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Gay & Bisex

Un orgasmo per Knut (1)


di crigio
12.11.2013    |    9.179    |    1 9.1
"In realtà, la sala non è riservata, sebbene i presenti siano tutti ragazzi e, quindi, si presume, tutti gay..."
“Ciao, puttanella! Come stai?”.
“Bene, grazie! E tu, troietta?”.
“Bene, bene! Ti chiamo per invitarti venerdì sera in discoteca: festeggiamo il compleanno di Knut e ci sarà una nostra vecchia conoscenza…”. Non aggiunge altro, Pino, lasciando che m’immagini di chi possa trattarsi: con tutti i ragazzi che ci hanno scopato, però, è davvero difficile riuscire a capire di chi stia parlando.
“Con molto piacere! Allora ci vediamo prima da te, come al solito, e poi andiamo insieme?”.
“Ok. A venerdì!”.
“A venerdì! Ciao!”.

La sera dell’appuntamento mi faccio trovare sotto casa di Pino e, dopo aver fatto gli auguri a Knut, si va nel locale stabilito. In realtà, la sala non è riservata, sebbene i presenti siano tutti ragazzi e, quindi, si presume, tutti gay. Appena entrati, il tedesco va dritto verso il bancone del bar e dà una pacca sulla spalla di un energumeno seduto ad uno sgabello a sorseggiare un cocktail. Quello si volta e riconosco Dmitri, lo stallone che ci ha scopato nel parco non molto tempo fa. Ecco a chi si riferiva Pino, quando mi aveva parlato di un “vecchia conoscenza”. La serata si preannuncia interessante.
Ci avviciniamo anche noi e lo salutiamo. “Ciao, ragazzi! Vedo che siete sempre in gran forma!”.
“Anche tu non scherzi!”, risponde Pino, squadrandolo da capo a piedi e tastandoli un bicipite. Prendiamo qualcosa da bere anche noi e poi ci buttiamo in pista. Balliamo per un po’, giocando e scherzando tra di noi. Iniziamo ad accaldarci e a sudare. Diversi ragazzi si levano la t-shirt rimanendo a torso nudo, e così fanno anche Knut e Dmitri, svegliando gli istinti miei e di Pino, ma non solo. Gli sguardi di molti dei presenti si posano sui nostri due amici nerboruti ed una certa eccitazione comincia a prenderci. Io e Pino ci scambiamo sguardi d’intesa e non vediamo l’ora di appartarci con loro per farci ripassare bene.
Mentre si dimenano a tempo di musica, il russo e il tedesco si avvicinano a me e al biondino dicendoci all’orecchio che devono pisciare, e allora ci dirigiamo tutti e quattro verso i bagni. Mentre vi entriamo, escono due tipi che lanciano sguardi di fuoco a Knut e a Dmitri mezzi nudi. Dentro non c’è nessun altro. I due energumeni si infilano ciascuno in una toilette e, lasciando le porte aperte, si slacciano i jeans per scaricarsi la vescica. Io e Pino rimaniamo appoggiati ai lavandini di fronte, osservando le loro terga. Passa qualche secondo, ma nessuno dei due inizia a urinare. Anzi, si voltano mostrando i loro cazzi belli eretti e grossi che sembrano chiamarci. Io e il mio amico ci scambiamo un’occhiata e, staccandoci dai lavabi, ci intrufoliamo nei cessi con i due stalloni, io in quello di Knut e Pino in quello di Dmitri, chiudendo le porte alle nostre spalle.
Il tedesco mi stringe i polsi e me li ammanetta dietro la schiena con le sue mani. “Voglio sentire la tua lingua e la tua bocca su tutto il mio corpo, puttana!”, mi sussurra. La sua pelle inzuppata di sudore emette un odore così maschio da mandarmi in estasi. Mi avvicino ad un capezzolo e lo lecco, assaporando le gocce che ne imperlano l’aureola. Si indurisce e si impenna, duro e rugoso. Lo succhio e lo mordicchio e Knut si lascia prendere da un fremito di piacere. Passo a leccare l’altro capezzolo e poi scendo lungo il fianco, ripulendolo di altre gocce. Il fremito di Knut aumenta, forse per il solletico che gli fa la mia lingua. Mi inginocchio ed il suo cazzo punta dritto e vibrante al mio naso: è un tubo, di una grossezza omogenea, che, a prima vista, dubito di riuscire ad ingoiare. Ma, non lasciandomi intimorire, schiudo le labbra e gusto la cappella turgida.
“MMMMM!!! Buona!!!”, mugolo e poi spalanco la bocca, tiro fuori la lingua e inizio a farci scorrere sopra il frenolo. L’asta si gonfia ancora ed io la avvolgo tra le mie fauci. Alzo lo sguardo e Knut, a braccia incrociate, si sta strizzando i capezzoli, digrignando i denti. Nel frattempo, dall’altra toilette si sentono respiri pensanti e rantoli, probabilmente di Dmitri, che si starà facendo lavorare anche lui la verga dalla bocca di Pino.
“Succhia, troia!”, dice infatti l’energumeno col suo accento russo. Da sotto la parete di legno vedo le gambe di Pino che, quindi, deduco essere inginocchiato a spompinare quella che ricordo essere la mazza più grossa mai sperimentata. Di tanto in tanto il biondino tossisce e ha dei conati di vomito: nonostante non mi sembri che Dmitri lo stia stantuffando, comunque il mio amico deve avere molte difficoltà a prendere in bocca quel palo gigantesco.
Alzo di nuovo gli occhi verso il viso di Knut e, malgrado lui mi fissi, capisco che è concentrato sui suoni che provengono dall’altra parte e che lo fanno eccitare non poco. Lo percepisco da come il suo cazzo mi pulsa tra le labbra. D’un tratto, mi afferra per le orecchie e mi tira su in piedi; si porta alle mie spalle, mi sbottona i jeans, calandomeli con un gesto rapido, e mi fa chinare in avanti sulla cassetta dello scarico del cesso. Le mie chiappe si espongono alla sua vista senza alcuna vergogna. Lui inspira profondamente per lo spettacolo che gli sto offrendo e si tuffa con la faccia nel mio solco, iniziando a grufolarci in mezzo come un porco. Mi apre le natiche più che può e mi spennella il buco con tutta la lingua. Poi la fa roteare per tutto l’anellino fermandosi a titillare la parte inferiore. Godo da impazzire ed inarco la schiena sporgendo maggiormente il culo.
“Oh, cazzo! Che lingua!”, tuona la voce di Pino dall’altra parte. Probabilmente il russo gli sta riservando lo stesso trattamento che Knut fa a me.
“Sì, proprio una gran lingua!”, rispondo io e sento la risatina del biondino. Poi, un’ombra mi copre: Knut si è alzato in piedi e, tenendomi il buco aperto con il pollice infilato dentro, si sta masturbando per indurirsi il cazzo. Si sta preparando a sfondarmi e allora allargo un altro po’ le gambe facendogli capire di essere pronto a riceverlo. Il suo dito esce da me; lui punta il glande alla mia rosellina e spinge. Mentre la mazza mi entra in corpo la mia bocca si spalanca e sbava e le mie pupille sembrano voler uscire dai bulbi oculari. Mi tremano le gambe. Il tedesco mi accarezza i fianchi risalendo fino ai capezzoli. Si muove lentamente nel mio sfintere, ma per tutta la lunghezza dell’asta. La sua lingua mi ha eccitato e lubrificato talmente tanto che mi prendo il cazzo senza troppe difficoltà. Knut si china sulla mia schiena e mi sussurra all’orecchio: “Che vacca che sei! Ma come fai ad ingoiare pali così grossi?!”. Sembra quasi che lo dica con una certa invidia e, infatti, queste sue parole si riflettono sul suo movimento che diventa più profondo e intenso.
D’improvviso, la porta del bagno cigola e Knut si blocca facendomi segno di stare zitto. Lo sconosciuto entra nella toilette accanto alla nostra, piscia e scarica l’acqua. Giro la testa per guardare il tedesco ed il suo indice davanti alla bocca mi impone di non fiatare. Certo! Come se fosse facile rimanere fermo con quell’obelisco pulsante piantato su per il culo! Sono tutto un fremito e questo accende un risolino sul volto di Knut. In realtà, non gliene frega un cazzo del tipo che è entrato in bagno: si sta solo divertendo a vedermi così in fregola, mentre il mio sfintere è dilatato e stimolato dalla sua verga immobile. Non appena la porta del bagno cigola di nuovo – segno che lo sconosciuto è andato via – Knut mi assesta un colpo di bacino potente che mi fa balzare in avanti e quasi sbattere la testa contro il muro. Inizio ad urlare, ma subito lui mi tappa la bocca con una mano. Dall’altro lato Pino se ne accorge e mi chiede: “Stai godendo, eh, puttanella?”.
“Oh sì, troietta!” rispondo. “E tu?”.
“MMMMM!!! Dovresti vedere cosa sto per fare!”, e la mia curiosità mi porta ad abbassare lo sguardo sotto la parete della toilette. Dalla posizione dei piedi capisco che Dmitri è seduto sul water e Pino si sta impalando sul suo membro.
“Oddio, quant’è grosso!”, rantola Pino. Il pensiero del culetto del biondino sbragato dalla minchia del russo manda Knut in visibilio, tanto che comincia a fottermi senza risparmiarsi. Di là si sente il rumore delle chiappe di Pino che sbattono sulle cosce di Dmitri: la troietta non c’ha messo molto ad abituarsi alle dimensioni della mazza e adesso se la sta godendo completamente. Chissà dove gli sta arrivando! Lui non dice più nulla: forse la dilatazione dello sfintere gli spezza il fiato e gli impedisce di proferir parola, come, del resto, sta facendo con me il cazzo di Knut.
D’un tratto, il tedesco mi strattona indietro e si riappropria del suo membro, lasciando il mio buco spalancato. Bussa due volte alla parete della toilette e di là si sente un urlo di Pino. Knut socchiude la porta del cesso, verificando che fuori non ci sia nessuno, e sgattàiola velocemente verso l’altra cabina. Un secondo dopo Dmitri è alle mie spalle e chiude la porta. È una montagna di muscoli, ancora più grosso di Knut. Se anche volessi scappare da qui dentro, per un qualsiasi motivo, non riuscirei a passare. E poi: che roba ha in mezzo alle gambe! Pino lo ha mandato su di giri ed è evidente dalla spaventosa circonferenza che la sua verga ha assunto.
“Ciao, amore!”, dice il biondino a Knut.
“Sta’ zitta, troia! Ma guardati: sei tutto sfondato!”, lo insulta il tedesco e poi si sente un urlo del mio amico e un rumore, come se fosse stato sbattuto contro la cassetta dello scarico. E a quanto pare è proprio così, perché il rumore si ripete a ritmo serrato, segno che Knut lo sta fottendo pesantemente a pecorina. Dmitri, invece, è immobile davanti a me e si fa ammirare in tutta la sua potenza, madido di sudore ed infoiato come un toro. Lo faccio sedere sul water e, dandogli le spalle, cerco di impalarmi sopra di lui. Per quanto sia dilatato, la sua cappella all’inizio scivola via dalla mia rosellina. Poi, tenendola ferma e dritta con una mano e spingendo in fuori lo sfintere, riesco a riempirmi di quella abbondanza, facendola scivolare piano più a fondo che posso. A mano a mano che scendo il mio anello si lacera. Mi levo le scarpe e i jeans, mi appoggio indietro sul petto di Dmitri e sollevo le gambe, portando i piedi sulle sue cosce. Questo movimento provoca una reazione improvvisa nel russo che stende le gambe di scatto e spinge la porta del cesso, facendola spalancare.
“Merda! Se entra qualcuno e mi vede così?”, penso. Ma quell’idea non fa altro che eccitarmi di più e allora comincio a muovermi sul cazzo, strusciandomi contro il mio stallone, come una gatta in calore. Una sua mano mi scavalca la coscia e mi accarezza il buco dai lati della mazza.
“Uff! Sei tutto slabbrato!”, mi sussurra Dmitri. Il contatto delle sue dita sulla rosellina mi fa impazzire di godimento. Mi coglie uno spasmo, i miei piedi scivolano giù e la verga mi si pianta in fondo agli intestini. La mia schiena si inarca e si irrigidisce. Vibra e si scuote. Trema e sbatte avanti e indietro. Le cosce si squartano. Il mio buco vuole ancora più cazzo. Il russo mi scopa dal basso verso l’alto, continuando a titillarmi la rosellina. Il mio sfintere inizia a pompargli la verga. Con un rantolo mi spara un primo fiotto di sborra in fondo alle viscere, e poi un secondo e un terzo. Mi fa succhiare le sue dita insozzate dello sperma che è colato fuori dal mio buco. Poi ne raccoglie ancora e di nuovo si fa ripulire la mano. Anche lui trema e si svuota completamente i coglioni dentro di me, finché si accascia sulla tavoletta del water ed io sopra di lui.
Lentamente il suo membro si ritira e scivola fuori dal mio culo, mentre nell’altra toilette si sente Knut che sussurra: “MMMMM!!! Ma eri proprio assetata!!!”. Pino si starà bevendo lo sperma del suo amante e, dai mugolii che fa, sembra che se lo stia gustando appieno.
Mi alzo in piedi e Dmitri dietro di me dice: “Adesso sì che devo pisciare davvero!”, e si gira verso la tazza per urinare. Preso da un residuo di orgasmo, velocemente mi inginocchio e appoggio il mento sul bordo del cesso, spalancando la bocca e tirando fuori la lingua. Il russo capisce le mie intenzioni e, facendosi un po’ di lato, indirizza il suo idrante alle mie fauci iniziando ad irrorarle di pioggia dorata. È aspra e riaccende in me il piacere: le mie natiche si protendono verso l’alto e si aprono. Il mio sfintere spinge e godo come una vacca. Quando, infine, si è svuotato la vescica, gli ripulisco l’asta di tutti gli umori che l’hanno insozzata, i miei, i suoi e quelli di Pino.
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