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Gay & Bisex

Bordello (1)


di crigio
19.09.2015    |    15.229    |    8 9.5
"Allora, l’energumeno mi strattona per un braccio, tirandomi verso il corridoio..."
“Pro… nto!”.
La voce singhiozzante di Giulio all’altro capo del cellulare mi preoccupa.
“Ciao, amico! Che succede?”, gli chiedo.
“Pi… Pino…”.
“Pino… che?”.
“Pino…”, e tira su col naso. “Pino… mi ha mollato!”.
Faccio un respiro profondo per scaricare la tensione. Ed io che mi ero immaginato chissà che!
“Ma che è successo?”, gli chiedo.
Giulio, come se non avesse neanche sentito la mia domanda, continua: “Lo devi trovare! L’ho cercato dappertutto, ma sembra sparito nel nulla! Tu conosci tutti suoi amici: devi riportarlo da me!”. Sembra darmi un ordine, tanto è stentorea la voce e fermo il tono.
“Calma, amico. Faccio qualche telefonata e poi ti richiamo”, lo rassicuro.
“O… ok…”.
Per prima cosa, telefono direttamente al biondino: non si sa mai che a me mi risponda. Il telefono squilla più e più volte, ma niente. Allora, cerco di ricordare le nostre amicizie comuni e comincio a contattarle. Sembra veramente che nessuno lo abbia visto da giorni.
Alla fine non mi resta che riferirlo a Giulio. Quando sente il mio tono sconsolato, esplode in improperi verso di me e Pino, dandoci delle troie.
“Ma si può sapere che avete combinato?”, gli chiedo ancora.
“Avete??!! AVETE??!!”, si incazza lui. “Io non ho combinato proprio niente! Lui, semmai, ha rovinato tutto!”. Giulio continua a sbraitare, non riesco a capire davvero che cosa ha portato Pino a sparire in quel modo.
“Vabbè, senti”, gli faccio, per concludere. “Sento qualcun altro e magari, poi, ti richiamo”.
Appena riattacco, il mio cellulare squilla. È un numero sconosciuto. “So che stai cercando Pino”, mi dice la voce dall’altra parte. “Lo puoi trovare a…”, e mi dà un indirizzo. Quindi, la comunicazione si chiude bruscamente.
Prendo le chiavi della macchina ed esco di casa correndo. Arrivo sul posto che mi è stato indicato: sembra un palazzo normale. Nei citofoni, nonostante ci siano più pulsanti, c’è indicato un solo inquilino. Peraltro, si tratta di una società. Pigio: segue un suono gracchiante e il portone si apre. Entro e quel posto mi appare completamente diverso da quello che poteva sembrare da fuori. Al posto dell’androne c’è un bancone: dietro, un ragazzo mi chiede un documento e poi di porgergli la mano. Con un timbro mi stampa qualcosa sopra e mi restituisce la carta d’identità, indicandomi le scale che vanno al piano di sopra. Mi incammino titubante e, una volta arrivato al primo piano, comincio a sentire dei gemiti provenire dalle varie camere e diffondersi nel corridoio. Le porte sono tutte aperte, perciò le voci arrivano distintamente. Appoggiato alla ringhiera del ballatoio c’è un ragazzo vestito di nero, alto, muscoloso, che tiene d’occhio la situazione. Deve essere una specie di buttafuori.
Passo in rassegna le camere, dando un’occhiata dentro ciascuna. Pino è nella quarta: mi blocco sull’uscio e osservo la scena. Il biondino è stretto a sandwich tra due uomini sulla quarantina, ancora prestanti, che lo scopano insieme, facendolo godere come una vacca. Lui, infatti, mugola come una gatta in calore e limona alternatamente prima l’uno e poi l’altro. Torce il colle e ciuccia la lingua di quello che gli sta dietro; poi, si china su quello sotto e lo bacia intensamente. Girati di tre quarti, mi permettono di vedere nettamente le due verghe entrare ed uscire dalla rosellina del mio amico, senza alcuna difficoltà. I due uomini rantolano e, ogni tanto, danno della “puttana” al biondino oppure si complimentano con lui per la sua dilatazione.
D’un tratto, Pino si accorge di me e, con una mano, mi saluta e mi chiama dentro. “Come… ah!... mmmm!!!... Come hai fatto a trovarmi?”, mi chiede, mentre gode da capo a piedi.
Io non gli rispondo, ma gli dico soltanto: “Devi venire con me! Giulio ti sta cercando!”. I due uomini non mi considerano per niente, ma continuano a fottersi la loro troia. Pino, invece, si acciglia e smette di guardarmi. Si aggrappa con un braccio al collo del tipo alle sue spalle e ricomincia a limonarlo, contorcendosi e ammiccando. Dal suo culo proviene il suono di uno sciabordio: deve essere così eccitato che la sua prostata sta producendo umori che vengono rimestati dall’andirivieni delle due mazze. Anche le sue gambe tremano e scivolano verso l’esterno, facendolo aprire ancora di più e permettendo ai due stalloni di entrargli dentro più a fondo.
“Go… do! Go… do!”, sussurra tra i singulti, e subito dopo il suo sfintere sputa i due cazzi e, insieme, un rivolo di umori che gli rigano il perineo e lordano lo scroto dell’uomo che gli sta sotto. Quello di dietro raccoglie il suo nettare con le dita e glielo porta alla bocca. Pino succhia le falangi con voluttà e, torcendo il collo, fa gli occhi dolci allo stallone. L’uomo, ancora più arrapato di prima, lo prende per un braccio tirandolo verso il bordo del letto e facendolo girare sulla schiena. Gli apre le gambe, squartandolo, e lo infilza col suo arnese. La schiena di Pino si inarca e lui geme. Poi, si rilassa di nuovo e lo stallone comincia a sbatterlo. L’altro, nel frattempo, si inginocchia sul letto e porge la sua minchia alla troietta, che la afferra con una mano e se la porta alla bocca.
“Dai! Vieni via con me!”, insisto, avvicinandomi al biondino.
Non mi accorgo del gesto scattoso dell’uomo che lo sta fottendo, il quale mi stringe per il collo e mi minaccia: “Se non la smetti di rompere, spacco il culo pure a te!”. Poi mi spinge via e riparte con la monta. Pino non mi guarda più e rimane concentrato su se stesso.
“Che succede qui?”. Il buttafuori compare sull’uscio della camera, allarmato dall’urlo dell’uomo.
“Sta puttanella mi ha scassato i coglioni!”, dice il tipo, continuando a pompare il mio amico. Allora, l’energumeno mi strattona per un braccio, tirandomi verso il corridoio. Una volta lì, mi spintona fino alle scale intimandomi di andare via. Demoralizzato, obbedisco.
Quando sono quasi in fondo, il buttafuori mi richiama. “Giò?”, dice il mio nome con tono interrogativo. Alzo la testa e lui sembra contento di avermi riconosciuto. “Allora sei proprio tu? E quello lì dentro è Pino!”, aggiunge indicando la camera da cui sono appena uscito. Io aggrotto la fronte, cercando di ricordarmi di lui. “Sono Igor!”, mi fa, dando per scontato che debba ricordare. “Dai, torna su!”.
Come un automa, obbedisco di nuovo. Una volta salito, mi dà una pacca pesante sulla spalla e mi sorride. Guardandolo meglio, riconosco che è un gran bel manzo. Ma ancora non mi ricordo di lui. “Dai, non può essere! Quella notte al parco… tu e Pino… Vi ho scopato…! Lavoro per l’agenzia di Knut!”.
“Ah, sì!”, finalmente rammento. “Come stai?”.
“Bene, bene! E anche tu, vedo! Pino se la sta proprio spassando!”, fa, mentre il suo pollice indica ancora la camera dalla quale provengono gemiti e rantoli sempre più forti.
“Già”, mormoro.
“Vuoi spassartela un po’ anche tu?”, aggiunge l’energumeno, chinandosi verso di me.
“Veramente… ecco… io… non sono molto in vena…”, rispondo.
Lui, però, senza neanche ascoltare la mia risposta, continua: “Là in fondo c’è una camera libera. Mettiti comodo, ché ti mando solo tipi che piacciono a te”, mi esorta, dimostrando di conoscere i miei gusti. Sempre stringendomi per la spalla, mi spintona, stavolta non verso le scale, ma in direzione della camera alla fine del corridoio. Mentre cammino, passo nuovamente per la stanza in cui c’è Pino e, soffermandomi un momento, lo vedo steso sulla schiena a cosce spalancate: la rosellina è tutta imbrattata di sborra e intanto succhia con avidità il cazzo dell’altro stallone, il quale si dimena in preda all’impellente orgasmo. Un attimo dopo, il tipo si piega su se stesso e lancia un urlo: la gola di Pino inizia a gonfiarsi e il mio amico ingoia lo sperma che l’uomo gli sta scaricando dentro. Ripulisce ben bene l’asta, come è sua abitudine e poi, mugolando e contorcendosi, raccoglie il seme che ha tra le chiappe e se lo porta alla bocca, gustandolo con gemiti inequivocabili.
Indignato, ma al tempo stesso arrapato, seguo il consiglio di Igor e mi dirigo verso la camera che mi ha destinato. Prima di entrarci, mi volto ancora una volta verso quella di Pino: i due uomini ne stanno uscendo tutti trafelati, mentre un ragazzo di bella presenza ne varca l’uscio.
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