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Gay & Bisex

Puttane! (2)


di crigio
19.06.2014    |    9.016    |    1 9.6
"Questo secondo stallone sembra molto più porco dell’altro: grugnisce come un maiale e sbava e si lecca le labbra, anelando raggiungere le piccole aureole che..."
“E questo che cos’è?”, mi chiede Enrico, scendendo dopo qualche minuto dal letto e prendendo un biglietto da visita dal comò.
Guardo nella sua direzione e gli spiego: “Ti ricordi di Andrea, quel mio amico un po’ tocco?”.
“Sì, credo di sì”.
“Ecco: ieri sera ti sei fatto il suo schiavetto…”.
“Ma non me l’ero già scopato anni fa?”.
“Sì, esatto!”.
“No! Non è possibile! Il tipetto che mi sono fatto anni fa era tutt’ossa!”.
“E’ cambiato parecchio, eh! È diventato un bel bocconcino!”.
“Già! Mi ha eccitato un casino!”, dice, ripensando alla monta del giorno prima. “Ma… che c’entra tutto questo con questo biglietto?”.
“Me lo ha dato Andrea. Era con me e con… ehm… Knut nella stanza dei monitor e ha visto tutta la scena. Ha detto che ha aperto un locale dove si esibisce anche Marco e che, se vogliamo andarci, ci tratterà con i guanti. Ti dirò che mi è venuto un brivido di terrore a queste sue parole. E’ diventato ancora più viscido!”.
“Lo ricordo bene: non mi è mai sembrato un tipo molto a posto…”.
“Beh, comunque… se ci vuoi andare, tienilo pure!”.
“Mah, chissà! Vedremo…”, conclude Enrico, e lancia il biglietto da visita di nuovo sul comò.
Due sere più tardi siamo fuori dal locale di Andrea a fare la fila per entrare.
Una tenda separa il vestibolo dalla sala. La scostiamo e si apre un mondo. Ragazzi perfettamente tonici, in papillon, polsini e slip bianco e nero, sgusciano tra i tavolini rotondi per portare da bere ai clienti. Il locale è pieno: facciamo fatica a trovare due posti liberi.
“Ehi, ehi! Ma guarda un po’ chi c’è!”. Una voce impastata richiama la nostra attenzione. Alla mia sinistra la mole invadente di Andrea e il puzzo del suo sigaro ci fanno voltare. Allunga il collo e, con due dita alzate, ordina ad un cameriere di sparecchiare un tavolo. “Accomodatevi!”, ci invita, infine, con falsa reverenza.
Pur di allontanarci da lui, lo assecondiamo. “E’ peggio di quanto ricordassi!”, mi sussurra Enrico all’orecchio.
“Già! È diventato molto più lascivo e viscido! Mi pento di essere venuto qui stasera…”, mormoro.
Non appena ci sediamo, un ragazzo mezzo nudo ci porta due cocktail. Lo guardo e lui bofonchia qualcosa. Mi giro verso il bancone e Andrea alza un bicchiere e mi sorride: a quanto pare ci offre la prima bevuta. Poi, guardo di fronte a me dove dovrebbe esserci un palco. Però è talmente buio che non si vede cosa c’è sopra. All’improvviso, si spengono anche le luci in sala, mentre in alto un faro illumina il centro della scena. Una gabbia inizia a scendere: dentro, un tipo completamente nudo si dimena e stringe le inferriate cercando di uscire. Chissà se fa parte del copione o è stato davvero catturato?
La gabbia tocca terra: un clic e la porticina si apre. Il ragazzo esce fuori e comincia a guardarsi intorno, mentre la sua prigione risale. Un occhio di bue fa fuoco sul fondo del palco, al centro. Si vede una grande “X” fatta di tavole di legno, sulla quale è legato, per le caviglie e per i polsi, un energumeno completamente svestito. Il ragazzo gli si avvicina lentamente: quando è sotto la luce dell’occhio di bue, si volta verso la platea e si lecca le labbra. Allora lo vedo bene: si tratta di Marco!
Dà le spalle al tipo crocifisso e retrocede verso di lui finché le sue chiappe urtano il suo ventre. Mima un’espressione di stupore e poi struscia il culo contro il cazzo dello stallone, che contrae il viso come reazione alla stimolazione. Dopo qualche secondo, si scosta e fa vedere al pubblico il frutto del suo lavoro: la nerchia dell’energumeno si staglia dura e pulsante verso l’alto, leggermente curva e grossa da far paura. Poi, Marco la copre di nuovo col suo corpo, si porta una mano alle terga e, per quanto riesco a capire, la impugna e se la infila su per il culo. I suoi occhi si chiudono e la sua testa si reclina indietro, mentre l’asta gli scorre dentro fino alla radice. Quando arriva in fondo, inizia a muoversi avanti e indietro e scoparsela. Si accarezza il petto e si titilla i capezzoli. Se li strizza e se li umidifica dopo aver dato una leccatina ai polpastrelli.
Una mano scivola giù lungo la sua pancia e si intrufola tra le cosce. Si strofina la rosellina sventrata e ammicca alla platea, contorcendosi come una troia. Il suo andirivieni accelera insieme con le carezza al suo interno-cosce e nella sala attonita si diffondono i suoi gemiti e i rantoli dello stallone. Poi, con gesto atletico, si tira su, si appende al collo del crocifisso e stacca i piedi da terra allargando le gambe. Così facendo, noi riusciamo a vedere bene la penetrazione, tanto che un brusio di meraviglia si solleva dalla platea. Accanto a me, Enrico si sistema sulla sedia. Do un’occhiata ai suoi pantaloni e il suo pacco è bello gonfio: si sta eccitando come un toro. Infilo una mano tra le sue cosce e lo massaggio. Lui sussulta e mi fissa quasi implorandomi di lasciar stare. Ma io gli sorrido e continuo.
“Sei uno stronzo!”, mi insulta lui, in tutta risposta, e si abbandona sulla seduta e si gode il mio servizietto. Torno a guardare lo spettacolo, ma mi sento osservato. Con la coda dell’occhio, vedo che il tipo seduto al tavolo alla mia destra si è accorto di quello che sto facendo ad Enrico, e mi sorride a sua volta. Non è niente male e, il fatto di avere anch’io il mio piccolo pubblico, mi eccita. Lo ignoro e torno ad assistere alla performance di Marco, il quale continua imperterrito a muoversi sul palo dell’energumeno crocifisso, appeso al suo collo.
D’un tratto, le sue gambe si aprono e si chiudono e lo stallone si agita ancora di più. La troia sta contraendo ripetutamente i muscoli del culo e, così facendo, pompa il cazzo, tanto che presto lo porterà a sborrare.
E infatti, un urlo da cavernicolo dell’energumeno ci annuncia il suo potente orgasmo. Tra l’altro, quell’urlo si diffonde in sala in maniera perfettamente distinta: a quanto pare ci sono dei microfoni sul palco che amplificano le voci e i gemiti. E infatti, subito dopo l’esternazione dello stallone si sente Marco sussurrare: “MMMMM, sì! Riempimi tutto, dai! Oh, quanta…!”.
Il pubblico, fino a un attimo prima ipnotizzato, esplode in un applauso e in fischi di approvazione e di complimenti per la troia, che volge la faccia alla platea e ride di soddisfazione. Quindi, molla la presa dal collo dell’energumeno e ricade sul palco. Ci viene incontro e ci dà le spalle. Si piega un po’ in avanti e si apre le chiappe mostrandoci il suo buco tutto impiastricciato di sperma.
Proprio mentre sta così, a pecora, un altro faro illumina il lato sinistro del palco. Sotto il fascio di luce appare un’altra grande X con sopra, legato, un secondo energumeno nudo. Marco si rialza, si gira verso la platea e, portandosi la mano davanti alla bocca, mima un’altra espressione di stupore. Quindi, si incammina verso lo stallone e, quando lo raggiunge, gli accarezza il torso soffermandosi sul petto e sui capezzoli. Quello spalanca la bocca e si agita, per poi bloccarsi all’improvviso quando la troia gli impugna il cazzo. La mano si muove avanti e indietro e masturba la verga, che rapidamente si ingrossa e si allunga.
“MMMMM! Che bella minchia!”, commenta Marco, che lascia andare l’asta e allunga le braccia sulla parte alta delle travi. Sale con i piedi sulle parti basse della X e poi incrocia le gambe attorno alla vita dell’energumeno. Con una mano indirizza la mazza al suo buco e armeggia per infilarsela su per il culo. Ci riesce con facilità, proprio come ha fatto prima con quell’altra. Quindi, comincia a scoparsi il maschio, che si divincola per cercare di liberarsi, invano. Questo secondo stallone sembra molto più porco dell’altro: grugnisce come un maiale e sbava e si lecca le labbra, anelando raggiungere le piccole aureole che si stagliano sul petto della puttanella. Anzi, riesce pure a muovere il bacino e a fottere Marco che, contemporaneamente, sbatte le chiappe contro il suo ventre.
“Oh! Quanto sei forte! Sì, dammi il cazzo, maschione mio!”, geme la troia, e intanto la sborra del primo stallone inizia a colare fuori dal suo buco. Nella mia mano, la nerchia di Enrico pulsa più forte. Allora lui mi stringe il polso e me la allontana. Io gli sorrido, ma lo assecondo. Alla mia destra, il tipo che ci sta sbirciando continua a ghignare, mentre tutto il pubblico sbava sul culo di Marco, spalancato e sbrodolante. La cavalcata si fa più veloce: la grande X dondola avanti e indietro e ci manca poco che si ribalti. Entrambi hanno perso il controllo e urlano e rantolano come due porci.
“Ti sfondo, puttana! Ti sfondo tutta e ti riempio di sburro! Toh! Toh! Toh!”, grida l’energumeno.
“Sì, dammi il tuo latte caldo!”, lo esorta Marco, continuando a montarlo. “Così, bravo! Tutto! Tutto!”, mormora, mentre lo stallone si scarica i coglioni nelle sue viscere.
“Mi hai spompato, vacca!”, borbotta, infine, quello, che, stremato, rimane appeso per le corde che gli stringono i polsi. Il culo di Marco sputa la verga e lui scende dalla X e ci viene incontro. Di nuovo si volta e ci mostra il buco lordo si sborra. Quindi, ci saluta facendo dei grandi inchini e sbracciandosi.
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