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Gay & Bisex

Lo stripper e il buttafuori (Enrico) (1)


di crigio
22.11.2018    |    7.813    |    3 9.0
"Tiro fuori la lingua e la immergo nella sua mucosa..."
Per ricompensarmi del successo ottenuto con Giò, mi regalo una serata al locale di Andrea. Il mio boy ha capito la lezione e finalmente si concede solo a ragazzi che gli procuro io o che, quantomeno, già conosciamo come persone affidabili.
All'ingresso del pub c'è una gran fila: stasera si esibisce un nuovo stripper che pare provenire dalla Francia ed essere molto richiesto per le sue doti non del tutto note. Scavalco la coda e mi presento al buttafuori. Gli do il documento, lui guarda la lista degli ospiti fissi e poi mi fa passare, non prima di avermi squadrato da capo a piedi ed essersi morso il labbro in segno di apprezzamento. In tutta risposta, io gli faccio l'occhiolino e lui ricambia con un mezzo sorriso.
Dentro c'è una musica di sottofondo e i posti a sedere ai tavoli sono già tutti occupati: la gente in fila dovrà attendere un bel po'.
Anche al bancone gli sgabelli sono quasi tutti presi. Ne scelgo uno ancora libero e chiedo distrattamente da bere alla barista. Mi guardo intorno, ma non mi sembra che ci sia nessuno che conosco. Torno a voltarmi e il mio gin-tonic è già pronto.
La tipa che mi ha servito - adesso che la guardo bene - deve essere nuova. E' molto procace e dalla caragione olivastra. Forse è sudamericana, magari brasiliana. Ha delle tette da urlo che sembrano voler traboccare dal top attillato. Sono talmente strizzate che tra un po' saltano fuori. Due ragazzi alla mia sinistra sghignazzano: forse pensano la stessa cosa che sto pensando io. Quando poi la barista si gira e si china per prendere qualcosa nel frigo non possiamo non stupirci anche del suo lato B: due chiappe esplosive, pure queste costrette in un paio di pantaloni di pelle che chiedono soccorso, tanto sono tesi.
Il caschetto moro alla Valentina la rende molto sexy e lei non manca di lanciare sguardi languidi ai clienti.
Pensandoci bene, quel viso non mi è del tutto nuovo. Chissà dove l'ho già vista.
A risvegliarmi ci pensa Silvia, che sbuca dalla tenda oltre il bancone in kimono blu con stampati sopra dei ciliegi in fiore. Si appoggia al bancone e chiede: "Andy, mi daresti due bottiglie d'acqua? I ragazzi di là sono tutto un bollore, non so se mi spiego!". Poi, ruota un po' il capo e mi vede: "Hey, Enry! Ciao! Come va? Ma che bella sorpresa! Quanto tempo!". Si avvicina e mi mette una mano sulla spalla. Gaurdandomi dal basso fa scorrere un dito giù tra i miei pettorali tonici fino ad arricare al pube, dove si sofferma senza tastare troppo.
"Va tutto bene, Silvia!", rispondo leggermente imbarazzato. "E a te come va?".
"Bene, bene! Di là stiamo girando. Se ti va di venire...?, mi chiede lasciva, e aumenta la pressione del dito sul mio pacco.
"Ecco... io... veramente ero passato per vedere lo spettacolo... Magari dopo faccio un salto...".
Lei mette il broncio e si volta di scatto. Afferra le bottglie dal bancone e scappa via bofonchiando: "Ok ok...".
D'un tratto, le luci si abbassano e si accendono i fari che puntano al palco. La palla stroboscopica inizia a girare e riflette raggi luminosi dappertutto. La tenda sul fondo del palco si schiude ed esce una statua d'ebano, luccicante di olio, con indosso solo un tanga argentato che brilla quando viene colpito dai fari. Con falcate alla Heather Parisi, lo stripper raggiunge il palo in mezzo al palco in pochi passi, ci si aggrappa e comincia a volteggiare. Quando si volta di spalle mostrando le chiappe sode e completamente nude, il pubblico va in visibilio. Per non parlare di quando scende dal palco e ci va in mezzo, strusciandosi ora con uno ora con un altro spettatore. Quindi, il maschione viene verso il bancone e intrattiene anche i presenti appollaiati sugli sgabelli. Quando mi vede mi lancia uno sguardo inequivocabile e mi fa uno spettacolo personale. Si contorce tutto e scende e sale sulle gambe agitando il bacino. Poi si volta di spalle e inizia a twerkare: si piega in avanti e le chiappe si dilatano facendo vedere lo string del tanga.
In verità riesco a vedere ben altro e non escludo che il tipo lo stia facendo apposta: infatti rimane per qualche secondo chinato e la mucosa del suo buco compare ai lati del filo che di conseguenza si infila dentro e viene quasi fagocitata da quelle che sembrano due vere e proprie labbra. Il mio cazzo sussulta nei jeans, ma la visione termina immediatamente perché lo stripper si rialza, gira il capo per farmi l'occhiolino e ritorna di corsa sul palco per concludere l'esibizione.
Quando si riaccendono le luci, fa diversi inchini di ringraziamento a tutto il pubblico, sebbene sembri che fissi me con insistenza. Poi, indietreggiando sparisce oltre la tenda da cui era entrato.
Senza indugio lascio andare il mio bicchiere sul bancone, smonto dallo sgabello e mi dirigo a passo svelto verso il retro. Scosto la tenda e, passato il breve corridoio, entro nella stanza, dove Silvia sta girando il film di cui mi parlava. Al momento è alle prese con quattro cazzi: due la stanno montando a sandwich e gli altri due si fanno spompinare a turno. Il suo ragazzo, Michele, dirige come al solito e due cameramen fanno le riprese.
Il regista si accorge di me e mi viene incontro, senza distrarsi dalla scena. "Hey, amico! Che bella sorpresa! Silvia mi ha detto che eri di là. Sei venuto per unirti alla bella comitiva? Lo sai che per te un posto lo trovo sempre".
"Grazie, ma veramente... ecco... sarei venuto per lo spettacolo e per rilassarmi un po'. Stavo andando in bagno. Poi scappo via. Domani ho gli allenamenti, sai com'è...", farfuglio.
"Certo, certo!", mi asseconda lui. "Ma hai visto quanto è diventata brava la mia Silvia! Tutto merito tuo, eh!", aggiunge.
"Grazie...", rispondo grattandomi la nuca imbarazzato. "Ma... adesso...", continuo indicando la direzione per la toilette.
"Ah sì! Il bagno, certo! Va' tranquillo! E a presto!", mi saluta mostrandomi il palmo della mano e tornando al suo lavoro.
Io scosto l'altra tenda e mi immetto nel corridoio dei camerini. Do un'occhiata dentro passando davanti alla porta di ciascuno di quelli, ma non vedo nessuno. Da quello in fondo, però, fuoriesce un cono di luce. Sbircio e vedo lo stripper di spalle, leggermente chinato verso lo specchio intento a struccarsi. Lui si accorge di me e fa di nuovo un mezzo sorriso. Quindi, alza una gamba e la appoggia sulla toletta. Inarca la schiena e di nuovo le sue chiappe si schiudono mostrando lo string. Poi getta via il disco struccante e afferra il filo del tanga e lo sposta di lato, ancorandolo alla natica.
Adesso il suo buco si vede molto bene: sembra che stia pulsando e si stia aprendo. Intanto, lui appoggia entrambe le mani contro lo specchio ed, estratta la lingua, lo lecca con lascivia.
Il suo anello si dilata e la mucosa inizia a formare due vere e proprie labbra, come quelle di una vagina. Il rosa purpureo dell'apertura del suo retto contrasta con il nero satinato della sua pelle, ancora lucida di olio.
Quel culo così slabbrato e palpitante desidera essere scopato, non ho dubbi, e il mio uccello si è fatto duro in men che non si dica nelle mie mutande e comincia a farmi male mentre preme contro la cerniera dei jeans. Apro la porta ed entro. La richiudo alle mie spalle e avanzo verso di lui. Mi inginocchio e affondo la faccia tra quelle grosse natiche nerborute. Tiro fuori la lingua e la immergo nella sua mucosa. Un lungo sospiro riempie il camerino: il troione risponde all'ingresso del mio organo nel suo sfintere. Percorro tutta l'apertura e poi inizio a titillare le labbra.
"MMMMMMMM!", muggisce lo stripper. Non sazio, avvolgo tutto l'anellino con la mia bocca e succhio avidamente. Lui mormora qualcosa in francese e rantola via via che intensifico il movimento. Una mano mi preme la testa contro il suo solco e mi costringe a rimanere lì a proseguire il massaggio.
D'un tratto, le mie papille avvertono un sapore agrodolce: il troione si sta sgravando, quindi sta già godendo. I miei calzoni non contengono più il mio cazzo. Tiro giù la lampo e lo estraggo. Mi alzo in piedi forzando la stretta della sua mano, e la mia minchia si riflette, rigida e svettante, nello specchio.
"Oh, mon Dieu!", esclama la puttana, e si lecca quei labbroni gonfi che io già immagino intorno alla mia asta. Purtroppo dovrò aspettare, perché lui si agguanta le natiche e mi fa capire che vuole essere immediatamente penetrato. Non devo neanche lubrificarmi, tanto è dilatato il buco. Ci appoggio la cappella iniettata di sangue e quella sparisce in un nanosecondo oltre la mucosa. Il resto della minchia fa un po' più fatica ad entrare: è solo il buco che si dilata oltremisura; lo sfintere è anche abbastanza stretto. Che stranezza!
"Oh, oui! Oui!", geme il troione. Mi eccita da morire vedere la mia verga pallida che viene fagocitata da un culo nero. Il contrasto di colore mi manda in estasi. Si è abituati a vedere cazzi neri che scopano culi bianchi, ma il contrario, vi assicuro, è anche più esaltante.
Mentre proseguo la mia marcia nel suo budello, le labbra della sua mucosa si richiudono lentamente sulla mia asta e i suoi muscoli interni mi massaggiano l'uccello. Questo culo non è assolutamente passivo! Anzi, è vivo e partecipa continuamente a quello che succede.
All'improvviso mi sembra di sentire un rumore provenire dal camerino accanto. Mi volto di scatto: la porta è ancora chiusa e il foro nella parete che collega i due stanzini non dà segni di vita. Allora torno a dedicarmi alla mia puttana e mi aggrappo ai suoi fianchi. Quindi, inizio a muovere il bacino avanti e indietro e a fotterla come si merita.
"Oh... oui... oh... oui...!", singhiozza lo stripper ad ogni mio affondo, mentre una sua guancia è schiacciata contro lo specchio e sbava dalla bocca e le sue mani stringono forte i bordi della toletta, tanto che si vedono le vene sbucare fuori dalla carne. "Que bite tres bon! MMMMMMMMM!!!", mugola ancora.
Mentre sono lì che mi godo le sue intimità e ansimo di piacere, con una mano sul petto mi spinge via liberandosi del mio attrezzo. Mi fa sedere su una sedia e poi si volta di spalle. Sale con i talloni sui pioli laterali e si accovaccia sul mio ventre, impalandosi sul mio uccello dritto. Quindi, si appoggia al mio petto e comincia a cavalcarmi sbattendo sonoramente le chiappe contro le mie cosce. Torce il capo e cerca le mie labbra: le avvolge in un limone da urlo e mi penetra con la sua lingua turgida, senza smettere di montarmi come fossi un toro ad un rodeo.
Quando le gambe iniziano a tremargli, si adagia sul mio bacino e rotea il suo. Così facendo sento ogni anfratto del suo budello. Poi mi strofina le natiche addosso e con una mano viene a massaggarmi i coglioni. Quindi, si tira leggermente su, staccandosi un po' da me, e mi sculaccia per farmi capire che adesso tocca a me fotterlo. Allora, reggendomi con le mani ai bordi della sedia e appoggiando bene i piedi a terra, inizio un movimento sussultorio che credo il troione ricorderà per molto tempo, visto quello che gli esce dalla bocca. Infatti, comincia a singhiozzare, rantolare, gemere e chi più ne ha più ne metta, come non ho mai sentito fare a nessuno.
"Adoro il tuo casso!", esclama d'un tratto, in un italiano strascicato. "Lo discevano che sei un grande stallone!".
"Chi... lo... diceva...?", gli chiedo, sorpreso dalle sue parole.
"Oh... sei famoso nell'ambiente... mmmmmmm... Appena ti ho visto... uuuuhhhh... ti ho riconosciuto...". Si porta una mano al perineo e continua: "Non potevo... ah, ah, ah!... non potevo lasciarmi scappare questa occasione... Oh, merd!... Quando lo racconterò ai miei amisci... mmmmmmm... non sci crederanno...!". Ora la sua mano massaggia il perineo e questo sembra aumentare il suo piacere.
Poi, emette un rigurgito e la mia asta si bagna dei suoi umori. Umori in gran quantità, cazzo! Lui ne raccoglie un po' e se ne ciba. Quindi ne prende ancora e viene ad infilarmi le dita in bocca. Quell'aroma forte mi eccita di più e il mio uccello si gonfia, iniettato del sangue che vi affluisce.
"Ma si ingrossa ancora!", sbraita il troione, con la "erre" moscia. "Ma che meraviglia!", e, ormai in visibilio, comincia a venirmi incontro col sedere. Il mo glande gli sta martellando la bocca dello stomaco, ma lui non sembra provare dolore o fastidio, anzi! Dopo un po', però, si deve fermare: è troppo. Lo capisco dalle sue gambe che iniziano ad aprirsi e chiudersi. Lui si adagia sul mio corpo e ansima come se riemergesse da un'immersione subacquea senza bombole.
Con una mano si tira fuori la verga dal culo e scende a terra. Si inginocchia ai miei piedi e, impugnando l'asta alla base, si tuffa sul mio ventre e la avvolge tra i suoi labbroni turgidi, incavando immediatamente le guance e succhiando.
"Oh... porca puttana!", farfuglio irrigidendomi sulla sedia. Scivola giù finché il naso sfiora il mio pelo pubico e poi risale aspirando come un'idrovora.
Tremo tutto. Non c'è un lembo del mio corpo che non vibri. Sta troia mi sta succhiando l'anima, non solo la nerchia.
"Mi vuoi bere, eh? Mi vuoi bere?", gli chiedo tra i fumi del piacere. Lui annuisce ed io, stringendogli la testa tra le mani, aggiungo: "E allora bevimi!". Lo costringo ad accelerare il pompino e dopo qualche secondo, con il suo capo premuto sul mio ventre, mi scarico i coglioni nella sua gola. Lui inghiotte tutto il mio seme e rimane con la mia verga infilata tra le fauci finché l'ultima goccia di sperma non stilla dal mio glande. Quindi, con un sonoro risucchio risale lungo l'asta e la libera, lasciandola ciondola a destra e a sinistra. Si tira su, mi dà un bacio veloce sulle labbra e corre a farsi una doccia.
Io mi tiro su i pantaloni ed esco dal camerino. Quando arrivo in fondo al corridoio sento delle urla provenire dall'altra parte. Mi volto e torno indietro. Metto il naso dentro lo stanzino e vedo lo stripper a terra, col naso sanguinante. In piedi davanti al lui c'è Knut che gli sta urlando addosso: "Quante volte ti devo dire che devi farti pagare, eh? E adesso chi me li dà quei soldi, me lo dici? E non far finta di non capire quello che dico: ti ho sentito parlare italiano benissimo, stronzo!".
"Scusa, padrone... scusa... Non lo fascio più...!", supplica il troione, coprendosi la faccia con le mani.
"Scusa un cazzo! Lo sai che cosa ti aspetta adesso! Fatti la doccia e vieni a casa! E non pensare nemmeno di scappare, tanto so dove cercarti!". Fa per uscire ed io mi nascondo dietro la porta che si spalanca, rischiando di beccarmela sul naso. Dovrei rientrare e dare i soldi allo stripper, almeno per evitargli la punizione, che non so neanche in che cosa consista, anche se non deve essere piacevole. Ma la verità è che non ho neanche un euro con me. Mi dispiace, ma ripercorro il corridoio e vado via.
Nella saletta Silvia è inginocchiata e tutta ricoperta di sborra. Mentre con una mano munge un cazzo cercando di estrarne le ultime gocce di sperma, con la bocca ne ripulisce un altro aspirando come un'idrovora, tanto che lo stallone reclina il capo indietro rantolando a squarciagola. L'altra mano della troietta scivola già sul suo ventre e raggiunge la passerina ancora bagnata; ci infila due dita dentro e raccoglie i succhi di cui è ricolma. Quindi, se la porta alla bocca e la succhia insieme alla verga che le riempie le fauci.
Michele riprende di persona questa scena ed io allora sgattaiolo fuori cercando di non farmi vedere. Attraverso velocemente la sala, dove ora i presenti ballano e bevono, ed esco in strada. Il buttafuori che mi aveva squadrato all'ingresso è ancora lì e, nel vedermi, mi lancia lo stesso sguardo.
Anzi, fa di più.
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