare qualcuno. Negli alberghi fanno troppe domande!”. Ci avviamo e, giunti al portone, tirano fuori la chiave ed aprono. Saliamo al secondo piano ed entriamo nel loft. Jean e Kevin si mettono comodi sul divano dell’ingresso-soggiorno, mentre Robert mi chiede se gradisco qualcosa da bere.
“No, grazie”, rispondo, guardandomi intorno. Poi anche lui si siede e, battendo il palmo sulla poltrona, mi invita ad andargli vicino. Una volta seduto, mi cinge la spalla col braccio.
“Sei timido, eh?”, mi sussurra accostando la bocca al mio orecchio. Un attimo dopo sento la sua lingua sul collo e sul lobo, mentre la sua mano si intrufola dentro la mia camicia e raggiunge un capezzolo. Lo strizza e rabbrividisco tutto. “Sì!”, sibila lui, quasi congratulandosi con se stesso per aver trovato un mio punto sensibile. Le sue labbra scivolano sulla mia guancia e arrivano alle mie. Le avvolge completamente e le schiude infilandoci in mezzo la lingua. Mi perquisisce le fauci e mi limona con passione, continuando a strapazzarmi l’aureola.
Poi, tira via la mano, afferra la mia e la conduce al suo pacco. È già gonfio, e pulsa aumentando via via di volume. “Sbottonami! Mi fa male…”, mi chiede quasi implorando. Slaccio il bottone e tiro giù la lampo dei jeans. Il suo cazzo sembra finalmente respirare, tanto viene su tendendo il cotone degli slip. Guardo verso il basso e vedo il glande fare capolino dall’elastico delle mutande, umido di liquido prespermatico. “Vuoi assaggiarlo?”, mi chiede Robert. Annuisco e lui mi mette una mano sul capo spingendomi verso la sua virilità.
Però, cambia subito idea e, prima che la mia bocca raggiunga la sua cappella, mi ritira su e mi dice: “No! Adesso ti cuciniamo a puntino e poi ti mangiamo. Ok?”, e sghignazza. Un brivido mi percorre la schiena. Detto da un uomo nero suona come un accenno di cannibalismo: me lo immagino con un osso al naso, due cerchi alle orecchie e una lancia in mano, e rabbrividisco. Mi scuoto quando mi prende per un braccio facendomi alzare e mi ordina di spogliarmi.
Obbedisco, mentre Jean e Kevin si spostano dal divano sul quale Robert mi fa cadere. Mi impugna le caviglie e mi apre le gambe, immergendo la faccia tra le mie chiappe. Gli altri due, invece, si accoccolano ai miei lati e mi accarezzano il viso. Poi, si chinano sul mio petto e si dedicano ciascuno ad uno dei miei capezzoli. Vedo le loro labbra carnose ingoiarsi le mie aureole completamente e poi le loro guance incavarsi nell’atto di succhiare avidamente. Aspirano così forte che sembra che me li stacchino, mentre la lingua di Robert scorre lungo il mio solco soffermandosi ad assaporare il buchino.
“Ti piace, eh?”, mi chiede, staccandosi un momento dalla mia rosellina per poi tornare a torturarmela.
“S… sì…”, rispondo ansimando. Mi contorco sul divano sotto le mani e le bocche di questi tre stalloni e godo delle loro attenzioni e delle loro carezze. Mi accorgo che anche loro iniziano ad avere delle reazioni, perché una protuberanza di tutto rispetto cresce prepotente dentro i pantaloni dei due negroni ai miei fianchi.
“Merda! Mi sta scoppiando il cazzo!”, sbotta all’improvviso Robert, che rapido si alza in piedi, mi afferra per una mano e mi ordina: “Succhia, ché non ne posso più!”. Mi ritrovo in ginocchio con una mazza di tamburo che punta minacciosa al mio naso, nera, dura e vibrante. Questa visione mi inebria il cervello e le mie labbra si aprono istintivamente, senza che io me ne accorga. Appena sono abbastanza dilatate, lo stallone mi affonda dentro la minchia e comincia a muoversi avanti e indietro, scopandomi le fauci.
“MMMMMMM! Che bocca meravigliosa! Così, bravo! Prendilo tutto!”, geme Robert, mentre cerca il suo esclusivo piacere. “Posso venirti dentro, vero?”, mi chiede, anche se la domanda sembra del tutto retorica. Io guardo in su e annuisco, ma lui è tutto perso nel suo mondo e continua a fottermi. “Cazzo! È troppo bello! Io così godo!”, sbraita, accelerando il movimento. “Sì! Sì! Sìììììììììììììììììììììììì!!!”, urla alla fine, e un fiotto lungo e infinito mi colpisce in gola. Un unico schizzo di sborra dal sapore acre e forte che non ha mai termine, tanto che, ingoiando quel nettare succoso, mi ubriaco e vado in estasi. La mia schiena si inarca e le mie chiappe vengono in fuori e si schiudono. Il mio solco entra in contatto con qualcosa di caldo: deve essere il cazzo di Jean o di Kevin, che, interpretando il mio movimento come un invito a penetrarmi, infila la nerchia tra le mie natiche e punta al buco. Spinge e, considerato l’enorme stato di eccitazione, quel palo d’ebano attraversa la mia rosellina con facilità, percorrendo tutto il mio budello fin quasi in fondo.
Così come il fiotto di sperma nella mia gola, anche la minchia dello stallone alle mie spalle sembra non avere mai fine. Ad un tratto deve fermarsi perché incontra un ostacolo, ma il proprietario di quel favoloso arnese non è soddisfatto, e allora mi prende per i fianchi e mi assesta un fendente alla prostata che mi fa barcollare. La sensazione che mi provoca è indicibile: mi appendo all’asta di Robert per non cadere e una serie di spasmi potenti si impossessa del mio corpo. Il mio sfintere inizia a contrarsi ripetutamente e a pompare il cazzo che ho dentro. Lo stallone approfitta di un momento di relax dei miei muscoli per riappropriarsi della sua mazza, ma il mio orgasmo è ormai partito e non è più possibile fermarlo. Con gli occhi semichiusi capisco che i ragazzi si stanno agitando, soprattutto Jean e Kevin, perché non capiscono che cosa mi stia succedendo. Robert pare dire loro di stare calmi, che è tutto a posto, ma anche lui sembra preoccupato.
Mollo la nerchia che avevo in gola e mi accascio sul pavimento, rotolandomi a destra e a sinistra in preda a convulsioni. Poi, mi irrigidisco supino e un ultimo interminabile spasmo mi costringe a sollevare il bacino e infine a sbatterlo forte a terra.
“E’ stato un orgasmo anale, vero?”, mi chiede, dopo qualche secondo, una voce alla mia sinistra. Riapro gli occhi e Robert è sdraiato accanto a me, terrorizzato, che cerca conferma alla sua impressione. Io annuisco lentamente e lui sospira di sollievo. Sorride ai suoi compari, che sembrano tranquillizzarsi, e poi mi chiede ancora: “Jean può riprendere da dove si è interrotto?”. Io annuisco di nuovo e lo stallone si inginocchia tra le mie gambe, me le apre e mi impala col suo attrezzo. Si sdraia sopra di me e comincia a scoparmi piano. Bofonchia qualcosa e subito Robert traduce per me.
“Dice che sei caldo e morbido e che hai un culo favoloso!”.
“Anche il suo cazzo è… uff!... favoloso…”, mi complimento io, e Jean sembra capire senza che Robert traduca. Infatti, inizia a fottermi con più energia facendo scorrere l’asta nelle mie viscere per tutta la sua lunghezza.
D’un tratto, la estrae completamente e mi abbandona. “Non vuole venire ancora!”, mi fa Robert. “Vuole guardarti godere sotto i colpi di un altro cazzo, prima!”. E infatti, Kevin prende il posto del suo amico tra le mie cosce e mi precipita in corpo senza alcun rispetto. È più animalesco degli altri due e non gliene fotte un cazzo di quello che provo io. Sono solo un buco da riempire. Proiettato su di me e appoggiato sulle mani, mi svanga il budello con violenza. Io grido di dolore e di piacere insieme: un colpo più forte degli altri mi fa sollevare il busto e mi avvinghio a lui. Gli pianto le unghie nella schiena e il mio sguardo va oltre la sua spalla. Jean è dietro di lui che si gode la scena smanettandosi il cazzo, che sembra diventato duro come il marmo. Ha gli occhi sgranati e le labbra umide di bava.
Con uno strattone improvviso, Kevin si riappropria della sua mazza e sembra che insieme a quella si porti via anche un pezzo dei miei intestini. Mi infilo una mano tra le chiappe e stringo le cosce per smorzare il bruciore che mi sta straziando, ma Jean si fa di nuovo sotto, mi squarta, mi spinge via la mano e mi infilza per la seconda volta col suo palo. Bofonchia qualcosa e Robert è pronto a tradurre.
“Dice che sei bellissimo quando godi!”, e intanto mi fotte, con molta più delicatezza del suo compare. Pare che a lui piaccia sentire ogni centimetro del mio sfintere, anziché sbattermi senza ritegno per raggiungere il piacere. Questa alternanza di violenza e gentilezza mi piace: è come se Jean mi stuzzicasse e mi accendesse per preparare i muscoli del mio culo all’irruenza di Kevin. Dopo avermi scopato un po’, scivola lentamente fuori ed il mio anellino rimasto orfano di cazzo si apre e si chiude come se lo richiamasse indietro. È riuscito perfettamente nel suo compito: mi ha messo addosso un voglia pazzesca e sono più che pronto a ricevere ancora quel toro di Kevin.
E infatti, eccolo qui che si posiziona nuovamente tra le mie gambe, punta la nerchia al mio buco e, con un colpo secco di reni, mi sfonda.
“Merci, Jean! Merci!”, rantola rivolto al suo amico. Avevo proprio ragione: quei due lavorano in tandem. Kevin si rituffa sopra di me e riprende a montarmi come un toro monta la sua vacca. Ad ogni colpo di ventre contro le mie chiappe, le mie gambe volteggiano scomposte nell’aria e in tutto il mio corpo risuonano le mazzate che questo stallone sta inferendo alla mia prostata. Mentre Kevin continua a sbattermi avverto un improvviso svuotamento: sto rilasciando degli umori, ma lui non se ne accorge minimamente, tutto preso com’è dal suo esclusivo piacere. Io, invece, riesco a godermi di più il suo cazzo, dal momento che queste secrezioni lubrificano il mio condotto rettale e fanno scorrere più facilmente la sua asta.
Poi, tutto precipita in pochi secondi: Kevin sgrana gli occhi e si blocca. Mi urla qualcosa in faccia e la sua minchia si ingrossa di colpo. Smette di respirare e la sua faccia si gonfia e diventa paonazza. Quindi, un rantolo da cavernicolo mi annuncia il sopraggiungere del suo orgasmo.
Proprio come Robert poco fa, anche lui spara un unico schizzo lungo e interminabile che mi irrora gli intestini. Sento quel palo fiottare come un idrante una quantità infinita di sperma, mentre il corpo dello stallone è colto da violenti spasmi. Le sue braccia si piegano e si abbatte sopra di me, continuando a dimenarsi finché l’orgasmo non si esaurisce completamente. Poi, sfila il cazzo dal mio culo e rotola di lato, ansimando come se avesse corso la maratona di New York.
Non appena quel tappo di carne sguscia fuori dal mio sfintere, la sborra che mi ha riversato dentro inizia a defluire e a scorrere lungo le mie natiche. Quello spettacolo infoia Jean più di quanto non lo fosse già e di nuovo mi raggiunge per completare l’opera. Mi penetra e comincia a far nuotare la sua minchia nel nettare del suo amico.
“Merci, Kevin! Merci!”, dice allo stallone steso sul pavimento. Quindi, il lavoro sul mio corpo non era a senso unico? Anche Kevin ha fatto qualcosa per far godere maggiormente Jean! La sborra che ho dentro aumenta il piacere di questo energumeno! Era tutto calcolato! Che furbacchioni!
Jean si sdraia su di me e si muove con la sua solita delicatezza, beandosi della morbidezza delle mie viscere ben lubrificate dai succhi del suo compare. Mi bacia dappertutto e si struscia contro di me. Lentamente accelera l’andirivieni, finché si solleva sulle mani e inizia a tremare. Il suo cazzo pulsa e mi spara diversi schizzi in fondo agli intestini.
“Non è mica finita!”. La voce di Robert mi riporta alla realtà. È seduto sulla poltrona e si stuzzica il cazzo, che adesso ha ripreso vigore e appare più duro e appetitoso di prima. Dice qualcosa agli altri due, facendo un gesto con la mano. Quelli mi afferrano per le ascelle e mi sollevano di peso fin sopra la minchia di Robert. Con alcune semplici manovre riescono a farmi impalare su quell’arnese e subito lo sperma di Jean e Kevin schizza fuori dal mio sfintere per lasciare posto a quell’obelisco di carne. L’aria nella stanza si riempie dell’aroma di sborra, mentre vengo sostenuto per le braccia e tirato su e giù in modo da scoparmi l’asta di Robert. Lui, però, non sembra soddisfatto del ritmo e allora vedo che sembra quasi incazzarsi: mi mette le braccia sotto le cosce e, con tutta la sua forza, si alza in piedi. Io mi appendo al suo collo e lui inizia a sbattermi così, piegando solo leggermente le ginocchia per darsi la spinta. Quando non si regge più, corre verso il divano alle mie spalle e mi ci lascia andare sopra. Si china in avanti sullo schienale e riprende la monta.
“Adesso è il mio turno! Sei pronto a ricevere altra sborra, eh?”, mi chiede.
“S… sì…”, rispondo, tutto coinvolto nel godimento. Non credo di avere mai smesso di provare piacere, da quando ho avuto l’orgasmo anale, anche se non ne sono arrivati di nuovi. Tuttavia, la passione di questi tre stalloni mi ha preso così tanto che la mia libido non si è mai sopita.
“E… cco… loooooooooooooooo!!!”, urla all’improvviso Robert, che con un fendente profondo mi pianta tutta la sua mazza in corpo e rimane fermo a scaricarsi i coglioni dentro di me. E di nuovo si tratta di un unico e lungo schizzo che mi innaffia dappertutto.
“Adesso riposati!”, mi sussurra lo stallone a sborrata conclusa. “Ché domani ne arriva un altro…”.
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