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Gay & Bisex

Regalo di compleanno (3)


di crigio
29.10.2013    |    5.520    |    1 9.1
"Ha un telo intorno alla vita e il torso bagnato: avrà fatto una doccia per togliersi i residui dell’orgia..."
Mi sveglio nel camerino del locale, solleticato sul viso dalle labbra di Enrico.
“Ehi! Bentornato, amore!”, mi sussurra il mio gigantone.
“Che è successo?”, chiedo stranito.
“Dopo un po’ che ti contorcevi sul palco, sei svenuto e ti ho portato qui in braccio. Ti senti bene?”, mi chiede premuroso.
“Sì… Credo di sì…”.
Interviene Knut: “Ah, bene! Ti sei ripreso!”. Ha un telo intorno alla vita e il torso bagnato: avrà fatto una doccia per togliersi i residui dell’orgia. Anch’io ne avrei bisogno e faccio per sollevarmi, ma Enrico, prima, mi chiede: “Te la senti di proseguire la serata a casa di Pino? Sai: Valerio è ancora eccitato…!”.
“Valerio?!”.
“Sì, il tipo che vi ha scopato sul palco…”.
“Ah! Non lo so… Sono stremato…”.
“Facciamo così: andiamo a casa di Pino e lì ci fottiamo la puttanella mentre tu ci guardi e ti riposi. Quando te la senti ti unisci a noi, ok?”.
“Uff! Ok…”.
Fuori dalla porta si sente: “Non fatelo spurgare! Non fatelo spurgare!”. È Pino che urla perché non scarichi la sborra che Enrico mi ha riversato nello sfintere. Probabilmente vuole bersela tutta.
Entra trafelato e mi si getta addosso cominciando a leccarmi dappertutto. Mi ripulisce alla perfezione, come mamma gatta farebbe con i suoi piccoli. Tanto meglio: non mi serve più fare una doccia!
Ci rivestiamo, mentre Enrico va a dire a Valerio di seguirci con la sua macchina. Io e Pino ci sediamo dietro; Enrico guida e Knut gli sta accanto. Durante il tragitto, Pino è impaziente e mi sbottona i jeans dicendomi di calarli e di mettermi a pecorina, offrendogli il mio buco perché si cibi del nettare che ho dentro. Vedendolo così in fregola non riesco a dirgli di no e gli sbatto il culo in faccia. Con la sua lingua mi titilla la rosellina, che si rilassa e si dilata. I miei muscoli spingono in fuori e mi svuoto tra le sue fauci.
“MMMMM… slurp… slurp… buono… slurp… ancora, dai… slurp…!”, mugola mentre ciuccia e inghiotte. Knut si volta indietro e ci guarda. Con una mano accarezza la patta di Enrico, gliela sbottona e, estrattogli il cazzo, lo masturba. Ma l’eccitazione deve essere tanta che si china sul suo ventre e inizia a spompinarlo.
Dopo che Pino ha bevuto tutto, mi risiedo e lui mi bacia, trasmettendomi l’aroma della sborra di Enrico mista ai miei umori. Quando arriviamo sotto casa di Pino, Enrico fa fatica a rimettersi il cazzo nelle mutande, ma in qualche modo riusciamo ad entrare nell’androne senza dare scandalo. Valerio ci segue a ruota.
“Ho visto che vi siete portati avanti!”, ci fa. Probabilmente, ha scorto qualche movimento strano mentre ci seguiva in macchina. Adesso che posso vederlo bene, senza maschera e alla luce della scala, noto che non è bello. È sicuramente un gran porco ed ha un fisico meraviglioso. Tra l’altro, una cicatrice gli solca la guancia sinistra e un’altra gli taglia in due parti il sopracciglio.
“Ero un pugile”, dice, accorgendosi che lo fisso. “Queste me le ha fatte uno stronzo che non sapeva che cosa significa fare sport”.
Giunti al piano, Pino apre in fretta la porta e ci dirigiamo tutti rapidamente verso la camera da letto. Il biondino si avvinghia a me, mi bacia e mi palpa dappertutto.
“Dai, lesbichiamo e facciamo eccitare questi tre stalloni!”, mi propone, cominciando a spogliarsi. Guardo Enrico rassegnato, comunicandogli con gli occhi che la nostra intenzione di farmi riposare mentre loro tre scopano Pino è andata a farsi benedire.
Il nostro ospite è presto nudo e si getta a pecorina sul letto. Mi spoglio anch’io e lo raggiungo. Mi infilo sotto di lui a sessantanove e iniziamo a leccarci là dove non batte il sole. I tre energumeni si siedono su un divanetto e su una sedia, godendosi lo spettacolo.
Pino rotea la lingua sia intorno al mio buco che sulle mie palle. Mi ciuccia i coglioni e mi scopa con due dita. Poi me ne infila altre due dell’altra mano e mi apre il culo, titillandomi nervosamente le mucose. Io gemo e affondo il mio viso tra le sue chiappe, lappandolo e lubrificandolo ben bene.
Valerio non è un tipo molto paziente e, infatti, dopo essersi spogliato, si unisce subito a noi: si inginocchia sul letto sopra la mia faccia e si china a leccare dall’alto il buco di Pino. Le due lingue mandano il biondino in estasi: agita il culo e si struscia contro le nostre bocche. Mi lecca con maggiore impeto, mentre Valerio sbava sulla sua rosellina e la saliva cola anche sulle mie labbra. Poi, col polpastrello del pollice lubrifica bene il buco e lo penetra, e quel dito cicciotto viene inghiottito per intero.
Pino passa a spompinarmi il cazzo con una energia tale che sembra voglia staccarmelo. Valerio si solleva sui piedi e posso vedere la sua mazza possente e dura dirigersi minacciosa verso le terga del biondino. I coglioni scendono così tanto che urtano il mio naso e la mia bocca. Il glande si insinua tra le chiappe di Pino e preme per entrare nel culo. Attraversa l’anello e la puttanella si contorce. I coglioni di Valerio finiscono direttamente nella mia bocca e li mangio con gusto, mentre lui spinge sprofondando sempre più dentro Pino. Il biondino inspira sonoramente, godendosi la dilatazione che la verga gli sta procurando.
Alterno la mia lingua tra le palle di Valerio e la rosellina spampanata di Pino, ubriacandomi della visione di questo palo che stantuffa il mio amico.
“Oh sì, troietta! Leccami! Lì, proprio lì! Così, sì!”, mugola Pino. “E tu fottimi il culo! Dammi sto cazzone! Dai, dai!”, incita Valerio e quello gli fa sentire lo stallone che è. Lo squarta con affondi pesanti e profondi e il biondino si prende tutta la verga senza protestare, ma, anzi, aprendosi sempre più.
“Oh, io godo così! Sì!”, geme. D’improvviso Knut gli compare davanti e gli tappa la bocca col suo palo.
“Sta’ zitta, puttana! Ma quanto cazzo parli!”, lo insulta. Poi, Valerio si piega su un lato e trascina con sé anche Pino e continua a scoparlo a cucchiaio. Io, allora, mi defilo dal gruppo, mentre il tedesco continua a scopare la bocca del suo ragazzo. Scendo dal letto e mi avvicino ad Enrico, che, seduto sul divanetto, si accarezza lentamente il cazzo che spunta dritto e grosso dalla cerniera dei jeans.
“Tesoro, liberiamolo da questa gabbia e lasciamo che voli!”, lo stuzzico, e slaccio il bottone e gli tiro giù i pantaloni e i boxer. Mi metto a cavalcioni sopra di lui e mi struscio la mazza tra le chiappe. Gli levo la maglia e bacio e accarezzo i suoi muscoli, mentre alle mie spalle Pino lancia urletti ogni volta che Valerio percuote la sua prostata. Mi volto verso il trio e Knut sta strofinando energicamente la rosellina dilatata del biondino e il cazzo di Valerio. Pino porta una mano su quella del tedesco, ma questo gliela sposta e lo costringe a subire il suo eccitante massaggio.
Enrico mi morde un capezzolo e richiama la mia attenzione su di lui. Mi agguanta le chiappe e me le apre, e con le dita indirizza la verga al mio buco cominciando a spingere. Mi impala lentamente e l’asta sembra non finire mai. Un urlo più forte dietro di me mi fa girare nuovamente. Valerio non è più dentro Pino e forse ne è uscito con uno strattone che ha dilaniato lo sfintere del biondino. I due energumeni lo fanno sdraiare sulla schiena e Knut si posiziona tra le sue gambe e lo penetra di brutto. Un attimo dopo, Valerio fa lo stesso con il tedesco, che, muovendosi in avanti e indietro, si scopa un cazzone mentre fotte un culo.
“Merda, quanto sei grosso, amore!”, rantola Pino. Knut digrigna i denti e si sbatte come un forsennato. Grugnisce come un porcone e lecca tutta la faccia del suo ragazzo, sbavandoci sopra senza alcun contegno. È un vero animale.
D’improvviso, Enrico si alza e, tenendomi ancora impalato sulla sua verga, mi porta sul letto. Mi butta giù e scambia uno sguardo d’intesa con Valerio. Poi, rivolto a me, mi chiede: “Pronto?”. Non faccio in tempo ad annuire che sento lo sfintere dilaniarsi. E non una volta, ma ripetutamente. Mi sta letteralmente stuprando.
Mi sollevo sui gomiti e vedo il suo obelisco di carne entrare ed uscire da me con una velocità impressionante. Questo ritmo intenso ed incessante mi scatena l’orgasmo in un lampo. Sussulti, spasmi, convulsioni e contrazioni partono contemporaneamente. Stringo le lenzuola per tenermi fermo da qualche parte, ma è del tutto inutile. Sono scosso sia fuori che dentro.
Poi Enrico si arresta. Uno strattone e non è più dentro di me. La mia rosellina rimane vergognosamente spalancata e il mio sfintere spinge in fuori. Me lo copro con una mano, quasi avessi paura che gli intestini ne escano, finché Valerio, stringendomi il polso, me lo scopre di nuovo e, con un colpo secco, sprofonda fino alla bocca dello stomaco. Riprende il ritmo interrotto da Enrico, che intanto sta lavorando il culo di Knut. Il tedesco non si muove più e adesso Pino gode non dei colpi inferti dal suo uomo, ma indirettamente del riflesso delle percosse che Enrico fa patire a Knut.
Bloccato a sandwich, il tedesco sta appoggiato sulle mani e le sue braccia tremano pronte a crollare in qualsiasi momento. La sua bocca socchiusa sbava; gli occhi si fanno bianchi ed emette un rantolo cavernoso.
“Amore, ma cosa mi fai?”, urla Pino con una mano premuta sul suo buco, mentre il cazzo di Knut si gonfia esageratamente nell’atto di esplodere il suo piacere. La condizione del tedesco, però, mi fa capire che non sta solo sborrando nelle viscere di Pino, ma che sta anche provando un orgasmo anale in piena regola.
Naturalmente, nel frattempo Valerio continua a trivellarmi e il godimento che provo mi mette addosso una forza che riverso sul mio stallone. Con uno scatto gli stringo le chiappe muscolose e gli do il ritmo, incitandolo a colpirmi sempre di più e sempre più forte. Con le cosce mi avvinghio alla sua vita e con i talloni lo attiro a me. Nonostante le dimensioni non indifferenti del suo cazzo, ne voglio ancora ed ancora.
“Porca puttana! Non ti basta mai! Che vacca!”, mi insulta Valerio.
“Sì, sono la tua vacca! Dai, che godiamo insieme!”, rantolo e il mio sfintere gli strozza la verga facendolo scoppiare nelle mie viscere.
“Tò, tò, tò, vacca troia!”, mi ingiuria sborrando abbondantemente.
D’improvviso, Knut si accascia accanto a me, mentre Enrico si tuffa dentro Pino e lo cavalca al galoppo. La testa del biondino sbatte da un lato e dall’altro; il suo petto si solleva e ricade sul letto. Singhiozza: è paonazzo. Poi un grido straziante rivela che il suo orgasmo si sta liberando più violento che mai.
Quando il suo piacere si esaurisce, Enrico lo abbandona e viene verso di me. Spinge via Valerio e mi chiede: “Hai goduto bene, amore?”.
“Oh sì!”.
“Secondo me, invece, no!”, e due dita si intrufolano nel mio culo e tirano verso l’alto. Poi mi penetra anche col cazzo, continuando a slabbrarmi la rosellina con la mano. Uno spasmo mi proietta in alto contro di lui. Mi stringo alle sue spalle piantandogli le unghie nella pelle.
“Ora sì che stai godendo, non è vero?”.
“Cazzo, sììììììììììììììììììì!!!!!!!!!!!!!!”. Il mio piacere riesplode più di prima. Enrico tira fuori le dita e mi fa rimbalzare sul suo ventre. Altre due dita mi sfondano, stavolta da dietro: sono di Knut, che ancora sdraiato sul letto vuole prendere parte al mio nuovo orgasmo.
“Sì, fammi sborrare, amore! Ciucciami il cazzo col culo! Così! Così! MMMMMMMMMMMM!”, e il mio gigantone mi spara dentro il suo nettare che cola subito fuori lungo la sua asta. Knut si sposta rapido sotto di noi e, spalancando la bocca, si beve il succo di Enrico contaminato dai miei umori.
Alla fine stramazziamo tutti sul letto, stremati ma appagati.

“Siete un gruppo estremamente eccitante! Mai conosciuti dei porci come voi!”, si complimenta Valerio, dopo che ci siamo ricomposti e ristorati. “Se vi va di ripetere l’esperienza, tenetemi presente, ok?”, e raccolte le sue cose se ne va.
Enrico torna a prendersi cura di me e mi chiede: “Allora: ti è piaciuto il regalo?”.
“Oh sì! Non vedo l’ora che venga l’anno prossimo…!”, rispondo.
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