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Gay & Bisex

Una giornata al fiume (1)


di crigio
14.11.2013    |    9.774    |    1 9.5
"Troviamo un posto in cui poterci stendere e ci spogliamo, rimanendo in costume..."
Torna l’estate, ed io ed Enrico organizziamo una vacanza nel sud della Sicilia. Lui ha disdetto tutti gli appuntamenti per qualche giorno ed io ho preso delle ferie residue dell’anno scorso.
Il giorno dell’arrivo c’è un sole ed un caldo notevoli, nonostante siamo ancora all’inizio della stagione. Tutto ci invita ad andare subito al mare, ma prima ho voglia di rimettermi un po’ in sesto. Mentre faccio una doccia, Enrico si stende sul letto smanettando col cellulare.
“Ma cosa fai con quell’aggeggio infernale? Dai, vieni con me!”, gli dico invitandolo a lavarci insieme. Ma lui è distratto e quasi non mi sente. Allora, lo lascio stare e mi chiudo in bagno. Quando esco è ancora lì che chatta con qualcuno.
“Allora! Non dovrò mica essere geloso?”, lo riprendo, fingendo disappunto. Lui schizza su e mi salta addosso, stringendomi e baciandomi con passione.
“Mai! Non devi mai essere geloso! Non ne hai motivo!”, mi rassicura con un tono che mi leva ogni dubbio, semmai ne avessi avuti.
“Bene! Andiamo al mare?”, gli chiedo.
“Veramente, cercando su internet, ho trovato un posticino più tranquillo qui nei paraggi. È la foce di un fiume e dalle foto sembra molto romantico. Che ne dici?”.
“Ok. Proviamo”. E, raccolto il necessario, usciamo dall’albergo, saliamo sulla macchina noleggiata e ci dirigiamo verso il luogo scelto da Enrico.
Il parcheggio è semideserto. Ci inoltriamo nella boscaglia e raggiungiamo la riva del fiume. Troviamo un posto in cui poterci stendere e ci spogliamo, rimanendo in costume. Mi sdraio e chiudo gli occhi, lasciandomi massaggiare dai raggi del sole. Dopo cinque minuti, sento degli schizzi d’acqua sulla pelle: Enrico, entrato nel fiume, si sta divertendo a bagnarmi. Allora mi alzo e lo raggiungo, aggredendolo per gioco e cominciando a scherzare.
Quindi, usciamo dall’acqua e si ristendiamo al sole, vicini. Enrico si volta verso di me e inizia ad accarezzarmi con una mano. Poi si china e mi limona.
“Ti va di spassartela un po’?”, mi chiede, sussurrando.
“Sì”, sibilo io. Allora lui alza un braccio e fa un gesto come se chiamasse qualcuno. Mi giro in quella direzione e vedo un ragazzo seminascosto dietro i cespugli che ci guarda e che, subito dopo l’invito di Enrico, comincia a venirci incontro. Una volta uscito dalle fratte, riesco ad inquadrarlo bene: è alto, un po’ muscoloso, castano/biondo con un pizzetto molto discreto e indossa uno slip rosso che gli fascia il bacino perfettamente, facendo risaltare i muscoli addominali bassi che finiscono a “V” dentro il costume. È certamente un gran bel figo e si potrebbe dire persino un modello, anche per il portamento.
D’improvviso, mi sento abbandonare da Enrico che va a sedersi su un masso poco distante, facendomi segno che è tutto a posto e che starà lì a godersi lo spettacolo. Non era questo che intendevo quando ho risposto “sì” alla sua richiesta di spassarmela. Pensavo che ci saremmo divertiti insieme.
Lo sconosciuto si avvicina sempre più, finché mi ricopre con la sua ombra: “Georg, piacere”, mi fa con accento tedesco.
“Giò, piacere mio”, rispondo. Quindi, si inginocchia all’altezza della mia testa, si apre lo slip e mi offre la sua biscia lunga e sottile. La inghiotto completamente e, iniziando a muovermi verso il suo ventre, lo spompino con voracità. Lui si rilassa e, con le mani ai fianchi, si gode la mia ciucciata. Dopo un po’, si mette a cavalcioni sopra di me e si posiziona a sessantanove. Mi sfila il costume, mi solleva le gambe, me le apre e si tuffa tra le mie chiappe. La sua lingua e il suo pizzetto mi fanno il solletico, e non riesco a contenere una risata. Ma lui non si lascia scoraggiare e intensifica la leccata della mia rosellina.
La mia risata lascia il posto a gemiti di piacere che sembrano eccitare anche Georg. Infatti, il suo cazzo comincia a prendere vigore e cresce nella mia bocca arrivando a colpirmi le tonsille. Muove il bacino, scopandomi le fauci e stimolando le mie papille gustative, che secernono più saliva del solito. Sbavo dagli angoli della bocca e assaporo gli aromi del suo liquido prespermatico. Si tira un po’ su e mi appoggia sulle labbra i coglioni, costringendomi a succhiarli, mentre la sua asta mi scorre sul petto.
Intanto, lui mi lavora il buco: lo titilla con la punta della lingua, lo lappa e lo ciuccia. Mi penetra con un dito e continua a stuzzicarmelo. Mi contorco per il godimento e lancio un’occhiata ad Enrico: è appoggiato indietro sulle mani e si sta gustando la scena, apparentemente tranquillo. In realtà, la sagoma dal suo cazzone si vede allungarsi sotto il tessuto dello slip verso il suo fianco sinistro.
Impugno la verga del tedesco e la masturbo, mentre con la lingua gli torturo le palle risalendo fino alla sua rosellina. Tira su il capo per il piacere che gli trasmetto e rantola sonoramente. Mi rigira il dito dentro e poi ne aggiunge un secondo dell’altra mano, iniziando a dilatarmi tirando verso destra e verso sinistra. Si rituffa nel mio solco e mi scopa con la lingua. Estrae un dito e ne inserisce un altro della mano destra. Smette di leccarmi e comincia a fottermi con le due falangi. Le mie gambe si agitano nell’aria, mentre la sua mano sbatte ripetutamente contro la mia chiappa. Il suo cazzo pulsa nella mia mano e le sue palle si induriscono per l’eccitazione. Mi tira giù lo scroto con il pollice e il mio membro si drizza. Georg se lo ingoia sino alla base e lo pompa. Poi, estrae le due dita dal mio sfintere, solleva il busto e scivola lungo il mio corpo finché le sue chiappe arrivano al mio ventre. Si appoggia in avanti sulle mani e protende il culo. Mi massaggia il cazzo in mezzo al suo solco, ondeggiando il bacino come un vero professionista. Con una mano indirizza la mia cappella al suo buco e con un movimento impercettibile se la inghiotte, facendo scomparire rapidamente tutta la mia asta nelle sue viscere.
Le sue natiche rimbalzano davanti ai miei occhi, accrescendo la mia eccitazione. Continua a ondeggiare e poi fa un movimento circolare, strofinandosi la mia mazza contro le pareti interne dello sfintere. Il suo capo è girato di lato e leggermente reclinato. La sua lingua pende fuori dalla bocca in segno di intenso godimento. D’un tratto, si tira su sui piedi e si solleva finché gli rimane dentro solo il glande. Con dei movimenti corti lo masturba e quindi precipita sul mio ventre impalandosi completamente. Torna su e ripete il massaggio alla mia cappella, per poi affondarsi tuta l’asta in corpo. Lo fa una terza e poi una quarta volta. Quando è su, la sua rosellina avvolge e stringe la mia albicocca come se fosse una bocca. Riesco a vedere le labbra del suo buco quasi succhiarmi quel frutto turgido, che poi sparisce nelle sue viscere facendomi vibrare di piacere.
Un ultimo affondo, poi uno strattone verso l’alto ed il cazzo mi ricade sul ventre, tutto impiastricciato dei suoi umori. Si gira e viene ad assaporare i suoi succhi. Poi mi solleva le gambe e torna a leccarmi il culo. Dà qualche lappata e, verificato il grado di lubrificazione con un dito, punta la sua verga al mio anellino. Si carica le mie cosce sulle spalle, si appoggia sulle mani e spinge. Mentre mi affonda dentro, guardo Enrico: il suo viso è sempre tranquillo, ma il suo pacco ha assunto dimensioni strabilianti. Il suo cazzo è talmente gonfio che lo slip si solleva lasciando che si intraveda dall’elastico. Quell’immagine mi manda su di giri: agguanto le chiappe del mio stallone e lo attiro a me.
“MMMMMMM!!! Sei affamato, eh?”, mi fa.
“Sì… uff!... Sì!”, gemo e lui inizia a fottermi. Quando spinge in dentro, la sua asta scorre con maggiore pressione sulla parete inferiore del mio sfintere, mentre, quanto tira in fuori, su quella superiore. Mi sta letteralmente arando il culo! Mi stimola tutti i nervi e, nonostante non sia una scopata potente, è comunque di sicuro effetto. Un cazzo più grosso non avrebbe bisogno di fare quel movimento per eccitarmi, perché strofinerebbe contemporaneamente dappertutto. Ma il suo, più sottile, deve per forza fare così se vuole farmi godere.
Ma questo tizio come fa a sapere tutte queste cose?
Sta di fatto che il mio sfintere comincia a spingere in fuori ed il mio busto inizia a sollevarsi: la verga di Georg è dentro di me in ogni dove. È pazzesco! Mi sento pieno come se avessi in corpo il cazzo enorme di Enrico. Di colpo lo tira fuori, si accovaccia tra le mie cosce e mi mangia il buco spalancato. Il mio orgasmo si scatena: mi sta lavorando la rosellina senza sosta e quella si apre sempre più. Quando è al massimo della dilatazione, lui si rialza, si masturba e mi spara dentro diversi schizzi di sborra. Quindi, si rituffa tra le mie chiappe e risucchia tutto il suo nettare. Poi mi viene sopra e, schiudendo la bocca, lo lascia colare nella mia. Il suo pizzetto è tutto insozzato dei miei umori e del suo seme e, chinandosi a baciarmi, se lo fa ripulire ben bene dalla mia lingua.
Afferrandomi per un braccio, mi fa girare sul fianco e sulla pancia, mi tira per i fianchi e mi fa posizionare a pecorina. Si tira su sui piedi e mi pianta di nuovo il suo cazzo ancora duro nel culo. Stavolta ci va giù pesante: non mi fotte più ricorrendo ad una strategia, ma con istinto, come un animale. Col culo così per aria la sua cappella mi colpisce in fondo agli intestini e urlo di piacere.
“OOOOOOOOOOOHHHHHHHHHHHHH!!! IO GOOOOOOOODOOOOOOOOOOOOOO!!!”, rantolo con le labbra dischiuse e sbavanti e gli occhi sgranati puntati davanti a me. In quella direzione mi sembra quasi di vedere qualcuno dietro i cespugli, ma sono così preso dall’orgasmo anale che non ci bado più di tanto. Georg continua a cavalcarmi, instancabile, finché estrae la mazza e mi spara un paio di schizzi di sborra sulla schiena. Gli altri finiscono, invece, nelle mie viscere, dove il tedesco ha riaffondato il cazzo per svuotarsi definitivamente i coglioni.
Dopo l’ultimo fiotto, si tira indietro e, ansimando per la fatica, mi penetra con due dita, rigirandomele dappertutto e commentando: “Gran culo! Davvero un gran culo!”.
Infine, si alza, raccoglie il suo slip e si allontana, lasciandomi con le chiappe al vento.
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