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Gay & Bisex

Svergination (1)


di crigio
14.06.2015    |    22.602    |    3 9.0
"Ormai il pavimento è un lago, nel quale la puttanella sguazza, quasi inconsapevole..."
“Dai, entra e vieni a vedere!”.
Sono passati cinque giorni dalla serata nella pineta durante la quale abbiamo conosciuto Luca. Enrico mi ha preso in parola quando, per scatenargli un orgasmo potente, gli ho suggerito di allenare il ragazzino a prendere cazzi di grosso calibro.
E infatti, è proprio quello che ha fatto per tutti e cinque questi ultimi giorni. Non so esattamente come e per quanto tempo al giorno, ma lo ha fatto.
Il mio ragazzone mi apre la porta completamente nudo. Solo un asciugamano gli cinge la vita, senza riuscire a nascondere, però, la consistente protuberanza in mezzo alle gambe. Devo averlo colto nel momento giusto!
Chiude la porta alle mie spalle e mi fa strada verso la cucina. Ci avviciniamo all’ingresso della cantina e un lamento singhiozzante, a tratti perfettamente chiaro, a tratti invece soffocato, arriva fino alle mie orecchie. Sgrano gli occhi verso Enrico, interrogandolo su quello che sto sentendo, e lui, intuendo la mia domanda, mi fa: “E’ da lunedì che va avanti così. Non ne ha mai abbastanza. Nei giorni scorsi gli ho dato appuntamento nel primo pomeriggio e, ogni volta che tornavo dagli allenamenti, me lo ritrovavo sempre accovacciato fuori dalla porta ad aspettarmi, già tremante di eccitazione. È talmente affamato di cazzi da fare spavento! Ho paura che non riesca a controllarsi. Sembra quasi che voglia recuperare tutto il tempo perduto”.
“Ma fa così anche quando è da solo?”, gli chiedo, visto che lui è qui con me.
“Non è mica da solo!”, ribatte.
“Ah!”, faccio, stupito.
“Non me lo sono scopato solo io, altrimenti mi avrebbe succhiato anche l’anima! O meglio, i primi due giorni c’ho pensato da solo, ma poi non ce la facevo più e ho dovuto chiamare qualcuno in mio aiuto”, mi spiega. Poi, apre la porta della cantina e i gemiti della troietta diventano perfettamente nitidi, tanto da accendere anche in me una certa eccitazione.
Scendiamo le scale e, mentre percorro l’ultima rampa, alla luce fioca delle poche lampadine sparse nel locale, vedo una scena inequivocabile: Luca a quattro zampe viene incaprettato da uno stallone infoiato come un toro, il quale, accovacciato alle sue terga e appoggiato davanti sulle mani, lo sta letteralmente sfondando. Davanti alla faccia dello sbarbatello, invece, sventola un randello duro, grosso e leggermente curvo da un lato, il cui proprietario affonda ad intervalli più o meno regolari nelle fauci della puttanella. Sollevo lo sguardo e, con mia enorme sorpresa riconosco nell’energumeno che sta soffocando Luca il mio amico Ahmed. Torno a guardare lo stallone che sta fottendo il ragazzino e rimango estasiato dalla meraviglia delle sue cosce e delle sue chiappe sode e contratte nell’atto di stantuffare quello sfintere voglioso. Scruto meglio nella penombra e stavolta riconosco il fratello di Ahmed, Faruk, quel gran pezzo di marcantonio che soltanto di presenza mi scatena i desideri più indicibili.
Ancora sulle scale, mi volto verso Enrico: lui mi sorride, conoscendo bene le mie debolezze, e capisco che mi ha chiamato solo oggi, dopo ben cinque giorni di training, proprio perché ci sono i due turchi.
“MMMMMHMMMM…. AH… AH… AH… MMMMMMHMMMMM!!!”, si sente, con un leggero riverbero, all’interno della cantina. La troietta sta prendendo i due cazzoni senza fare una piega. Se penso che domenica scorsa era ancora vergine e ha protestato tanto perché non voleva che Enrico lo inculasse, rimango senza fiato. E sì che sapevo già delle sue abilità da pompinaro, ma, a quanto pare, anche dietro non delude affatto. Si trattava solo di fare opera di persuasione, e il mio ragazzone è esperto in questo.
Arrivato in fondo alle scale, Ahmed si accorge di me e alza una mano per salutarmi, senza smettere di sfondare le fauci di Luca. Il fratello maggiore è sempre stato più rozzo di Faruk, sia nei modi che nei lineamenti, ma ha un fascino tutto suo che in me fa sicuramente breccia. Il fratellino, al contrario, ha bisogno di più tempo per carburare (ricordo ancora la prima volta che l’ho conosciuto, durante la crociera), ma una volta avviato, è una macchina da sesso.
E quanto sto vedendo adesso me lo conferma. Chino in posizione da ariete, pistona il budello di Luca senza sosta e a ritmo serrato e costante. I due turchi hanno sempre avuto una resistenza invidiabile, anche maggiore di quella di Enrico. E, se quello che il gigantone mi ha appena detto della troietta è vero, dovranno resistere a lungo per soddisfare i suoi appetiti.
“Oh, merda!”, esclama d’un tratto Faruk. D’improvviso temo di dovermi rimangiare quanto appena pensato, ma subito il turco mi rassicura. “Devo pisciare!”, continua, e fa per estrarre la mazza dal culo della puttanella.
“E allora piscia!”, lo ferma il fratello.
Lui alza il capo e lo guarda stranito. “Qui???”. Ahmed annuisce sghignazzando e Faruk rimane un attimo perplesso. Poi capisce le intenzioni dell’altro stallone e riaffonda tutta l’asta nel corpo di Luca, che vibra di godimento. Faruk resta immobile, sempre appoggiato su mani e piedi, e si concentra. Dopo qualche secondo, il lamento del ragazzino, soffocato dalla verga di Ahmed ben piantata in gola, aumenta di volume. Si sente un sibilo: Faruk si sta svuotando la vescica nel canale della puttanella e il fiotto deve essere ben indirizzato sulle sue parti più sensibili, tanto da accrescere il suo piacere.
Quando il condotto rettale si riempie, l’urina comincia a fluire fuori e a gocciolare sul pavimento. Ahmed continua a sghignazzare soddisfatto e poi dice: “Sai, anch’io devo scaricarmi”, e senza alcun preavviso inizia a pisciare nella bocca di Luca, che, sorpreso da quella nuova sensazione, sgrana gli occhi e cerca di sottrarsi. Lo stallone, però, lo trattiene incollato al suo ventre e, dopo un po’, la troietta non si dimena più e, anzi, emette un suono gutturale diverso. Sembra quasi che il sapore dell’urina gli piaccia e se lo stia gustando come fosse la bibita più prelibata del mondo. Il gozzo sale e scende nella sua gola: sta ingoiando tutto e al tempo stesso succhia per richiamarne ancora.
Alle sue spalle, nel frattempo, Faruk si è svuotato completamente e, per evitare di fare male a Luca riprendendo a scoparlo con lo sfintere pieno di acqua, estrae il cazzo. Rivedo, allora, dopo tanto tempo la sua virilità in tutta la sua potenza: è stupefacente! Trenta centimetri di carne e testosterone che non hanno perso affatto, in tutti questi mesi che mi sono stati lontani, il loro smalto. Anche Ahmed toglie il suo cazzo dalla bocca del ragazzino ed entrambi si alzano un momento in piedi per sgranchirsi le gambe.
D’improvviso, il corpo di Luca ha una reazione inaspettata: dapprima vibra, esattamente come poco fa, mentre la sua bocca si schiude ed espelle bava mista ad urina. Poi, si irrigidisce e si china in avanti e verso il basso, mentre il suo culo spinge in fuori. Ricomincia il lamento e la sua rosellina si spampana: un flusso potente e abbondante schizza fuori dall’anellino massimamente dilatato e Faruk fa appena in tempo a scostarsi per evitare di essere preso in pieno. Il gemito della puttanella diventa ben presto un urlo sempre più acuto e la leggera vibrazione delle sue membra si trasforma in un tremore incontrollato. Spasmi potenti lo scuotono e, nonostante la penombra, riesco a vedere le sue pupille rivoltarsi nelle orbite.
“Orgasmo anale”, mi sussurra Enrico all’orecchio. “Ne ha avuti una caterva in questi giorni, e senza che gli dovessi spiegare come raggiungerli! Ha fatto tutto da solo!”. Guardo il gigantone sbigottito e l’eccitazione monta in me. Mi rivolgo nuovamente a Luca e vedo che una convulsione più forte delle altre lo sbalza in aria e lo fa ricadere su un fianco. Lui si dimena a destra e a sinistra sul pavimento, mentre dal culo continua a sputare il piscio di Faruk. Ormai il pavimento è un lago, nel quale la puttanella sguazza, quasi inconsapevole. Poi, allunga una mano fin tra le cosce, come volesse contenersi la rosellina: la stimolazione dell’urina contro la mucosa dell’anellino deve dargli talmente tanto piacere da aver paura di esplodere e, facendo così, forse cerca di contenere il godimento.
Guardando quella scena, i due turchi rimangono a bocca aperta: neanche loro si aspettavano una tale reazione e i loro cazzi rispondono alla grande allo spettacolo del corpicino di Luca squassato dall’orgasmo. Le due mazze pulsano e svettano verso l’alto, dure come due obelischi di pietra. Quello di Ahmed più grosso ma più corto. Quello di Faruk, invece, lungo come non lo ricordavo quasi più, anche se più sottile. Comunque, una meraviglia entrambi.
Non resisto più: avverto un calore improvviso salirmi verso la gola e il cervello. Mi levo la maglia e mi slaccio i jeans. Mi tolgo le scarpe solo con i piedi senza neanche chinarmi e senza distogliere gli occhi da Luca e da quei due esemplari di cazzo. In pochi secondi sono completamente nudo e mi precipito verso la troietta. Mi ci sdraio sopra e mi struscio come una gatta in calore. Sento l’aroma forte dell’urina dei due turchi e il mio cervello va in estasi. Cerco la bocca di Luca e la bacio appassionatamente, infilandoci dentro la lingua e ravanando in ogni dove. Il ragazzino, invece di ricambiare offrendomi la sua, succhia la mia come se fosse un cazzo.
Devo ammettere che la potenza della ciucciata di questa troietta è impressionante: sembra quasi che mi stacchi la lingua a forza di aspirare. Mentre cerco di sottrargliela, mi accorgo che Ahmed si è rimesso in ginocchio davanti a me e che il suo randello di carne punta dritto alla mia faccia. Un’occasione così non posso certo lasciarmela sfuggire e strattono per liberarmi dalla morsa della puttanella. Quindi, mi sollevo e mi allungo un po’, raggiungendo così il succulento glande dello stallone. Il mio petto arriva all’altezza della bocca di Luca, il quale, con un rapido scatto, si avventa su un mio capezzolo e inizia a popparlo come un neonato. L’intensità della succhiata fa divampare in me un fuoco di libidine e, senza più alcun ritegno, ingoio completamente la mazza di Ahmed, cominciando a spompinarla come meglio so fare.
Il turco impreca nella sua lingua e poi mi mette due mani sulla nuca per accompagnare l’andirivieni del mio capo verso il suo ventre. Aspira a denti stretti e rantola ogni volta che mi infilo la verga in gola. A volte trema pure per l’eccitazione.
Intanto, la ciucciata di Luca sul mio capezzolo diventa più stringente: una vibrazione scorre repentina giù per la mia schiena fino al buco del culo. Mi sorprendo ad inarcarmi e a porgere in fuori le chiappe, che si schiudono, mentre sento la mia rosellina aprirsi. Subito dopo diventa umida e qualcosa cola giù per le mie cosce. Un dito spalma qualcosa per tutto il mio anellino (forse saliva?) e poi una cappella turgida, dura e calda preme contro per aprirsi un varco. Ci riesce e l’asta inizia la sua corsa nel mio budello. Affonda con facilità, ma sembra che sia senza fine. È lunga come poche tra quelle che ho preso in vita mia: deve essere sicuramente quella di Faruk. Non la ricordavo di tali dimensioni e devo ammettere che sortisce sempre un certo effetto. Raggiunge profondità raramente esplorate e con quella minchia piantata in culo e l’altra di Ahmed in fondo alla gola mi sento come un maialino sullo spiedo. Così, impalato avanti e dietro, godo come una vera vacca!
“Ecco qua la mia porcellina che dà il meglio di sé!”. Profondamente assorto nell’occuparmi dei due cazzoni, non mi sono accorto che Enrico si è messo accanto a me. La sua mazza cade sulla faccia di Luca e la troietta la inghiotte dopo avere sputato il mio capezzolo. La pompa come se bevesse da un biberon e con una mano soppesa lo scroto del gigantone, cosi stimolando la produzione di sperma.
Nella cantina si diffonde il rantolo dei tre stalloni, che godono come porci mentre ci usano come meglio credono. In culo ho un vero e proprio obelisco che mi sta aprendo in due. La mia bocca fatica a contenere la virilità di Ahmed, che ormai ha raggiunto proporzioni gigantesche, soprattutto quanto a spessore. D’un tratto, Faruk esce da me e mi sento improvvisamente vuoto. Il fratello maggiore si sottrae alle mie fauci e, rapido, mi gira intorno e si posizione alle mie terga, prendendo il posto dell’altro stallone. Questo, dal canto suo, mi viene davanti ed è a questo punto che la libidine prende il sopravvento.
La visione del cazzo di Faruk, di quei trenta centimetri lucidi di saliva e dei miei umori anali, mi manda in visibilio. Con una mano lo impugno e me lo infilo in bocca, proprio quando Ahmed mi squarta col suo enorme arnese.
Sputo il randello che sto succhiando e mormoro: “E’… troppo… grosso…!”.
“Ricordi, amore? Non è mai troppo grosso!”, mi sussurra Enrico all’orecchio. Questo è il nostro tormentone, ma stavolta devo smentirlo: il palo di Ahmed è davvero molto grosso! Non sto dicendo che non riesco a prenderlo, ma la reazione del mio corpo è sconvolgente. Dal bassoventre parte una spinta che mi fa aprire ancora di più, così permettendo allo stallone di penetrarmi meglio. Il cazzo preme contro le pareti interne dell’ano e mi sento lacerare, anche perché Ahmed non smette di affondare e di introdurre altri centimetri di carne nel mio canale.
“È grosso… è grosso…!”, continuo a blaterare, ma nessuno mi dà retta. Poi, con la coda dell’occhio vedo Enrico chinarsi sulle mie terga e subito dopo sento la sua saliva colarmi nel solco: mi sta lubrificando per agevolare la penetrazione. Con le dita spalma bene la sua bava e mi accarezza per farmi rilassare. Faruk mi porge il suo arnese ed io abbocco come un pesce all’amo.
Tanta abbondanza di cazzi e tutte le attenzioni che i tre stalloni mi stanno riservando non possono che portarmi al piacere estremo. E infatti, un’improvvisa contrazione dei muscoli anali pare voler strozzare la mazza di Ahmed. In realtà, non gli faccio neanche il solletico, tanto è duro quel bastone di carne. Solo io sento gli spasmi che mi scuotono dentro, mentre lui continua a fottermi senza accorgersi di quello che mi sta accadendo.
“Sì, godi, amore!”, mi sussurra Enrico, che è l’unico che si rende conto che l’orgasmo anale è ormai sulla strada del non ritorno. Avrà visto la mia schiena sussultare o forse ha sentito le contrazioni al mio anellino mentre me lo accarezzava. D’altronde, lui sa benissimo che una eccessiva dilatazione del culo mi provoca istantaneamente questa reazione.
Poi, tutto precipita. Saranno state le paroline affettuose del mio boy, sarà stato l’enorme randello che mi squassa lo sfintere, comunque sia le convulsioni si susseguono una dopo l’altra senza sosta e ad intervalli sempre più stretti.
“MMM!... MMMMMMMMM!... MMMMMMMMMMMMMMM!!!”, mugolo ogni volta che ne arriva una, finché l’ultima, la più potente e la più lunga, mi fa diventare un tronco di legno. La vista si annebbia e la mia bocca si schiude lasciando scivolare fuori il palo di Faruk. Sbavo e vado in apnea. Quando riprendo a respirare, le mie membra sembrano dominate da una scossa dell’ottavo grado della scala Richter. Il terremoto che mi sta scuotendo spaventa Luca, che, sotto di me, sta ancora ciucciando il cazzo di Enrico. Con quel po’ di vista che mi è rimasta vedo i suoi occhi sgranati e il suo viso pallido: non capisce che cosa mi stia succedendo, nonostante lui stesso abbia avuto degli orgasmi anali negli ultimi giorni, come mi ha detto prima il mio boy.
Il cazzone di Ahmed non mi aiuta certo ad esaurire in fretta il godimento. Tuttavia, i miei spasmi mi permettono lentamente di sputarlo fuori e, anche se la rosellina mi resta dilatata a dismisura, via via l’orgasmo si smorza. Quando finalmente il mio buco si richiude, tra le cosce mi cola un liquido caldo e vischioso. Il mio respiro torna quasi normale e, stremato, mi accascio sulla troietta, strusciandomi contro di lei per attenuare il piacere.
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