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Il Presidente (Part 3)


di crigio
19.01.2022    |    5.773    |    6 9.6
"“Ve lo do io il premio invece: sedetevi sul divano!”..."
“Porca vacca, che spettacolo!”, esclama Ramon.
“Sì, merda! Mai vista una roba del genere!”, aggiunge il presidente. “Sta cosa mi ha fatto tirare il cazzo come mai prima d’ora. Mi fa un male cane, porca puttana! Devo sborrare, ma sta troia adesso è inutile!”.
“Inutile a chi?”, chiedo con un filo di voce.
“Ma minchia! Riesci ancora a parlare? E magari anche a scopare?”, si meraviglia Edo.
“Ma certo, signor presidente! Con chi crede di avere a che fare?”, rispondo, mentre scivolo giù dal divano e, carponi, mi porto sotto le nerchie svettanti dei due stalloni. Le impugno e inizio a masturbarle. Poi le pompo una dopo l’altra, alternatamente, ingoiandole per intero.
“Cazzo! Tu ti meriti un premio! Non sei una troia normale!”, dice Edo.
“Ve lo do io il premio invece: sedetevi sul divano!”. Loro mi obbediscono ed io mi avvicino dapprima a Ramon. Gli afferro il cazzo alla base, stringo non troppo forte e poi lo ingoio completamente. Lui si contorce e rantola, per poi ansimare singhiozzando quando inizio una pompa potente. Dopo un su-e-giù di qualche secondo, libero l’arnese dalle mie fauci e stringo un po’ più forte la base per fermare il flusso di sangue e il piacere dello stallone, quindi, in definitiva, per evitare che venga.
“Ma che mi hai fatto?”, mi chiede lui.
“Ti ho fatto godere senza farti godere”, rispondo. Entrambi mi guardano basiti.
“Voglio provare anch’io!”, mi ordina il presidente, e allora mi porto tra le sue cosce e faccio lo stesso. Stringo la base della nerchia e comincio a spompinarla, sempre più velocemente. Edo sospira e geme, affonda le dita nel divano e si piega in avanti. Gode come un maiale ma non sborra. Quando mi stacco dal suo cazzo, do una strizzata più vigorosa alla radice dall’asta e anche in lui il piacere si arresta istantaneamente.
“Ma porca puttana! In questo modo potremmo andare avanti all’infinito!”, esclama il presidente.
“In realtà dipende da voi, cioè da quanto voglia avete di sborrare o di continuare questo gioco”, gli rispondo. “E poi dipende anche da quanto resistete: dopo un po’ il cazzo vi farà male. E anche i coglioni. E quando questo succederà sarà ancora più difficile sborrare”.
I due si guardano e sembrano chiedersi se vogliono proseguire nel gioco oppure se vogliono esplodere in un orgasmo definitivo. “Beh, direi che per un po’ possiamo continuare, no?”, chiede Ramon al presidente.
“Sì, direi di sì… Anche se il cazzo mi fa male già da prima…”, fa Edo.
“Allora per lei, signor presidente, il trattamento durerà di meno. Vi garantisco che, comunque, per entrambi il risultato sarà lo stesso e sarà molto soddisfacente. E lo sarà anche per me”.
“Ah sì? E perché?”, mi chiede Edo.
“Perché schizzerete tanta di quella sborra che mi sazierete per giorni e giorni!”, gli sussurro guardandolo dritto negli occhi. Lui ingoia saliva e il suo cazzo sussulta di colpo. Glielo stringo di nuovo alla base e mi precipito ad ingoiarlo fino in fondo.
“Oh… cazzo…!”, rantola lui, colto di sorpresa. Lo pompo velocemente per qualche secondo e poi lo libero. Una stretta più forte e allento la presa. La verga rimane dritta e dura, me non c’è traccia di orgasmo imminente. “Tu sei il diavolo! Confessa!”, sospira ansimante il presidente. Gli sorrido malizioso e passo a Ramon. Una stretta alla base e di nuovo lo fagocito, stavolta facendogli una pompa con la gola.
“Oh, porca puttana!”, sbraita lo stallone, che mi mette le mani sulla nuca e segue il mio movimento sussultorio. Poi mi lascia andare e si spinge contro lo schienale del divano, rantolando e gemendo. Con un risucchio libero l’asta, lasciandola madida di bava.
Il presidente è impaziente che riprenda con lui e allora non lo faccio attendere. Le mie dita avvolgono la base del suo nerchione e mi avvicino lentamente alla cappella, fissandolo negli occhi. Lui si irrigidisce via via e si guarda il cazzo in attesa che la mia bocca lo ingoi. Man mano che mi sparisce tra le fauci, le sue labbra si schiudono e il suo petto si gonfia per l’aria che incamera. “Oh… Oh… OOOOOHHHHHH…!!!”, frigna quando anche il suo glande viene stretto e masturbato dalla mia glottide.
Nel momento in cui rilascio la minchia, però, vedo che contrae il viso. “Le fa male?”, chiedo. Lui annuisce controvoglia. Gli piacerebbe continuare il gioco, ma poi non avrò il mio premio. E allora decido di fare un ultimo passaggio da Ramon e poi di cambiare posizione. Quindi, lo stallone si gode la mia bocca un’altra volta e poi dico al presidente di stendersi sul divano. Io gli monto sopra a sessantanove e, mentre comincio a lavorargli il cazzo, gli sbatto il culo in faccia. Lui me lo lecca avidamente ed io gli faccio un pompino di quelli che non si scordano mai. Mi sfondo la gola con tutti i suoi centimetri e sento i suoi rantoli soffocati tra le mie chiappe.
Nel frattempo, Ramon, a cui non va di rimanere a guardare, si inginocchia alle mie spalle e mi incula di brutto, Al presidente non resta che lapparmi la rosellina da sotto, mentre si gode lo spettacolo della verga del suo amico che entra ed esce dal mio sfintere.
All’improvviso, Edo inizia a tremare: l’orgasmo sta per arrivare. Dalla sua gola emerge un lieve lamento che via via cresce fino a diventare un gemito ben distinto, per poi esplode in un urlo di massimo piacere. Uno spasmo gli fa spingere il bacino verso l’alto e mi pianta tutta l’asta in gola. Mi strozza, ma resisto. Solo che inizia a fiottare sborra e, non potendo ingoiare, il primo schizzo cola fuori dalle mie labbra. Allora, sollevo un po’ il capo e così riesco a ingurgitare tutto il resto del suo abbondante seme.
Bevo, come mai prima, scariche interminabili di prelibato sperma e intanto sento alle mie spalle Ramon che rantola: “Merda, Edo! Così mi fai venire!”. Scruto in mezzo alle mi cosce e più in là vedo il presidente che, in preda al suo folle orgasmo, sta succhiando le palle dello stallone. “Sì, dai! Mi svuoto anch’io! Tutto nel culo di sta troia, porca puttana!”.
Con un colpo più potente degli altri, l’energumeno mi sputa in corpo il primo interminabile fiotto, di una tale potenza che mi sollecita la prostata. Dalla sua bocca escono suoni incomprensibili: l’orgasmo lo sta dominando e anche le sue membra vengono scosse da convulsioni incontrollabili. D’un tratto mi crolla addosso e lo sento distintamente agitarsi. Mi sbava sul collo e grugnisce come un maiale. Ride e frigna allo stesso tempo, e intanto continua a sborrarmi nelle viscere. Ormai il suo seme mi cola tra le chiappe e, sempre con lo sguardo tra le mie cosce, riesco a vedere che il presidente si sta nutrendo del frutto dei lombi del suo compare, attingendo direttamente dal mio solco.
Sono entrambi in preda alla follia e la cosa eccita anche me che, una volta che il presidente si è svuotato nella mia gola, continuo a succhiargli il cazzo per estrarre anche la più piccola goccia. Edo cerca di divincolarsi perché non ne può più, ma ormai la follia ha preso anche me. Il mio sfintere è un lago colmo e, quando Ramon, esaurito l’orgasmo, estrae la nerchia, tutto il suo seme viene vomitato sul viso di Edo, che, pazzo di lussuria, spalanca la bocca e se ne ciba voracemente.
Lo stallone alle mie spalle si abbandona su di me. Lo sento ansimare profondamente. Io sputo l’uccello del presidente e mi adagio sul suo corpo, mentre lui continua a succhiare sborra dal mio culo. È insaziabile. Solo dopo diversi minuti, quando capisce che non c’è più nulla da bere, si rassegna e accascia il capo sul divano, esausto.
Rimaniamo così per un po’: poi Edo ci sculaccia e ci alziamo. “Merda! Devo pisciare!”, esclama, e salta giù dal divano. “Tu rimani lì?”, chiede a Ramon prima di andare in bagno, e scorge la mia espressione lasciva. “Non dirmi che vuoi bere anche il mio piscio?”, aggiunge stupito. Io annuisco, mentre sguscio sensuale da sotto il corpo di Ramon e, sceso dal divano, gattono languido verso il bagno. “E’ proprio senza vergogna e senza limiti!”, mormora Edo.
A questo punto, anche Ramon si tira su, ancora stordito, e insieme mi seguono dentro la doccia. Il piatto è talmente grande da accoglierci tutti e tre. Io rimango in ginocchio in mezzo a loro e il presidente comincia subito a svuotarsi la vescica. Io spalanco la bocca e gli faccio da orinatoio.
“Merda! Non ce la facevo più!”, dice sospirando. “Bevila tutta, porcellina! Ti piace la piscia calda, eh?”. Io, con la bocca spalancata, ingoio quella che riesco e il resto la lascio colare dalle mie labbra sul mio petto e su tutto il mio corpo. Poi inizio a farmici una doccia, facendomi inzuppare da capo a piedi.
Nel frattempo, Ramon, che non è ancora pronto a liberarsi, ma che sorprendentemente ha ancora il cazzo duro, mi prende per le chiappe e mi fa alzare. Mi spinge la schiena in avanti e mi pianta la verga in corpo.
“So io dove scaricarmi!”, sbraita, e, arrivato in fondo alle mie viscere, si comincia a sentire un sibilo soffocato. Un fuoco divampa nei miei intestini. Un fuoco che mi pervade e mi eccita.
“Oh, porc…!”, faccio appena in tempo a dire, che onde calde di piacere mi travolgono. Mi aggrappo a Edo come posso. Lui mi favorisce, ma pretende anche che gli succhi l’uccello ancora lordo di urina. Mentre mi riempie del suo bollente liquido, Ramon mi pistona lentamente lo sfintere e il piscio fuoriesce colandomi giù per le cosce. La cosa mi manda in estasi e le gambe iniziano a tremarmi. “E’ così bello!”, sussurro col capo torto in alto verso il presidente, che, però, contrariato, mi rimette la sua minchia in bocca.
Intanto, il calore raggiunge il mio petto e i capezzoli si induriscono. La vescica di Ramon era proprio piena: la sua urina non smette di fluire verso le mie profondità e questo fiume infernale mi provoca un piacere nuovo. Mi contorco e mi accarezzo la pancia e i seni. Poi scendo con le mani verso l’inguine e raggiungo la rosellina e il cazzo dello stallone. Sento il mio buco dilatato e fradicio e il mio interno-cosce zuppo di pioggia dorata.
Una volta che Ramon si è svuotato, mi tiro su e mi sistemo tra i due maschioni, voltandomi a limonarli alternatamente, mentre sporgo il culo in fuori esponendo la rosellina alle loro carezze. Il ditalino che mi fanno mi porta a spingere in fuori e ad espellere i liquidi che mi hanno riversato in corpo. Un fiotto inarrestabile schizza dal mio culo verso la parete della doccia, mentre mugolo di piacere. Edo e Ramon si attaccano ai miei capezzoli e li succhiano voracemente e il mio intestino continua a svuotarsi.
“Ho soddisfatto le vostre aspettative?”, chiedo alla fine, accarezzando i loro petti villosi.
“Di più!”, mi risponde il presidente.
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