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Silvia, battesimo da escort (Enrico) (3)


di crigio
22.11.2017    |    4.211    |    0 9.7
"Sollevo lo sguardo e vedo il suo capo dondolare da un lato e dall'altro..."
Mi ricompongo ed esco dalla stanza dei monitor. Le fantasie di poco fa mi hanno fatto prendere coraggio. Scendo le scale e vado verso la stanza in cui si trovano i biondini e Jean. Entro di soppiatto, proprio alle spalle del francese, ancora accovacciato sul letto a fottere Enzo, mentre Seby si contorce poco distante da loro. Il mio cazzo ha un sussulto improvviso e mi fa male, stretto com'è negli slip e nei jeans. Mi sbottono e me ne libero. Faccio lo stesso con la t-shirt. Non oso avvicinarmi subito al culo di Jean: vado verso Seby. Mi faccio notare da Enzo e dall'energumeno.
"Ciao, amico!", mi saluta Enzo col fiatone. "Non hai resistito lassù, eh?", mi chiede. Gli sorrido complice e mi tuffo sul suo fratellino. Gli lecco il corpo madido di sudore e mi soffermo sui piccoli capezzoli, sferzandoli con colpi rapidi di lingua. Intanto, fisso il culo dello stallone e sento la mia eccitazione crescere. Con la coda dell'occhio mi accorgo che Enzo mi guarda ancora: sposto lo sguardo su di lui. Capisce che cosa sto pensando e mi fa l'occhiolino.
Avere un compare in questa missione mi mette ancora più coraggio: mi scosta da Seby e mi metto in ginocchio dietro Jean. Appoggio le mani sulle sue chiappe muscolose e le divarico. Lui ha un fremito e si blocca.
"Che cazzo fai, amico?", esclama, voltandosi di scatto.
"Tranquillo", gli sussurra Enzo, riportando la sua attenzione su di sé. "Siamo qui per divertirci, no?".
"Sì... certo... ma... io...", balbetta il francese.
"Che c'è? Non lo hai mai preso in culo?", gli chiede il biondino.
"Veramente... ecco... no...".
"Beh, ma come si dice? C'è sempre una prima volta!". Jean è perplesso, ma la sua protesta si smorza e ricomincia a muoversi dentro la troietta. "Sì, bravo. Tu pensa a me, che a te ci pensa Enrico!", e mi tuffo a capofitto nel solco del negrone, iniziano a grufolare come un maiale nel trogolo. D'improvviso, mi sembra che i sospiri dello stallone si facciano più intensi e più frequenti. Sollevo lo sguardo e vedo il suo capo dondolare da un lato e dall'altro. Gli piace, cazzo! Gli piace! Sì!
Indurisco la lingua e cerco di penetrarlo. Supero la barriera della mucosa e la muovo per quanto possibile. Gli strappo un gemito. E' fatta!
"Visto? Non è poi così male!", fa Enzo.
"No... niente male... proprio niente male...", commenta Jean. Allora scendo con la bocca verso il suo scroto e lascio che sia un mio dito a continuare il lavoro sulla sua rosellina. Compongo dei piccoli cerchi sul buchino grinzoso, mentre imbocco prima uno e poi l'altro testicolo. Jean sfiata di libidine e barcolla un po'. Il piacere lo rende instabile, ma forse è anche la fatica di tenere a lungo quella posizione. Mi succhio il dito medio e lo accosto di nuovo alla rosellina. Spingo: lui si blocca. "No!", protesta, ma si rilassa subito. Enzo gli afferra la testa e, voltandosi, lo bacia appassionatamente, infilandogli la lingua in gola. Jean si scioglie ed io ripeto la pressione. Vedo la mia unghia sparire oltre la mucosa e lo sento mugolare. E' stretto, a dopo un principio di tensione, si rilassa e la mia falange gli scivola in corpo. La faccio scorrere piano dentro e fuori e anche stavolta lo stallone mugola.
"Tesoro, ma allora ti piace!", bisbiglia Enzo. "Il tuo cazzo sta diventando ancora più... ah!... grosso! MMMMM!!!".
"Eheh!", ride Jean imbarazzato. Tiro fuori il dito e gli accarezzo la rosellina col polpastrello del pollice. La sua schiena si inarca un po', come se volesse essere penetrato ancora e le sue chiappe si allargano maggiormante. Non resisto più: mi alzo e mi sputo sulla verga, ormai dura fino all'esasperazione. Punto al buco e lui si volta verso di me. "Fa' piano... per favore...", mi implora, avendo intuito le mie intenzioni. Non mi rifiuta, ma, anzi, mi desidera. Questo fa sussultare la mia asta che struscia nel suo solco. Lui lo avverte e sospira ancora. Enzo gli pratica nuovamente un lingua-in-gola: la rosellina di Jean si rilassa ed io spingo.
Il glande è dentro: lo stallone contrae il viso e si lamenta. "Subito fa un po' male, ma tranquillo: dopo si gode tanto!", gli sibila Enzo all'orecchio. Mi aggrappo ai suoi fianchi e inizio a scivolargli in corpo. E' sempre stretto ma riesco ad entrare.
D'improvviso, tende i muscoli interni e mi strizza il cazzo. "Buono!", gli intimo e gli solletico le chiappe e la schiena. Si scioglie un po': lo sfintere si allenta. Mi chino su di lui e gli sussurro: "Sei caldo! Molto caldo!". Il suo corpo comincia a strusciarsi contro il mio petto e la mia pancia. D'un tratto, un brivido lo percorre da capo a piedi. "Sì, così, bravo!", gli faccio.
"Oh, merda!", esclama Enzo. "E' enorme!". Intanto, Seby, finora steso in catalessi accanto a noi, si ridesta. Scruta la situazione e si infila a sessantanove sotto suo fratello. Allungando il collo, vedo che si posiziona sotto il culo di Enzo e comincia a leccargli la rosellina slabbrata, così aiutandolo ad allargarsi e ricevere la virilità spropositata del nostro ospite.
La mia corsa dentro il budello del negrone prosegue: sono a metà e tutto procede bene. Spingo ancora e la mia peluria gli solletica le chiappe. Ancora qualche centimetro ed il mio ventre è a contatto con la sua pelle d'ebano. "Ce lo hai tutto dentro. Lo senti?", gli chiedo.
"Sì, cazzo! Sì!", rantola lui. Poi, sento solleticarmi le palle. Mi affaccio e vedo che Seby si è allungato anche sul buco del francese, che geme come una gatta in calore. Gli sta leccando la rosellina per aiutarlo proprio come un attimo prima ha fatto con suo fratello. Allora, mi ritraggo e affondo di nuovo, lentamente, iniziando a scoparmelo. Una volta, due, tre, quattro, otto, dieci, e così via, accelerando ogni volta. Jean non si lamenta ma mugola. Sta godendo.
"Adesso io rimango fermo. Voglio che ti fotti da solo mentre scopi il mio amichetto", gli sussurro. Lui annuisce ed esegue. Si muove avanti e indietro e spalanca la bocca sbigottito per il piacere che questo sandwich gli sta procurando. "E' bello, vero?", gli chiedo.
"Oh sì, cazzo! Io godo, porca puttana quanto godo!", si lascia andare. Una sua mano mi afferra una chiappa e mi tiene fermo, come per paura che lo privi all'improvviso di cotanto godimento.
"Tranquillo, non vado da nessuna parte", lo rassicuro, "e sfonda questa puttana, dai!", lo esorto, consapevole che se potenzia la monta di Enzo inevitabilmente si prende più forte anche il mio cazzo. Lui non lo capisce subito ed obbedisce. Dopo i primi due affondi, però, si blocca perché la mia verga gli deve aver martellato la prostata di brutto. Ci scappa una risatina ma lui non si sottrae. Solo diventa più cauto e dapprima si muove piano, poi via via accelera.
"Sì, fratello! Leccami, dai! Così, così!", ansima Enzo, mentre Seby gli lavora la rosellina con la lingua e Jean lo pistona pesantemente. "Ancora... ancora... ancora... sì... sì...!", e poi il letto comincia a tremare. Il biondino sta per avere un orgasmo anale, forse uno dei più potenti che abbia avuto in vita sua. Rantola, si sente un suono secco come di una bottiglia di champagne che viene stappata. Gattona velocemente sul letto. Scende ed inizia a correre su e giù per la stanza strusciando le cosce una contro l'altra. Poi si incolla al muro e vibra come percorso da corrente ad alto voltaggio. Scivola giù e si siede sul pavimento continuando a tremare. Le sue gambe sbattono per ogni dove e così la sua testa. Le pupille esorbitano e il capo si volge indietro premendo contro la parete. Dalla bocca schiusa cola della schiuma. Il petto si solleva e poi si sgonfia. Gli occhi tornano azzurri e fissi davanti a sé. Le labbra si aprono e un grido terrificante invade la stanza, mentre degli scossoni lo sconvolgono dentro.
Dopo l'ultimo, la testa gli cade di lato e si accascia a terra, esanime.
"Ah!", geme Jean e si porta in avanti liberandosi del mio arnese. "Per ora va bene così. Magari riproviamo un'altra volta", mi dice e, cogliendo la mia delusione, mi dà una pacca sul braccio.
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