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La gogna (3)


di crigio
11.03.2014    |    7.756    |    1 9.5
"Provo a ciucciare, incavando le guance, ma è praticamente impossibile..."
Mentre osservo Seby ancora tremante dal godimento, con Enzo e Pino ai suoi lati che, massaggiandolo, cercano di smorzare il suo orgasmo, mi prende una voglia improvvisa. Lancio uno sguardo a Enrico, che mi sorride complice: ha capito le mie intenzioni. Allora afferro un telo da una sedia vicino a me e me lo avvolgo intorno alla vita. Sgattaiolo fuori dalla stanzetta oltre la tenda e mi ritrovo nella vetrina.
Il sipario è ancora chiuso. Attraverso anche la tenda dal lato opposto e cerco di capire dove può essere andato lo scimmione. Lungo il corridoio, sulla destra, un cono di luce spunta da una porta. Procedo e mi fermo dietro l’uscio. Sbircio dentro, ma non vedo nessuno. Entro. Subito sento scrosciare dell’acqua. A sinistra c’è un’altra porta, socchiusa anche quella. Uno specchio riflette un box doccia dentro il quale l’energumeno si striglia come un cavallo. Mi avvicino proprio mentre quello chiude il rubinetto. Lo vedo accostarsi allo specchio, già con l’accappatoio indosso, e guardarsi dentro.
“Chi è là!”, sbotta, voltandosi di scatto. Vedendomi, aggiunge: “Che vuoi? Un autografo?”, e si rigira a cercare qualcosa in un necessaire. Apro la porta e mi posiziono vicino alla parete dietro di lui. Gli do le spalle e mi levo lentamente il telo, scoprendomi il culo.
“Oh porc…!”, esclama ammirando le mie rotondità. Mi raggiunge e mi palpa una chiappa, mentre un dito si intrufola nel solco. Mugolo come una troia, facendogli capire che sono disponibile. Mi piego un po’ in avanti e divarico le gambe. “Ah! Ma allora non volevi un autografo!”, dice lui.
“Tu che ne dici?”, ammicco.
“Beh, potrei fartelo lo stesso, ma con una penna speciale…”, mi provoca.
“MMMM! Che aspetti?”, lo invito, e allora lui si apre l’accappatoio, mostrandomi i boxer tesi da un’evidente erezione che si allunga verso destra.
“Però devi metterci l’inchiostro nella penna, altrimenti non scrive…”, mi fa, e capisco cosa intende. Mi giro e mi inginocchio. Infilo le dita nell’elastico delle mutande e le abbasso lentamente. Il suo cazzo si mostra piano ai miei occhi, grosso e ricoperto di pelo. È già barzotto e, quando lo scarto completamente, quello salta su rimbalzando diverse volte. Lo impugno, pur non riuscendo a chiudere del tutto la mia mano, e avvicino la bocca. Ne assaporo il glande e, a dispetto dell’apparenza truce dello scimmione, sa di buono. Lo stringo tra le labbra e subito sento il sangue fluire lungo l’asta, che si gonfia ancora premendo contro le mie fauci e facendomi tossire.
“Che c’è? Non mi dirai che è troppo grosso?”, mi sfotto l’energumeno. “E siamo solo all’inizio! Dai, succhia, troia!”, e comincia a muoversi avanti e indietro, scopandomi la bocca. La minchia aumenta ancora di volume ed io mi strozzo. Gli occhi mi si riempiono di lacrime e sputo saliva. Avere da mangiare una mazza di tali proporzioni mi fa sentire quasi onnipotente. Inizio a sentire caldo, molto caldo. Agguanto le cosce dello scimmione e le stringo forte, attirandolo a me. Mi affogo, ma non desisto. La nerchia non ha ancora raggiunto il suo massimo grado di durezza, ma per me è più che abbastanza. Provo a ciucciare, incavando le guance, ma è praticamente impossibile.
Lo stallone mi pistona fino in gola e, ogni volta che arriva in fondo, mi sembra che i miei occhi vogliano schizzare fuori dalle orbite. Un brivido scende giù per la schiena e, arrivato al culo, mi costringe a dilatare il buco.
“Ah! Vedo che ti stai eccitando!”, dice lo scimmione, notando che protendo le chiappe in fuori. Si china e mi infila la mano nel solco. “Ma che cazz…?”, sbotta quando le sue dita si impiastricciano della sborra che Enrico mi ha scaricato dentro prima. Se la porta al naso e, capendo di che si tratta, mi insulta: “Che puttana! Ti hanno già fottuto e riempito di sperma, ma non sei ancora sazio!”. L’odore del seme del mio gigantone e l’immagine di me scopato da qualcun altro lo esaltano parecchio, visto che il suo cazzo mi dilania improvvisamente le fauci, gonfiandosi di botto. Allora si scosta un po’, privandomi di quel frutto proibito, e mi gira intorno. Con la coda dell’occhio guardo quella terza gamba pendergli tra le cosce e un fremito di terrore mi scuote le membra. Si inginocchia dietro di me e affonda la faccia tra le mie chiappe, iniziando a grufolare.
“MMMM… slurp!... che bontà!... slurp!”, bofonchia succhiando la sborra di Enrico e leccandomi la rosellina a lingua completamente aperta. “Che bel culo! Che bel buco! MMMMMMMMMM!!!”, e mi schiaffeggia una natica. Si ciba ancora un po’ dei miei umori e poi si tira su e si accosta a me. Sento il suo enorme affare sfiorarmi le terga e poi spingere sull’anellino. Non appena il glande me lo dilata, quello gli si stringe attorno, voglioso di trattenerlo il più possibile. “Cazzo! Ma sei il traforo del Monte Bianco! Sei persino più accogliente dell’ultima troietta che mi sono fatto di là!”, commenta, continuando ad entrare in me.
Mentre ad occhi chiusi mi concentro per accogliere quella mostruosità di nerchia, una seconda voce esclama: “Merda, fratello! Quante volte ti ho detto di non portarti le puttane in camerino!”. Alzo lo sguardo e sussulto di stupore. Un orrore uguale a quello che mi sta sfondando lo sfintere mi compare davanti. È esattamente identico in tutto e per tutto, compresi i piercing, e indossa solo un paio di boxer. Tra le gambe un pacco gonfio preme prepotente contro il cotone delle mutande.
“Lo so, fratello… ah!... ma non ho resistito… uff!... guarda che culo!”, risponde lo scimmione che mi sta penetrando.
Il nuovo arrivato mi gira dietro e fa: “MMMMM! Hai proprio ragione!”. Poi torna davanti a me, si cala i boxer e mi affoga con la sua minchia, che, come avevo ben intuito, ha dimensioni pari a quelle dell’altro stallone.
Ora capisco com’è stato possibile che quel mostro d’uomo abbia scopato Pino, Enzo e Seby, senza pause, uno di seguito all’altro! Non era un mostro solo! Erano due!!! E, ogni volta che uscivano dalla tenda, si davano il cambio!
Mentre rifletto sull’accaduto, una cazzone spinge contro le pareti del mio sfintere e un altro contro quelle della mia bocca. Mi sento come un maiale allo spiedo, così infilzato davanti e dietro.
“Ma guarda come succhia, questa troia!”, dice l’ultimo scimmione arrivato.
“E pensa”, precisa il fratello, “che aveva il culo già pieno di sborra!”.
“Davvero? Ma allora è proprio una baldracca! Finalmente abbiamo una zoccola con la quale divertirci insieme!”.
“Sì! Guarda come gli scorre il mio minchione! È incredibile! È lubrificato per benino!”.
“Sì, lo vedo! E anche la bocca e bella calda! Gli piace proprio il cazzo a questa troia!”. A queste parole, alzo gli occhi e ammicco con un mezzo sorriso all’energumeno che sto spompinando e quello si gasa e mi affonda in gola. Prevenendo il suo movimento, stringo gli addominali e così evito di strozzarmi. Lui si galvanizza e continua a stantuffarmi tra le fauci, mentre il fratello aumenta la velocità della scopata in culo, sbattendomi il ventre contro le chiappe.
“Che meraviglia! Mica quei culi ossuti di poco fa!”, mugugna lo stallone dietro di me, e mi sferra due schiaffoni pesanti sulle natiche.
“Lo voglio provare anch’io, fratè!”, gli fa l’altro.
“Prego, accomodati!”, e con uno strattone mi svuota il budello, che immediatamente si riempie dell’aria più fredda dell’ambiente circostante. “Guarda quant’è largo, fratè!”, aggiunge poi, cedendo il posto al secondo scimmione.
“Sì, è favoloso… uff!”, borbotta questo, mentre mi riempie col suo tronco. Il primo, invece, si posiziona di fianco a me e, con una mano, mi strizza un capezzolo, con l’altra, invece, mi strofina la rosellina sbragata, aumentando via via la velocità. Inizio a gemere di piacere e l’energumeno che mi fotte commenta: “Sentila come gode, la troia! Quanto è troia… ah!”, e intanto mi monta come una vacca.
Poi, il tipo accanto a me mi abbandona e si sdraia sul pavimento, spingendosi verso l’alto il cazzo, che così, dritto e pulsante, sembra un obelisco di carne. Il mio sfintere si svuota di nuovo. Due braccia mi cingono la vita e vengo sollevato di peso. Lo stallone mi porta sopra suo fratello e mi fa mettere a cavalcioni sul suo bacino, mirando esattamente all’asta che svetta sotto di me. Mi impalo sulla nerchia senza battere ciglio e lo scimmione comincia subito a fottermi. Quello dietro mi spinge giù dal collo e si avvicina alle mie terga. Sento la sua mazza sfiorarmi il buco.
“Che fai…? No! Nooooooooo! NOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!”, protesto, avendo capito che vogliono farmi una doppia penetrazione.
“Sta’ ferma, puttana!”, mi insulta l’energumeno. “Puoi farcela tranquillamente, con questo buco slabbrato che ti ritrovi!”, e appoggia il glande alla mia rosellina, iniziando a spingere.
“Ricorda che sei stato tu a cercarmi, quindi ora ti prendi tutte le conseguenze!”, dice quello sotto, che si ferma un momento per permettere al fratello di penetrarmi. La cappella passa, e già un tremore improvviso parte dalle mie gambe e risale lungo la schiena, i fianchi, il petto e il collo, esplodendomi in testa.
“Che gli succede?”, chiede sorpreso lo scimmione che ho dietro.
“Sta godendo, fratè! Sta godendo di brutto!”, gli spiega quello sotto.
“Bene! Allora ti piace!”, mi fa, provocatorio, lo stronzo alle mie spalle, che continua a entrarmi dentro con qualche difficoltà.
“E adesso ti piacerà ancora di più!”, aggiunge l’altro energumeno, che rapido mi addenta un capezzolo.
“O… ooooooooooo… oooooooooooohhhhhhhhhhhhhhhhh!!!”, urlo di godimento, e le mie membra si squassano. Brividi incessanti mi corrono su e giù per il corpo e mi sento tutto bagnato tra le cosce. Dalle mie viscere scorrono umori a fiumi, che mi lubrificano lo sfintere permettendo allo scimmione di precipitarmi dentro, ora con maggiore facilità.
“Ecco! Uff!... Ora ce li hai tutti e due!”, rantola quello.
“Sì! Quanto sono pieno! Sono pieno di roba… aaaaa… sono pieno di cazzi…iiiiiiiiiii… iiiiiiiiiiiihhhhhhhhhh!!!”, grido. “Dai, datemi ste minchie, maschioni!”, li incito. Mi sento una pazza. Non credevo che ce l’avrei fatta a prenderli entrambi, ma ora che li ho dentro voglio sentirli completamente e il più a lungo possibile. Perciò, cerco di ritardare l’orgasmo anale, per evitare che la stretta delle mie viscere possa farli esplodere troppo presto. Pur torturato dai flussi incessanti di calore che percorrono le mie membra in lungo e in largo, spingo in fuori per allargarmi e consentire agli scimmioni di scoparmi.
“Così! Brava la puttanella!”, mi sussurra all’orecchio lo stronzo che mi sta sopra. Purtroppo, anche se riesco a ritardare gli spasmi, non posso raffreddare il mio corpo, e il calore che ho dentro sollecita i due cazzi.
“Merda, fratè! Sta troia mi sta cuocendo la minchia!”, sbotta quello sotto.
“Sì! E’ proprio calda! E’ tutta un bollore!”, aggiunge l’altro.
“Io non resisto… ooo… oooooohhhhhhh… Vengooooooo… ooooooooohhhhhhh!”, esplode quello sdraiato, e sento la sua mazza ingrossarsi improvvisamente a dismisura e lacerarmi il culo. Le convulsioni che finora ero riuscito a trattenere mi scoppiano dentro come una bomba e il mio sfintere strozza entrambe le minchie.
“Porca puttana! Ma che fai, stronzo!”, protesta lo scimmione alle mie spalle. “Sta puttana fa sborrare anche me… eeeeeeeee… eeeeeeeeeeeeeehhhhhhhhhhhhhh!”, e pure la sua nerchia si gonfia di botto e mi inonda gli intesti di viscido nettare. Mi accascio sul petto del tipo a terra, continuando a tremare per l’orgasmo, mentre entrambi i miei stalloni si svuotano i coglioni proseguendo lo stantuffo.
“Che sborrata, fratè!”, sospira infine lo scimmione sdraiato, con le braccia aperte in croce, mentre respira affannosamente.
“Sì, proprio una gran sborrata!”, aggiunge l’altro rantolando, abbandonato sulla mia schiena con tutto il suo peso.
Si sfilano da me e mi spingono di lato. Entrano nella doccia, aprono il rubinetto e si lavano, fischiettando un motivetto che non conosco. Il mio buco è ancora dilatato e sento i loro semi defluire fuori. Lentamente si richiude e, con gran fatica, mi alzo, mi avvicino al bidè e mi do una ripulita.
Ho dei dolori tremendi dentro e temo che per un po’ dovrò starmene buono…
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