Gay & Bisex

Malta (3)


di crigio
23.05.2014    |    8.004    |    5 9.9
"Ma appena lo stallone pronuncia l’ultima parola, Luc si precipita su di me, si afferra il cazzo e lo punta al mio buco..."
“Ché domani ne arriva un altro…”.
Ha detto proprio così o me lo sono sognato. Ero stremato dall’incessante godimento che quei tre stalloni mi hanno procurato che non riesco a capire se queste parole sono state frutto delle mie fantasie o sono state pronunciate davvero.
Comunque, ho lasciato a Robert il mio numero di cellulare (questo lo ricordo bene), perciò, semmai dovessero avere un altro amico da farmi conoscere, mi chiamerà.
Nel frattempo, decido di fare un giro per l’isola e di andare di nuovo al mare. Dopo pranzo faccio una capatina in qualche locale (nel quartiere di St. Julian sono sempre aperti), ma non trovo nulla di interessante. E poi ho ancora le parole di Robert che mi rimbombano in testa.
“Ché domani ne arriva un altro…”. Cazzo! Se non mi chiama rischio di impazzire. Dal tono della voce sembrava che parlasse di un tipo anche più interessante di loro tre. Il che è tutto dire, visto che già ognuno di loro ha una minchia da fare invidia ad un cavallo. Come può qualcun altro superare la loro dotazione e le loro prestazioni?
Ritorno in camera e mi stendo a riposare un po’. Mentre sto in dormiveglia, arriva un sms sul cellulare.
“Sei libero adesso?”. È Robert.
“Sì”, rispondo.
“Allora vieni da noi!”. Mi alzo e, obbedendo all’ordine, scappo fuori dalla stanza, corro giù per le scale e lungo il marciapiede fino ad arrivare sotto il loro residence. Suono e mi aprono il portone. Su, mi accolgono loro tre.
“Il nostro amico sta arrivando. Il catamarano ha appena attraccato. Intanto, accomodati”, mi fa Robert. Mi siedo sulla poltrona, mentre Jean e Kevin sono sul divano di fronte a me. Mi scrutano e ammiccano, e intanto si massaggiano la patta. Credo che abbiano ancora voglia e anch’io sono particolarmente eccitato per quello che mi aspetta. “Ti va di scaldarti un po’, intanto che aspettiamo Luc?”, mi chiede Robert. Senza farmelo ripetere due volte, mi fiondo in ginocchio ai piedi dei due negroni e comincio a sbottonare loro i jeans. “Uhu! Avevi una gran voglia anche tu! Perché non l’hai detto subito?”, aggiunge Robert, e viene a sedersi accanto a Kevin slacciandosi anche lui i calzoni.
Ho tre sciaboloni a mia disposizione, sebbene ancora mosci, e questa cosa mi fa sentire onnipotente. Imbocco quello di Jean e inizio a succhiarlo con avidità, tanto che lui reclina la testa indietro e biascica qualcosa ridacchiando.
“Dice che glielo stai staccando!”, traduce Robert. Io mi fermo un attimo e riparto con più calma. “No no!”, aggiunge poi. “Tranquillo, gli piaceva tanto!”, e allora riprendo a spompinarlo come prima, e di nuovo Jean si abbandona sullo schienale del divano, divaricando maggiormente le cosce. Allungo una mano sull’inguine di Kevin e gli impugno il salsicciotto che riposa sul suo ventre, smanettandolo allo stesso ritmo della ciucciata del cazzo di Jean, e anche lui rantola di piacere. Quando la minchia che ho in bocca raggiunge le dimensioni che ricordavo, passo a succhiare quella di Kevin.
D’un tratto, suonano alla porta. Robert si riallaccia i jeans e va ad aprire. Sento che saluta a gran voce qualcuno: credo sia arrivato Luc. Senza staccare la bocca dal succoso uccello che me la riempie, con la coda dell’occhio cerco di catturare l’immagine del quarto stallone, ma lui e Robert passano così velocemente per il corridoio che non riesco a vederlo. Colgo solo un’ombra enorme che oscura per un istante la stanza e poi più nulla.
Quindi, Robert torna a sedersi sul divano e dice: “Si dà una rinfrescata e ci raggiunge”. Lo guardo e annuisco, continuando a ciucciare Kevin. Poi, mi stacco, sorrido a Robert e vado a sbottonarlo di nuovo. Il suo cazzo schizza fuori dalle mutande, già duro ed eccitato per lo spettacolino a cui ha assistito. Lui fa un cenno col capo agli altri due e quelli si alzano dal divano e mi vengono dietro. Mi levano i bermuda e mi aprono le chiappe. Una lingua scorre su e giù per il mio solco, soffermandosi di tanto in tanto sulla rosellina. Un dito la attraversa, e subito dopo un altro si unisce al primo. Qualcuno ci sputa sopra e le dita riprendono a scorrermi dentro. Poi, viene aggiunta una terza falange e tutt’e tre vengono rigirate nel mio sfintere senza alcun ritegno. Io spingo in fuori per favorire il massaggio e quelle scivolano con più facilità.
“Sai”, sussurra Robert. “Stai per vedere qualcosa di molto raro, quindi devi essere ben preparato”, e terminata la frase, un quarto dito raggiunge gli altri nel mio culo. Apro la bocca facendo uscire un lamento e la nerchia di Robert mi soffoca. Tossisco, ma lui mi fotte le fauci muovendo in su il bacino senza darmi tregua. “E devi essere anche molto eccitato, altrimenti potresti farti male”, aggiunge.
Se sta parlando del cazzo di Luc, temo che sarà la volta che mi rovino davvero. D’improvviso, le dita escono dal mio buco, ma subito due mani si appoggiano alle mie chiappe e due falangi di una e due dell’altra iniziano ad alternarsi dentro di me. Poi, ci restano tutt’e quattro e cominciano a tirare verso destra e verso sinistra per dilatarmi. Una lingua si intrufola nella rosellina spalancata e me la titilla nervosamente. D’istinto, stringo la mazza di Robert e la pompo con più foga. Scarico un flusso di umori, così lubrificandomi il retto. Lo stallone che mi sta leccando li succhia sonoramente e mugola di soddisfazione. Poi, due dita mi penetrano con violenza, mi perquisiscono in ogni dove e mi scopano senza pietà. I miei muscoli interni si contraggono ripetutamente e gemo di godimento.
“Sì, bravo! Così dopo sarai più aperto per il nostro amico!”, sibila Robert, che capisce che quel massaggio mi sta provocando un orgasmo anale.
“MMMMMMMMMMMMMM!!!”, gemo all’improvviso e porto il bacino indietro e spingo con i muscoli in fuori. Uno spruzzo esce dal mio culo e insozza la mano dello stallone che me lo sta lavorando, il quale, sorpreso, inizia a ridere come un pazzo. Mi volto: si tratta di Kevin, che, vista la mia espressione di estasi, mi infila in bocca la sua mano lurida dei miei umori, facendosela ripulire completamente.
“Direi che sei pronto!”, chiosa Robert, che mi afferra per il mento e mi fa girare verso la porta del soggiorno. In piedi, a torso nudo, con un telo bianco intorno alla vita, vedo un statua d’ebano alta almeno due metri. Una testa, due mani e due piedi enormi. Un sorriso smagliante e due occhi neri profondi. Un torace immenso e degli addominali così scolpiti da fare impallidire una tartaruga.
“Allora: che ne dici? Niente male, eh?”, mi sussurra Robert all’orecchio. “E non hai ancora visto il meglio!”, aggiunge, mentre si alza dal divano e va incontro a Luc. Si ferma accanto a lui e, lentamente, gli leva il telo dalla vita. Quello che appare alla mia vista non è un semplice cazzo, ma una mazza da baseball. Scende giù, moscia, fino a metà cosce, già scappellata, lucida e bellissima. La mia bocca si riempie in un attimo di saliva, quasi come se sentisse il sapore di quella meraviglia. Ipnotizzato, gattono in quella direzione e mi arresto quando il glande è ad un centimetro dal mio naso. Inspiro a fondo e catturo l’aroma della minchia. Mi ubriaco tanto che, d’un tratto, sgrano gli occhi, spalanco la bocca e la inghiotto il più possibile.
Luc si piega in avanti per l’improvviso mio gesto per poi tirarsi di nuovo su e godersi la mia pompa. Che poi è solo un tentativo di pompa, visto che nella mia bocca entra solo un quarto di questa stupenda nerchia. Mi tiro su e mi aggrappo alle sue potenti cosce. Lo attiro verso di me e mi strozzo col suo palo. Tossisco: ho le lacrime agli occhi e la bava alla bocca, ma sono rapito da tanta abbondanza e non intendo lasciarla andare.
“Cazzo! Sei proprio affamato!”, mi apostrofa Robert, ridacchiando. Anche Jean e Kevin sembrano divertiti dal mio comportamento, ma al tempo stesso stupiti dal fatto che le dimensioni dell’uccello del loro amico non mi hanno intimorito per niente.
Intanto, le mie guance si tendono sempre di più: il cazzo di Luc si sta ingrossando via via che lo succhio e sta anche alzando la testa. Lo sputo e quello penzola in ogni direzione davanti alla mia faccia. Lo impugno con entrambe le mani e lo ingoio ancora una volta. Alzo lo sguardo e vedo che Luc si lecca le labbra. Deve piacergli un casino osservare qualcuno che riesce a giocare in qualche modo con la sua virilità. Deve essere consapevole che non è facile, ma quando succede deve procurargli una certa soddisfazione. Sta di fatto che tutta questa roba mi manda in visibilio e, abbandonando l’asta, mi alzo e corro al divano, spalanco le cosce, mi sputo su un palmo e mi lubrifico bene la rosellina, infilandomi dentro tre dita per testare la mia dilatazione. Tra il lavoro di Kevin di poco fa e l’eccitazione provocatami dalla vista di quella stanga sproporzionata sono molto dilatato, anche se dubito che sarà facile prenderla in culo.
“Fottimi! Fottimi tutto! Fottimi anche il cervello, stronzo!”, rantolo in direzione di Luc, senza preoccuparmi che mi capisca. E infatti, l’energumeno non capisce, tant’è che Robert deve tradurre. Ma appena lo stallone pronuncia l’ultima parola, Luc si precipita su di me, si afferra il cazzo e lo punta al mio buco. Spinge, ma la cappella sguscia da ogni parte. Io mi rilasso di più e faccio in modo di aprirmi ancora. Allora, il glande si incastra nel mio anellino e inizia ad attraversarlo. Lui biascica qualcosa e Robert traduce: “Dice che sei stretto”.
“Non mi importa un cazzo!”, gli urlo. “Digli che deve darmelo tutto! Lo voglio tutto dentro!”. La faccia di Robert impallidisce: non si aspettava questa mia reazione, e forse neanche io. Devo essere impazzito! Riferisce a Luc quello che ho detto e allora l’energumeno chiama in soccorso Jean e Kevin, i quali, insieme a Robert, cominciano a sputare sul mio buco per lubrificarlo bene. Spalmano la saliva dappertutto, anche sull’asta di Luc, e questa guadagna qualche altro centimetro nel mio sfintere.
Io mi sento già strapieno così, ma so che siamo solo al principio. Questo bel cazzone è ancora lungo, e anche grosso. Mentre Kevin e Robert continuano a lavorarmi il buco, Jean si accoccola accanto a me e mi strapazza i capezzoli. Vogliono tenere viva la mia eccitazione per far sì che il mio sfintere rimanga ben dilatato. Luc si muove avanti e indietro, di pochi millimetri, cercando di avanzare dentro di me. La bocca di Jean sulle mie aureole, le mani di Kevin e Robert sulla mia rosellina e quell’obelisco d’ebano in culo mi stanno mandando in estasi. Un fuoco si accende nel mio basso ventre e la cappella di Luc che martella la mia prostata non fa altro che alimentarlo. I miei muscoli interni cominciano a contrarsi e Luc se ne accorge, tanto che capisco che dice a Robert che sto godendo.
Anzi, l’aprirsi e chiudersi del mio sfintere risucchia dentro la mazza dell’energumeno, che quindi fa meno fatica a penetrarmi. Lui approfitta di ogni fase di decontrazione del retto per spingermi in corpo la sua nerchia e mano a mano guadagna sempre più terreno. Stranamente i miei spasmi interni non gli fanno né caldo né freddo: riesce a controllarsi nonostante gli stia ciucciando il cazzo col culo. Alla fine, come per miracolo, sento il suo ventre adagiarsi sulle mie chiappe: la sua minchia ha terminato la sua corsa e adesso può fottermi.
E infatti, Luc inizia a fare dei movimenti più ampi, avanti e indietro, e la sua asta mi scorre dentro per tutta la sua lunghezza. Mi sento aperto come mai prima d’ora e la sensazione è fantastica. Infoiato come sono, spingo via Jean e allungo le mani sulle chiappe di marmo del mio stallone. Le stringo e accompagno il suo movimento. Lo fisso in faccia digrignando i denti e sfidandolo e darmi sempre più cazzo. Il suo bacino mi sbatte contro le natiche, forte, sempre più forte. Non sento alcun dolore, ma solo un piacere crescente che vorrei non finisse mai.
“Putain!”, mi insulta, e mi sferra un colpo profondo. “Truie!”, mi offende ancora, e un altro fendente mi colpisce là dove nessun altro è mai arrivato. Va avanti così, finché non si stanca di questa posizione. Allora sfila la mazza e una corrente d’aria fredda mi invade le viscere. Si siede sul divano e tira su l’asta, che troneggia tra le sue cosce come l’obelisco in Piazza San Pietro. Io salgo sul divano, mi volto di spalle a lui e mi impalo letteralmente su questa meraviglia di carne. Di fronte a me, Jean, Kevin e Robert, chi in piedi, chi seduto sulla poltrona, si godono lo spettacolo.
“Cazzo, amico! Sei proprio una vacca!”, mi apostrofa Robert.
“Oui! Une vache!”, sottolinea Kevin. Io cavalco la minchia per un po’ e poi mi sollevo estraendomela completamente e mi infilo dentro tutte e cinque le dita con la mano chiusa a cuneo. Sospiri di sbigottimento si levano nella stanza: i miei tre spettatori sono basiti dalla mia troiaggine e le loro mazze reagiscono a quello che vedono, alzando la testa e pulsando sempre più velocemente. Quindi, impugno di nuovo il cazzo di Luc e me lo ripianto in corpo, tutto d’un fiato, tanto che il mio stallone ha un sussulto. Allora, mi sculaccia una chiappa e inizia a fottermi, muovendosi su e giù. Mi mette le mani sotto le cosce e me le solleva e dilata. Poi, si sistema meglio sulla seduta e comincia a scoparmi alla grande. Io mi porto una mano alla rosellina e me la accarezzo, ammiccando con sorrisetti da troia ai tre stalloni che ho davanti.
All’improvviso, la nerchia di Luc si gonfia ancora: non riesco a tenerla dentro, mi fa troppo male. La spingo fuori e quella spara uno schizzo lungo di sborra che mi segna tutto il torso e arriva fino alla mia faccia. Allora spalanco la bocca e tiro fuori la lingua e aspetto che un secondo fiotto mi disseti. Non devo attendere molto: uno spruzzo più abbondante del precedente raggiunge le mie fauci e le mie labbra, che mi lecco velocemente per raccogliere ogni singola goccia. Poi, afferro l’uccello e me lo infilo nuovamente in culo, lasciando che si svuoti nelle mie viscere. Mi lecco le dita sporche di sperma e continuo ad occhieggiare ai tre stalloni, ormai pazzi di desiderio, finché Luc non smette di tremare a causa dell’orgasmo.
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